CARDELLO
quell'uomo e invece - così si diceva - ne era la moglie. Se qualche ragazzo, più ardito o più impertinente, osava di ficcare la testa tra i battenti del
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del monastero il cappellano che confessava, o in quella della Matrice mentre quegli recitava l'uffizio al coro, con gli altri canonici! E che noia, in
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Ti rimanderemo al tuo paese - gli aveva detto il brigadiere. Ma oramai egli aveva preso gusto a quella vita errabonda; e se avesse avuto quattrini, o
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società tra lui e i cinque o sei stovigliai del paese, che egli non voleva rovinare con una concorrenza contro cui non avrebbero potuto difendersi. Ma
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posti a incuriosire la gente, ad affollarla alle rappresentazioni. Le seggiole da cinque soldi rimanevano vuote, o bisognava permettere che vi si
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o saltando, Cardello non poteva togliersi dalla mente il triste ricordo di quel viaggio notturno con la morticina avvoltolata nella vecchia coperta di
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grattava il capo; e siccome due o tre volte, nei giorni scorsi, colui gli avea lasciato correre qualche scapaccioncino, se eseguiva male i suoi ordini, ora
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renderla porosa e leggera. Il Piemontese andava, una o due volte il giorno, a dare un'occhiata ai lavori di scavo della conduttura, impartiva qualche
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che partivano pei paesi attorno, e anche più lontano, accatastate sui carri, o incassate per le spedizioni con la ferrovia. Giacchè la sera, desinando
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del carcere in attesa dell'usciere o del brigadiere (non sapeva chi dei due) che doveva portare l'ordine di scarcerazione. E appena vide comparire il
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seccassero presto. Voleva far vedere al Piemontese che egli, Cardello non era uno stupido e che se, un giorno o l'altro, veniva messo a capo della fabbrica di
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restituito con la osservazione: "Irreperibile!" Il Piemontese non era dunque più a Torino? Che cosa doveva egli fare? Attendere ancora o aprire la busta e