beffarda e dolorosa penzolante. Era il droghiere in persona. Si chiamava di nome e di cognome Tobia, e doveva aver sangue ebreo nelle vene; stava sempre
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difficile trovare un posto d'agronomo, nelle tue condizioni. Io: ma io posso accettare di lavorare anche come contadino. Tobia: non ti conviene, caro
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penetrarmi nelle orecchie, negli occhi, nelle narici; mi abbandono e apro la bocca e bevo come se bevessi del veleno. L'istinto mi portava su; sentivo
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del tutto ingiustificata, - era uomo del mondo anche lui, - che si manifestava solo nelle lunghe tristezze e nei silenzi esacerbati di lei, ma che a
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medesime tinte accese: solo che era di profilo, e aveva una curiosa rassomiglianza coi ritratti di Dante quali si vedono nelle illustrazioni dei libri
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. Un senso di gioia mi prese tutto, nel riaprire gli occhi, come nelle mattine di festa nell'Istituto quando non c'era scuola e si doveva andare a fare
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sopra un tappeto nuovo. E che toni di verde giallino luminoso nelle chiome dei pini e in certi ciuffi di cespugli contorti che avevano appena cessato di
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Quanto tempo errai nella pineta cercando l'ombra più fitta come per dileguarmi per fondermi, ombra anch'io, nelle tenebre, non so. So che quest'ombra
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mente, se non il cuore, del nostro Davide. Egli ricorda di aver letto o sentito raccontare certe leggende nelle quali si afferma che Gesù ama spesso
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che le aveva pietrificato il sangue nelle vene; il fatto è che ella non cedeva una goccia sola di questo dolore e non voleva più neppure piangere per
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E già lo provavo: ed era questo che mi faceva soffrire. Pensavo a tutti i delitti misteriosi che vengono commessi nelle strade solitarie, nei boschi
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nelle vene, e la mia volontà si risvegliasse. Non potevo più dormire. Un giorno mi guardai nello specchio dell'armadio della zia, per vedermi indosso
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