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POESIE

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MICHELSTAEDTER, Carlo 18 occorrenze

Cade la pioggia triste senza posa a stilla a stilla e si dissolve. Trema la luce d'ogni cosa. Ed ogni cosa sembra che debba nell'ombra densa

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cui lo sguardo concedi o la parola, ma d'ogni cosa che ti sia vicina, ma del sole, dell'aria, ma del pane, ché di loro ti nutri e a me sei tolta

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ogni tuo aspetto. - Amore e morte, l'universo e '1 nulla necessità crudele della vita tu mi rifiuti. Febbraio 1907

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, ma nel loro sorriso, ma negli occhi mi par d'intravedere ch'altra cosa vogliono dire, che nel cor profondo sì mi ferisce. Che da ogni mio gesto, che

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dell'odio doloroso delle moltitudini vinte ed arde ogni giovane core e piange nell'aria fumosa lo spasimo disperato, e suona l'urlo più alto quando

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rido o se uno slancio d'arte mi trasporta se miro la natura ora risorta a vita nuova, Te sola, del mio cor dominatrice te sola penso, a te freme ogni

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cantore che a Euridice si volse ed Euridice nella notte infernale risospinse. Spenta ogni luce allora ed ogni via sbarrata, allor più presso la tenèbra

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svelare la via del suo regno perduto, mi voglio tuffare con più forte lena, che ogni uom manifeste le tenebre arcane conosca e vicine le cose lontane

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civette. O gioia del novello nascimento, o nuovo amore e antico! O vita, chi ti vive e chi ti gode che per te nasce e vive ed ama e muore? Ma ogni cosa

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, poiché ho esperta e ancor vivo ad ogni istante nella tua indifferenza la mia morte. Né più mi giova mendicare i giorni né chieder altro più dal dio nemico

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ogni anno quel dì rifesteggiando che alla fame, alla sete, che al dolore, che alla vita mortale l'ha svegliato, ogni anno in quel dì si riconforta ad

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facevi schermo al freddo e alla vicina fredda morte; e in faccia era svanito ogni colore, ogni scintilla spenta, e nelle occhiaie oscure gli occhi t'eran

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che non cala lento e stanco a sera in mare ma la luce sfolgorare vedo sopra il vasto mar. Senia, il porto non è la terra dove a ogni brivido del mare

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libra nella tua ventata varia e la sente in ogni fibra lieto nella tua procella, ché per lei si fa più bella ché per lei si fa più pura ai suoi occhi

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cielo che incombe? M'è straniero l'aspetto d'ogni cosa, m'è nemica questa natura! basta! voglio uscire da questa trama d'incubi! la vita! la mia vita

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veglie liete sconfitte e facili vittorie e voi quaderni carchi di memorie io v'abbandono. Libero sono dalla tirannia d'ogni minuto; sono rotti i ceppi

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nuove forme ed in cielo più mondi e nuova vita ogni volta diversa, mentre lungi nuova voce rimbomba e intorno e in alto si spande e ancor dai monti

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ci manca - «vuoto il presente, vuoto nel futuro senza confini ogni presente, placa il voler tuo affannoso! non chieder più che non possa natura!». Ma

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