sua vita vegetale, spoglia di qualsiasi pensiero, le dava una freschezza di fiore, qualche cosa di ingenuo e di selvaggio. A vederla correre per i prati
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giustificarsi davanti al dottore per averlo lasciato morire così, come un cane. Ma il dottore sembrava indifferente alla cosa. Aveva un solo pensiero
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presa da una voglia ardente di acquavite. Per un istante questo pensiero la dominò violentemente, facendole schioccare la lingua in bocca; poi anch'esso
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visioni, erano quei fuochi fatui della fantasia che si sprigionano dai corpi intorbiditi, guizzi fuggevoli, lampi del pensiero che si ostina a vivere e
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