Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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fra una sensazione, un sentimento e un'idea. Nella prima  noi  seguiamo i passi del fenomeno: e se col pensiero vogliamo
coscienza, come una corrispondenza radiologica, nella quale  noi  ci mettiamo in rapporto col mondo che ci circonda. Se
Se invece vogliamo formarci un concetto del sentimento,  noi  sentiamo che questa forza è una emanazione che nasce in noi
noi sentiamo che questa forza è una emanazione che nasce in  noi  e che tende ad effondersi al di fuori, come un ricambio del
fra loro o modificandosi in mille modi. Così, se  noi  vediamo un bel fiore nello stesso tempo in cui il nostro
sono contemporanee, ma non si confondono; mentre invece, se  noi  guardiamo con tenerezza un bambino, e nello stesso tempo
tempo ammiriamo le affettuosità premurose della madre,  noi  proviamo un solo piacere complesso, nel quale concorrono
dell'affetto è l'emanazione indistinta che si solleva in  noi  dietro una sensazione; ma esso non costituisce tutto il
sentimento. Il solo vedere un uomo che soffre fa nascere in  noi  un movimento affettuoso di compassione che, tendendo ad
che la solleva a un grado maggiore di perfezione, e  noi  proviamo il piacere di essere stati intesi, di modo che
respinti o derisi, il sentimento benevolo che ritorna a  noi  ferisce direttamente l'amor proprio, il quale, entrando
semplice e più elementare è quello che ci spinge ad amare  noi  stessi, a difenderci dal male, ed a procurarci quanto può
di questo sentimento, produce un piacere, del quale  noi  non abbiamo coscienza che quando arriva ai massimi gradi.
è bastato a calmare o a sollevare una procella, ma che  noi  non abbiamo mai saputo scorgere. È allora soltanto che
è certamente morboso. Il piacere che nasce dall'amore di  noi  stessi ci presenta, come tutte le gioie, un fenomeno di
vita. È questa che risveglia il sentimento affettuoso per  noi  stessi, che si riverbera calmo e soave nelle sensazioni che
l'hanno prodotto. Questa gioia ci spinge a concentrarci in  noi  stessi, ma se ci si arresta appena un momento di troppo a
e il piacere che si prova è colpevole. In questo caso  noi  abbiamo uno degli esempi più delicati di un affetto
e dell'intelletto, ai quali fornisce nuovi elementi. Quando  noi  godiamo di vedere, di ascoltare e di pensare, senza volerlo
ascolta o pensa. Tutti i sentimenti poi che nascono in  noi  e in finiscono hanno per campo necessario d'azione questo
del pudore sono fili tessuti sull'orditura dell'affetto per  noi  stessi. Questo piacere è gustato più dall'uomo che dalla
gioia che si sviluppa negli altri, la riceviamo ancora in  noi  per riflesso. In questo caso, due esseri che si rallegrano
reciprocamente e senza posa. Ma v'ha di più: il piacere che  noi  diamo ad un altro ritorna a noi più perfetto e più caldo di
v'ha di più: il piacere che noi diamo ad un altro ritorna a  noi  più perfetto e più caldo di vita, ed ogni volta che il
vita, ed ogni volta che il raggio di gioia si riflette in  noi  o fuori di noi, esso è più terso e più caldo. Il piacere
di un sentimento benevolo, e mentre prima non godeva in  noi  che I'uomo-individuo, ora palpita di gioia l'uomo-sociale,
altri la nostra gioia è così imperioso che, molte volte,  noi  ci rivolgiamo anche agli oggetti inanimati, parlando e
della prima persona in cui ci imbattiamo, quand'anche sia a  noi  sconosciuta. Se questa rimane sorpresa e non può dividere
questa rimane sorpresa e non può dividere all'istante con  noi  una gioia a lui ignota, espressa in modo così brusco e
a lui ignota, espressa in modo così brusco e bizzarro,  noi  corriamo nelle braccia di un altro, e baciamo e stringiamo
poi a dismisura, quando la persona che si rallegra con  noi  occupa già un posto distinto nel nostro cuore. Allora la
le facoltà elementari del cuore formano un nesso armonico,  noi  sentiamo la nostra dignità, e ne proviamo una segreta
Il piacere intenso che si prova nel sentirci degni di  noi  stessi è una sensazione indeterminata e indefinibile, ma
a leggere nel libro misterioso della nostra coscienza,  noi  ci troviamo di avere doveri più o meno difficili da
e con la forza della pazienza vincere nemici formidabili.  Noi  vediamo da lungi il magnifico spettacolo di un panorama
raggiungere. Se il timore ci vince fino dal primo momento,  noi  rinunciamo alla lotta generosa; e, confessando la nostra
più dei corpi bruti, ma di rado possono ispirare in  noi  un affetto particolare. Noi indirizziamo loro l'emanazione
ma di rado possono ispirare in noi un affetto particolare.  Noi  indirizziamo loro l'emanazione del nostro cuore; ma essi
nostro cuore; ma essi non la possono sentire, e ritorna a  noi  ancor fredda, o resa appena tiepida dal contatto di un
non si può amare di vero affetto se non quando è stretta a  noi  con qualche legame di affinità, non fosse che quello del
stiamo allevando, non intenda la nostra voce e non ci ami,  noi  sentiamo sodisfatto il sentimento di simpatia che ci
il suono della nostra voce, se egli arriva a guardarci,  noi  ci sentiamo intesi, e per la prima volta proviamo un vero
proviamo un vero piacere del sentimento di seconda persona.  Noi  siamo sempre la parte più attiva; ma la piccolissima parte
sente la nostra voce. In questo scambio d'affetti però  noi  non possiamo pretendere ad un equilibrio completo, nè con
di simpatia per uno sfogo di sentimento. È per questo che  noi  possiamo amare anche il canarino, che ci saluta col suo
rari casi può superare la nostra. È in questo modo che  noi  possiamo divenire debitori verso il nostro cavallo o il
effondendo in essi le nostre gioie e i nostri dolori.  Noi  abbiamo sempre bisogno di veder riflessi i nostri
prendono pure una gran parte, e ad altre circostanze pari  noi  amiamo l'usignuolo più del passero, l'elegante cane inglese
ci sono care; e non è che quando sono molto piccine, che  noi  possiamo averne compassione veramente affettuosa, ma che è
davanti ai nostri piedi un passero vispo e irrequieto,  noi  lo seguiamo affettuosamente ne' suoi rapidi moti, e,
sollecitudini. Il più brutto cane barbone può meritare da  noi  un affetto assai più intenso di un elegante e stupido cane
e ci fa solo provare piaceri deboli o negativi, che  noi  sacrifichiamo facilmente ad interessi maggiori. Questo
a tutti, considerare nostro un oggetto qualunque. Allora  noi  mentalmente improntiamo sull'oggetto un suggello
un carattere del nostro individuo sulla cosa che è nostra.  Noi  possiamo benissimo entro di noi confrontare la sensazione
sulla cosa che è nostra. Noi possiamo benissimo entro di  noi  confrontare la sensazione che ci produce la vista di un
sentimento consiste nel porre attenzione agli oggetti che  noi  possedevamo già per diritto di eredità, forse ancor prima
per diritto di eredità, forse ancor prima che sorgesse in  noi  quest'affetto. Le gioie cha si hanno in questo caso sono le
pallide, perchè non sono state precedute da un desiderio, e  noi  eravamo possessori prima ancora di essere uomini. I
proprio si associano ai piaceri di questo sentimento, e  noi  godiamo assai nel mostrare ai conoscenti le nostre
possesso si gusta nel contemplare un piccolo oggetto che  noi  possiamo tenere fra mani e che possiamo custodire in
natura morale. Quando un oggetto è troppo grande perchè  noi  possiamo muoverlo e trasportarlo, può esser nostro finchè
cambiare di padrone; mentre il piccolo oggetto fa parte di  noi  stessi, ed è proprio nostro. Il ricco fanciullo che riceve
dalla sodisfazione di un affetto che si indirizza a  noi  o ad altri, ma che ha però sempre per oggetto di
sconosciuta che sfugge alle nostre investigazioni, che  noi  sentiamo ma non vediamo; una forza che ci spinge verso il
sua sensibilità elettiva, che distingue il bene dal male.  Noi  tutti sentiamo ciò che è giusto e ciò che è buono, e
di agire giustamente e di fare il bene. Ogni volta che  noi  facciamo un'opera buona o giusta, proviamo un piacere, il
molto naturale dall'egoismo all'altruismo. L'amore che  noi  portiamo agli oggetti inanimati deriva sempre dal loro
qualche facoltà superiore dell'intelletto e del cuore. Se  noi  possiamo desiderare vivamente un oggetto e proviamo
un umile soldo che ha appartenuto ad una persona cara e che  noi  custodiamo come un affettuoso ricordo. Nel primo caso,
dell'oggetto è tutto morale, e il povero soldino è per  noi  un vero tesoro, perchè riflette nel nostro cuore l'immagine
resto poi questi due piaceri possono confondersi insieme, e  noi  possiamo amare un oggetto perchè è nostro e perchè ci
cara memoria. Il più delle volte, contemplando un oggetto,  noi  non ci fermiamo sui suoi caratteri fisici, ma bensì
in esso, vi avessero improntata la loro immagine. Difatti,  noi  amiamo la nostra casa, le nostre sedie, il nostro tavolo,
per più anni sopra la stessa sedia, senza che in essa  noi  avessimo veduto altro che del legno, della pelle e della
pelle e della stoppa. Se invece per qualunque accidente  noi  dobbiamo privarcene, troviamo a un tratto di amarla, e
quanto più pensiamo ad essa. Se nel corso di lunghi anni  noi  abbiamo sempre veduto un oggetto vicino a noi, senza che
più profonda. Una seconda maniera con la quale  noi  amiamo gli oggetti, è la contemplazione dell'immagine
del cimitero, dove dorme la nostra madre, può essere per  noi  una vera reliquia, come si può amare con intensità un
che vi si nasconde, quasi fosse un calorico latente che  noi  possiamo sprigionare e render sensibile colla nostra
mai pretesa alcuna di gratitudine, nè domandano mai da  noi  il menomo sacrifizio. Il vecchio, che per natura è sempre
intellettuale di  noi  stessi, riflessa nello specchio della nostra coscienza,
formidabili e più multiformi: l'amor proprio. La dignità di  noi  stessi non può mai essere colpevole, anche ne' suoi gradi
suoi gradi maggiori; mentre la compiacenza che si desta in  noi  nel considerare la nostra mente, non è innocente che nei
ma nei lavori della mente la fortuna prevale sulla virtù, e  noi  non possiamo usurparci un certo grado di merito senza
nostra dignità, la quale è una ed indivisibile; mentre  noi  possiamo compiacerci di essere musici eccellenti,
consiste nella sodisfazione di questo sentimento, che da  noi  parte e in noi finisce. Questa gioia elementare si ha in
sodisfazione di questo sentimento, che da noi parte e in  noi  finisce. Questa gioia elementare si ha in quasi tutte le
sodisfazione dell'amor proprio nella prima età, quantunque  noi  non possiamo sicuramente rammentarci l'aria di trionfo con
sorridendo fra le braccia. Il camminare era allora per  noi  un lavoro di alta meccanica ed era difficile: il riuscirvi
fatto peggio che delle spostature. Perchè, insomma, eravamo  noi  che rubavamo loro tanta parte del piroscafo, ingombrando
che rubavamo loro tanta parte del piroscafo, ingombrando  noi  soli, tra men di cento, quasi altrettanto spazio di quello
di quello che occupavan essi, che erano un popolo; eravamo  noi  che ingollavamo tutti quei piatti fini, ch'essi vedevano
al giorno, e di cui ricevevano il fumo nel naso; e per  noi  correvano e s'affaccendavano tutti quei camerieri in
in cucina, come mendicanti. E in fondo erano scusabili.  Noi  avremmo guardato con egual dispetto... eguale? peggiore
più semplici, che si riferiscono agli oggetti inanimati o a  noi  stessi. Così l'uomo che ama se stesso, o guarda
di saper fare il bene ci rallegra, e in questo caso  noi  godiamo dell'emanazione che si innalza da noi indistinta e
questo caso noi godiamo dell'emanazione che si innalza da  noi  indistinta e senza forma. Se effondiamo il nostro affetto
il nostro affetto in uno sguardo compassionevole,  noi  proviamo un piacere più complesso, nel quale si associa
esercitato in altro modo. Se, infine, col sacrifizio di  noi  stessi, noi asciughiamo una lagrima, consolando o
in altro modo. Se, infine, col sacrifizio di noi stessi,  noi  asciughiamo una lagrima, consolando o soccorrendo un nostro
una lagrima, consolando o soccorrendo un nostro fratello,  noi  ci sentiamo completamente soddisfatti, e godiamo del
aprono più fonti di gioie; e se una di esse si esaurisce,  noi  dobbiamo subito sospettare che l'affetto che ci muove non
sentimento sociale che  noi  proviamo per tutti gli uomini indistintamente, a
dare la ragione, molte volte, al solo vedere un individuo,  noi  proviamo o un senso di repulsione o un'indifferenza
due amici. Il sentimento sociale, che esiste sempre in  noi  allo stato di potenza, può ridestarsi ad un tratto,
e poi ritornare nella solita sua calma. Così, mentre forse  noi  siamo immersi nella meditazione intellettuale più profonda,
Ma se il giorno seguente, ripassando per lo stesso luogo,  noi  sentiamo ancora la voce querula del mendicante e poniamo
che sono gelate dal fiato della vanità, egli penserà a  noi  con piacere, e vedendoci arrivare ci distinguerà con un
e vedendoci arrivare ci distinguerà con un sorriso che  noi  potremo saper leggere e interpetrare. Per quanto siano
questi rapporti che ci legano, se essi si ripetono a lungo,  noi  potremo amarci e diventare, forse, amici. La simpatia e la
dell'approvazione altrui. L'amor proprio riflesso fuori di  noi  forma un vero sentimento secondario, il quale ne' suoi
che ci approvano, e più ancora dal valore della lode.  Noi  non possiamo compiacerci di un'azione indifferente e
si rifiuta a ricevere la lode che rasenta l'adulazione,  noi  facciamo sforzi per dimostrare a noi stessi che possiamo,
rasenta l'adulazione, noi facciamo sforzi per dimostrare a  noi  stessi che possiamo, senza saperlo, meritarci l'elogio, che
più squilibrata del mondo. Anche nell'approvazione che  noi  concediamo alle nostre opere, ci atteniamo quasi sempre al
oggetti sono quasi sempre complicati dalle idee che in  noi  ci ridesta. Un moto lento e monotono può bastare a ispirare
dal suo colore. Essa è un elemento essenziale alla vita, e  noi  ne sentiamo il bisogno come dell'aria e del cibo. Nella
facendoci poi apprezzare maggiormente il tesoro della luce.  Noi  non possiamo tollerarle a lungo che quando perdiamo nel
In ogni altro caso la luce ci dà la vita e la gioia, e  noi  ne godiamo fino agli estremi gradi di tolleranza dei nostri
viscere di una miniera, è con vero trasporto di gioia che  noi  rivediamo la luce del cielo. I piaceri prodotti dal vario
a seconda che essa è diretta o diffusa. Nel primo caso,  noi  non possiamo tollerarla che a un certo grado, e più volte
lascia cadere la sua pioggia d'oro, e quando dall'oscurità  noi  passiamo in una sala illuminata da numerose lampade
più grandicello che ha il merito di non piagnucolare.  Noi  allora, senza saperlo, cominciamo a palpitare alla gioia
a palpitare alla gioia dell'amor proprio, e facendo forza a  noi  stessi, dovendo consumare un vero sacrificio, ci rendiamo
di vita in questo modo tra i lini di una culla. Fanciulli,  noi  dobbiamo lasciare i nostri giuochi e le spensierate gioie
rifiutiamo alla imposta fatica e piangiamo; ma sta entro di  noi  l'amor proprio e l'esca che ci viene presentata trova
proprio e l'esca che ci viene presentata trova sempre in  noi  una fame ingorda che mai non si sazia. È allora che la
mano inesperta ha tentato le prime prove della scrittura,  noi  vediamo scritto: bene. D'allora in poi tutto il sistema
paura del solletico, nel momento che fingiamo di toccarla,  noi  vediamo che essa prende l'atteggiamento e sta per
gli oggetti e le emozioni passate lasciarono nella memoria.  Noi  diciamo che sono poeti ed artisti quelli che sanno veder
dalla rostra volontà, e contro la rostra volontà, così che  noi  restiamo del tutto passivi, ed altre siamo noi invece che
così che noi restiamo del tutto passivi, ed altre siamo  noi  invece che risvegliamo le idee e le associamo col lavoro
nel processo è mescolato un complesso di sensazioni che  noi  chiamiamo volontà, mentre che nell'altra volta manca;
dall'atto istintivo. Egli dice: "Le diverse divisioni che  noi  stabiliamo tra le nostre operazioni mentali, indicano solo
dalla complessità crescente delle impressioni assimilate."  Noi  ci crediamo padroni del nostro io e delle determinazioni
il nostro pensiero. Appena sentiamo che cessa in  noi  la facoltà di scegliere fra le varie idee che si affacciano
e ci sentiamo a lungo impotenti e passivi contro di essa,  noi  siamo pazzi.
nella memoria? Era necessario che ci fosse un meccanismo in  noi  per poter limitare le impressioni del mondo esteriore, e
e fare una scelta delle cose che vogliamo ritenere.  Noi  assistiamo al perpetuo avvicendarsi delle cose innanzi a
rinvigoriscono i processi della vita in questi organi. Come  noi  conosciamo lo stato delle cellule in riposo nelle ghiandole
e riprende la secrezione della saliva e dei succhi, così  noi  facciamo subire involontariamente una trasformazione alle
e delle colpe che vi rinfacciano nel mondo, siamo macchiati  noi  pure, perchè non v'amiamo abbastanza, perchè non lavoriamo
e presenta una infinità di moti alterni e continui.  Noi  vediamo in una volta sola lo sbuffare della sua infuocata
 noi  fisiologi, perchè ci lasciano vedere cosa succeda nei
e che la fatica può anche essere il fenomeno periferico.  Noi  dobbiamo ammettere che i muscoli hanno una eccitabilità: ed
psichico che dà origine ad una contrazione volontaria,  noi  dobbiamo in seguito a queste esperienze riconoscere, che la
invitandoci a pensare e a sentire. Così, più d'una volta  noi  ci soffermiamo nelle nostre passeggiate dinnanzi ad un
stessa semplicissima di quell'oggetto non c'interessa, ma  noi  lo guardiamo con calma e indifferenza, senza che quella
coi loro caratteri matematici e fisici suscitano subito in  noi  un'idea primitiva e indefinita, che forma la prima sorgente
proporzione c'ispirano l'idea dell'ordine e della calma, e  noi  riposiamo lo sguardo con vera compiacenza sugli oggetti che
coll'estremo limite di un orizzonte incerto e nebuloso,  noi  abbiamo sotto i nostri occhi un'immagine sensibile
mente. La piccolezza estrema degli oggetti suscita pure in  noi  l'idea dell'infinito, mostrandoci in qual modo i confini
oggetti per la sola ragione che sono piccoli. Pare che  noi  associamo ad essi l'idea della debolezza, e che ci sentiamo
angoloso di una roccia, per quanto piccolo, non produce in  noi  il piacere che gustiamo nel contemplare un ciottolino
il movimento intenso è prodotto dall'industria umana,  noi  ce ne rallegriamo, compiacendoci della nostra potenza.
morale di una certa importanza nei piaceri della vista.  Noi  chiamiamo allegri il rosso, il bleu e il giallo, che sono i
ci assomigliano. I vegetali, per quanto siano lontani da  noi  per ogni principio di affinità, e per quanto la loro vista
è sorgente di gioie immense. Quando abbiamo dinnanzi a  noi  un uomo, possiamo contemplarlo e analizzarlo da capo a
a fondo; ma se egli si allontana senza averci guardato,  noi  restiamo stranieri l'uno all'altro, e la sensazione e le
nostro io. Ma se ad un tratto i nostri occhi si incontrano,  noi  ci troviamo in rapporto intimo di fratellanza, e ci
un oggetto insomma che ci manda qualche cosa, della quale  noi  ci accorgiamo. Nel regno del sentimento invece i misteri
ma ci intendiamo ancora: sono forze che partono da  noi  e si dirigono verso un punto fisico o morale; sono
e vaporose colle quali l'io risponde alla natura. Ma quando  noi  passiamo dal sentimento il più complesso alla più semplice
a studiarli nè a riconoscerne l'origine o la ragione. Prima  noi  ci siamo serviti della mente per studiare qualche cosa che,
Più in là non si può andare. Quel punto è indivisibile e  noi  non possiamo averlo davanti alla nostra coscienza che come
mondi, non ci permette nettamente di determinarli. Quando  noi  siamo nel giardino fiorito dell'affetto e ci sentiamo
ha saputo ancora ritrarre la fotografia intellettuale di  noi  stessi, sicchè non possiamo confrontare esattamente due
Coll'ergografo possiamo ora studiare facilmente su di  noi  quanto erasi osservato sulle rane. Comincierò col dare un
sentimenti puri dell'io, che partono da  noi  e in noi si riflettono, passando dagli affetti individuali
sentimenti puri dell'io, che partono da noi e in  noi  si riflettono, passando dagli affetti individuali a quelli
nostro io, la quale però è già secondaria, ad è ritornata a  noi  dopo essere uscita nel mondo morale che ci circonda, come
ciò che riesce difficile anche al filosofo. Le parti che  noi  proviamo un vero bisogno di nascondere sono gli organi
donna, si potrebbe sempre sostenere che il pudore sorse in  noi  con lo sviluppo completo della nostra mente e del nostro
nella sua nudità potrebbe appena interessarci un momento, e  noi  desideriamo vivamente di penetrare col nostro occhio in
un senso di raccoglimento, e che rassomiglia alle gioie che  noi  proviamo nel riscaldarci a una temperatura tiepida quando
misteriosi, ch'io definirei volentieri rispetto fisico di  noi  stessi.
che c'impone di vivere con imperioso comando, mette in  noi  un prepotente bisogno di nutrirci, e assegna alla
sia essa fornita di sottilissimi filamenti nervosi che  noi  non vediamo, oppure sia compenetrata in modo omogeneo da un
vita. Salendo di un grado nella scala degli esseri viventi,  noi  vediamo alcuni infusori composti di una pasta omogenea, che
tratti le modificazioni del senso del gusto negli animali,  noi  arriviamo alle forme più complesse dell'organismo e vediamo
essi trae da questo senso tanti piaceri quanti ne godiamo  noi  che con l'intelligenza e l'arte moltiplichiamo i sapori, e
arrischiare il guadagno sulla banca della fortuna, sicchè  noi  ritorniamo alle prime paure e ai primi pericoli. In questo
lotte e difficili vittorie riportate sul desiderio; ma  noi  abbiamo a sopportare le mille avarie e i mille danni ai
ingrati verso di noi, sia morendo, sia riverberando in  noi  il riflesso dei loro affanni; le seconde sono date dai
ci mancherà accarezziamo la speranza; amiamo gli uomini e  noi  stessi; abbelliamo con la fantasia ciò che ci riesce
piaceri però sono di puro lusso, e sorgono primitivi in  noi  senza la precedenza di un bisogno o di un desiderio. Noi
in noi senza la precedenza di un bisogno o di un desiderio.  Noi  possiamo trovarci nella calma più beata e senza un
così per aria, per attaccare discorso. E anche in questo  noi  facevamo come loro. Pensavamo spesso, guardandoli, con un
farebbero morir tutti perpendicolarmente, se potessero! E  noi  li andiamo a accarezzare, imbecilli.
eccitante. Tutte le sostanze inebbrianti producono su di  noi  alcuni effetti comuni, i quali ci dànno comuni piaceri. Nei
ci dànno comuni piaceri. Nei primi stadi dell'ebbrezza,  noi  abbiamo la coscienza della vita più piena e più sensitiva;
abbiamo la coscienza della vita più piena e più sensitiva;  noi  produciamo artificialmente quello stato di benessere di cui
un'attività febbrile. Fino ai primi gradi dell'ebbrezza,  noi  possiamo assistere allo spettacolo di un eccitamento di
ancora e che non facciamo che avviarci a conoscerla. Così  noi  siamo convinti che al prodursi di un pensiero, di una
che abbiamo di vedere e di sentire le cose esterne,  noi  abbiamo l'attitudine di vedere e sentire le impressioni,
queste immagini stesse che si ridestano continuamente, che  noi  chiamiamo la coscienza; è il contenuto non il contenente
questo difetto, pare che la natura abbia voluto mettere in  noi  un altro sentimento di riserva, il quale, essendo di ordine
di amor proprio, che è di colore molto spiccato,  noi  diamo al primo una tinta visibile agli occhi miopi. Basta
una seconda riflessione, coll'emanarla al di fuori di  noi  sulla coscienza dell'umana società. Allora il raggio
i denti. Quando il corpo che ci rinfresca è l'aria,  noi  spalanchiamo la bocca e dilatiamo ampiamente il torace,
riscaldiamo. In generale, se il calore arriva al tiepido,  noi  ci crocioliamo su noi stessi, socchiudendo gli occhi e
se il calore arriva al tiepido, noi ci crocioliamo su  noi  stessi, socchiudendo gli occhi e sorridendo. L'acqua calda
e sorridendo. L'acqua calda ci rende languidi e ridesta in  noi  idee lascive. Il calore diretto del sole, quando produce
e delle materie in combustione che ci riscaldano. Quando  noi  ci avviciniamo al fuoco col solo scopo di riscaldarci, il
Se facciamo una buona azione, interessiamo direttamente in  noi  il sentimento, e proviamo un piacere del quale abbiamo in
il sentimento, e proviamo un piacere del quale abbiamo in  noi  soli l'origine e la ragione. Se siamo spettatori di un atto
delle volte che vi si proietta. Così un uomo che manda a  noi  una sol volta l'immagine di un'azione grande per
dire con sicurezza se gli antichi sapessero venerare più di  noi  gli uomini grandi; ma inchino a credere che anche in questo
Ansichten der Natur-Das nächtliche Thierleben in Urwalde..  Noi  abbiamo una sola parola per esprimere la fatica. La ragione
alla determinatezza, infinitamente maggiore che lascia in  noi  la vista del deserto. Ciò che manca quando parliamo delle
trasportare l' espressione di questi fenomeni fuori di  noi  stessi, per raffrontarli coi fenomeni che provano gli
quanto lavorano gli altri, ma quanto possiamo lavorar  noi  senza stancarci: è come dell'acqua nella quale prendiamo un
par fredda ad uno e calda ad un altro. Gli organi interni  noi  non li sentiaino. Capita spesso che delle persone anche
di esprimere e di misurare un sentimento. È un bene per  noi  di essere poco sensibili internamente, perchè l'organismo
leggi più elementari che governano il piacere. Fino ad ora  noi  abbiamo veduto che le voluttà più intense accompagnano la
presenta quasi la stessa struttura di quello dell'uomo,  noi  non possiamo dire se il semplice esercizio di questo senso
ha alcuna influenza sulla perfezione dei piaceri, perchè  noi  vediamo ogni giorno il merlo accompagnare allegramente col
filosofi, che vogliono abbassare la dignità umana, come se  noi  non fossimo già molto in basso, pretendono che abbiamo
la fisonomia degli animali sia difforme dalla nostra,  noi  possiamo leggere la gioia e il dolore anche nei lineamenti
dell'amicizia, è il conforto che presta nella sventura.  Noi  ci troviamo in mezzo ad una fra le tante burrasche che
la fragile navicella urta e si sfascia contro uno scoglio.  Noi  ne siamo i miseri naufraghi. Non importa d'onde venisse, nè
quando tutti gli uomini ci saranno divenuti indifferenti, e  noi  ne misureremo il valore dal vantaggio che se ne potrà
massima intensità per produrre una sensazione piacevole. Se  noi  si vivesse continuamente in mezzo all'armonia, si
come i piaceri della vista non esisterebbero più, se  noi  potessimo avere a un tratto innanzi ai nostri occhi tutti
il dolore, la cessazione di questo è già un bene, per cui  noi  proviamo piacere. Purtroppo, la vita di alcuni uomini è
durava da lungo tempo, anche il piacere è prolungato, e  noi  ad ogni tratto confrontiamo il benessere attuale col dolore
con troppa lentezza dalla nostra bocca, e, quando cessa,  noi  siamo troppo indispettiti per rallegrarcene, trovando di
gatto, ospite egoista delle nostre case, gode forse più di  noi  di certi piaceri che, a giudicare dalle esterne
è scopo a se stessa e il piacere è tutto nella sensazione,  noi  siamo subito trascinati ad accompagnare col gesto, colla
caratteristici della fisonomia di questi piaceri. Ora  noi  accompagnamo la musica col piegare il capo dall'alto al
essere suscitati dalle delizie dell'armonia. Ben di sovente  noi  non pensiamo più alla musica che ci inebbria, ma,
perchè si allontanano dal tipo di perfezione estetica che  noi  riceviamo dalla natura nascendo. Così possiamo chiamar
per tutto il sistema cerebrale. Finalmente nella vista  noi  abbiamo i piaceri più complessi e più intellettuali, che
azioni più misteriose del cervello, è inesplicabile; ma  noi  possiamo intenderlo e, direi meglio, sentirlo, confrontando
perchè molti piaceri della vista si possono acquistare.  Noi  godiamo più dei nostri padri, perchè la civiltà va man mano
veduto in diversi tempi, ci dà immagini diverse, quando  noi  abbiamo sensi abbastanza delicati per distinguere i minimi
studi più difficili e severi. La natura degli oggetti che  noi  osserviamo spesso tende pure ad ispirarci i sentimenti e le
parlato dell'affetto per  noi  stessi, cioè del sentimento più puro in prima persona, poi
per i quali corre il pensiero, si moltiplicano, e  noi  ben presto dal centro dell'Europa potremo far palpitare con
ben presto dal centro dell'Europa potremo far palpitare con  noi  della stessa vita i selvaggi della Patagonia e quelli della
L'affetto sociale è soddisfatto tutte le volte che  noi  accomuniamo la nostra vita con quella di un altro uomo, sia
da cattiveria o da durezza di carattere. Il popolo è da  noi  buono di cuore come in qualunque altro paese. Non vi scansa
chè anzi è molto meno istruito. E perchè ciò? Perchè da  noi  le grandi città colla loro folla sono un prodotto dei tempi
letto fresco di bucato cessa subito, perchè il calore che  noi  cediamo alle lenzuola le riscalda; mentre nell'inverno non
che provengono da altre sorgenti. A questo proposito, però,  noi  manchiamo di notizie positive, come pure manchiamo di
alla voce o grafia che lo accompagnano. Ma quando invece  noi  dobbiamo far intendere agli altri le nostre idee, dobbiamo
cui, se l'esercizio della parola riesce facile e attivo,  noi  possiamo provarne piacere. Il piacere di parlare è molto
pronunziata, gioia che spesso da sola è vivissima. Pare che  noi  ci poniamo fra il mondo esterno e il misterioso laboratorio
mani della natura finchè siamo fanciulli adolescenti, e  noi  godiamo degli interessi senza prenderci la più piccola
per mezzo di una forte carena che lo percorre in lungo. In  noi  il muscolo pettorale si estende dalla clavicola fin sotto
che devono moversi nell' aria. Tutti sanno con che fatica  noi  camminiamo sulla sabbia fina ed asciutta o sulla neve. Il
muscoli è tanto rapida e frequente quanto negli insetti.  Noi  ci accorgiamo della grande differenza che passa tra gli
secondo. Marey ottenne la prova grafica di questi calcoli.  Noi  sappiamo che, quando si prende una mosca per le gambe, essa
ronzìo che manda fa un suono più basso, cioè un sol; come  noi  che dopo una lunga marca camminiamo con passi più lenti.
che mi presentava tante dovizie di immagini. Quando  noi  vediamo un oggetto animato o una immagine che lo
vista è la mimica attiva e misteriosa dell'occhio, che  noi  non possiamo definire, ma che scorgiamo benissimo.
perchè si fonda sulla natura sociale, e non può mancare in  noi  senza passare alla patologia morale più mostruosa e più
alla nostra coscienza, e senza colpa e senza rimorsi  noi  ci abbandoniamo ad una gioia che in sè riunisce i piaceri
quanto sono numerosi i muscoli che funzionano, perchè  noi  possiamo impugnare la mano. Peggio poi se si vuol ripetere
come è tenuta ferma la mano, basta guardare la fig. 6.  Noi 

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