bell'elogio a quei monelli. Infatti, ogni volta che i quattro figliuoli minori del padrone arrivavano alla fattoria, si poteva dire che arrivavano quattro
cameriera e il servitore lasciavano socchiuso un uscio che poteva produrre un riscontro, padrone e signora diventavano furibondi, li maltrattavano quasi
FORNAIA. (confortando Tizzoncino:) Zitta, zitta, figliuola mia! Il reuccio è padrone di schiaffeggiarti; la regina è padrona egualmente; possono fare
fate qui? Il padrone sono io. La roba è mia. E si metteva a discorrere, divagando : — Avevo due figliuole.... Quella strega le mandava a chiedere
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Lo spavento della mamma era stato grande. Mentre un servitore correva in cerca del padrone, un altro volava a chiamare il medico nella vicina
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rimedio apprestare; volevano spedire un messo al paese per avvertire il padrone — Che avete mangiato, Signore Iddio ? Uva agresta? Frutta immature
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padrone; al quale, malgrado la mucca svizzera e quattro galline padovane, capitava spesso di non potersi preparare in casa un latte all'ovo. Nel muro di
famosa. ESECRAZIONE: maledizione. ET PROPTER NIMIUM EST DOMINUS MEUS MORTUUS EST: frase latina: "e per avere esagerato (riferito al bere) il mio padrone è
mancanza di formaggio nella minestra che così non poteva piacere al suo padrone; e il suo padrone s'arrabbiò, le disse ch'era una fatua e che se la
, frugando di qua e di là, trepidando, voltandosi ogni momento per seguir gli occhi e i gesti del padrone, pigliandosi spesso della bestia e spalancando
stato di agitazione straordinaria. Era capitato loro qualche cosa di grosso che la Maria avrebbe voluto dire e don Giuseppe no. Cedette il padrone a
confidenzialmente, di spolverarne le parti meno visibili. Ciò faceva andar sulle furie la governante, regolarmente, ad ogni ritorno in Valsolda. Il padrone
flemmatico saluto. Si fece sedere accanto, sul canapè, la signora Barborin alla quale il padrone aveva proibito il menomo accenno ai casi di Oria, si
mio padrone? Cara lei, per amor del Cielo, non glielo permetta!" E le raccontò che due ore prima egli aveva stralunato gli occhi e piegata la testa sul
governo del feld-maresciallo Radetzky in Verona sino al 1853 e passato poi col padrone a Milano, scendeva a casa Maironi dalla carrozza dell' I. R
cappuccio di sua moglie in mano e la Cia, la vecchia governante, col cappello in testa e le mani nel manicotto, andava brontolando al suo padrone
, senza toccarlo, come se intendesse che il padrone dello scialle indiano, malgrado la sua faccia amabile, gli avrebbe torto il collo volentieri. La
della Natura senza Dio, meglio un padrone cieco ma non nemico, non deliberatamente cattivo. Certo non bisognava pensare più in alcun modo né inquesta
genitori devono farsi ubbidire, già." "Ma sì, così mi piace", le rispose il padrone, "mettete fuori anche voi la vostra sapienza." Ella si azzittì tutta
nell'anima, tenne duro: "Il mio dovere, il mio dovere", e chiamò la Marianna che facesse lume. Costei, quando vide il padrone con quello spettacoloso
la Marianna vera di ritorno da San Mamette con un fiasco vuoto. Vista, tra il fosco e il chiaro, la tuba del padrone, diede volta e via a gambe
convulsivamente strette attorno alle funi, pareva inebetito dallo spavento. Cercò di rispondere alla domanda del padrone; ma il solo rumore che gli uscì
; pareva che non si rammentasse più di trovarsi sul vascello aereo e nemmeno di essere in compagnia del suo padrone e di O'Donnell. Però dai trasalimenti
§Contrariamente alle previsioni di O'Donnell, il negro non si fece ripetere due volte l'ordine ricevuto dal padrone. Una paura ben più tremenda
?" "È proprio pazzo, Mister Kelly" disse O'Donnell. Simone stette parecchi minuti immobile, guardando sempre fisso il suo padrone, poi articolò queste
guardò il padrone con due occhi smarriti. "Dei morti?" chiese, battendo i denti. "Io paura." "Ma quali morti, pauroso?" "Là! Là!" balbettò il negro
pistola del maharatto. - Ah! miserabile! - esclamò Tremal-Naik furente. - Padrone! - gridò Kammamuri, accorrendo in compagnia della tigre e del cane
. Però, bisogna dirlo, il bravo maharatto si allontanava dal suo padrone a malincuore, e quasi con rimorso. Egli, con ragione, temeva che Tremal-Naik
a spingere in acqua il canotto. - Padrone, - disse Kammamuri, mentre Tremal-Naik vi balzava dentro. - Credi tu che incontreremo degli indiani lungo il
suoi orecchi, tutto insomma lo davano a conoscere a prima vista per un maharatto, gente bellicosa dell'India occidentale. - Povero padrone, - mormorò
avvicinandosi bruscamente ad Aghur, gli disse: - Hai udito mai il ramsinga? - Sì, padrone, rispose l'indiano, - ma una sola volta. - Quando? - La notte che
alcuno. Si volse ed appoggiato allo stipite della porta, scorse Tremal-Naik. - Tu, padrone! - esclamò egli con stupore. - Tu! ... - Sì, Kammamuri
soglia sostarono tendendo gli orecchi. - Odi nessun rumore? - chiese con un filo di voce Tremal-Naik al compagno. - Nessuno, padrone, all'infuori dei
. - No, non è che svenuto, rispose Tremal-Naik. - Bisogna andar cauti, padrone. Se ci muore prima che abbia confessato, è una grande disgrazia. - Non
un rumore che mi è nuovo. - Dove? - Mi parve che venisse da sotto terra. - È impossibile, padrone! - Tremal-Naik ha gli orecchi troppo acuti per
supremo. - Non muoverti, padrone! - disse il maharatto, che fissava negli occhi la belva, sempre raccolta su se stessa. - La ti ... gre! la ti ... gre
. - Frenati, padrone, - ripeteva il povero maharatto. - Io mi perdo. Tremal-Naik invece raddoppiava sempre la corsa e rispondeva invariabilmente: - Più
. - Ah padrone! Cosa hai fatto! - disse il povero maharatto. - Li avremo tutti addosso e ci strangoleranno come il disgraziato Hurti. - Ho vendicato il
. Kammamuri e Aghur si affrettarono a sbarcare e portarono il padrone nella capanna, adagiandolo su di una comoda amaca. La tigre ed il cane si arrestarono al
di selvaggina, di raccogliere legna e di attingere acqua. Strana cosa: ogni qual volta udiva il padrone invocare Ada, egli veniva assalito da un
che esponga troppo la sua tromba. La tigre gliela sbranerà come l'anno scorso. - Rispondo di tutto, padrone. Fra i bambù s'alzò un formidabile ruggito a
vedendo che altri sipai accorrevano in aiuto dei loro compagni. L'intelligente fiera esitò, come comprendesse il pericolo che correva il suo padrone, poi
sapevo che tu saresti venuta a trovare il tuo padrone. Ora non temo più il capitano né il suo sergente. Lasciò la feritoia e corse in un angolo dove
rapido cenno del padrone perché scomparisse fra i bambù. - Da dove vieni, mio bravo cacciatore? - ripigliò Bhârata, muovendogli incontro. - Dalla jungla