religiose funzioni e particolarmente le messe pei morti, con cui da parenti e da amici si intende di suffragare alle anime e rendere onoranza alle
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trafitti; vogliono insomnia sulla scena i pugnali, i veleni, le morti, i funerali, vogliono gli osceni scherzi, i sucidi amori che farebbero loro
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, le morti, gli attentati nefandi non hanno il più delle volte altra causa all'infuori dell'ubbriachezza. «Son vittime costoro, scriveva un giornale
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nostri si smaltiscono come i confetti. I conviti, le danze, le feste tutte terminano pressoché sempre con morti e ferite di coltello. Ho avuto anzi la
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giudice ogniveggente, interpretano a lor modo le sciagure e le morti; per cui il soldato, il cittadino morti difendendo il paese, l'uomo di Stato affranto
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perdite annovera fra i morti un corazziere prussiano, il quale fu trovato coi polsi segati e colle orecchie recise, ecc.» mi pare che non si abbia
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lasciano ai dì nostri dietro di sé una enorme quantità di mutilati e di morti; eppure è un fatto che la strage negli eserciti, più ancora che al fuoco
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più delle malattie, delle morti del loro bue, del loro ciuco, del loro maiale che non di quella delle loro mogli, delle loro figlie, della loro
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, che vegeta molle ed inerte, che tradisce col suo aspetto desolato le morti molto più orribili della sue attività, della sua semplicità, del suo cuore!
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tavola, di molti e sinceri compianti sul pover uomo che se n'è ito, di molte e gravi riflessioni sulla quantità straordinaria delle morti, sui generi di
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dei ritardi frapposti alle convalescenze, delle ricadute, delle morti cagionate da questo falso sentimento di umanità, da questa carità mai intesa di
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Non fate né allusioni, né complimenti al buon appetito dei commensali. V'ha poi un vecchio proverbio che raccomanda di non parlare di morti a tavola
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MANZONI — Il 5 maggio. Darò termine al mio libro con una rimembranza ai poveri morti..... — Ma questa, caro mio, passa ogni misura! Oh che? non ci
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FOSCOLO oh certo non fa d'uopo ricordare che vi hanno per coloro che sopravvivono degli obblighi sacri verso i morti; e non verrà mai meno nelle
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La civiltà, coi morti! Voi vedete che cosa io intenda per questa parola applicata ad esseri che non sono più fuorché nelle nostre memorie e nei
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che pur le sono di tanto superiori? Meno tristi certuni non isparlano, è vero, dei loro morti, ma li dimenticano! Il sudario che ha tolto alla loro
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Parliamo dei nostri morti; parliamone con riverenza, parliamone con affetto. Vadano i loro nomi frammisti ai nostri discorsi; salutiamo coll'alba che
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ode la prece ed il pianto dell'infelice consolato e difeso. Onorate le memorie dei morti; quanti martiri là entro, in quel mesto ritiro, che il mondo
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Ma torniamo un momento al soggetto delle usanze che corrono ai nostri giorni riguardo ai poveri morti. Dico il vero: io non mi sento di approvare
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che fanno parte del corteo io le credo così scempie e così villane cose come l'insultare agli stessi morti; e penso sia dovere in tali casi di ogni
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E adesso mi perdonino i morti, se di loro ragionando, il mio linguaggio non fu affatto degno di loro; i vivi mi perdonino di aver suscitato con un
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Visite agli infermi. . . . . . . . .» 466 Lettere. . . . . . . . . . . . . . .» 475 XIX. Conviti. . . . . . . . . . . . . . . . » 481 XX. I morti
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quelle creaturine delle vane paure con racconti d'incantagioni, di stregherie, di spiriti vagolanti, di morti risuscitati e va dicendo; col minacciarli
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morti da secoli e i nepoti nascituri son tutti una cosa ed un'anima, e a tutti è Dio il Dio vivente; quindi è che i doveri verso i congiunti anco più
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