Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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 Noi  però insistiamo anche oggidì. La nostra volontà è
insistiamo anche oggidì. La nostra volontà è chiarissima.  Noi  crediamo che sia utile, anzi sia necessario per il Comune
proporzionale, che è regola di giustizia, la quale darà a  noi  e ai singoli interessati quel che loro perviene. Questo lo
 noi  stessi (Discorso tenuto dal sig. Alcide Degasperi alla
io credo che agli uomini, anche a  noi  moderni, niente manchi più facilmente che il concetto di
siamo, fin dove siamo arrivati! Non è vero, o amici, che  noi  stessi troppo di frequente parliamo di «tempi nuovi», degli
che il mio dire volesse a confermare: essere giunti  noi  nello sviluppo della cultura al limitare di un nuovo
della cultura al limitare di un nuovo periodo, dover quindi  noi  da questa coscienza evolutiva della nostra epoca cavare
lasciarvi provocare a sensi ostili contro la città che per  noi  sarà sempre il centro del paese. A Trento non tutti la
nella valle dimostrando che per il suo progresso economico  noi  trentini sacrifichiamo almeno temporaneamente un ideale,
lasciarvi provocare a sensi ostili contro la città che per  noi  sarà sempre il centro del paese. A Trento non tutti la
nella valle dimostrando che per il suo progresso economico  noi  trentini sacrifichiamo almeno temporaneamente un ideale,
e signori!  Noi  abbiamo avuto durante quest’anno sociale anche delle
bello questa adunanza, ci testificano che la fiducia in  noi  è aumentata, che si vede in noi giovani che hanno serietà
che la fiducia in noi è aumentata, che si vede in  noi  giovani che hanno serietà di propositi, occhio e cuore per
quella della libertà nel senso più integrale della parola.  Noi  non pensavamo allora solo alla libertà personale, alla
cittadini di partecipare al governo del nostro paese. Per  noi  il ricongiungimento alla nostra nazione e l’avvento della
quindi che nel novembre 1918 la liberazione venisse da  noi  intesa non semplicemente come la cessazione dei limiti
se  noi  - conclude l’oratore - c’interessiamo in ogni occasione dei
sentimenti vengano anche mantenute. Per questa battaglia  noi  daremo tutte le nostre forze ed è qui in gioco l’interesse
colla stessa franchezza e colla stessa sincerità con cui  noi  accetteremo la battaglia (applausi). La guerra non ha fatto
nel mare col grido: «Che Dio ci conduca a terra!».  Noi  oggi, arrivati finalmente su questa terra benedetta
benedetta d’Italia, raccogliamo il monito scritto guidato a  noi  dalla mano divina, d’onda in onda e di mare in mare. Lo
lo scettro degli Absburgo debbano avere eguali diritti.  Noi  non siamo dei ribelli, dei rivoluzionari, non facciamo
lasciata la propria lingua e il proprio costume. Ed anche  noi  non vogliamo altro! Chi sono gli avversari che dobbiamo
No, la maggior parte di loro vuol vivere in pace con noi.  Noi  combattiamo una data specie di tedeschi, e sono i
Volksbund sono d’accordo con questo indirizzo; ma per  noi  basta e ne avanza che siano d’accordo quei mestadori e
ai nostri deputati di voler finalmente ricordarsi anche di  noi  e di riparare all’abbandono in cui ci hanno lasciati tanti
uomini ad emigrare. Ora vogliono separarci, portare tra  noi  lotta per batterci. Stiamo uniti, cerchiamo di formare una
quotidiana. È naturale ma l’abbiamo fatto noi, cristiani,  noi  cattolici? Mentre gli avversari ci hanno preceduto nelle
parlamentari e in tutte le manifestazioni della democrazia,  noi  stavamo attoniti a codesto diluviare delle forme e delle
gli avversari s’impadronivano della corrente avvenire,  noi  stavamo ancora inerti nella considerazione del passato. Nel
una constatazione evidente:  noi  siamo cresciuti. Cinque anni fa, l’Associazione si agitava
e nella virtù della nostra stirpe, andiamo formandoci da  noi  stessi in mezzo, ma contro lo spirito anticristiano di
qualunque forma da una mano qualunque. Di questi sforzi che  noi  facciamo contro corrente poco appare all’esterno, ma la
di tutte le nostre fatiche, coronate dal radicarsi in  noi  delle convinzioni e dell’entusiasmo crescente, dimostrato
vita futura, a dei beni sconosciuti in un mondo invisibile.  Noi  persone individuali abbiamo un altro destino che gli
entrambi. Per questo nella nostra anima abbiamo portato con  noi  dalla società umana che ci si è sfasciata attorno alla
la nostra politica, di non scordare che al di sopra di essa  noi  poniamo le leggi immutabili della natura e della morale. E
le leggi immutabili della natura e della morale. E vediamo  noi  amici di non dimenticare mai che siamo entrati nella vita
non poco la famiglia e le usanze riservate delle donne”.  Noi  rispondiamo: è meglio che le donne vadano colla loro scheda
E conclude: combattendo per il voto femminile diretto,  noi  combattiamo per una causa di libertà e di democrazia.
esagerazioni dall’altro, l’oratore giunge alla conclusione:  Noi  siamo per la partecipazione della donna alla cosa pubblica
madre, donna sposa, donna signora della famiglia.Di più,  noi  siamo per questa partecipazione intanto in quanto e perché
completamente la tattica dei partiti. Avevamo un bel dire  noi  che il rifiuto era venuto per dissidi interni, che per il
(La macchina proietta la carta elettorale del Trentino).  Noi  abbiamo nel Trentino nove collegi elettorali per le
assoluta dei voti, conquista tutti nove i mandati.  Noi  nel partito popolare abbiamo avuto un 40.000 voti su circa
create delle eccezioni al principio maggioritario. Orbene,  noi  non pretendiamo che a Trento ci facciate valere per due
i privilegi che avete voi, ma domandiamo giustizia non per  noi  soli, ma per tutti i partiti e tutti gli interessi.
sostenere la lotta giorno e notte. Vi fu un’epoca in cui  noi  davamo quasi perduta la causa nazionale, tanto era stato
lo scettro degli Asburgo debbano avere eguali diritti.  Noi  non siamo dei ribelli, dei rivoluzionari, non facciamo
ad ogni popolo il proprio possesso nazionale. Ed anche  noi  non vogliamo altro! Chi sono gli avversari che dobbiamo
No, la maggior parte di loro vuol vivere in pace con noi.  Noi  combattiamo una data specie di tedeschi, e sono i
Volksbund sono d’accordo con questo indirizzo, ma per  noi  basta e avanza che siano d’accordo questi mestatori e
(applausi). Ora vogliono separarci, portare via tra  noi  la lotta per batterci. Siamo uniti, cerchiamo di formare
la concentrazione del loro partito politico contro di noi,  noi  invece non cerchiamo trionfi o conquiste per il nostro
per scopi politici, non importa. Sarà per un’altra volta.  Noi  vinciamo o cadiamo colla nostra bandiera, senza equivoci e
e scaccia tutti i medici. Questa parola del buon senso  noi  la invochiamo dai nostri lettori il dì dei 6 marzo» (Grandi
nei quali domandavamo la rappresentanza della minoranza.  Noi  domandavamo la chiave per entrare in pochi e ci
Ora in primo luogo è cosa curiosa che vengano a domandare a  noi  la rappresentanza proporzionale al Parlamento; sarebbe lo
proporzionale a Trento. Loro possono darla, se vogliono,  noi  non lo possiamo nemmeno se vogliamo. Le condizioni sono
dopo qualche indugio, intorno a questa bandiera che  noi  avevamo issato per i primi. Solo qualcuno fece lo
vecchie provincie d’Italia, giudicando poco favorevole per  noi  la congiuntura elettorale, pur approvando, esprimeva le
pur approvando, esprimeva le meraviglie che fossimo proprio  noi  a chiedere l’appello al popolo e il rinnovamento degli
l’individuo la nazione e di quanto dovesse valutarsi per  noi  il ricongiungimento colla madre patria. Il fatto che
conquiste civili dell’avvenire e, facendo di ciascuno di  noi  un figlio della grande nazione italiana, irradia su noi una
di noi un figlio della grande nazione italiana, irradia su  noi  una luce nuova che eleva il nostro spirito e moltiplica i
i nostri impulsi di progresso. Nessun pericolo quindi per  noi  di svalutare l’opera di unificazione nazionale.
tutti i fratelli d’Italia della stessa fede  noi  affermiamo però che questa radicale trasformazione della
universale ponga fine al militarismo ed alle guerre.  Noi  affermiamo che i partiti i quali s’ispirano al
giornalista e conferenziere, propagandista e organizzatore,  noi  auspichiamo il pieno meriggio in cui mons. Gentili veda per
sforzo, di sacrifizio, di prove, alternate da conforti, e  noi  che gli siamo cresciuti d’attorno ci siamo dovuti dire
il principio e dominasse sola la causa, cui egli e  noi  siamo chiamati a servire. Ed ecco la ragione del nostro
la dispettosa meraviglia degli avversari nel vedere che  noi  benché siamo parchi per i nostri capi di aggettivi
ma servi, non collaboratori, ma meccanici esecutori. E  noi  tutti invece, quanti lavoriamo nel campo cattolico, siamo
del nostro lavoro e della nostra disciplina. Sì che oggi  noi  possiamo esser lieti che l’onorificenza pontificia venga a
vogliono la religione libera, ma fuori della scuola,  noi  le opponiamo invece la nostra formula: libertà
ci attende in atto di sfida alle prossime elezioni,  noi  gli diciamo che affronteremo con tutto l’ardore questa
che si ha in Italia di lui, gli abbiamo risposto che  noi  ultimi venuti in Italia troviamo situazioni ormai
dal nostro contributo, e che è su questi elementi che  noi  e il popolo nostro dobbiamo fondare il nostro giudizio; che
il lucco fiorentino, è l’uomo, il grande uomo del Trecento,  noi  vestiamo più o meno secondo l’ultimo figurino di Parigi e
e dobbiamo esserlo: va detto e ripetuto specialmente a  noi  cristiani che onoriamo l’Alighieri perché ha incluso nelle
ideali eterni ed immutabili del cattolicismo. O vogliamo  noi  meritarci il rimprovero di Gesù ai Farisei: «Quando
nostra associazione, appena nata, si rivolse al popolo. Ma  noi  venivamo anche dal popolo, e, attraverso i solchi bagnati
basarsi sulla continuità della fede e dei buoni costumi.  Noi  ci siamo guardati d’attorno e abbiamo ammirato le nostre
invece del popolo coi nostri studenti si fecero più intime.  Noi  vivemmo della vostra fede fortissima, voi aspiraste il
persona che occupa un posto insigne, è stato augurato che  noi  ci possiamo unire agli studenti liberali e i socialisti per
ad uomo coerente nei suoi principii, impossibile. Non a  noi  andava diretto l’invito che abbiamo l’onore oggi di aver
diretto l’invito che abbiamo l’onore oggi di aver fra  noi  come oratore, l’amico Luigi Carbonari, lo strenuo difensore
del metodo che si propone di seguire questa volta,  noi  non vogliamo nemmeno che si stabilisca per legge un simile
esso è convocato per rompere la concordia (ilarità). Non  noi  abbiamo sparso in Fiemme la zizzania, ma i nostri avversari
paura d’affrontare la questione nei suoi veri termini. Per  noi  nella questione di Fiemme non ci furono né popolari né
che testimoniare della loro educazione (applausi). E poi  noi  deputati abbiamo dovuto concludere: Ci sono troppe forze e
per S. Lugano. Se non oggi, sarà domani che i fiemmazzi con  noi  o contro di noi l’avranno! Allora per Cembra non si avrà
non oggi, sarà domani che i fiemmazzi con noi o contro di  noi  l’avranno! Allora per Cembra non si avrà più niente. Nella
non abbiamo avuto la concezione dinamica e reale. Perché  noi  cristiani, noi credenti abbiamo formato la grande massa
avuto la concezione dinamica e reale. Perché noi cristiani,  noi  credenti abbiamo formato la grande massa inconscia fra i
 Noi  trentini, dice l’oratore, comprendiamo la situazione dei
cui è commisto anche il criterio della difesa strategica.  Noi  trentini, che abbiamo invocato alla Camera austriaca il
potrebbe condurre in pratica all’assurdo. Ma dovevamo  noi  nel momento in cui si rivelava che tutte le nazioni nel
propri confini? Dal nostro punto di vista, quando alcuni di  noi  furono richiesti del loro parere personale, era doveroso ci
diritto di deplorare il contegno di certa stampa. Certo che  noi  non potremo mai permettere che agl’italiani dell’Alto Adige
di quella ch’era la situazione nostra rispetto allo Stato.  Noi  eravamo in Austria sudditi, essi in Italia sono cittadini.
in Austria sudditi, essi in Italia sono cittadini. Sopra  noi  regnava l’inquisizione del pensiero, ché non ci era lecito
nostra nazione e ci si educava all’ipocrisia, esigendo da  noi  dichiarazioni di patriottismo. I tedeschi, invece, hanno
 noi  rispondiamo al quesito primo, posto avanti: se vi sia cioè
poter fare una politica seria e radicale, come quella da  noi  esplicata, occorre avere un governo forte; per avere un
sui giornali; sembra che il mondo sia fermo attorno a  noi  e che la rapidità dei consensi tenga dietro alla rapidità
e di finalità, quando si tratta di salvare il paese. Questo  noi  abbiamo fatto nella XXV legislatura, cooperando al
nostro programma. Senza presumere e senza volerci imporre,  noi  crediamo che nella difficoltà di manovra dei partiti
criteri di giustizia sociale. E nel momento che vengono a  noi  i fratelli delle terre redente e portano insieme alla
cristiana operaia e il geloso affetto alle loro autonomie,  noi  riaffermiamo, con loro, il programma veramente italiano del
resistenze di vecchie coalizioni di nuove preoccupazioni?  Noi  siamo sereni realizzatori, calmi lottatori, sicuri del
non tormentati da improvvisazioni né turbati dalle lotte.  Noi  speriamo che la nuova camera possa affrontare i problemi
insoluti dalla vecchia, problemi di realtà e di vita.  Noi  vi coopereremo con tutta la nostra attività; faremo appello
bolscevica la parola di Lenin, come parola di distruzione.  Noi  ai nostri fratelli, operai e lavoratori cristiani,
se ne spendono quattro, questi 10 km in più di quello che  noi  accettiamo e che viceversa avrebbero accettato Tambosi,
dell’intransigenza e della dignità e lanciare contro di  noi  l’invettiva di traditori della causa nazionale, degli
cose, la stessa congruenza di forze che hanno spinto anche  noi  sulla stessa via. Ma per voi Egna-Predazzo e Lavis-Cembra +
e Lavis-Cembra + 10 km sarebbe stato un trionfo, per  noi  Egna-Predazzo + Lavis-Grumes — 10 km rappresenta il
che fra il passato e il presente v’è un abisso che  noi  non siamo forse ancora in grado di misurare, tanto è
il risorgimento economico nostro e a beneficio d’Italia.  Noi  applaudiamo con fede a tali propositi. Ma il governo voglia
di pane nero, se volete, che ci offre il Governo; ma  noi  abbiamo fame e dobbiamo mangiarla per continuare la lotta.
attriti. Si nega dunque il carattere nazionale di Trento. E  noi  dovremo lasciare passare questa offesa con un tanto
verrebbero qui da una spiaggia tanto lontana. O che dovremo  noi  fare il medesimo viaggio e assoggettarci alla loro
Governo basterebbe provocare una questione di sede, perché  noi  dovessimo respingere tutto. (Applausi della maggioranza).
Avremmo mancato in molte altre cose, ma in questa che a  noi  parve il problema centrale del paese, abbiamo prodigate
due Camere. I futuri deputati sono chiamati ad attuare;  noi  fummo i pionieri che abbiamo aperta la via. Giammai un
a discuterlo, ad avviarlo alla soluzione (applausi).  Noi  abbiamo dovuto svolgere la nostra azione a scatti, con
ha il polso fermo e l’orecchio pronto, si rompe il collo. -  Noi  non ce l’abbiamo ancora rotto, e ci pare già questo un
 noi  rispondiamo al quesito primo, posto avanti: se vi sia cioè
poter fare una politica seria e radicale, come quella da  noi  esplicata, occorre avere un governo forte; per avere un
sui giornali; sembra che il mondo sia fermo attorno a  noi  e che la rapidità dei consensi tenga dietro alla rapidità
e di finalità, quando si tratta di salvare il paese. Questo  noi  abbiamo fatto nella XXV legislatura, cooperando al
nostro programma. Senza presumere e senza volerci imporre,  noi  crediamo che nella difficoltà di manovra dei partiti
criteri di giustizia sociale. E nel momento che vengono a  noi  i fratelli delle terre redente e portano insieme alla
cristiana operaia e il geloso affetto alle loro autonomie,  noi  riaffermiamo, con loro, il programma veramente italiano del
resistenze di vecchie coalizioni di nuove preoccupazioni?  Noi  siamo sereni realizzatori, calmi lottatori, sicuri del
non tormentati da improvvisazioni né turbati dalle lotte.  Noi  speriamo che la nuova camera possa affrontare i problemi
insoluti dalla vecchia, problemi di realtà e di vita.  Noi  vi coopereremo con tutta la nostra attività; faremo appello
bolscevica la parola di Lenin, come parola di distruzione.  Noi  ai nostri fratelli, operai e lavoratori cristiani,
lavoro con la presunzione di giovani ricordiamo pure che  noi  non siamo che una parte dell’esercito che avanza e che è
frasi vuote, dalle pose inutili, al lavoro, che esca in  noi  e nel nostro popolo una coscienza positiva. Promettiamolo
per la nebbia, gridando pane e lavoro, esuli, non ospiti; e  noi  stessi in volontario esilio, quando sediamo a una tavola
ritorna sempre la sua diletta valle del Chiana, così  noi  dietro al nostro ideale luminoso vediamo sempre delinearsi
paese. Oggi la campana dava un suono fesso, piangente.  Noi  al lugubre quadro che quel suono ci creava dinanzi
dal cristianesimo. Ma d’altro canto forse anche da  noi  trovano applicazione le parole sfuggite recentemente
di scontento con la civiltà attuale passa per l’umanità;  noi  sentiamo che la coltura moderna non penetra fino alla
ne vada e che nello scontento generale si assista anche da  noi  alla rinascita dell’ideale positivo. Cattolici, aiutiamo
mantenere il contatto con loro. E questo è il campo ove  noi  giovani potremo far molto, se la preparazione sarà adeguata
della vittoria invece di prepararla. Nessuno vuole che da  noi  escano altrettanti agitatori politici, ma questo aspetta la
dell'ideale. Non è meno vero che un male lamentato anche da  noi  è che i giovani ritornano dalle università rotti e
sua Chiesa; e davanti a Cristo mille anni sono un giorno, e  noi  dobbiamo lavorare innanzi pazientemente ignorando chi
centralizzatrice e in favore delle autonomie locali.  Noi  riaffermiamo la nostra recisa ed irremovibile volontà di
loro atteggiamento in confronto di… don Rodrigo? Ma anche  noi  in fondo abbiamo diritto di venir giudicati come partito
anzitutto posizioni chiare, nette, ecco il compito nostro.  Noi  dobbiamo rifuggire dalle mezze misure, dalle mezze
tutte le vallate, in tutti i paesi, anche i più piccoli, e  noi  dovremo difenderci o assalire su tutti i punti. Solo
può essere pegno della vittoria. Questa organizzazione  noi  abbiamo già preparata da tempo ed è l’Unione politica
degli operai. E ci hanno creduto a questi capi, e quando  noi  dicevamo, non fidatevene, siamo stati scherniti.
le avversioni, di cui tali gruppi lo avrebbero circondato.  Noi  volevamo invece che la nomina del capo dell’amministrazione
della nomina dei governatori provocava in Italia e da  noi  una nuova tempesta. Fu in ispecie il nome dell’on. Credaro
e condizioni speciali, i loro usi e le loro tradizioni.  Noi  vogliamo fare anzi di molti istituti politici e sociali
provinciali, utile studio per le riforme nel Regno;  noi  vogliamo risparmiare ogni turbamento nelle abitudini e
tale periodo di sconquasso, a riguardarlo bene abbiamo  noi  stessi la impressione che ancora incomba il pericolo. Oggi
ai nostri riguardi come punto di partenza per l’avvenire.  Noi  abbiamo bisogno di esportare mano d’opera e di importare
di esportare mano d’opera e di importare materie prime;  noi  dobbiamo volgere le nostre attività verso Oriente; noi
noi dobbiamo volgere le nostre attività verso Oriente;  noi  dobbiamo riprendere il nostro posto nel Mediterraneo. È una
tale periodo di sconquasso, a riguardarlo bene abbiamo  noi  stessi la impressione che ancora incomba il pericolo. Oggi
ai nostri riguardi come punto di partenza per l’avvenire.  Noi  abbiamo bisogno di esportare mano d’opera e di importare
di esportare mano d’opera e di importare materie prime;  noi  dobbiamo volgere le nostre attività verso Oriente; noi
noi dobbiamo volgere le nostre attività verso Oriente;  noi  dobbiamo riprendere il nostro posto nel Mediterraneo. È una
conflitto europeo, durante la neutralità italiana, quando  noi  ingolfati da anni nella politica triplicista eravamo
per quasi tutta la guerra, quando coll’animo straziato  noi  contemplavamo impotenti rovine e lutti, conculcazioni,
ora essa si trova in un periodo di tregua, non concessa da  noi  ma portata dalla necessità delle cose: quando ne uscirà?
la nostra dignità e quella dei docenti? Del resto  noi  non avremmo conquistato che una scuola professionale mai un
Ma non è questa, o signori, la ragione principale.  Noi  vogliamo università italiana su suolo italiano per
rivolgimenti intellettuali dei popoli. Ebbene, o signori,  noi  vogliamo un’università italiana la quale ci metta in grado
in grado di gareggiare con le altre nazioni dell’Austria,  noi  vogliamo un’università ove si formi una generazione che
ai deputati di parte clericale non è qui veramente detto, e  noi  ne resteremmo ancora all’oscuro, se non sapessimo fin dal
véliti del clericalismo, questo è il programma e il voto di  noi  studenti cattolici: vogliamo proprio una università di
del pensiero moderno, quelle garanzie di libertà che  noi  saremmo sempre disposti a garantire anche al loro pensiero;
disposti a garantire anche al loro pensiero; e perché  noi  piuttosto di mettere capo ad una università, che
vennero a smentire queste false insinuazioni. Nessuno di  noi  mancò in quei giorni né al lavoro delle assemblee, né a
di Ferdinando Pasini, il quale non contento di escludere  noi  studenti e di presentare ordini a nome di tutti gli
tale altezzoso sistema di sorpassarci e di ignorarci,  noi  protestiamo energicamente e con tutta l’anima e v’assicuro
Non c’è bisogno di esortazioni, ma se fosse il caso  noi  vorremmo dire ai nostri deputati: Rispondete a queste
i popolari, contro le loro istituzioni! Possibile che  noi  non abbiamo fatto niente di bene e che gli altri non
abbiamo cantato il Miserere. Vengano i signori leghisti, e  noi  siamo pronti a rimetterci in ginocchio assieme a dire
pronti a rimetterci in ginocchio assieme a dire Miserere di  noi  o signore, secondo la tua grande misericordia. Ma quando si