un dato bruto, e l’unico strumento di approccio che a noi rimane è quello percettivo. La donna seduta al tavolino (Donna al ristorante, 1961) si dà a
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e, potremmo aggiungere, unicamente ottica. Così, la pietà sociale, questo sentimento che presuppone l’esistenza di un legame complice fra noi e gli
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Non occorre spingersi lontano per incontrare il meraviglioso, liberare i sogni rimuovendo in noi le censure sociali, aprire le porte alle fêtes
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cinerama, lo ricompone davanti a noi come uno spettacolo. Il gigantismo41, la vasta tela è la sua dimensione naturale; meglio ancora quando l
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quei frammenti di mitologia vengono manipolati e trasmessi, sino ad influenzare senza eventualità di scampo ognuno di noi. I modi dell’emissione e
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questa trasformazione l’inerzia conosce un approdo paradossalmente monumentale ed impressionante. Drizzata sulla tela davanti a noi, l’immagine si
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anche tra le pieghe dell’artista più solitario. Il noi prende il posto dell’io. Non per nulla una serie di ritratti fotografici di Warhol è dedicata
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artistica uno spazio vuoto dove addentrarsi: l’universo cittadino che ingloba tutti noi moderni, questa costrittiva presenza che, per impiegare la
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di escludere. Era una censura contro il passato, significava cancellarlo. Oggi, per noi si tratta d’integrare un movimento. C’è qui tutta la differenza
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provocare in noi la rivelazione di ciò che è l’anonima vita quotidiana. Ciò che impedisce una vivace percezione della scena ordinaria risulta proprio
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In Pala e Falciatrice del 1961, come in Una falce e Coltello rosso del 1962, la presentazione dell’utensile è sempre frontale: noi, come l’artista
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metterlo a fuoco sullo spazio della tela. L’interrogativo concettuale mette così capo alla creazione di un quadro e noi, partiti dal perché, finiamo per
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questo non è affatto esaurito. Giacché il problema coinvolge sia l’oggetto in sé, sia la faccia che rivolge verso di noi: la sua stessa immagine
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affermiamo che fra noi e l’oggetto l’unico rapporto è rappresentato dalla utilità e dalla funzione. L’oggetto è un utensile fabbricato ed esistente
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» artificiale e seconda, rientrando in quello scintillante scenario dove tutti noi oggi fluttuiamo, con, indifferentemente, al suo centro o alla sua
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noi ad un sospetto d’inutilità se non d’impotenza? Con tutta evidenza simile parallelismo crea la distanza in cui si situa l’immagine o l’oggetto
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