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POESIE

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MICHELSTAEDTER, Carlo 18 occorrenze

Parlarti? e pria che tolta per la vita mi sii, del tutto prenderti? - che giova? che giova, se del tutto io t'ho perduta quando mia tu non fosti il

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Non sorridente sotto il sole estivo, la faccia luminosa e gli occhi chiari nel doppio raggio del sole e del mare - non melodiosa in tutta la persona

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A che mi guardi fanciulla con gli occhi pieni di luce, con gli occhi azzurri profondi ed al volto ti sale una fiamma? Non ha sole la mia giovinezza

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, perch'ei sia grato a lor della sua vita, perché il muto dolore sia obliato e la promessa vana ogni presente. Ma l'augurio che ciò ch'ei mai non ebbe

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Ti son vicino e tu mi sei lontana, mi guardi e non mi vedi, o s'io ti parlo, pur amando ascolti, non però m'intendi; ti sono questo corpo e questi

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fibra a te il pensiero unicamente vibra a te adorata. A te mi spinge con crescente furia una forza che pria non m'era nota, senza di te la vita mi par

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è il sogno della vita - se la morte a vivere ci aita ma la vita la vita non è vita se la morte la morte è nella vita e la morte morte non è finita se

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sotto il vento a farsi vellicare sta sotto il sole a suggere il calore sta sotto il cielo sulla buona terra questo ch'io chiamo «io», ma ch'io non

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nell'aria, ma nello sguardo della tua compagna e nel pallido viso, ma nel tuo corpo, ma per la tua bocca canta ciò che non sai: la primavera. Così mi tragge

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sollevar ed il bene che non sanno van col vento a ricercar. Dalle pozze dalle valli sale il velo e in alto va, non ha forma né colore l'affannosa

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preda senza schermo, parmi l'anima mia nel suo segreto. Ed il sogno che nasce palpitante, la «storia» che non soffre le parole ma vuol esser vissuta

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oscura non anche io l'ho mirata ed è svanita. E l'occhio stanco e ardente la tenèbra pur mira densa e inesorata quale si chiuse innanzi all'antico

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luce e più giocondo ho veduto un altro mare. Vedo il mar senza confini senza sponde faticate vedo l'onde illuminate che carena non varcò. Vedo il sole

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inerte. Al mare aperto drizzata ho la prora per navigare, ed alla sorte oscura la forza del mio braccio ho contrapposta. Non ho temuto il vento avverso e

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che per lunghi anni rallentar non seppi. Libero sono! Libero, e innanzi a me s'apre la vita con gli orizzonti vasti ed intentati e coi premi lontani

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appena avvicinate dileguaro tristi, perch'io ver lor fervidamente mi protendessi e in me le volessi, me stesso in loro tutto esaurire. Voler e non voler

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, qual si ridesta al diffuso baglior speme sopita? Dal diffuso baglior verrà la Luce mai veduta? e dal rombo vorticoso la Voce squillerà che non udisti

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arde di vicendevole calore? Perché di fosca fiamma la pupilla s'accende nel languore disperato? Perché non ride amore come rideva amico nelle tenui sere

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