correggendo le molte ma non sempre sicure che già possedevamo, spargessero lume dove rimaneva ancora tanta incertezza. Meglio chiarire la esposizione
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veduta Roma, si dette ad operare e non senza lode. Sono ivi di suo disegno la Canonica di Santa Maria delle Carceri, la porta del collegio Cicognini e l
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, mutarono le sorti della Toscana, e quel lavoro rimase sospeso, finché sotto i Francesi lo finiva il Cacialli. Pure non mancarono al Poccianti, nominato
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FRANCESCO PACCAGNINI di Montalcino (n. 1780, m. 1832) non mancò di sapere. È fatta sul suo disegno la bella scala del convento di Sant’Agostino a
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Non pertanto mentre fiorivano in Toscana gli architetti fin qui ricordati, altri ancora studiavansi esercitare l’arte loro con amore e con gusto
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strada che va da Orsanmichele al Bigallo; utilissima opera che non gli fu concesso vedere ultimata.
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opere non senza pregi. — LORENZO SANTI fu pure di Siena (n. 1783, m. 1839); sebbene, compiuti a Roma gli studj, passasse a Venezia, e nominato
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principale come architetto. Il palazzo Pretorio in Pisa, la cui facciata, avuto mente alla forma dell’antica fabbrica, presenta pregi non comuni; e in
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sarebbero compresi nell’antico edifizio molti fabbricati estranei, e tra gli altri la banca dei pagamenti. Ma i troppo magnifici concetti non sono pei tempi
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noi; però ci sembrano almeno sufficienti a provare che non dorme neghittosa, nè schiva, secondo lo concedono i tempi, i precetti e gli esempi dei sommi
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concetto prima di cercar nelle forme il modo di rappresentarlo, sogno di mente poetica; bisognava imitare certi modelli allora in voga, non dipartirsi
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Non pertanto Pietro Leopoldo I riformando l’Accademia di Belle Arti, nella speranza di ridestarle dal letargo in che erano miseramente cadute, volle
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Pompeo Giuseppe Signorini, sono degni di ammirazione; questo singolarmente, ove a ricordare le virtù del defunto, che fu non timido amico del vero, l
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scultura. Dire quali fossero le sue prime opere, i suoi studj artistici, i viaggi che intraprese anche in regioni straniere non è da questo luogo; basti a
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rivolse intiera allo studio del vero, e non greca la volle o romana, sibbene per naturali bellezze sublime. Trovato un concetto filosofico e sempre
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Contemporaneo al Bartolini e non indegno di stargli appresso fu il fiorentino LUIGI PAMPALONI (n. 1791, m. 17 dicembre 1847). Dei meriti di questo
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. 1781, m. 1854), seppe dell’arte tanto da non essere dimenticato, quando si allogarono le statue degli illustri toscani, e nel 1845 fece quella di
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Però non crederemmo avere sodisfatto intiero l’obbligo nostro, se dopo aver parlato della Scultura, non ricordassimo quel bravo CLEMENTE PAPI, che ha
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rifiorire tra noi, dandole maggiore incremento e molto più utili applicazioni. A chi ha veduto il R. Museo fiorentino di Fisica e Storia Naturale, non sono
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Non pertanto questa presente istoria delle arti nostre, che quasi ci vedemmo svolgere sotto gli occhi, o perchè sembrassero vietarlo rispetti di
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della più vera amicizia. Da lì in poi il Susini non si occupò d’altro che del disegnare e modellare membra umane, e tal volta intieri corpi. Molti Musei
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esterni e superficiali, e fecero opera da non sapersi desiderare più bella, nè migliore. Morto il Susini gli successe il nostro Francesco, e col figliuolo
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: «Io pago e aiuto questi miserabili, ed altri prenderà cura di far imbiancare le volte!» Non pertanto vennero i nuovi tempi per l’arte: ma noi prima di
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Ma prima di lasciare la scultura e le arti che hanno con essa una più stretta attinenza, non vogliamo passare sotto silenzio quelle dell’intaglio in
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riserva per le colpe del tempo, dalle quali non ebbe ingegno sufficiente a francarsi, può dirsi il Gherardini tra i buoni artisti d’allora. — GIULIANO
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A Pisa fiorì in questi tempi Giovan Battista Tempesti, che nel dipingere a fresco non mancò di merito. La sala nell’Arcivescovado di quella città
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dipinto prima d’ottenere codesto ufficio, nulla più fece poi; e abbandonati affatto i pennelli, parlò sempre ai giovani scuolari, ma non disse loro pure
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ed affetti, ebbe comune la fama del Mengs. Ma taluno vorrebbe considerarlo, e non senza ragione, più romano che lucchese, perchè a Roma solamente fece
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immaginava dipingere intieramente il Duomo di Firenze. Ebbe però non comune scienza degli usi, riti e costumanze antiche, e incise all’acqua forte, ma
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lo stato dell’arte quando essi fiorivano. Ingegno e pratica delle matite e dei pennelli non possono loro negarsi, ma erano nulla più che manieristi
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Non pertanto dalla scuola del Petroni, ma non già per le lezioni di lui, uscivano per recarsi a Roma a cercarvi perfezione nella pittura due
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con Arunte figlio di Tarquinio il Superbo, gli vadano innanzi per merito di composizione. Ma dove il Sabatelli non ebbe rivali fu nel dipingere a fresco
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mese), sia scusa sufficente appresso i saggi e i discreti del poco che abbiamo detto e delle mende che ci fossero uscite dalla penna; non paghi dell
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indietreggiare la pittura in Toscana; o non piuttosto, la spingesse in un sentiero meno lontano dalla perfezione? Le arti e le scienze non procedono nella
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Decamerone nello sfondo di una sala in casa Bossi nella istessa città, non fa mestieri giustificare là nostra affermazione.
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altro nei freschi. E sebbene oggi le opere che fece non sieno in fama come ai tempi della sua giovinezza, non possono negarglisi pregi nella
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.) non fu nell’arte da meno del padre e del fratello, e forse l’uno e r altro avrebbe superati se più lunga gli fosse durata la vita. Disegnò da prima
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, sali presto in fama. Non vuolsi però nascondere che ne’suoi dipinti spesso predomina alla verità del comporre una maniera teatrale, e alla correttezza
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ornati di stranissime fogge; la seconda barocca nell’insieme e nel disegno scorretta, non ha altro pregio tranne la tenacità della materia, la quale
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istorie artistiche non ignorano affatto, ebbe più vera e propria vita ai tempi del granduca Cosimo I de’ Medici, che con forte dispendio fondò un ricco
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non furono gli ultimi a farlo avanzare, operando nel duro metallo ciò che a stento si fa sulle tele e nei marmi; di essi e delle cose loro principali
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piuttosto alle matite. — Ma chi portò nell’arte toscana qualche miglioramento è GIOVAN BATTISTA Cecchi fiorentino (n. 1748, m. dopo il 1800). Non potendo
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dei meriti speciali delle stampe del Bartolozzi noi lasceremo agl’intendenti; ma non vogliamo passarci dal ricordare, con la scorta dei migliori che fin
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(1803); e questa con bell’esempio di non più veduta celerità, avendone al tempo istesso inciso il ritratto all’acqua forte sul rame, e tirate alcune copie
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miseramente; dopo quel tempo qualche sano intelletto non ancora affatto guastato dalla corruzione universale, tentò riprendere i buoni studj, e questi
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lui eseguita in Firenze nel 1787, insieme alla nuova disposizione interiore di quel pio luogo; e la fabbrica non spregevole del Conservatorio di
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E qui prima di ricordare la scuola del Morghen, vogliamo spendere qualche parola intorno a due celebratissimi artisti, che sebbene non Toscani
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la Bella di Tiziano e la Madonna della Seggiola. E di recente il solerte e valentissimo artista, ha intagliato due rami che ancora non sono di pubblica
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E qui torremo finalmente comiato, dolenti di aver poco e forse mal sodisfatto al merito degli artisti di cui osammo favellare. Non pertanto valga
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PAOLETTI fiorentino (n. 7 dicembre 1727, m. 19 febbrajo 1813). Dotato da natura di quel gusto squisito che le anime gentili sentono, ma che non s
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