nessuno! «Eppure, chi è più meritevole di morte che la setta malvagia la quale ha fatto dell’Italia un paese di morti
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fatto sta, che pochi furono i mercenari morti e gli altri, usciti dalle caserme ed ordinatisi, incominciarono un fuoco d’inferno contro il popolo inerme
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storia registrerà i gloriosi nomi, morti o malamente feriti Pochi furono i superstiti dei valorosi settanta e quei pochi lasciarono il campo per
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che decidono sempre della sorte di un combattimento. I mercenari volsero le spalle e lasciarono sul campo buon numero di morti e parecchi feriti, ma i
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desiderato ch’ei viaggiasse la notte ma di notte v’era pericolo di fuga o di rapimento perché i vecchi compagni di Gasparo non erano ancor morti
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poeta, sono per l’onoranza ai morti e veramente, credo, che onorare la virtù nei defunti serva d’incentivo ai viventi per imitarli. Ma quando si pensa
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d’esser libero, comunque fosse, (poiché è preferibile essere morti al trovarsi nelle prigioni dei preti sotto l’imputazione di delitto politico
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raggiungere gli amici al posto più pericoloso. L’aspetto dell’interno del lanificio già era straziante. Molti cadaveri di coraggiosi popolani morti alla
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a seppellire i morti, che non eran pochi, ed alla cura dei feriti, sì gli uni come gli altri quasi tutti papalini. I liberali ebbero tre feriti soli
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alcuni morti. Tra i cadaveri che all’albeggiare si distinsero nelle vicinanze delle Tenne, v’era un giovane col mento appena coperto di lanugine, era
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