| Peppe | conduce l’asino col carretto dietro al teatro.) |
Pagliacci -
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| Peppe | conduce l’asino col carretto dietro al teatro.) |
Pagliacci -
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(Colombina), | Peppe | (Arlecchino), Canio (Pagliaccio), Tonio (Taddeo) e Silvio. |
Pagliacci -
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(Colombina), | Peppe | (Arlecchino), Canio (Pagliaccio), Tonio (Taddeo) e Silvio. |
Pagliacci -
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va di dietro al teatro e | Peppe | anch’esso ritorna all’interno, mentre Canio accasciato si |
Pagliacci -
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vestita da Colombina col piatto per incassare i posti. – | Peppe | cerca di mettere a posto le donne. – Tonio rientra nel |
Pagliacci -
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va di dietro al teatro e | Peppe | anch’esso ritorna all’interno, mentre Canio accasciato si |
Pagliacci -
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vestita da Colombina col piatto per incassare i posti. – | Peppe | cerca di mettere a posto le donne. – Tonio rientra nel |
Pagliacci -
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la gente arriva da tutte le parti per lo spettacolo e | Peppe | viene a mettere dei banchi per le donne.) |
Pagliacci -
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la gente arriva da tutte le parti per lo spettacolo e | Peppe | viene a mettere dei banchi per le donne. |
Pagliacci -
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aver fatto, sorridendo, un cenno d’addio a Nedda, parte con | Peppe | e cinque o sei contadini per la sinistra. – Nedda resta |
Pagliacci -
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aver fatto, sorridendo, un cenno d’addio a Nedda, parte con | Peppe | e cinque o sei contadini per la sinistra. – Nedda resta |
Pagliacci -
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po' di viso nero, sarebbe stato più che mai un calabrone! | Peppe | non rispondeva; ma, a volte, sotto la guancia arsa gli si |
Contessa Lara (Evelina Cattermole) -
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aveva quietamente terminato il suo pasto con la figliuola; | Peppe | non s'era visto; e piu d'un sorriso bonario e canzonatorio |
Contessa Lara (Evelina Cattermole) -
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che a quello dell'amore. Per parte sua, la ragazza trattava | Peppe | tale quale trattava gli altri, rivolgendogli il discorso, |
Contessa Lara (Evelina Cattermole) -
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lì un po' pensierosa: poi andò a mangiare. Da quel giorno | Peppe | non aveva più detta una parola alla figlia di Nanni; ma i |
Contessa Lara (Evelina Cattermole) -
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pazzariello Rino Marcelli, dall'amante ricco e tontolone | Peppe | De Rosa al già menzionato Bova, l'unico giovane divo |
Corriere della Sera -
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quella der principe Piombini. Er su’ cocchiere, un certo | Peppe | Regazzini, portava dicidotto parije de cavalli, ossia |
USI,COSTUMI E PREGIUDIZI DEL POPOLO DI ROMA -
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a questa faccenda. Eravamo perciò lontani nell'ora in cui | Peppe | Rosso e Natale Raparelli co' loro amici e consorti avevano |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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Poco dopo capitò non so chi, e ci narrò l'accaduto: che | Peppe | Rosso trovandosi a far le passatelle all'osteria con |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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fra i quali stava Natale Raparelli, era nata una rissa. | Peppe | aveva scaricata una pistola in petto a Natale a bruciapelo, |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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il nuovo viaggiatore gli sale accanto in serpa riconosco | Peppe | Rosso. - Che nuove da queste parti? - dico io. - Ben |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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cavalli, ma certo stordiscono gli uomini assai. Poco stante | Peppe | si volta indietro e mi chiama: - Eh, sor Massimo! - Apro |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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quando poteva, i briganti, gli omicidi e simili, e | Peppe | Rosso, colle sue idee, al solito, del Cinque o Seicento, |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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d'allora, non credetti bene di raffreddar la fiducia di | Peppe | Rosso, e gli risposi: - Eh diavolo! vorrei vedere!... Peppe |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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Peppe Rosso, e gli risposi: - Eh diavolo! vorrei vedere!... | Peppe | si sentí tutto consolato, e tirammo avanti. Ma la sua |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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e vedo - ancora mi par di vederle! - le due gambe di | Peppe | scavalcare la serpa e buttarsi nell'interno del legno, |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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divincolandomi per uscir da quelle formidabili branche. Ma | Peppe | sempre piú mi si ficcava dietro e mi teneva stretto che non |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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ad un individuo che era fra quelli. Questo, come | Peppe | dietro a me, si messe dietro d'un altro, il quale colle |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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della carità cristiana, ma confesso che in quel momento, | Peppe | Rosso di piú, o Peppe Rosso di meno, mi pareva un incidente |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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ma confesso che in quel momento, Peppe Rosso di piú, o | Peppe | Rosso di meno, mi pareva un incidente d'importanza molto |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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avanti di noi... e ci vien diritto addosso... L'amplesso di | Peppe | Rosso diventa come quello del Boa constrictor... A un |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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sul serio gli si mandarono dietro. Ora, dirà lei: - Questo | Peppe | Rosso non era poi dunque quel gran bravo che ci veniva |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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giorno lo zi' | Peppe | Cipolletta, tiratolo da parte, gli aveva susurrato la cosa |
Racconti 2 -
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di massaro Pino, la Nera, che lui voleva darmi? - Lo zi' | Peppe | protestò: - No, tuo padre non c'entra per niente, te lo |
Racconti 2 -
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della moglie dentro gli orecchi. E la notte che lo zi' | Peppe | Cipolletta venne a svegliarlo, perché il vecchio si trovava |
Racconti 2 -
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casa sua che non aveva piú rifatto da cinque anni, lo zi' | Peppe | dovette reggerlo, se no ruzzolava. - C'è il confessore - |
Racconti 2 -
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fatto benissimo; la giustizia non poteva condannarlo. Solo | Peppe | Nasca, un po' parente del morto, vedendo passare Janu fra i |
Racconti 2 -
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carabinieri, ammanettato ma sorridente e a testa alta, solo | Peppe | Nasca non poté trattenersi: - Assassino! Ora vi punsero le |
Racconti 2 -
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a spalla. Dietro, la banda e una folla. - Viva San Placido! | Peppe | Duro, col mortaio in mano e le bombe in tasca, andava |
La sorte -
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paese. Una metà delle candele erano spente, il mortaio di | Peppe | Duro scottava, i suonatori soffiavano negli strumenti, con |
La sorte -
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e delle strida si levarono intorno. - Son morta!.. Aiuto!.. | Peppe | Duro,più vicino al mortaio crepato, aveva tutta la faccia |
La sorte -
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glorioso! Così possa guarire anche mio marito dal vizio! - | Peppe | Duro, toccherà a te di farti onore, coi fuochi! - E a voi, |
La sorte -
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di voce rauca e cavernosa, a scatti. — Mi rincresce, | Peppe | — disse il droghiere — ma così la non più durare. Più qua, |
Contessa Lara (Evelina Cattermole) -
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L'essenziale è che tu non ti strapazzi più come ora. — | Peppe | capì che l'insistere era inutile. Anche lì era finito; |
Contessa Lara (Evelina Cattermole) -
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povera famigliuola di portineria, crebbero ogni giorno. | Peppe | passava ore e ore immobile e muto sur una seggiola, con le |
Contessa Lara (Evelina Cattermole) -
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tutti, più tardi, un po' più tardi. Fra l'altre disgrazie, | Peppe | era diventato d'una irascibilità singolare. Una scodella |
Contessa Lara (Evelina Cattermole) -
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da un giorno all'altro, non c'era da pensarci. Il povero | Peppe | era nè più nè meno d'una lucerna cui manchi l'olio. E pure, |
Contessa Lara (Evelina Cattermole) -
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colorata, già fradicia di lacrime ghiacce. In questo tempo | Peppe | si voltava e rivoltava tra i ruvidi lenzuoli, smaniando. |
Contessa Lara (Evelina Cattermole) -
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l'alba spirò, senza aver pronunciato altre parole. Dopo che | Peppe | fu andato a riposar sotto terra, nel campo comune, la sua |
Contessa Lara (Evelina Cattermole) -
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roba: lo scialle vecchio della madre — che dopo la morte di | Peppe | ella aveva lavato nel ranno e tenuto alla guazza notturna — |
Contessa Lara (Evelina Cattermole) -
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venuta, sor Luigi, se lo ricorda? per non incomodarla... | Peppe | mi morì... già lo saprà... e oggi ho il bimbo maggiore, |
Contessa Lara (Evelina Cattermole) -
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di bandierine sotto l'ascella, andava parando il paese; | Peppe | Duro e i suoi uomini lavoravano in piazza a rizzare i pali |
La sorte -
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volontariamente si pose in contravvenzione, che conoscevano | Peppe | Rosso; ma un povero diavolo che non ci aveva che far |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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non l'ammazzò per fortuna e guarí in un mese; mentre il sor | Peppe | svicolò fra la gente, e rimase fuggitivo qualche quindici |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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il marito. Che è? che non è? Passa uno correndo e grida: - | Peppe | Rosso ha menato a Natale Raparelli... ci son tutti... è |
Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857) -
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