Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Trasparenze

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Praga, Emilio 32 occorrenze

Quando mi sei lontano il cuor mio non sa più perché sia vivo, fanciullo mio giulivo, e mi sento infelice in modo strano, quando mi sei lontano

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quasi spenta è la face! * * Non oso palesarti, o fanciullo, perché mi attardai tanto. Dimmi, andando a dormire, la nostra madre ha pianto? * No, ma

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sole a sole, ingiurïar la tepida stagione o il sol che va in Scorpione... se pur qualche burlevole compare dalla bettola giunto, a giusto punto, non le

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ALL'AMICO RIGHETTI Sole, non io ti accuserò di assenza; gli uomini, infin, che mostranti di bello? Che non osan costoro in tua presenza? Vieni, vai

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l'oblio), voli il mio verso, Arrigo, ai versi tuoi! S'amin tra loro almen, se più non m'ami; se m'ami ancor, parlino insiem di noi come tu meglio

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Che sarebbe se più non discendesse sulla terra la sera? Se più dalle convesse plaghe dell'orizzonte, dalla boscaglia nera o dal ceruleo monte, o

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' che non si ammali la mia pallida musa, illusione ultima e santa dei miei dì fatali!... Il mio pan quotidiano è la canzone. Manda sul mio cammino il

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, sulle fosse dei monaci estinti; se all'inferno non giacciono avvinti lo sa Iddio che stupor li corrà! Dove il cantico, inutile, lento, si perdea per la

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Volge la nostra età per via funesta; Cristo è di nuovo in croce; e la vestal nella sua bianca vesta trema e non ha più voce! La libertà che

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Quanti sogni, quante favole, che follie, che visïoni, non scandemmo, o Musa, al facile rimeggiar delle canzoni! Si cantò la luna, il pallido astro

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arboretti è un lottar di equilibrio e di scambietti per non schiantarsi, agli schiaffi potenti opponendo gli inchini e i complimenti. E una lepida quercia a

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non giunsero ancor lemuri immonde dall'anima nei sensi! Ti lascio il meglio che mi resta ancora: il pio desir di una celeste aurora, dei pedanti il

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di eroe: la scossa foglia il bagna, lo punge il rovo... ei va, sosta, si arrampica, scende, incespica, cade..., e non si lagna. E va, lento, ma va

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fan lieto al novo dì, e che sì spesso il vespero non sa bear così... Coll'ultima cadenza l'affetto si destò, coll'ultima cadenza la gioia tramontò!

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inneggio o bestemmio tu ascoltami e taci. Deh!... Taci ed ascoltami : mi adora e non parla! L'amore ineffabile detesta la ciarla! Di sguardi satanici, di

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bei santi mi ridiranno ancor le avemarie, e svaniran l'ombre del tuo destino nelle fulgenze mie! Bimbo, non tossir più! Son tanti e tanti gli orror di

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troppo superba! - Mai non volle fermarsi per cinguettar coll'erba! - Sdegnò sempre dell'orto la procace verdura! - Del limo in cui cantiamo pareva aver

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, giuravalo... E poi, mio bel Sultano, se non mi dai la mano come potrei salir? %II Vorrei vederla nuda!… o Anacreonte, o Teocrito, o mio fulgido Orazio

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canta dagli altar : " Lagrima e spera! ", ma chi celebra mai pianto conobbe, né mai di Nesso la camicia nera, né il letamaio del povero Giobbe. Non

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sole le pupille serene! E allor non mi dirai che senti cose da gran tempo obliate; e le rime, castissime mimose, non ci saranno ingrate; e i bianchi

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amor! l'ultimo... eterno, se un inganno non è l'occhio di Dio che nelle tombe io scerno. Siam da tempo compagni! e fu la bella allegria dei fanciulli il

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basterna d'ogni onor vestita l'amatista pudica, dei folli sogni e dell'oblio nemica. Non olezzò di ambrosia delle Pimplee la chioma, sul fonte di Ippocrene

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genio allor nell'interezza, veggon Dio che all'azzurro il riconduce, lasciando ai vivi un po' più di tristezza, e un po' meno di luce. Volgo io non son

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forse avea dato, ma l'uom l'ha graffiato, non leggesi più! E ho già la vertigine, e ho già la canizie, e sento l'esercito dell'ore propizie che lungi

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colle carezze si van dicendo " io t'amo! ", cullati dalla calma e dall'oblio... Chi non m'intende non intende Iddio. Quanti veglian solinghi! e, mentre

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altamente cercate, di prepotenti affetti e di visioni nell'invocato Avvenir divinate o in le sante illusioni, la bella fronte rifulgea. Non disse parola mai

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ricordo che Satàno il nappo in man mi die'. Or posso dir che il Diavolo un mentitor non è! 1873.

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Gennaio! È il mese in cui la Dea Speranza, la Dea che accanto a me più non ritrovo, fanciulle mie, bussa alla vostra stanza, vestita a nuovo. - Certo

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Nella mia stanza squallida, nell'asil mio negletto, oh! quante volte ho detto : sono tranquilli i dì! Son solitario e povero, non ho sorrisi intorno

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questa valle; assai lontano forse il destin mi attende: ma per mutar di luoghi e di vicende, muro feudale, ricorderò che non t'ho visto invano, perché in

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crudi sono quelli che non sono; gli altri, o Musa, li sai!... Oh! come fumo è tutto, e la letizia, e la mestizia!... Candida, tu, consolatrice, e il

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che al mio tavolo si frange mi conturba la testa... Non ti dissi che vivo in una cella ?... - Musa, favella! Noli (Riviera di Ponente) 1864 .

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