Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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ragione e forza a tutto l'universo salve o superba! Te  nel  silenzio gravido di suoni te nel piano profondo o
salve o superba! Te nel silenzio gravido di suoni te  nel  piano profondo o palpitante cui nuovi germi agitano il seno
profondo o palpitante cui nuovi germi agitano il seno te  nel  canto lontano degli uccelli nel frusciar delle nascenti
germi agitano il seno te nel canto lontano degli uccelli  nel  frusciar delle nascenti piante; te nell'astro che sorge
muti sconsolati avelli sento vibrare E ribollir ti sento  nel  mio sangue mentre il sole m'illumina la faccia e dalle
cose ch'io vidi  nel  fondo del mare, i baratri oscuri, le luci lontane e
Senia, a te sola lo voglio narrare. Ché a brevi fiate  nel  tempo passato nel fondo del mare mi sono tuffato. A dare or
sola lo voglio narrare. Ché a brevi fiate nel tempo passato  nel  fondo del mare mi sono tuffato. A dare or la patria
conosca e vicine le cose lontane. Ma quel che già vidi  nel  fondo del mare, i baratri oscuri, le luci lontane e
mio padre a ritrovare il fratello morto soldato  nel  '44.
 nel  mondo saranno sterrninati passen ed elefanti, popoli inermi
sorprendente! Che gagliardo color, che forma pura! ... Però  nel  fondo non capisco niente, e l'argomento mi mette paura. La
parte; sono inezie, lo so, ma piano piano si sdrucciola  nel  falso e nel balzano! Ah, in questa Italia benedetta, l'arte
inezie, lo so, ma piano piano si sdrucciola nel falso e  nel  balzano! Ah, in questa Italia benedetta, l'arte ahimè va
che toccano pianeti remoti e roteano per anni e decenni  nel  vuoto siderale. Eppure, ripete, le capita ancora di
di rneravigliarsi delle voci nella radio, delle facce  nel  televisore.
ragione più ampia di questa bastata finora: un fiammifero  nel  buio.
sarai  nel  freddo monumento immobile e stecchita, se ti resta nel
nel freddo monumento immobile e stecchita, se ti resta  nel  cranio un sentimento di questa vita, ripenserai l'alcova e
pel genio mio! E allora sentirai l'onda dei vermi salir  nel  tenebrore, e colla gioia di affamati infermi morderti il
della metropolitana mi ruota  nel  petto e nella testa come la tromba marina che oggi si è
il destino è  nel  nome, il mio sta impallidendo fino a spegnersi e forse si
volo delle garrule rondini mia madre insegnommi ad amare.  Nel  sessantuno ritornò dal mare solo l'alato padre; si
ritornò dal mare solo l'alato padre; si accovacciava  nel  nido ogni sera e tal sciogliea nell'aria la canzon
sulla vetta di una qualche piramide d'Egitto; e certo,  nel  tragitto di quell'ottobre, gli mancò la lena, al pensier di
un po' di polvere stellare  nel  cuore di ogni sillaba. I nomi roteano in orbite che hanno
l'assilla con la sua infigurabile passione del vuoto.  Nel  silenzio, che è armatura della parola, la poesia sente
la dea che del tuo canto incoronavi? Ah dimmi, dimmi che  nel  ciel dimora, e che tu te 'n dimentichi all'aurora! -
non spero più che avanzando  nel  mondo ci sia un delta parlo una lingua di fosso seguo suoni
sotto il sole estivo, la faccia luminosa e gli occhi chiari  nel  doppio raggio del sole e del mare - non melodiosa in tutta
del sole e del mare - non melodiosa in tutta la persona  nel  ritmo della danza, o fiduciosa nell'infuriar dell'onde,
per le vie della terra ho ricercata - non più così ti vidi  nel  mio sonno, quando la trama più si fa sottile e all'anima
scaldare, con la voce non ti potea svegliare. Come da lungi  nel  plumbeo mare che si fonde col cielo vela bianca non più in
t'era chiuso il core. Ahi, non questa sognammo amara morte  nel  suo pallido aspetto pauroso, questa che va a picchiar tutte
tutte le porte e ai morti dalla nascita il riposo finge  nel  tempo eterno e tenebroso, ma la giovane morte che sorride a
li preme con l'oscuro dolore - ma che insieme li accoglie  nel  suo seno, come il porto di pace chi ha saputo navigare nel
nel suo seno, come il porto di pace chi ha saputo navigare  nel  mar selvaggio, nel deserto mare, che a terra non s'è vòlto
il porto di pace chi ha saputo navigare nel mar selvaggio,  nel  deserto mare, che a terra non s'è vòlto per conforto.
che il freddo é diventato gelo e avvinghia la città  nel  più crudo silenzio, adesso che la colpa di quanto sta
vibrare sotto la lampada, rósa da quello che fa nido  nel  corpo.
; nato a Cesena il 15 marzo 1923, soldato di leva, morto  nel  campo di concentramento di Gross Fullen, in Bassa Sassonia,
minima storia contro tanto accadere.  Nel  mondo che non esiste se è fatto per la morte, ma stringe e
ma stringe e spinge ogni attimo per seguitare. Un brusio  nel  tumulto, un passo nella ressa. Folle generano folle per
sempre riaffiorante, la corda che lega, lo spiraglio  nel  pozzo. Il bisogno di definirlo, quel vuoto, fino al terrore e
Tutte le ore canoniche: dalla Compieta ai Vespri trascorse  nel  traffico sugli autobus o in metropolitana.
d'altre cose memorando mi parlano con voce indifferente, ma  nel  loro sorriso, ma negli occhi mi par d'intravedere ch'altra
occhi mi par d'intravedere ch'altra cosa vogliono dire, che  nel  cor profondo sì mi ferisce. Che da ogni mio gesto, che dal
solitaria e solo tutto in me mi raccolgo; ma nell'aria,  nel  canto degli uccelli e nell'uguale mormorare dell'acqua,
del tutto, al volgo preda senza schermo, parmi l'anima mia  nel  suo segreto. Ed il sogno che nasce palpitante, la «storia»
triste della sorda fatica e del tormento senza speranza,  nel  mio dubitare cieco, quando l'abisso dell'inerzia,
al tutto; ma da quello una vena mi fluiva di forza che  nel  mezzo delle cose vane e volgari, delle ottuse cure,
non adattarti per fuggir la morte; anzi da te la vita  nel  deserto fatti - che sia per gli altri nuova vita; non
non disperare, ma rinuncia ai vani aspetti della vita, e  nel  deserto sarai tranquillo: dalla tua rinuncia rifulgerà il
mio destino mi volse a far cammino: e vivo ancora mi trovai  nel  fittizio riposo, ma a te vicino per più forte andare; in te
ritorno, ogni vile riposo, ogni timore era morto per me. -  Nel  mare ondoso, sulla brulla costiera solitaria, sotto la
sotto la forte quercia, a me vicina io t'ho sentita siccome  nel  sogno. - Non Argia ma Senia io t'ho chiamata, per non
- Non Argia ma Senia io t'ho chiamata, per non sostar  nel  facile riposo, e la lingua la fiamma consacrata con le
sole che  nel  nuovo parco cittadino si appoggia in silenzio sulle schiene
di interessarsi di un suo fratello di vent'anni finito  nel  reparto psichiatrico del Policlinico.
velo di viola che si vena d'un tremulo affiorare d'oro,  nel  verde argenteo del tuo cielo. Dove tu stendi l'eccitata
trasaliscono i monti, in un respiro che rassomiglia al mio,  nel  dolce suono del tempo di quaggiú, che d'uomo ha il canto e
ho bisogno di freddo, di acqua di rinascita: e mi ritrovo  nel  mio letto ancora fatto,intatto, la sovraccoperta verde con
il suo lungo sogno di mistero; come un mesto palombaro  nel  mare, io discendo nel cor che Iddio m'ha dato, e mi guida
di mistero; come un mesto palombaro nel mare, io discendo  nel  cor che Iddio m'ha dato, e mi guida le perle a rintracciare
mare. Tutto accogli e scruti e respingi da te come il mare.  Nel  cuore hai silenzio, hai parole inghiottite. Sei buia. Per
E sei come le voci della terra - l'urto della secchia  nel  pozzo, la canzone del fuoco, il tonfo di una mela; le
è un'opera di fantascienza, o «scienza fantastica»,  nel  senso letterale del termine.
Il cane è fuggito nei campi, le piante colano verde-oro  nel  sole. Cinque persone pensano contemporaneamente. Una di
stomaco, operato due volte, e che potrà essere assalito  nel  sonno da un hippy ubriaco o da un arabo pazzo.
ai profili neri degli alberi dei monti si congiungono. Ma  nel  cielo e nel piano, ma nell'aria, ma nello sguardo della tua
neri degli alberi dei monti si congiungono. Ma nel cielo e  nel  piano, ma nell'aria, ma nello sguardo della tua compagna e
piano, ma nell'aria, ma nello sguardo della tua compagna e  nel  pallido viso, ma nel tuo corpo, ma per la tua bocca canta
ma nello sguardo della tua compagna e nel pallido viso, ma  nel  tuo corpo, ma per la tua bocca canta ciò che non sai: la
di tra le dita delle nubi a che occhieggian le stelle  nel  sereno? Già trapassa la notte e nuove fiamme leverà il sole
fiorire il fango per le strade. A che occhieggian le stelle  nel  sereno? Qui bulica la terra e qui si muore, cantano i galli
ogni cosa sospingi senza posa che la tua fame tiene, e che  nel  vario desiderar continua si trasmuta. Di sé ignara e del
pur quando li ami e ancora a sé per più voler nemica. Così  nel  giorno grigio si continua ogni cosa che nasce moritura, che
spuntandosi, ora riprende ardire una pioggia di morti  nel  giardino, e una voce di casa, che è una voce di vivi ed è
da pranzo. Ora lui sorride, le carezzai capelli. Lei va  nel  bagno a lavarsi gli occhi, ad azzurrarsi le palpebre, come
terribilmente uguale- saettante, vitale - a quel primo  nel  nido.
perito è l'uom che mai non si è tagliato un dito. Ed io?  nel  fervido volo degli anni, sconfitte immagino e disinganni,
è ancor per tutti il pensier mio? Perché, se l'anima nuota  nel  bello, perché non transita nel mio pennello? Il fiume pieno
Perché, se l'anima nuota nel bello, perché non transita  nel  mio pennello? Il fiume pieno straripa, vola, e avrà saldo
del cielo. Ci si sveglia un mattino, una volta per sempre,  nel  tepore dell'ultimo sonno: l'ombra sarà come il tepore.
dei grumi d'ombra appiattati così come vecchia brace  nel  camino. Il ricordo sarà la vampa che ancor ieri mordeva
 Nel  tepore della luce rossa, dentro le chiuse aule dove la luce
verde, le rughe del volto più dolci, gli occhi che  nel  chiarore velano il nero guarda la porta d'argento.
accompagnavo, senza sapere che dalla sua mano - calda anche  nel  gelo dell'inverno - stava per sbocciare un esperto, non di
“lo spazio della piazza d'armi, oltre che essere segnato  nel  suo interno dalla pista dell 'ippodromo per le corse dei
per le corse dei cavalli al trotto, era delimitato  nel  suo amplissimo giro: da alte pioppe cipressine che in
Il muso che si scompone. L`allarme di una sirena. L'allarme  nel  mio cuore.
i vetri e le foglie scrosciano a terra. Il caffè brucia  nel  vano della cucina in lontananza. E il pericolo è buio, buio
gabbiani stanno sempre  nel  cielo, che è il loro solo mondo. Quando il vento è più
sposa incinta. Il padre della sposa morirà l'anno dopo,  nel  bagno, riverso fra spugne e saponi. Il padre dello sposo,
l'immagine dell'individuo anatra-lepre si è insediata  nel  libro senza che il firmatario potesse farci nulla, se non
è abilissimo al mestiero: prender la gente a calci  nel  seder. Poi l'Accidia, l'Accidia anima pia, soave
Sera e mattina, senza mai posare, dovrà cantarmi l'Angelus  nel  cuor. Porrò l'Invidia accanto al cimitero, e in refettorio
del calendario, starò in riva del mare, in mezzo ai fior,  nel  convento lontano e solitario. E sulla porta sarà scritto:
 nel  bianco riverberi di bianco, che spumeggiando rotolavano su
s'affacciavano parvenze vestite di bianco, disfatte subito  nel  bianco, s'affacciavano simulacri imbiancati, smarriti nei
sono stati raccolti, quasi tutti in un primo momento, altri  nel  corso del tempo, a mano a mano diminuendo le proporzioni
mia madre era morta all'alba, ed era accanto a me  nel  corridoio, era nell'angolo delle sue rose, sulla strada tra
all'alba, la sua voce dalle sere d'inverno era venuta lì  nel  corridoio, era la musica dell'attesa con tutti quei toni
scena succede  nel  castello di Renato, in una valle delle Alpi piemontesi. -
e coi premi lontani ed agognati nei sogni antichi. Freme  nel  petto l'animo convulso: sete di gloria e sete di sapere
tutta la terra vincere il fato e la fortuna ch'erra cieca  nel  mondo. * * * Ma un brivido mi corre per le membra, la vita
abbiam perduto; della nostra esistenza, calda un'onda  nel  buio del passato si sprofonda inesorato. Con quel legame
... addio compagni! Gorizia, 25 giugno 1905 Sibila il legno  nel  camino antico e par che tristi rimembranze chiami mentre
sospira, col sogno, coll'orgia, col dubbio, coll'ira ;  nel  fango, nell'aria, sui letti del mondo, sul capo profondo
mi accostano, son tre che rammento; son dessi che riedono  nel  sacro momento... Son dessi - un bel pargolo, la madre