profondo; ma poi, sciupatasi la voce, passò a cantare in falsetto, quando la musica esigeva il contralto o il soprano: e, a sentirlo, pa- reva
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ottantasei, impegnati con la firma a dare sei svanzi- che l'anno; ma di ottantasei, indovini, maestro, quanti hanno pa- gato. Sedici, sedici soltanto
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un istante di essere in piedi, e di vedere l'abisso azzurro al di sopra e al di sotto. Mi pa- reva di stare appoggiato ad una parete verticale
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e rotte del monte di San Gottardo alla destra e dell'altro, che gli sorge di contro, pa- re si tocchino a' piedi, tanto è stretta la spaccatura del
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trep- piede di ferro a volute nere col catino scrostato, che la pa- drona infine regalava, la sacchetta con le cifre ricamate in rosso a catenella e
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, la premura con cui sporgeva a ogni pa- rola della zia quella faccia tonda caluginosa, sempre dispo- sto all'incondizionata obbedienza. Cominciò a
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, sulle montagne blu variate dai marezzi verdi dei pa- scoli, l'aria era invece pallida trasparente pura come cri- stallo, piena d'uno sfolgorio minuto di
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, denominata, lassù a C., Pa- squa rossa. L'uomo che nasce sotto la montagna e vive avendola a fronte, erta sulla propria casa, incombente, così ispida e
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mostrava seccato del chiasso importuno, e ringhiava accoccolato davanti al pa- gliaio per impedire che coloro vi entrassero; pareva capisse che quei ragazzi
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che scappavano via e che pa- reva s'inseguissero, quantunque la voce del commendator Scalandri tentasse trattenerle, gridando a squar- ciagola: Signori
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resto dei mobili vi era stato portato la mattina dopo, senza che nè Pa- trizio nè Eugenia si opponessero. Nei giorni appresso, due altre celle erano
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la carne morta torno torno alla carne viva e sanguinante. Così ella si sentiva portar via, a ogni pa- rola, a ogni frase, un lembo cancrenito del
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passato. Sì, aveva fatto così anche lei! Sì, aveva pianto di piacere anche lei, leggendo e rileggendo le lettere di Pa- trizio! Sì, aveva sofferto
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mi aiutate voi ..." "Io?" "Voi. Ho già capito che qui i malati siete due, e che vi è qualcosa di comune nelle rispettive malattie. Abbiate pa- zienza
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lentamente penetrare da tristezza grande, da strane paure dell'avvenire, che la riempivano di scoraggiamento. Perché Pa- trizio non era accanto a lei? Come
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piccolis- simo sforzo, e la sua liberazione sarebbe avvenuta! Ma i suoi occhi si volsero con ansietà verso l'uscio di rimpetto, pa- ventando
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bocca un nome, quel nome che le avrebbe vuotato il cuore e l'avrebbe lasciata libera e pa- drona di se medesima! "No! No!" ella balbettava ansante
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vi riusciva; massime nei giorni in cui Patrizio pa- reva volesse sottrarsi a qualunque più piccola tenerezza da parte di lei. Quel chiodo le rimaneva
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cenno di Pa- trizio si levò dalla seggiola e uscì nel corridoio. Patrizio, per non far rumore, prese il posto di lei, accavalciò una gamba su l'altra
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, mi pa rve sonasse un po' diversa da quella di una volta. Il suo tono vivo, argentino si era alquanto abbassato, e aveva preso un che indefinibile di
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preparati dalle sue mani, con la coperta cosparsa di foglie di alloro il secondo avea pa ssato l'anno doloroso suonando uno zufolo di canna e il
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sillabario e ricominciava a compitare. Spesso si fermava, meravigliato che quei segni potessero parlare. Come facevano per dire: Pa-ne, Pon-te, Can-na
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quando, morta lei, pà Vincenzo fece la sciocchezza di sposare un'altra donna, piú giovane di lui una ventina d'anni, addio buon senso, addio economia
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, remote, miste, accavallate l'una sull'altra, che, sfasciandosi, cadevano con forti picchi sulla sua testa. E allora rivedeva pà Vincenzo correr dietro la
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riconobbe l'ombra del pà, che contro il suo costume s'era attardato fuori di casa. Capí che il pà aveva inaffiato un po' troppo i suoi fastidi. - Dove siete
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, dove si poteva accendere il caminetto. Imbacuccato nel gran tabarro a cinque mantelline del povero pà, il nostro malato passò i primi giorni della sua
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vocione di pà. - Io non ho mai negata la mia minestra a nessuno de' miei figliuoli. Chi è nato a portar farina, chi è nato a portar crusca, per tua
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e lavoro a Battista ed Angiolino, e permise alla mamma Santina di continuare a bere il suo caffè nel seggiolone del pà. Anche il matrimonio della
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camino, si fosse seduto sul seggiolone del pà. La storia della povera Cerestina non era da credere; e se in conseguenza diretta anche il sor Giacom
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lire, e continui a mettere ipoteche su quel po' di terra che abbiamo al sole. Il male si è che il povero pà, per non spaventarsi, si sforza d'illudersi e
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quest'oggi? - chiese Giacomo, quando fu seduto al posto del povero pà in capo alla tavola. - S'è lasciato vedere, ma ubbriaco come un animale. Io non so chi
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lampada, che ardeva davanti, diceva che la vecchia fede non era sbiadita nella casa del signor Mauro Lanzavecchia. - O pà, siete qui? - chiamò
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don Angelo, che persuase Mauro a non lasciar scappare una cosí bella occasione. Il pà, che aveva imparato dai suoi vecchi a ricevere tutto quel che
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d'infantile contentezza. Giacomo cercò nell'armadio la bottiglia della vecchia acquavite, che il povero pà soleva versare nel caffè. - Bevi, questa ti
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puntello sotto il tetto di questa povera casa crollante. Il povero pà dormirà meno male sotto la terra. Sento che questa è la strada del dovere e procuro
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dalla casa di quei signori, e tenersela vicina per dar qualche soddisfazione ai maldicenti. Dopo la morte del povero pà, egli aveva assunto verso la
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dal vin cattivo, e, picchiando de' grandi colpi sulla tavola, cominciò a gridare che voleva veder la carta, cioè il testamento del pà, perché era nel
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delle pa ssiflore, delle glicine, de' gelsomini, fragili creature amorose che cercano dappertutto un sostegno e lo vestono, grate, di fiori. Due fasci
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. - Me ve ringrassio, sura Marcheza. Sura Marcheza, v' ringrassio tan, Che vi sia fait un sì bel aman. Sura Marcheza a j'a ben dì - je: - So - se l'ì pa
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! - Un pover paisan l'è pa del vostr onur! 'l Düca di Sassònia a l'è ün gran signur. 'l re cön la Regina l'an piàla bin për man, a San Giuan l'an
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aveva più energia: nulla. Si mise in cammino per cercarla, e cammina cammina arrivò sulla sponda di un gran fiume largo, sterminato, che pa- reva il mare
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che passava. - Non lo sapete? È perita la nave che portava il figliuolo del Re, e il paese è in lutto. - Serpolino si affrettò ad andare al pa- lazzo
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donna. Il Toro staccò con le corna tutta quella roba, e accennò al pa- drone d'indossare il vestito da zampognaro. Intanto esso, con una agilità
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terri- bilmente alla porta di casa. Era il Bue Rosso, che veniva a prendere la sua sposa. Vi potete figurare come tutti al pa- lazzo si spaventassero
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come per incanto vide sorgere, invece della casina piccina piccina, un magnifico pa- lazzo. Da una finestra di esso una Fata bellissima gli faceva
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coperte di fiori. Da un lato del lago sorgeva un pa- lazzo tutto d'alabastro, con le finestre di zaffiri e le pareti d'oro. Davanti al palazzo erano
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, guardò e osservò; vide final- mente che uno sguattero empiva un pa- niere di roba da mangiare e diceva al cuoco: - Porto il desinare al vecchio
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fece strangolare? - Sì, mylord. - E dopo che cosa è successo? Un nuovo strangolamento, da parte del re questa volta? - Niente affatto. Su-payah-pa ... pa
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ed il maharatto. Punthy gli si slanciò contro urlando lugubremente. - Padrone! ... pa ... drone! - rantolò l'indiano. Giunse come un fulmine dinanzi
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mani raggrinzate e le labbra coperte di bava sanguigna. - Pa ... drone! ... - balbettò, con voce spenta. - Kammamuri! - gridò Tremal-Naik, - grande
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Accademia della crusca
