lì che si realizza la visione. Un bel paradosso: l’immagine di ciò che abbiamo davanti a noi si forma alle nostre spalle e, per via dell’incrocio dei
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dal cervello per dirci se gli oggetti sono concavi o convessi e qual è la loro posizione relativa. Ci sembra di vedere bene l’ambiente intorno a noi ma
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disordinate dei pianeti riconducendone il moto a regole geometrico-matematiche (non usò mai la parola “legge”, che è di noi moderni). Queste regole
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fotovoltaica. Quando riceve un raggio di luce, libera un po’ di elettricità. E noi vediamo le stelle. Letteralmente.
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La luce della galassia di Andromeda che arriva oggi a noi, esemplari di Homo sapiens, partì prima che Homo erectus incominciasse ad alzare lo sguardo
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grande pianeta potesse arrivare fino a noi. Ne risultò una velocità di circa 200 mila chilometri al secondo, inferiore di un terzo a quella vera, ma l
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quindi noi vediamo le eclissi con un certo ritardo, ma poi rigettò questa ipotesi non osando andare contro l’autorità della tradizione che voleva
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coprono un angolo di 82 gradi, pari a quello percorso dal Sole sull’orizzonte di Nebra tra i solstizi d’inverno e d’estate. Forse siamo noi a metterci
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”, proprio come quando camminiamo in un bosco i tronchi degli alberi paiono diradarsi davanti a noi mentre paiono infittirsi i tronchi che lasciamo alle
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Nello stesso modo, una stella vicina a noi, se vista da due luoghi sufficientemente distanti come le estremità opposte dell’orbita terrestre
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la stella più vicina a noi, tesi corretta e presto accettata da molti astronomi. Huygens, anticipando il ragionamento di Hershel, suppose che tutte le
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comporta una parallasse di 22 millesimi di secondo d’arco. Non c’era speranza di poterla misurare tre secoli fa. Ma dato che Eltanin si avvicina a noi
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(brillante di luce propria) e, più vicine a noi, le stelle. Evidentemente non conosceva il fenomeno dell’occultazione di stelle da parte della Luna
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noi è solo di 20-30 chilometri al secondo, troppo poco rispetto ai 300 mila della luce per produrre un cambiamento di colore. Le righe degli spettri
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. Nel 1920 si arrivò a conoscere il moto radiale (relativo a noi) di circa duemila stelle, quanto bastava per farsi una prima idea della dinamica della
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’universo. Ma per noi moderni è Democrito di Abdera (460-360) il filosofo-scienziato più affascinante: gli siamo debitori dei concetti di atomo e di
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poche stelle tutte concentrate nella Piccola Nube di Magellano, e quindi presumibilmente all’incirca alla stessa distanza da noi (oggi sappiamo che le
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intuizione è implicita l’identità di massa gravitazionale e massa inerziale. Poi attuò un altro rovesciamento del punto di vista. A noi sembra che la
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allontanarsi da noi. Ma la prima chiara prova sperimentale dell’espansione cosmica la trovò – come si è già accennato – Edwin Hubble quando con il
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materia per sostituire quella che l’espansione allontana da noi. È la teoria dello “stato stazionario” proposta da Fred Hoyle, Hermann Bondi e Thomas Gold
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chimici di cui noi stessi siamo fatti: carbonio, ossigeno, ferro e gli altri che alla nascita dell’universo non esistevano. Invece ha rischiato di passare
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dell’universo non ha fatto che cambiare, permettendo la comparsa di fenomeni sempre più complessi. Noi creature viventi non esisteremmo se prima non si
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alto da far pensare che siano a 10 miliardi da noi, ai confini dell’universo. Sono quindi anche oggetti molto giovani: galassie neonate.
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noi è ovvio che questa danza celeste, evidentissima per Marte, ma anche per Giove e Saturno, è dovuta al combinarsi del moto orbitale della Terra con
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di neutroni ad ogni rotazione, come la luce da un faro. L’energia sparata nello spazio è enorme ma quella che arriva a noi è minima. Per darne un’idea
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miliardi di anni luce. L’uomo antico, possiamo concludere, sottovalutava l’universo. Di noi che diranno tra qualche secolo?
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lontano. Dai primi risultati sembra che arrivino dai nuclei attivi di galassie a non più di qualche centinaio di milioni di anni luce da noi.
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stelle prodotte dal passaggio di pianeti davanti ad esse, e quello che sfrutta l’ingrandimento prodotto da microlenti gravitazioni interposte tra noi
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anni luce da noi, tra le costellazioni del Cigno e della Lira. Non proprio dietro l’angolo. Il pianeta più vicino non troppo diverso dal nostro è
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noi non siamo abbastanza bravi nell’origliare?
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improbabile che noi potremmo essere soli “nell’universo osservabile” (attenzione alle parole?). Con il cappello del filosofo, Davies “prova disagio” nel
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Un proverbio insegna che, se la parola è d’argento, il silenzio è d’oro. Forse il signor E.T. è più saggio di noi. Ma se un giorno riusciremo a
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quella fase il nostro satellite risulterebbe quasi due volte più lontano da noi. Fu questo grossolano difetto del modello geocentrico, il più grave
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: “Per quanto attiene lo scopo più nascosto di questo racconto, nasce in noi un piacevole spirito di polemica. Tutti strepitano che il moto delle
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caratteristica, osservandola dalla Luna, è il moto di rotazione. Attenzione, però: non da tutta la Luna si può godere lo spettacolo: come noi non
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cielo visibile dal lato della Luna rivolto verso di noi. Detto con le parole della nota 127: “Poiché la Luna volge sempre le stesse macchie verso la
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migliaia di pixel. Gli uccelli hanno quattro recettori per la visione a colori, uno più di noi, sensibile alla luce ultravioletta: secondo una ricerca
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soprattutto Ricciòli, nelle mappe lunari disegnate nel 1645 e nel 1651, assegneranno i toponimi giunti in buona parte fino a noi e tuttora in uso.
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