(Fedora scompare nella camera, l’uscio della quale resta spalancato. Oltre il basso del letto e il canterale, si scorgono ora le sacre iconi appese
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(Müller passa nella stanza del ferito: l’uscio è richiuso.)
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(Entrano nella camera Fedora, Lorek e l’Assistente: Fedora si riaffaccia tosto sulla soglia.)
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(Fedora s’è strappata dal collo la croce bizantina: ne apre vivamente il castone, e ne versa il contenuto nella sua tazza da thè, rimasta ancor piena
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(Lorek entra nella camera da letto, di cui riaccosta subito i battenti. – Fedora lo segue con lo sguardo atterrita: poi si lascia cadere sul
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(Egli s’alza e va a frugare nella tasca della sua pelliccia: e, toltone un pacco di lettere, lo getta sulla piccola scrivania. – Fedora lo afferra
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In fondo, nella gran sala da ballo, Fedora, seguita e aiutata da Loris, porge agli invitati tazze di thè e scatole di dolci. Altre signore siedono
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(Fedora corre nella camera da letto, di cui richiude l’uscio, lasciando vedere per un momento il basso del letto e la lampada dal rosso paralume
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nella gran sala: i cavalieri stanno in piedi dietro le dame. – Sul davanti Fedora è sempre sul canapè con Loris: il piccolo paravento li maschera di
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Qui, nella dolcissima ora del drago, non verrà il Sole a dissipare i piccoli sogni paurosi della tua infantile fantasia!; – qui, nella misteriosa ora
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Così – nella morte – la gentile suicida ancor sorride.
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(alcuni entrano nella casa, ed appariscono poi alla finestra spalancata)
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la bellezza della Vita creata da Te penetra col Sole nella mia vecchia persona!
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E le voci audacemente salgono acute fra il rosso vario delle rosarie, per la verandah e penetrano nella Casa Verde.
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Così Iris risvegliata invano cerca l’amicizia dei piccoli giocattoli e degli inutili ninnoli così cari e prediletti nella esistenza di una fanciulla
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’orrore di quel silenzio!… E il vecchio si agita e cammina! Vuole entrare nella sua casa e se ne allontana! – Urta nella siepe di biancospine, vi si
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O Morte, Signora Misteriosa, quanto sei grande nella tua pietà, Tu che tanti mari e cieli eterni poni fra gli umani e i loro dolori!
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umane, nella servile adulazione di quel saluto.
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(Un norimon si fa largo nella folla; è quello di Osaka, che sporge fuori curiosamente la testa. Ed egli rivede così la fanciulla e il suo errore
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infrante e delle tenere carni stracciate a lembi nella gran caduta – scuote e desta dal sopore la fanciulla e la richiama alla coscienza di quell’orrore
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Tutto un sussurro di fiori intorno alla morente!… – Piove il sole sul picciolo corpo aureole irradiate!… Nella suprema agonia Iris finalmente non ha
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Il villaggio, dietro quella grigia macchia di alti, pallidi bambou, eleva ancora indecisi nella penombra i suoi bizzarri tetti; e il ruscello che lo
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col suo Jor fra le mani gli fa ripetere le dolcissime parole che le sono rimaste nella mente e nel cuore, le dolcissime parole colle quali, nel dramma
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