ripreso nelle composizioni pittoriche.
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Il dipinto di Paolo Veneziano, conservato nelle Gallerie dell’Accademia, a Venezia, mostra l’iconografia più ricorrente: la Vergine siede in un trono
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discesa, in ognuno di essi, dello Spirito Santo che dona a loro la capacità di esprimersi nelle diverse lingue, rendendo così possibile la loro opera di
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, come nelle Sacre conversazioni, dove è raffigurato con una ferita in testa (“Pala Brera”, di Piero della Francesca) oppure con una spada conficcata
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famoso è quello di Vittore Carpaccio, conservato nelle Gallerie dell’Accademia, a Venezia (figura 60).
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Botticelli, ad esempio, nelle due piccole tavole conservate agli Uffizi rappresenta la Scoperta del cadavere di Oloferne e il Ritorno di Giuditta a
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San Cristoforo: L’iconografia presenta un uomo dalla statura gigantesca che tiene sulle spalle un bambino; ha il corpo parzialmente immerso nelle
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Sant'Eligio: E il santo protettore degli orefici e dei maniscalchi; viene raffigurato nelle vesti di vescovo e ha come attributi il martello, l
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, per simboleggiare i voti di povertà, castità e obbedienza; altri attributi sono le stimmate nelle mani e nel costato.
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Atalanta che si ferma per raccogliere i pomi, come possiamo vedere nel dipinto di Guido Reni conservato nelle Gallerie di Capodimonte, a Napoli (figura 95
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. Caravaggio nelle Sette Opere della Misericordia raffigura Pero che porge il seno al padre che si affaccia dalla grata della prigione, per
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rapido: deviò il corso di un fiume facendone passare le acque nelle stalle, che così furono mondate. L’iconografia contempla la figura di Ercole che
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La vecchia, dipinto da Giorgione e conservato nelle Gallerie dell’Accademia, a Venezia, è il ritratto della madre usato come allegoria della vanitas
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Il tema del paesaggio si sviluppa in epoca romana, dove nelle varie composizioni funge da semplice sfondo oppure diventa soggetto principale, come
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della Tempesta, conservato nelle Gallerie dell’Accademia, risponde perfettamente a questa caratteristica: il pittore evoca l’immagine grandiosa di una
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metafisico, che trova in Giorgio De Chirico il suo principale artefice. Nelle sue Piazze d’Italia l’artista sembra bloccare il tempo, per creare un
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, Andrea del Castagno, il Pollaiolo, Andrea Mantenga, Cosmè Tura, Michelangelo, Botticelli. Nelle opere di ognuno di essi il rapporto tra il chiaroscuro
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Con la caduta dell’impero il nudo scompare per riapparire nel Medioevo con scene che riguardano il Giudizio Finale, nelle immagini dei risorti che
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Nel Seicento il nudo trionfa nelle rappresentazioni mitologiche e in quelle di San Sebastiano trafitto dai dardi dei suoi carnefici, dove alla
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Nel Quattrocento il nudo torna nelle scene che rappresentano la Cacciata dall’Eden, raggiungendo esiti di grande naturalismo, che può essere
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mitologici, testimonia la crescente rilassatezza dei costumi che ha come modello la corte reale, più impegnata nelle attività mondane che nella gestione
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seduce per la ricercatezza delle soluzioni cromatiche e riesce a rendere quel senso di dolce abbandono tipico nelle rappresentazioni di donne
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contaminato da accenti plastici, evidenti nelle opere di Simone Martini e di Ambrogio Lorenzetti. Anche l’arte moderna ha adottato questo stile: lo
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Nelle raffigurazioni delle civiltà antiche, come quella egiziana, sumerica, minoica, micenea, lo spazio, o per meglio dire la rappresentazione dello
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Atene, dipinta da Raffaello nelle famose stanze vaticane, ma credo che la Consegna delle Chiavi, dipinta dal Perugino nella Cappella Sistina, possa
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la sensazione di una maggiore profondità spaziale. Luca Signorelli ne ha fatto uso nelle Storie apocalittiche dell’Anticristo, dipinte nella Cappella
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impressionisti e post-impressionisti, i quali se ne servirono per armonizzare i colori nelle loro composizioni.
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’ Rossi, di Lorenzo Lotto, nei restanti due casi. Nelle “speranze deluse” la luce, che arriva dal fondo, crea un effetto di controluce che sembra annullare
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modi della rappresentazione) ma siamo sicuri che Leonardo, nelle cui opere questo schema raggiunse i massimi risultati, doveva in qualche modo averle
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possiamo verificare nelle Case dai tetti rossi di Camille Pissarro, oppure nel Sentiero dell'Etarché sotto la neve di Alfred Sisley. La pittura di Gauguin
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plus-valenza. Ad esempio il colore nero nelle civiltà del Mediterraneo rappresenta il principio di tutto, dell’indistinto primordiale, ma anche la
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emotivo, che può muoversi più velocemente rimanendo impresso nella retina. Nelle varie epoche il rosso è stato estratto in diversi modi: dal kermess, un
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importanti nelle tombe, vennero usati pigmenti di origine minerale su un intonaco composto da argilla e paglia; sono colori molto fragili che si sono
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calce, una parte di sabbia a grana fina e da una parte di polvere di marmo. I colori, che sono già preparati nelle gradazioni di tono, debbono essere
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I manieristi, nelle loro bizzarre pitture, ricercano, in maniera più esasperata la via dell’espressione: fanno assumere alle loro figure delle pose
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L’iconografia del tema religioso, nelle sue possibili varianti, tende a ripetersi, dato il fine dottrinario-educativo delle immagini, questo però non
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UCCELLO: Appare per la prima volta nelle pitture delle catacombe con l’intento di simboleggiare l’anima. Se si tratta di una colomba sta a
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Nell’arte nordica, nelle mani del Bambino, può apparire un’arancia2, in sostituzione della mela, per simboleggiare il peccato originale.
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libri possono assumere dei significati diversi. Se il libro è unico, ed è nelle mani della Vergine, simboleggia il libro della Sapienza, mentre se i
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chicchi di uva nera, presi dal grappolo che la Vergine tiene nel palmo della mano (figura 9). Nelle mani del Bambino a volte può apparire un uccellino, in
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Nelle più antiche rappresentazioni compare un fiore, oppure dei fiori in un vaso; ciò è dovuto al fatto che molte autorevoli figure religiose dettero
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Il giglio compare nelle mani dell’Arcangelo, ma viene sostituito da un ramo di ulivo nella pittura senese, come possiamo notare nell’Annunciazione di
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Paolo Veronese nel dipinto poi ribattezzato Cena in casa Levi, conseivato nelle Gallerie dell’Accademia, a Venezia, trasforma l’episodio in un evento
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sinistra (figura 33). Alla ieratica contemplazione di Piero della Francesca, Luca Signorelli sostituisce un movimento spasmodico che sembra, nelle figure
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altri generi di dipinti, ossia “l’immanenza” del divino (espressa dalla immobilità) e la “transitorietà” dell’umano (espressa dal movimento). Nelle
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Nei volti dei dolenti possiamo leggere una disperazione che mai così straziante si era potuta cogliere nelle figurazioni medioevali. È piuttosto
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CENA IN EMMAUS: Questa scena comincia ad essere rappresentata solo a partire dal XII secolo e diviene piuttosto frequente nelle composizioni del XVI
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