più profondamente nella realtà, ad intendere più duramente i suoi contrasti: l’ombra e la luce, il vecchio apostolo analfabeta e l’angelo giovanetto
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violento di luce ed ombra. I colori sono sbiaditi, come stagnanti in una luce morta, senza raggio. Dopo il fatto istantaneo del martirio di San Matteo
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«riporta la luce formante di Caravaggio a una sorgente di luce interna al quadro, sfruttando l’ombra non come matrice di luce, ma come una
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materia luminosa, come nello straordinario controluce in basso, in profondi solchi pieni d’ombra. Nella Sacra Famiglia, la luce s’immedesima alla materia
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di luce ed ombra: sviluppa invece quei toni intermedi, che il Caravaggio annullava. Il chiaro e lo scuro si traducono in una vibrazione tenue di gamme
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Della «fantasia» dossesca v’è chiaramente il ricordo, quasi nostalgico, nell’allegoria della Notte, malinconica figura avvolta nell’ombra dell
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, sfruttando la gradinata come prospettiva accelerata e i ripiani come zone di luce intensa, che rompono l’ombra della volta a botte.
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-piano di un quadro. Lo spazio è dunque reso mediante larghe, espanse zone di luce e di ombra: la massima luce concentrandosi nel vano dell’altare, che
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massima espansione spaziale, muove grandi masse di luce e di ombra, sfrutta le possibilità illusive della prospettiva. Il Borromini si esprime per
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portico e della loggia. Nei due casi, si hanno vigorosi contrasti di luce ed ombra: l’interesse per l’arte veneta, che già notammo nell’opera
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’angelo, fa brillare l’elmo del soldato, suscita un'ombra che serve a tornire i volumi, a renderli turgidi, quasi scultorei, come nelle contemporanee
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opposizione di luce e d’ombra della pittura di GIULIO CARPIONI (1613-79), che si ricollega indirettamente al classicismo di Poussin: Ma è un
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così il contrasto con l’ombra profonda delle finestre. Naturalmente un’architettura come questa richiede, per dare movimento alle masse luminose
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dell'ombra sui gradini. L’architetto non vuol più sopraffare, ma interpretare e assecondare la natura, il sito: come il giardiniere, che si limita a
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statuario ufficiale. Nelle sue opere napoleoniche non v’è ombra di oratoria; Napoleone sarà magari l’Alessandro Magno moderno, ma il Canova non serve
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ombra, e la scultura è perfettamente levigata, con un chiaro-scuro finemente graduato, è chiaro che l’artista non si è proposto di realizzare, ma di
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in proporzione, e non più solo in Contrasto, i due partiti di luce e d’ombra.
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