Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

VODIM

Risultati per: mio

Numero di risultati: 1460 in 30 pagine

  • Pagina 1 di 30
incredula): Sei tu il Reuccio  mio  fratello?
quel che diceva il  mio  povero ex Re ...
vi sia concessa. Il  mio  Primo Ministro provvederà!
 Mio  signore! Mio signore! Come vive lei col suo cuore di
Mio signore!  Mio  signore! Come vive lei col suo cuore di ghiaccio? Mio
Mio signore! Come vive lei col suo cuore di ghiaccio?  Mio  signore! Mio signore! Io ho un morbido nido caldo. Ho la
Come vive lei col suo cuore di ghiaccio? Mio signore!  Mio  signore! Io ho un morbido nido caldo. Ho la mia stufa
spirito di poeta, vorrei un'azzurra fiamma di alcool per il  mio  thè, per il diletto degli occhi miei.
Che ha tanto sofferto per l'egoismo del  mio  ex Re!
al suo petto la Reginotta e baciandola : Figlia del  mio  cuore! Come sei bella!
Mia signora! Mia signora! Io mi faccio, con il  mio  spirito, il mio umile caffè. Questa roba agghiacciò tutti.
signora! Mia signora! Io mi faccio, con il mio spirito, il  mio  umile caffè. Questa roba agghiacciò tutti. "Scusi" mi disse
Grazia vi sia concessa. Non occorre spiegarmi ... Il  mio  Ministro darà gli ordini opportuni. (Si rimette a mangiare
ebbi la presenza di spirito di articolare una sola parola.  Mio  padre, amorevolissimo, (io non aveva conosciuta mia madre)
e non lontana dal mare, vi era una villa proprietà di  mio  padre da noi abitata nelle nostre escursioni estive. Io
Io sentivo di amare perdutamente lo sconosciuto  mio  liberatore. Sovente passava delle ore al balcone del mio
mio liberatore. Sovente passava delle ore al balcone del  mio  appartamento, gettando lo sguardo in tutte le direzioni e
scorgeva un palischermo, una navicella sul mare, puntava il  mio  binocolo su quel punto, non per altra brama che di scoprire
di scoprire fra la ciurma o tra i passeggeri l’idolo del  mio  cuore. Una sera era già tardi ed io seduta al balcone della
m’uscì incontanente dal petto e, lo confesso, tutto il  mio  pudore di donna bastò appena per trattenermi dal corrergli
dal corrergli incontro e gettarmi nelle sue braccia. Il  mio  carattere solitario e sdegnoso de’ costumi della Capitale
rompendo il silenzio egli mi disse: Irene! voi perdonate il  mio  ardimento, non è vero? Io non risposi, ma senza resistenza
me che una creazione della fantasia che dava una forma al  mio  liberatore, potete immaginarvi se in quel momento, in cui
in cui l’essere fantastico della mia immaginazione, e del  mio  affetto aveva presa forma viva, che ne udiva la maschia ma
vostra, non lo dico per vantarmene, credetelo, diceva al  mio  cuore che voi mi amavate e che quell’amore vi faceva
questa povera vita per voi, oh!, credo che allora il  mio  sogno sarebbe compiuto! Perdonatemi!... Irene!... - Così
l’unica, quella di aver forse accelerata la morte del  mio  vecchio ed amoroso genitore». Qui una lacrima rigava la
la narrazione non era essa stata sul punto di esclamare: il  mio  Attilio anch’esso è bello, valoroso, degno d’essere amato
valoroso, degno d’essere amato di un simile amore! Sì! il  mio  Attilio!, mio! essa ripeteva a sé stessa, intanto che Irene
avere una sola vita, da conservare tutta alla Regina, e al  mio  popolo. E prima di sposare, intendo sbarazzarmi delle altre
di Fidelia; - nessuna volontà umana potrebbe violentare il  mio  libero arbitrio. L'anima di mia madre è con me, e la
di mia madre è con me, e la menzogna non può uscire dal  mio  labbro. Così parlando, la giovinetta sviluppò dal peplo il
un ultimo esemplare che avea comprato a Siena, lo diedi al  mio  compare; or contrattando questo, perché oltremodo usato,
- E quel tuo Quintiliano legato a ghirigori ? - É adesso il  mio  pastrano... - Tu hai tutta quanta l'aurea latinità sul
 mio  cognato è proprio una brava persona. Egli mi tratta come se
che fanno piacere a un ragazzo, e io voglio dimostrare a  mio  cognato quanto gli sono riconoscente per tutto quello che
* * * Oggi a desinare il Maralli ha parlato ancora del  mio  giornalino. - Tu non l'hai mai visto? - ha domandato a
sposalizio di San Francesco al Monte! - A queste parole  mio  cognato s'è slanciato sul giornalino e ha voluto vedere
e ha voluto vedere quelle pagine dove è descritto il  mio  viaggio sulla traversa dietro la carrozza e la scena che,
prometti? Io gli ho risposto di sì. - Bene: - ha ripreso il  mio  cognato. - Tu devi permettermi di strappare dal tuo
ma molto a malincuore, perché l'idea di sottrarre al  mio  caro giornalino una parte delle mie confidenze, mi pareva
che era rimasto arricciato sulla palla di carta fatta da  mio  cognato, mi son sentito una stretta dolorosa al cuore; ma
palpiti a ogni minaccia del fuoco contro le pagine del  mio  giornalino! Ma fortunatamente ormai la fiamma aveva esulato
era vero; e lui tutto contento mi ha domandato: - Ah,  mio  nipote l’ha sgridata? Meno male! Volevo ben dire io! Mio
mio nipote l’ha sgridata? Meno male! Volevo ben dire io!  Mio  nipote è un buon giovane e mi è stato sempre molto
mio, a patto che tu mi dica sempre quello che dicono di me  mio  nipote e tua sorella... perché sono cose che mi fanno molto
bugie ci si guadagna sempre. Ora penserò a fare il regalo a  mio  cognato, perché se lo merita.
in vista di Arona. In questi dintorni ha una villetta  mio  zio Michele, un buon uomo che ha fatto molti denari col
era il nome della mia povera zia), non perchè in casa di  mio  zio Michele la tavola sia quasi sempre preparata, ma per la
dal sole, cioè, come dicono i romanzieri, irresistibile.  Mio  zio, uomo di vecchia esperienza, non aveva mai veduto di
di più palpabile. Perciò non posso dire nemmeno che  mio  zio mi amasse come la pupilla degli occhi suoi; tuttavia la
davanti come una dolce visione, mentre, appoggiato al  mio  fucile, procuravo di discernere qualche cosa di bianco a
col pensiero, il capitano, forse ispirato da Dio, ordina al  mio  tenente di prendere con sè quattro o cinque uomini e di
una muraglia di sapone a questi assalti. Strada facendo, il  mio  signor tenente, un vanerello ancor fresco d'accademia, con
bravo cavalcatore, e amato da tutte le donne. Ma per conto  mio  pensavo alla meraviglia di mio zio e della mia cuginetta,
tutte le donne. Ma per conto mio pensavo alla meraviglia di  mio  zio e della mia cuginetta, quando mi avessero conosciuto;
punti, poi si avviò solo verso la villetta, che distava dal  mio  pino un quaranta passi, per rendere omaggio ai padroni di
Mi pentivo di non aver detto prima al tenente che  mio  zio era mio zio, e mia cugina qualche cosa di più di una
pentivo di non aver detto prima al tenente che mio zio era  mio  zio, e mia cugina qualche cosa di più di una cugina: ma non
Peggio per me! Però mia cugina sapeva bene il numero del  mio  reggimento, e quel numero l'aveva sotto gli occhi; perchè
se conosceva il caporale così e così? Il tenente presentò a  mio  zio, com'era giusto, anche il suo biglietto di visita, con
il suo biglietto di visita, con tanto di corona sopra:  mio  zio fe' due occhi di barbagianni, s'inchinò, strinse le
piedi; non si sa mai ciò che un marchesino può diventare.  Mio  zio avrebbe voluto essere una saponetta per le sue belle
intanto non perdevo di vista il campanile di Grolasecca. Il  mio  bonissimo zio, dopo avere stretta fra le sue la mano del
volessero riposare un poco, le fucilate rincominciarono nel  mio  cuore: e son fucilate che fanno squarci, non c'è muro che
e son fucilate che fanno squarci, non c'è muro che tenga!  Mio  zio, facendosi visiera colle due mani, cercava il nemico in
e gridò: - To', Pierino. - Sei tu, nipote mio? - esclamò  mio  zio con poco entusiasmo. - Cos'avete, caporale? -
- interruppe il tenente in un modo insolito; e voltosi a  mio  zio: Perdonerà, ma vi può essere un pericolo. - La patria,
patria, la patria anzi tutto, - osservò quel sant'uomo di  mio  zio Michele. - Una compagnia di Neri passeggia sul sagrato
zio. - Abbi pazienza, nipote mio: la patria anzi tutto. - E  mio  zio rideva. La parola colazione il marchesino non l'aveva
colazione il marchesino non l'aveva fatta sonare per nulla:  mio  zio, che non ci pensava nemmeno, si risvegliò come di
Se invece di semplice polvere avessi avuto del piombo nel  mio  fucile, chi mi assicura che Pierino non avrebbe fatto uno
sul piano-forte, una musica che non giungeva nuova al  mio  cuore, che mi aveva insegnate tante belle cose! Erano
state a dirlo) e che io asciugai colla manica ruvida del  mio  cappotto. Quando alzai il viso, vidi mio zio sul
manica ruvida del mio cappotto. Quando alzai il viso, vidi  mio  zio sul terrazzino, curvo, colle mani appoggiate alle
buon uomo gridava: - Si restringono sempre. Io allora, col  mio  fucile stretto fra le mani, col passo leggiero d'uno
sul terrazzino, anzi fin quasi alla persiana, prima che  mio  zio se ne accorga; mi arresto, arresto i moti del cuore,
io non so perchè, un colpo che rimbombò come un temporale.  Mio  zio Michele saltò a cavallo del cannocchiale, Elisa gettò
che il tenente infuriato e rosso in viso fece sonare al  mio  orecchio, io non intesi se non che, giunti a Milano, egli
Sei mesi dopo ricevetti un bigliettino malinconico di  mio  zio, che mi pregava di andare a trovarlo e di perdonargli
geografica alla mano io rannodava lo strano itinerario del  mio  infelice amico e ne seguiva le dolorose stazioni. Il lungo
da Quito nell'estate del 1856, non ebbi più una parola dal  mio  amico, né da altri potei raccapezzarne qualche notizia.
e il cuore mi faceva temere che quelle carte fossero del  mio  William. Nel pacco trovai subito queste poche righe senza
incontraste per caso il cenciaiuolo che mi ha rubato il  mio  bambino? Le persone, che non ne sapevano nulla, la
e vi andò anche quella povera donna. - Oh Dio! É tutto il  mio  bambino!... Ma non era così che ti volevo Re, figliolino
Mi resta una sola vita; la consacro a Voi, mia Regina, e al  mio  popolo ...
vero riuscì di poco frutto. Grida sfrenate vi si udirono al  mio  passaggio ma i fatti poco o nulla corrisposero alle grida.
degli studenti di quella celebre università e l’animo  mio  fu ringiovanito dal loro fervido amore di patria e
 mio  ottimo amico Professore Angelo Vecchio. Tu lo volesti, ed
e politico degno di meditazione e di studi. Io ho pagato il  mio  debito a te ed ai pochi dei quali ho ambito la stima e
l’orribile delitto. La raccolsi svenuta, l’adagiai sul  mio  lettuccio e per la prima volta potei contemplare tranquillo
sovrana dell’anima mia! Per Dio! sentii quasi menomare il  mio  aborrimento per l’assassino incestuoso, parricida, alla
disposizione di sicarii per uccidermi, quanto possedeva. Al  mio  aspetto benché oppresso dagli anni e da’ malanni voi potete
per farmi la pelle. Io, che sapevo di quanto era capace il  mio  nemico, dormivo con un occhio aperto e quando uscivo di
e quando uscivo di casa avevo meco due amici fedeli, il  mio  Lione e la mia carabina, con tutti gli accessori. Lione a
a muovere la coda ed appuntava gli orecchi. Povero  mio  cane! egli fu vittima dell’affetto che mi portava! - e il
a S.... pervennero ad avvelenarlo. Fra S.... e il  mio  abituro esistevano certi folti, certe macchie nella selva
vigilanza ed impauriti dalla mia carabina eran fuggiti al  mio  avvicinarsi e confessarono al prete che volean desistere
macchia che dava sul sentiero che io doveva percorrere. Il  mio  Lione era sepolto e, ad onta delle mie precauzioni, io fui
di orecchio sinistro. Un’altra palla colpì nel davanti del  mio  cinto di cuoio e fracassò alcune cartuccie, la terza mi
la destra armata di pugnale. Sembrava un energumeno, ma il  mio  tiro riuscì più efficace dei loro. Il malnato, rotolò ai
bene di tenere la campagna. Allora cominciò la storia del  mio  così detto brigantaggio; però, vi giuro, che la morte dei
agli inganni, e quella buona lama del cardinale A....  mio  degno parente, che Dio maledica, contribuì più d’ognuno
già pensato al regalo che debbo fare a  mio  cognato. Gli comprerò una bella cartella da tenere sulla
fatto. Ho voluto ricopiare qui in questo  mio  giornalino il foglietto del calendario d'oggi, che segna
e allora come farò a riempire tutte le tue pagine bianche,  mio  caro giornalino? Mi aiuterò con la mia facilità di
Mi aiuterò con la mia facilità di disegnare, e farò qui il  mio  ritratto come sono ora all'età di nove anni finiti. Però in
scappare, e rimase con un palmo di naso... Ah no! Io amo il  mio  caro Alberto De Renzis. Che peccato che Alberto non sia
proprio ragione di canzonarlo! Dunque io ero in salotto col  mio  giornalino in mano, quando ad un tratto lui mi dice con
nostro Giannino? - Io, naturalmente, gli ho dato subito il  mio  libro di memorie, ed egli si è messo a leggerlo forte,
son contento perché ho potuto empire tre pagine zeppe del  mio  caro giornalino!
famoso per le sue ricchezze, splendidamente educata da  mio  padre, a me non mancò nessuna specie d’istruzione, ma cosa
in una osteria uscirono colle sciabole perseguitandosi. Il  mio  cavallo si spaventò, prese il morso coi denti e di carriera
abbandonavo sfinita. Allo strappo violento della mano del  mio  salvatore il cavallo fa un mezzo giro a sinistra, inciampa
salva, ma svenuta e quando ripresi i sensi mi trovai nel  mio  letto, in casa mia, attorniata dalle mie donne. E chi era
in casa mia, attorniata dalle mie donne. E chi era stato il  mio  salvatore? a chi chiederlo? Feci chiamare il domestico che
già trasportata in una casa vicina da dove, palesando il  mio  nome mi fece trasferire subito nel mio palazzo. Altro non
dove, palesando il mio nome mi fece trasferire subito nel  mio  palazzo. Altro non seppe dirmi del mio salvatore se non che
subito nel mio palazzo. Altro non seppe dirmi del  mio  salvatore se non che egli era un giovine e che s’era
quel lampo si era indelebilmente trasfuso ed impresso nel  mio  cuore. Io non potei più dimenticare quella sua fisionomia
se è romano dev’essere della schiatta de’ quiriti, del  mio  popolo ideale! del mio culto! Una sera (voi conoscete l’uso
della schiatta de’ quiriti, del mio popolo ideale! del  mio  culto! Una sera (voi conoscete l’uso in Roma di visitare il
di quell’immenso edificio, un colpo di bastone rovesciò il  mio  domestico e due malandrini afferrandomi per le braccia
anni che io fui informato per la prima volta dal  mio  precettore, un indiano d'alto sapere e d'alta casta, che io
impressione produsse in me la notizia comunicatami al  mio  venticinquesimo anno, d'essere invece il figlio del capo
da tutti gli onesti condannata. Il testamento lasciato da  mio  padre, che mi rendeva padrone di centosettanta milioni di
anglo-indiana, mi lasciai vincere, suggestionato anche dal  mio  precettore. Conoscevo tutta l'istoria, sapevo dov'era il
suo zio, andai a offrire al governatore della colonia il  mio  aiuto e le mie navi. Volevo avervi tutti nelle mie mani,
avervi tutti nelle mie mani, per vendicare la morte di  mio  padre. Mentre io mi preparavo sul mare, il mio precettore,
la morte di mio padre. Mentre io mi preparavo sul mare, il  mio  precettore, fingendosi un pellegrino della Mecca, sollevava
odo più, da molte notti, il terribile grido di vendetta di  mio  padre. La sua anima deve essersi placata. Mi perdoni, ma
rivolgendosi verso Tremal-Naik, gli disse: - Volete essere  mio  padre? - Sì, - rispose l'indiano. - Siate felici, figli
generale Smith contro gli insorti delle isole Filippine. 6  Mio  signore. 7 Un tipo di alghe brune. 8 In America, nello
no che voi non mi potreste smentire: io vi esporrò il  mio  racconto con tutta la coscienziosa veracità di uno storico,
loro veracità fino a che non avrete letto compiutamente il  mio  racconto. La grande isola di Potikoros giace nell'Oceano
Premetto uno schiarimento. Venti anni prima di quell'epoca,  mio  padre onesto commerciante di cotone, nel recarsi a
attraverso al naso un osso bianco di balena; e quando  mio  padre co' suoi dodici compagni di naufragio chiese loro
e gli indigeni li trafissero colle loro freccie; ma  mio  padre che era uno spirito forte, brandì in aria il suo osso
e lo elessero a Presidente della repubblica. Un anno dopo  mio  padre faceva un colpo di stato, e assicurava una corona
d'ambasciatori Potikoresi veniva ad annunciarmi la morte di  mio  padre e la mia successione al trono di Potikoros, Tutti
dalle acque; alcune isolette disposte qua e là, attorno al  mio  regno, somigliavano a quelle foglie gigantesche di ninfe
esprimere le mille sensazioni soavissime che agitavano il  mio  petto, le mille lusinghe che venivano a blandire la mia
reale. Pochi istanti prima di approdare, chiamai a me il  mio  primo ministro, che pure faceva parte della Commissione
condizioni finanziarie, sull'esercito, sull'indole del  mio  popolo e sulle costituzioni del mio Stato. - In quanto alla
sull'indole del mio popolo e sulle costituzioni del  mio  Stato. - In quanto alla popolazione che il cielo vi ha
che il cielo vi ha chiamato a governare, mi diceva il  mio  primo ministro, facendosi scorrere tra l'indice e il
dei Denti bianchi. Io confesso che quest'ultima notizia del  mio  ministro mi riempì l'animo d'una gioia straordinaria Ah!
sensi. È là, io diceva, che mi solleverò dalle cure del  mio  stato, che mi rifarò ad usura della mia gioventù avvizzita
ed io temendo che egli comprendesse il motivo del  mio  silenzio, e che io vi perdessi non poco della mia dignità
sarebbero tali da ..... - Non dico ciò, riprese il  mio  ministro visibilmente turbato, ma .... ma veramente .... la
io inorridito. - Come piace a vostra Maestà, disse il  mio  primo ministro, le idee colle teste. Io confesso che la mia
dunque in floride condizioni. - Tristissime! rispose il  mio  ministro con accento mortificato; e poiché da questo mio
il mio ministro con accento mortificato; e poiché da questo  mio  viaggio in Europa, ho desunte alcune cognizioni circa i
con gratitudine. - E a quanto ascendono le rendite di  mio  padre? - Ad una somma considerevole, a parecchie centinaia
dalle casse dello Stato. - E ciò non sembra gravoso al  mio  popolo? - Vostra Maestà è novizia nell'arte del governare:
di compiacenza che non isfuggì all'occhio penetrante del  mio  degno ministro dai denti neri. - E quali sono, io chiesi, i
il governo d'un regno mi giunge alquanto inaspettato. Il  mio  ministro sorrise a questa domanda che gli parve improntata
zelo che varrà a meritarmi la simpatia e la gratitudine del  mio  popolo. Il mio ministro s'inchinò fino a terra. Aveva
a meritarmi la simpatia e la gratitudine del mio popolo. Il  mio  ministro s'inchinò fino a terra. Aveva appunto posto
con un più vasto colpo d'occhio le meraviglie naturali del  mio  regno. Ma la mia attenzione fu distolta da questo esame
esame dalla vista dei preparativi che s'erano fatti pel  mio  ricevimento solenne. E d'altronde non m'era mostrato ancora
(poiché quello della repubblica era stato atterrato da  mio  padre) consisteva in un elissi diviso da un fusto di
dell'atto ardimentoso che aveva procurato il trono a  mio  padre; nell'altro vi era un merlo nero che, come seppi più
vi era un merlo nero che, come seppi più tardi dal  mio  ufficiale araldico, vi era stato posto in onore di un
ministri e dalle deputazioni delle città secondarie del  mio  regno. Si era bensì pensato a mettere nel mio seguito
del mio regno. Si era bensì pensato a mettere nel  mio  seguito alcuni interpreti, ma il concetto di queste domande
un grido prolungato del popolo e dell'esercito salutò il  mio  arrivo, e avendo io interrogato uno de' miei interpreti sul
che avrebbero ammorzato colla loro lentezza tutto il  mio  fuoco oratorio, me ne distolse. E d'altronde la folla era
dire l'impressione inattesa che provai alla vista del  mio  esercito. I Denti neri pei quali mi era sembrato che avrei
che avrei dato metà l'isola di Potikoros perché il  mio  regno non fosse stato popolato che di quella razza. Più
smentito. Certo è però che appena io vidi quella metà del  mio  esercito, conobbi che non sarei rimasto sicuro sul mio
del mio esercito, conobbi che non sarei rimasto sicuro sul  mio  trono; e pensai con dolore a quelle parole che mi aveva
e pensai con dolore a quelle parole che mi aveva detto il  mio  primo ministro, che, cioè, i Denti neri costituivano la
che, cioè, i Denti neri costituivano la migliore metà del  mio  regno. E stava meditando appunto su questo pensiero, quando
su questo pensiero, quando mi parve di scorgere che il  mio  primo ministro e gii altri onorevoli membri componenti la
altro ostacolo alla vostra ascensione sul trono. -  Mio  Dio! io dissi, sotto quali tristi auspici incomincia il mio
Mio Dio! io dissi, sotto quali tristi auspici incomincia il  mio  regno! Ancora non ho posto piede sulle rive de' miei
con esso solo di sottomettere i ribelli, di consolidare il  mio  trono, e di conservare intatte le sacre. costituzioni del
e io non ci aveva pensato ... ma ciò è impossibile ... il  mio  naso .... il mio naso greco! il più puro naso greco che io
pensato ... ma ciò è impossibile ... il mio naso .... il  mio  naso greco! il più puro naso greco che io abbia mai veduto
Se io tornassi in Europa! Se la ribellione mi privasse del  mio  regno .... tornarci col naso forato, trapassato da un osso
a' miei ministri dissi loro, dissimulando quanto poteva il  mio  spavento: illustrissimi signori, io sono felice di
Io ammutoliva per vergogna. Dopo un istante di silenzio il  mio  primo ministro rispose: noi siamo profondamente convinti
della verità delle mie asserzioni .... Perché il  mio  naso .... la mia mucosa .... E in quell'istante essendomi
balenata alla mente un'idea stupenda, mi avvicinai al  mio  primo ministro e gli mormorai all'orecchio: persuadetene la
intatto dimetterò sull'istante questi ministri, rifarò il  mio  gabinetto, allontanerò da me questi sudditi ribelli e
allontanerò da me questi sudditi ribelli e corruttibili. Il  mio  ministro cedette di fatto, come mi era lusingato, a quel
come mi era lusingato, a quel tentativo. Rivoltosi al  mio  seguito disse; veramente .... l'interesse, la quiete dello
ad un piccolo rialzo di terra sul quale era innalzato il  mio  padiglione. Tutta la campagna circostante era gremita di
inviate dalle provinci e fedeli del regno, le fanciulle del  mio  serraglio mi avevano mandato un'ambasciata di dodici delle
questa parole nella mia lingua. - Voi non siete nativa del  mio  regno? le chiesi io meravigliato. - No, disse la fanciulla.
una speciale autorità sulle donne del vostro serraglio. -  Mio  padre, esclamai tra me stesso, non aveva gusti depravati,
... è impossibile ... E rivoltomi ad Opala le dissi:  Mio  padre vi amava? - Molto. - Di che affetto? Il volto di
molto, io vi lascierò intatta l'autorità conferitavi da  mio  padre. Dio mio! voi siete sì bella!… voi sarete la mia
disse Opala. - Quante è vero l'affetto che sente già il  mio  cuore per voi. - Per me! la vostra schiava .... - Non dite
sorbetto colla mia bocca, vi solleticherò colle penne del  mio  ventaglio, vi farò riposare la testa sulle ginocchia,
felice con te, E pensai: se fosse possibile abbandonare il  mio  regno, fuggire con questa fanciulla, portar meco i tesori
fuggire con questa fanciulla, portar meco i tesori di  mio  padre, quel diamante favoloso, queste verghe d'oro ... e
che si pretende deturparmi il viso, forarmi il naso, il  mio  naso greco, il naso caratteristico della mia famiglia ... E
privarmi dei sacri diritti che mi sono stati trasmessi da  mio  padre. Se non potrò sedere sul trono di Potikoros, saprò
esclamai con voce più alta; recatemi le mie armi e il  mio  cavallo, che io indossi il mio paludamento reale, tutti i
recatemi le mie armi e il mio cavallo, che io indossi il  mio  paludamento reale, tutti i miei distintivi di re, e la
da tanto ardimento mi fecero recare in fretta il  mio  cavallo, e mi aiutarono ad indossare i miei distintivi.
ad indossare i miei distintivi. Dopo che, fiero del  mio  coraggio, balzai in sella colla spigliatezza d'un
dell'Oriente vi erano state accumulate a larga mano.  Mio  padre aveva saputo conciliare fastosamente la mollezza dei
non erano inferiori a quelli di qualunque casa europea. Il  mio  appartamento speciale era uno di quei ritiri incantevoli
gabbia sospesa nell'azzurro del soffitto. Non parlerò del  mio  letto, del mio trono, di tutti i mobili delle mie stanze;
nell'azzurro del soffitto. Non parlerò del mio letto, del  mio  trono, di tutti i mobili delle mie stanze; sarebbe
e venivano per le stanze, ansiose di sorprendere ogni  mio  più piccolo desiderio, ogni mio bisogno più insussistente,
ansiose di sorprendere ogni mio più piccolo desiderio, ogni  mio  bisogno più insussistente, e soddisfarlo colla rapidità del
colla rapidità del pensiero. Appena posto piede nel  mio  gabinetto particolare, alcune di queste dame mi
particolare, alcune di queste dame mi presentarono il  mio  nuovo costume di monarca, e si accinsero a spogliarmi del
nuovo costume di monarca, e si accinsero a spogliarmi del  mio  abito di borghese (sotto il mantello reale che avea
rondine, di cui non avevo per anco soddisfatto il conto al  mio  sarto) per mettermi in grado di presiedere al giudizio
e in tutto lo splendore della mia carica. Ma il  mio  pudore non mi permetteva di cedere all'invito di quelle
mi permettono di mostrarmi qui in tutta la semplicità del  mio  costume naturale ... e oltre ciò, i miei arnesi di
ma mi avvidi che nessuna di esse intendeva la lingua del  mio  paese; e non potendo far di meglio, lasciai fare, con
fissata pel giudizio pubblico, e avendo osservato nel  mio  orologio, (un vecchio orologio di Ginevra che aveva avuto
vi mancava una buona mezz'ora, chiesi di essere condotto al  mio  serraglio; e mi vi avviai in mezzo alle persone del mio
al mio serraglio; e mi vi avviai in mezzo alle persone del  mio  seguito, parte delle quali mi precedevano agitando dei
la sorpresa, la meraviglia che provai alla vista del  mio  serraglio! Io era rimasto muto ed estatico. Appena ebbi la
sarebbe impossibile. L'eleganza, la mollezza, il lusso del  mio  apartamento erano uno sfarzo meschino a confronto della
Al rumore de' miei passi (nessuna pianella del  mio  guardaroba reale avendo potuto calzare al mio piede, io
pianella del mio guardaroba reale avendo potuto calzare al  mio  piede, io portava tuttora il mio unico pajo di mezzi
avendo potuto calzare al mio piede, io portava tuttora il  mio  unico pajo di mezzi stivali a doppia suola), Opala si
mia carica, a rendere a ciascuna di esse l'omaggio del  mio  rispetto e della mia ammirazione. Fui grato alla Serenità
e della mia ammirazione. Fui grato alla Serenità di  mio  padre di aver introdotto nel sistema educativo del
educativo del serraglio l'insegnamento della lingua del  mio  paese, poiché tutte quelle mie fanciulle, risalirono
di sollevarmi un poco con voi dalle cure dolorose del  mio  Stato. - Io posso tanto sul vostro cuore? - disse la
seguirvi? Son io, dissi, che vi seguirei, che perdendo il  mio  regno, troverei un compenso adeguato nell'acquisto che
che voi mi amiate, che siate disposta a rifuggirvi meco nel  mio  paese, io avrò la forza di oppormi a tutte le torture che
a tutte le torture che mi minacciano. Credo che i tesori di  mio  padre superino di gran lunga le più ricche fortune che ci
corruttibili - come tutti i ministri che ho conosciuto nel  mio  paese - per lusingarmi che vorranno accordarmeli. - Quanto
questa parola. Mentre che ella curvava il suo volto sul  mio  si arrestò a mezzo dell'atto: la fanciulla aveva ascoltato
diceva dal di fuori colla sua voce stentorea, il  mio  primo ministro, l'ora del giudizio è già trascorsa, e la
politiche in cui versiamo, non fatevi aspettare più oltre.  Mio  Dio! io dissi, interrogando di nuovo il mio vecchio
più oltre. Mio Dio! io dissi, interrogando di nuovo il  mio  vecchio orologio di Ginevra, è vero, l'ora fissata è
momento la mia anima macchinava tristi progetti a danno del  mio  popolo. Se io riesco a consolidarmi sul trono; se coi
Se io riesco a consolidarmi sul trono; se coi tesori di  mio  padre potrò formare un partito numeroso alla mia causa,
mi tiene legate le mani in un governo dispotico. Farò, come  mio  padre, un colpo di Stato. Che cosa è questo governo
gli si tira il filo che lo fa gestire. Aveva appreso nel  mio  paese come si debba governare una nazione: allora era
mannaja che taglia le teste coronate. Io confesso che il  mio  orgoglio non lasciava più alcun limite alla mia fantasia.
tribuna dei giornalisti stipendiati; dopo di che tentai il  mio  colpo d'effetto; domandai che mi si portasse la raccolta
portasse la raccolta delle leggi dello Stato, e pregai il  mio  segretario particolare a dar lettura dei nuovi regolamenti
cosa? Per la prima volta io compresi che il Due dicembre di  mio  padre aveva avuto in sé tutto il carattere di un tradimento
soffermarmi su queste considerazioni; e d'altronde il  mio  interesse personale mi avrebbe reso ingiusto
inglese, era tutto un orecchio, poiché non ignorava che il  mio  destino dipendeva totalmente dall'esito di quel giudizio.
tempo fuori della possibilità di vivere dei frutti del  mio  commercio. Ho chiesto stamane all'onorevole fornaio
violenta. - A chiedere l'elemosina! disse meravigliato il  mio  ministro. E vide che gli uditori avevano sbarrato tanto
di prenderne subito cognizione. - Tra noi, interruppe il  mio  segretario particolare, non è ammessa in alcun modo la
saggie, io dissi, veramente apprezzabili. Ringrazio il  mio  degno segretario particolare di avermene reso informato; ma
so come giungessi a sedare quel tumulto. La fermezza del  mio  contegno e quella de' miei ministri - sento il dovere di
e si lasci libero il giornalista. - Il gerente! esclamò il  mio  giudice istruttore, che cosa è il gerente? Può egli darsi
che questa appropriazione sarebbe stata considerata nel  mio  paese come una bagattella di nessuna importanza, come uno
ministri erano rimasti meravigliati della stoltezza del  mio  giudizio; e temendo che i rivoltosi non li considerassero
di cercare salvezza nella fuga. Mi precipitai verso il  mio  serraglio, poiché non sentiami la forza di abbandonare il
serraglio, poiché non sentiami la forza di abbandonare il  mio  regno senza portarne meco la fanciulla che mi aveva
vieni, vieni .... Ma lascia prima che io prenda i tesori di  mio  padre .... Ove sono i tesori di mio padre? quel diamante
io prenda i tesori di mio padre .... Ove sono i tesori di  mio  padre? quel diamante favoloso, quegli smeraldi .... Opala
istante. Opala lo vide, si rivolse, si interpose, e ... oh  mio  Dio! ... ricevette ella stessa il colpo mortale che mi era
che avevano forza di legge - rifiutandomi a trafiggere il  mio  naso greco con quell'ornamento grazioso di balena: di aver
Affetti e interessi mi trattenevano in Europa. Il  mio  sangue, il sangue di mio padre, è uno dei più antichi e dei
mi trattenevano in Europa. Il mio sangue, il sangue di  mio  padre, è uno dei più antichi e dei più nobili tra tutte le
capitali di quegli stati; mi era sacrificato a mutare il  mio  berretto di cotone europeo in un turbante di penne, a
mostrano i denti. Non si frappose più indugio alcuno al  mio  supplizio. Fui condotto sull'orlo della voragine, e
in più luoghi, non reggeva più che per un semplice filo al  mio  peso. Curvandomi e guardando sotto di me, io vedeva
che mi attendeva, gli uccelli di rapina che aspettavano il  mio  cadavere per divorarlo, e qua e là le ossa imbiancate degli
la ruppe, precipitai, innalzai un grido di orrore e ... oh  mio  Dio! .... mi svegliai, e mi trovai nel mio letto. - Che
orrore e ... oh mio Dio! .... mi svegliai, e mi trovai nel  mio  letto. - Che vergogna! mi disse Elettra appoggiata col
- Che vergogna! mi disse Elettra appoggiata col gomito ai  mio  capezzale, è da jeri sera che tu dormi; sono ora
a letto e io sono solo qui nella mia cameretta: solo col  mio  segreto, col mio grande segreto, e piango e rido e tremo
solo qui nella mia cameretta: solo col mio segreto, col  mio  grande segreto, e piango e rido e tremo non so perché né di
Ma no! Oramai in queste pagine ho confidato ogni  mio  atto e ogni mio pensiero e sento come un bisogno di sfogare
Oramai in queste pagine ho confidato ogni mio atto e ogni  mio  pensiero e sento come un bisogno di sfogare qui, in questo
pensiero e sento come un bisogno di sfogare qui, in questo  mio  caro giornalino, la piena dei sentimenti che mi invade
tutto... Però prima di tutto voglio dare un'occhiata se il  mio  prezioso segreto e al suo posto... Sì, sì! Sono lì tutti e
le conseguenze, che del resto furono motto esagerate da  mio  cognato perché in una bocca avere un dente solo e bacato e
e mezzo, mentre inzuppavo il terzo panino imburrato nel  mio  caffè e latte con molto zucchero (non è per ghiottoneria,
"§ "#§ 2. - Desidero e domando che alla lettura di questo  mio  testamento, oltre agli interessati, e cioè mio nipote
di questo mio testamento, oltre agli interessati, e cioè  mio  nipote avvocato Carlo Maralli, Cesira Degli Innocenti sua
alle ore quindici di oggi manderò alla sua abitazione un  mio  incaricato di fiducia il quale La accompagnerà in vettura
di fiducia il quale La accompagnerà in vettura fino al  mio  studio in via Vittorio Emanuele numero 15, piano 1o, dove
notaro Ciapi c'era il sindaco, e poco dopo è arrivato il  mio  cognato Maralli che appena mi ha visto ha alzato tanto di
tutto per gratitudine mia verso di lei che, nella casa di  mio  nipote ove passai gli ultimi anni della mia vita mi trattò
son mosso dalle giuste e sane teorie politiche e sociali di  mio  nipote, il quale ha sempre predicato che nel mondo non vi
a bassa voce, rivolgendosi al sindaco: - Eh!... Uhm!... Già  mio  zio, è stato sempre un originale!... - Il sindaco sorrideva
sulle quali sono fondate le teorie politico-sociali di  mio  nipote, poiché mi parrebbe di recare ad esso una profonda
di recare ad esso una profonda offesa lasciando del  mio  capitale erede lui che fu sempre avversario accanito del
primo dei quali è quello della eredità, lascio tutto il  mio  patrimonio già descritto ai poveri di questa città, dei
negli atti del Comune la fede di miserabilità; mentre al  mio  amatissimo nipote, in ricordo del suo affetto verso di me e
verso di me e degli auguri e voti fatti continuamente a  mio  riguardo, lascio per mio ricordo personale, che egli certo
e voti fatti continuamente a mio riguardo, lascio per  mio  ricordo personale, che egli certo terrà carissimo, l'ultimo
ricordo personale, che egli certo terrà carissimo, l'ultimo  mio  dente strappatomi dal suo piccolo cognato Giovannino
veramente un originale, ma a me non sta il giudicarlo, e il  mio  dovere di notaro è di seguire fino all'ultimo le sue
nessuno veda e che nessuno venga a saperlo, al cognato di  mio  nipote, Giovannino Stoppani, col patto che egli li prenda e
fare trovandoti in possesso di questi quattrini, ho creduto  mio  dovere di darti un consiglio che la mia qualità di notaro e
loro domande me ne son venuto qui in camera e ho riposto il  mio  tesoro nel cassetto del tavolino che ho chiuso a chiave.
ho dato libero sfogo alla mia emozione e ho contemplato il  mio  tesoro, e ho contati e ricontati i duecento biglietti da
Collalto aveva scritto al  mio  babbo una lettera col pepe e col sale (come ha detto lui)
ma poi la lettera non è stata più impostata e anzi  mio  cognato ha smesso il broncio e mi ha detto sorridendo: -
Ma bada bene! La lettera rimane qui nel cassetto del  mio  scrittoio, e alla prima che mi fai ancora, io l'aggiungo
dice Collalto - ma che pare abbia fatto molto piacere a  mio  cognato. Ed ecco come sta il fatto. Oggi, alla solita ora,
aspettavo che la marchesa Sterzi si risentisse per questo  mio  scherzo ma invece ella mi ha guardato un poco con
magica parola che mi ridà la pace dell'anima e suona al  mio  orecchio come una dolce promessa e il più gradito augurio
bugie... nemmeno alla marchesa Sterzi. - Ah! - ha esclamato  mio  cognato - badiamo bene che tu non abbia a incontrarti più
tanto amata, se l’avessi incontrata prima." Raggiunsi il  mio  posto nel vagone-letto, feci preparare la cuccetta e mi
dei giornali, la vidi affacciata a un finestrino del  mio  stesso treno. In breve, la rividi, potete immaginare con
dietro di lei, con crescente meraviglia. Era la porta del  mio  appartamento. In breve: si trattava della figlia d’una
santa memoria del  mio  più dolce amore, dimmi come a Lionello battea frattanto il
scrivere, uscirei volentieri. Dimmi, perché l'inchiostro di  mio  zio non asciuga mai? Dimmi, perché, in settembre, viene al
d'anticamera. La contessa Fosca, che io ho udita parlare di  mio  zio con orrore, ha annunciata questa visita con due
ha annunciata questa visita con due lettere, una per  mio  zio, una per me, tenerissima, tanto che non ha creduto di
leggenda. Oh, c'è una leggenda! Sai che la munificenza di  mio  zio mi ha concesso per barcaiuolo il figlio del
questo signore. Egli sarebbe figlio di un'antica amorosa di  mio  zio, morta a Milano, anni sono, in miseria; lo si sarebbe
Il giorno dopo ebbi una gran scena drammatica con  mio  zio, il quale pretende aver diritto di vita e di morte sui
dalla finestra un de Musset che avevo lasciato davanti al  mio  caro Canaletto. Quel giorno vidi il principe nero da
il principe nero da lontano, ma non discesi a pranzo benché  mio  zio venisse a pregarmene, tutto mansueto come diventa
con lui. Io credo tutto, sai, quello che se ne dice: ma  mio  zio mi conosce e mi fa della diplomazia. Non mi ha mai
figura che sta qui a tradurre dal tedesco per  mio  zio? Les deux font la paire. Tempo addietro colui voleva
Una mano niente affatto borghese; simile a quella di  mio  zio che l'ha di razza. Dopo si è tenuto bene,
sentimentale alla tedesca, figurati! e si è offeso del  mio  tono leggero, mi ha scritto, per rompere, una tirata piena
dire: Mademoiselle! Ah se tu sapessi, Giulia, cosa vi è nel  mio  cuore e quale tormento sono le insonnie per me! Ma né tu né
prima delle undici, e ora chiudete a chiave le porte del  mio  quartiere. Il servò s'inchinò e uscì augurando al duca la
ti offro un lavoro certo, ti offro l'esistenza onorata e il  mio  affetto. Vieni meco in Sicilia. Io svilupperò ancor più il
affetto. Vieni meco in Sicilia. Io svilupperò ancor più il  mio  commercio vinicolo e t'inizierò ai segreti del mestiere.
che ami i cavalli e il mare, non si può mai annoiare nel  mio  deserto. E vedi, - aggiunse in tono affettuoso, - io farò
Perché l'avevi invitata stamani appunto? Perché coprisse il  mio  cadavere di rose e piangesse accanto al mio letto di morte"
coprisse il mio cadavere di rose e piangesse accanto al  mio  letto di morte" Roberto aggrottò le sopracciglia, urtato da
nei magazzini e vedendo che ovunque v'era bisogno del  mio  consiglio e del mio ordine, perché la grande macchina
e vedendo che ovunque v'era bisogno del mio consiglio e del  mio  ordine, perché la grande macchina camminasse, potei
che è la condizione prima per riuscire. Vieni dal  mio  avvocato subito; voglio farti una procura generale, e
farti una procura generale, e quello che salverai dal  mio  patrimonio, sarà tutto trovato. Nel mio studio troverai
che salverai dal mio patrimonio, sarà tutto trovato. Nel  mio  studio troverai tutte le carte, il maestro di casa ti
un telegramma appena sbarcato a Napoli e uno la sera del  mio  arrivo a Roma e ho avuto da lei due risposte brevi, ma esse
a un cuore straziato come il mio! Le nascosi lo scopo del  mio  viaggio a Roma, perché speravo che le notizie che me lo
se non le dicessi tutto. In codesta solitudine; in mezzo al  mio  assiduo lavoro, mi pervenne la nuova della rovina di mio
al mio assiduo lavoro, mi pervenne la nuova della rovina di  mio  fratello, duca d'Astura. Le avevo parlato poco di questo
avere una influenza perniciosa sul carattere di Maria.  Mio  padre era il fratello minore del duca d'Astura e lo stesso
dal titolo, vedeva spalancare dinanzi a sé tutte le porte.  Mio  padre, invece, fino da giovane aveva dimostrato un grande
ricchezza. Era molto bella, abbastanza colta, elegante, e  mio  padre se ne invaghì e la sposò. Non credo peraltro che la
fosse felice, perché se rievoco la mia infanzia, vedo  mio  padre sempre solo nel suo studio, in mezzo ai libri, e la
loro che in casa nostra. Anzi, ricordo diverse dispute fra  mio  padre e mia madre per questo fatto, dispute che ella
lo trattava con una deferenza da servo a padrone. Appena  mio  fratello non fu più insieme con noi, mio padre, forse per
a padrone. Appena mio fratello non fu più insieme con noi,  mio  padre, forse per un accordo preso con mia madre, si diede a
anzi ero lieto sentendo che nuovi legami si stabilivano fra  mio  padre e me quanto più io rimaneva nella sua biblioteca e
relativa e al cospicuo patrimonio che avrebbe ereditato  mio  fratello, il quale montava a cavallo, guidava una pariglia
negli ultimi momenti della vita, ella riuscì a ferirmi. Se  mio  fratello era assente, era rosa dall'impazienza che
Dopo la morte di mia madre, il babbo lasciò Roma e  mio  fratello rimase in casa del duca; noi ci stabilimmo a
rimase in casa del duca; noi ci stabilimmo a Castelvetrano.  Mio  padre continuò a farmi studiare i classici, a istruirmi
alcuni mesi a Palermo per seguire il corso di chimica.  Mio  fratello scriveva raramente e sempre più io mi avvicinava a
fratello scriveva raramente e sempre più io mi avvicinava a  mio  padre e mi staccavo da Franco. Non avevamo nulla di comune
erano fredde e insulse. Quando avevo appena ventidue anni,  mio  padre morì, ed io che sentivo in me tanto bisogno di
la piccola Maria, ed io la sposai, nonostante i sarcasmi di  mio  fratello, nonostante l'opposizione di mio zio, che giurò di
i sarcasmi di mio fratello, nonostante l'opposizione di  mio  zio, che giurò di non volermi più vedere. Queste ostilità
posizione indipendente. I beni di mia madre, indivisi con  mio  fratello, non erano una base di ricchezza e bastavano
mi straziò, ma non mi vinse. Da quel giorno ho esteso il  mio  commercio, sono diventato possessore di molti terreni, ho
dello stabilimento. Quelle quattro stanze basteranno a  mio  fratello. Vi faccia portare i tappeti che sono in camera
allegro ed elegante. Al servizio di Franco destinerà il  mio  cameriere, che dormirà nella retrostanza, accanto al bagno.
cameriere, che dormirà nella retrostanza, accanto al bagno.  Mio  fratello giungerà col treno delle cinque a Castelvetrano.
e di distruttori; a quest'ultima categoria appartiene  mio  fratello; ma io spero con l'esempio, con la dolcezza di
lo facessi. Si tratta di salvare dal disonore il nome di  mio  fratello. Se non riuscirò a salvare altro, avrò già
m'ero giovato della commendatizia. Il  mio  itinerario m'aveva portato altrove. Ma ripassando per
cordialità che mi diede quasi il disagio, non trovando nel  mio  carattere freddo parole di adeguata espansione. La loro
- No, in Lombardia ... Il marito parlava entusiasta del  mio  amico; la signora taceva, assente, già sogguardandomi di
- Sbarcheremo a Genova il 20 gennaio, non è vero?  Mio  marito proseguirà direttamente per Londra ad accompagnare
a visitare il Piemonte, la Lombardia ... A febbraio  mio  marito ... - Perdonate, signora; ma spezzo, capovolgo il
la Lombardia a gennaio? Ma non sapete che a quest'ora, nel  mio  paese, il freddo è tale che gela il respiro e frangia di
era la verità; e io non potevo comprendere come mai il  mio  cognato, che pure era cosi furbo, avesse potuto dare
ricordo benissimo (e ho registrato il fatto proprio qui nel  mio  caro giornalino) che mio cognato quando sposò mia sorella
il fatto proprio qui nel mio caro giornalino) che  mio  cognato quando sposò mia sorella andò in chiesa perché
le cose a posto. Mi pare questo sarebbe prima di tutto il  mio  dovere perché si deve sempre far risaltare la verità, e poi
anche una buona occasione per rendere un servizio al  mio  cognato dopo che, sia pure senza volerlo, gli ho fatto
faceva tanto assegnamento. Voglio andar subito a trovare il  mio  amico Gigino Balestra che s'intende molto di questioni
ben bene le balle col petrolio. - Ecco fatto! - aggiunse il  mio  compagno posando il bottiglione in terra e incamminandosi
per la strada già fatta e ci separammo dinanzi al  mio  dormitorio. - Tutto è andato bene! - disse a bassa voce il
potevo prender sonno. Alla fine mi decisi a ripigliare il  mio  lavoro dentro l'armadietto; il segnale col quale il
di forare senza pericolo la tela che rendeva inutile il  mio  osservatorio. Ma prima di accingermi a tal lavoro ho voluto
dinanzi a me un vero e proprio finestrino che potevo a  mio  talento richiudere e riaprire, rimettendo o rilevando il
rumore crederanno che sia un tarlo e io potrò seguitare il  mio  lavoro fino a che non abbia raggiunto lo scopo. Difatti ho
altro da fare, me ne ritornai a letto soddisfatto del  mio  lavoro. In verità la mia coscienza non poteva rimproverarmi
già in sogno le grandi sorprese che mi riserba questo  mio  osservatorio che mi costa tanti sudori e per il quale ho
nella sala riservata di Pierpaolo Pierpaoli buonanima, dal  mio  palchetto su all'ultimo ordine stando comodamente sdraiato
su all'ultimo ordine stando comodamente sdraiato nel  mio  armadietto. - Come vorremmo essere al tuo posto! - mi hanno
dimolti, ma dimolti quattrini? Sai chi sarà deputato?  Mio  zio Gaspero: ma lui è commendatore e il Maralli no; lui è
- gli ho detto. - C'entra, perché con l'automobile  mio  zio Gaspero può andare in tutti i paesi di campagna e anche
bisogna che ci vada a piedi... - Nel paesi di campagna? Il  mio  cognato, per una certa regola tua, è il capo di tutti gli
- Che cosa? - domandò Paolo maravigliato. - Il segreto di  mio  padre. - Ha un segreto anche per lei? - Non sapevo
che avevano l'aria di pretesti per non accettare. E anche  mio  padre diradò le sue gite a Settefonti, che servivano,
Non lo nomini neppure! - E ogni volta che io ho domandato a  mio  padre: - Ma perchè? - mio padre si è fatto un po' scuro in
ogni volta che io ho domandato a mio padre: - Ma perchè? -  mio  padre si è fatto un po' scuro in viso e mi ha risposto con
poco fa col ragazzino ... Che abbiamo fatto di male  mio  padre, mia madre, la zia, io? ... E perchè mio padre non è
di male mio padre, mia madre, la zia, io? ... E perchè  mio  padre non è più chiamato, come una volta: il Benefattore? -
io sono un vigliacco ... me lo lasci dire; un vigliacco!  Mio  padre è peggio di me, perchè la vigliaccheria gli sembra
di far questo. - Ma io soffrirei se dovessi nascondere a  mio  padre e alla mamma ... - Attendi un altro po'! Mio padre
a mio padre e alla mamma ... - Attendi un altro po'!  Mio  padre ... Ebbene, mi ribellerò; non sono più sotto tutela!
Non vorrei esser cagione di dolore a nessuno! ... Il  mio  cuore, Paolo, non dubiti, non cambierà in niente per questo
dalla coraggiosa straniera. «Io - essa soggiunse, - ho il  mio  yacht a Porto d’Anzo». Il mio yacht!, ma questa parola sarà
«Io - essa soggiunse, - ho il mio yacht a Porto d’Anzo». Il  mio  yacht!, ma questa parola sarà inintelligibile a chi legge,
a chi legge, se uomo e più ancora se donna italiana. Il  mio  yacht Una signorina col suo yacht! Ma che razza d’arnese è
qualunque tentativo d’invasione straniera. Dunque, «Ho il  mio  yacht a Porto d’Anzo, - diceva Giulia, - noi andremo là; e
si fa meno erta, ed io mi sento il bisogno di spronare il  mio  cavallo quasi volessi sprofondarmi in quella natura
incantevole, in quel mar di delizie, mi accorgo che il  mio  arrieiro si è attaccato a due mani alla coda del mio
che il mio arrieiro si è attaccato a due mani alla coda del  mio  cavallo e colle gambe pendenti si fa trascinare nella più
a poco divento serio anch'io, e tentando di portoghesare il  mio  italiano, dico a quel signore che mi sta dietro che vorrei
dietro che vorrei cavalcare solo; ma egli o non capisce il  mio  portoghese o non vuol capirlo, ciò che conduce allo stesso
Non perdo però la pazienza e mi studio di migliorare il  mio  portoghese. Inutile fatica! l'arrieiro è sempre penzolante
fatica! l'arrieiro è sempre penzolante alla coda del  mio  cavallo. Qui la pazienza si perde, il mio portoghese si
alla coda del mio cavallo. Qui la pazienza si perde, il  mio  portoghese si smarrisce e bestemmiando in buon italiano, dò
e ne fa una sola famiglia, alla lingua dei segni. Do col  mio  scudiscio due o tre colpi sulla mano dell'arrieiro, che,
sua volta, si distacca dalla preda e mi lascia solo col  mio  cavallo. Non l'avessi mai fatto! Quell'appendice vivente
andamento delle cose, perché appena se ne fu distaccata, il  mio  cavallo addentò il freno e via, fuggendo fra muri e
entro un abisso di centinaio e centinaia di metri, e il  mio  cavallo sbuffando e pieno di schiuma il petto, correva come
ad un solo fine : quello di tenermi in sella; ma il  mio  cervello vagabondo giunse a formulare questo pensiero che
per tutto il corpo. Un momento dopo il cavallo era in  mio  potere, a avendo smarrito la via e i compagni, mi trovai in
di lieve pendio, larga, aperta fra' campi di zucchero. Il  mio  cavallo era sudato, ma lo ero anch'io. Dinanzi a me stava
spalle folti capelli biondi. Volli mettere al trotto il  mio  cavallo per raggiungere quella fantastica apparizione, ma
la signora, ma ero impotente a tutto; perché sulle ali del  mio  demone correva e correva sempre. Appena potei, con tutta la
ma la sella era vuota. Non pensai più ai capricci del  mio  cavallo; volsi le briglie e a pochi passi sull'orlo d'un
l'eco lontana, ma ne ebbi sgomento, e precipitandomi sul  mio  cavallo, dissi a William: - Signore, abbiate cura della
abbiate cura della poveretta. Vado a raggiungere il  mio  cavallo. E lo raggiunsi e lo ricondussi a quelle felici
si staccava dalla riva per sapere se in esso vi fosse il  mio  William. E vedete, mistero del cuore umano, desiderava
questo fatto, ma credo di avere il diritto di dirigervi il  mio  pensiero anche per questa via. È già più di un anno ch'io
rispetto e dalla convenienza, or trascinato nell'orbita del  mio  sole. Ma il Thyne ci aveva raccolti sotto lo stesso tetto,
davanti a vostra zia, che, dopo di aver ascoltato il  mio  lungo cicaleccio, si era addormentata. Voi mi lasciaste
ragione che, ad ogni momento, sta per rompere la vôlta del  mio  cranio, coll'eruzione del delirio, coll'incendio della
a poco di un'atmosfera che fosse tutta un'emanazione del  mio  cuore. Voi non sapete qual riforma avete fatto di me
fatto di me stesso: qual profonda analisi ho fatto del  mio  carattere per rendermi degno di voi. Dove trovava una
debolezza il vostro nome, la vostra immagine divina, il  mio  amore per voi. Io aspettava di sentirmi perfetto, di
a terra dalle fondamenta il tempio dove voleva collocare il  mio  Dio, voi avete con mani crudeli, strappato dal cespuglio di
perché il portiere mi aprisse, perché mi desse il  mio  biglietto d'entrata. Giammai potrò perdonarmi questa
sconveniente, indegna di voi e di me. Mi son trovato col  mio  palazzo in rovine, col mio tempio scomparso: mi son visto
voi e di me. Mi son trovato col mio palazzo in rovine, col  mio  tempio scomparso: mi son visto lacero, affamato, avvilito,
E questo pane l'ho chiesto a voi, mia regina, a voi Dio del  mio  cielo. EMMA A WILLIAM. Londra, 12 gennaio 18... Mr.
la ragione; non accrescete colla vostra curiosità il  mio  dolore. Dimenticatemi; voi siete giovane; siete ricco di
esse. Sopra tutto dimenticatemi, ve ne scongiuro in nome di  mio  padre. William a Emma. Londra, 13 gennaio 18... No, miss
Emma, io non vi dimenticherò; no, non andrò a gettare il  mio  fazzoletto tra le figlie di Eva; per me non c'è che una
Uccidetemi per carità in una volta sola; ogni fibra del  mio  cuore s'anima, ogni sentimento piange; tutte le facoltà
questo mondo che mi intendete, potete capire quanto sia il  mio  dolore. Voi non fate patire in me un uomo solo, ma due
due destini, due mondi. Mia madre era italiana, il padre  mio  inglese; erano due nature che più lontane, più diverse la
mi guardo e mi tocco, credendo che tanta fiamma consumi il  mio  corpo gracile e sottile, e soffro e godo e sento come i
i sensi non mi divorano, ma la fantasia non mi consuma: nel  mio  cratere non ho mai veduto la cenere, ma sempre il fuoco
non muore; ed io mi osservo, ed io numero i palpiti del  mio  cuore, ed io sforzo la volontà perché spenga il fuoco; e
brividi e di attendere da una parola magica la sentenza del  mio  destino. Esiste dunque il fato; esiste dunque l'incubo e la
... EMMA A WILLIAM. Londra, 16 gennaio 18... In nome di  mio  padre che voi odiate, in nome del vostro amore per me,
su questo foglio e vi lascino un fuoco che vi consumi,  mio  buon amico. Io son tutta inglese, sapete, e poi e poi, mio
mio buon amico. Io son tutta inglese, sapete, e poi e poi,  mio  William, io ho sofferto sempre, io sono maestra del dolore,
è il primo dolore che voi soffrite. È grande, è infinito,  mio  William; io lo so, mio William, quanto sia infinito; ma
voi soffrite. È grande, è infinito, mio William; io lo so,  mio  William, quanto sia infinito; ma prima d'ora io ho pianto e
mi toglie tutte le mie forze, mi uccide. Non vi basta,  mio  William, ch'io vi dica questo? Non vi basta ancora? Volete
forza, che io le chiedeva. Dopo due giorni di pianto,  mio  William, ho raccolto tanta forza che bastasse per recarmi
tanta forza che bastasse per recarmi dal vecchio medico di  mio  padre; colui ch'egli mi consigliò di consultare nei più
farete ogni sforzo per dimenticarmi, per trasformarvi in  mio  fratello. E poi, William, giuratelo, non mi cercate, fate
non mi cercate, fate di non scrivermi più mai. Addio,  mio  William; non spegnete la vostra giovinezza, la vostra
ma non vi dimenticherò mai, ve lo giuro; amo voi sola,  mio  tesoro, mio Dio, mio tutto. WILLIAM A EMMA. San Terenzo, 20
vi dimenticherò mai, ve lo giuro; amo voi sola, mio tesoro,  mio  Dio, mio tutto. WILLIAM A EMMA. San Terenzo, 20 Aprile
mai, ve lo giuro; amo voi sola, mio tesoro, mio Dio,  mio  tutto. WILLIAM A EMMA. San Terenzo, 20 Aprile 18... Mia
e voi non vi sono che due palmi di giardino: e le canne del  mio  orto, mosse dalla brezza marina, accarezzano amorose le
da voi le mille miglia o che posando la vostra mano sul  mio  capo mi diciate con un vostro sorriso: William, fratello
la lancetta dell'orologio non camminasse e l'avvicinai al  mio  orecchio; poi, impaziente, chiusi gli occhi, tormentai
un innamorato, come dovrebbe trovarlo ridicolo! Il  mio  pescatore ritornava pochi minuti dopo, saltellando di sasso
credono che così facendo non saranno veduti. Seppi dal  mio  messaggero che la porta era ancor chiusa, né vi era un
era un campanello o altro per risvegliare i dormienti. Il  mio  vispo messaggero non si era però dato vinto dinanzi alla
per difendermi, sicché mi abbiate a perdonare il  mio  peccato. Voi siete partita da Londra ed io vi son rimasto.
come se avessi potuto impostarla, faceva insellare il  mio  cavallo, e a caso entrando nel primo parco che incontrava,
che incontrava, mi dava a tutto lo sfrenato galoppo del  mio  Blitz, su e giù per i lunghi viali, immaginandomi di
che io, isolato affatto dal mondo esterno, sulle ali del  mio  cavallo, correva e correva, sbarcava sulla costa del
smarrito in questo sogno che, sin quando la stanchezza del  mio  cavallo non mi obbligava a rientrare, io era ancora con
che avrei voluto durasse tutta la vita, rientrava nel  mio  studio, rileggeva la mia lettera, e immaginandomi di essere
una lunga lettera a William, e la piegava e vi scriveva il  mio  indirizzo. A voi devo dir tutto, perché sappiate quanto io
vostra risposta fatta da me e ho giubilato, quando il  mio  servo me la portava col bollo della posta. Questa non era
e schianta ogni ostacolo. In pochi minuti, vidi chiaro il  mio  posto nel mondo, sentii che tre mesi di separazione mi
sensazione così violenta che pareva dovesse uccidermi. Il  mio  amore mi gridava forte forte nel petto: - La tua Emma è là,
come la morte. EMMA A WILLIAM. San Terenzo, 20 Aprile 18...  Mio  William, mio caro William, perché sei venuto qui? Mio
EMMA A WILLIAM. San Terenzo, 20 Aprile 18... Mio William,  mio  caro William, perché sei venuto qui? Mio William, perché mi
18... Mio William, mio caro William, perché sei venuto qui?  Mio  William, perché mi ami tanto? Sì, ti dirò tutto, dammi
mia lettera, giurami di non venire da me. Se ti vedessi, o  mio  fratello, non avrei più la forza di dirti tutto. William,
ore. Sì, te lo prometto; entro oggi ti scriverò tutto,  mio  William. Concedi un momento di pace alla tua Emma: se è
le sue forze per dirti perché sia fuggita da Londra. Addio,  mio  amico, mio fedele amico. EMMA A WILLIAM. San Terenzo, 20
per dirti perché sia fuggita da Londra. Addio, mio amico,  mio  fedele amico. EMMA A WILLIAM. San Terenzo, 20 Aprile 18...
fedele amico. EMMA A WILLIAM. San Terenzo, 20 Aprile 18...  Mio  William, mio caro William; hai tu bisogno che io ti dica
EMMA A WILLIAM. San Terenzo, 20 Aprile 18... Mio William,  mio  caro William; hai tu bisogno che io ti dica per chi batta
William; hai tu bisogno che io ti dica per chi batta il  mio  cuore, dopo tanti mesi di comuni angoscie, dopo tanti
da un santo giuramento a viver sola, a morir sola. Il  mio  sangue è maledetto, è sacrato fatalmente a spegnersi in sé
fatalmente a spegnersi in sé stesso, il tuo amore e il  mio  e tutte le forze umane unite insieme non potrebbero
anni, anche prima che ella ti avesse conosciuto. Giurai a  mio  padre di non esser mai la sposa di un uomo, quando io
io ignorava che cosa fosse l'amore, e quando l'affetto per  mio  padre mi riempiva tutto il cuore. Giurai di non portar mai
ma non sarò mai né sposa, né madre, né potrò mai violare il  mio  giuramento. Oh! perché mio William, un destino crudele ti
madre, né potrò mai violare il mio giuramento. Oh! perché  mio  William, un destino crudele ti ha spinto sul mio sentiero,
Oh! perché mio William, un destino crudele ti ha spinto sul  mio  sentiero, perché mi hai amata, perché mi hai tanto amata?
mi hai tanto amata? Io sola avrei portato il peso del  mio  dolore, io sola mi sarei perduta nel vuoto infinito della
vuoto infinito della mia solitudine, sola con la memoria di  mio  padre, fiera di adempiere un dovere, di serbarmi fedele
mia fatalità inesorabile, immutabile? Stammi a sentire,  mio  William, e vedi quale dolore eguagli il mio. Non so se
mi dicono che molto rassomigli alla mia povera mamma. Anche  mio  padre era sempre malato, tossiva sempre, e mi ricordo che
bordo d'una nave. Potrei contare le parole che mi ha detto  mio  padre in tutta la mia vita; ma spesso mi teneva sulle
sente quando si prega Dio in una chiesa grande e deserta.  Mio  padre era così infelice, portava sul volto le tracce di un
quindici anni, io era rimasta sola di tutti i figli nati a  mio  padre. Erano morti tutti tisici e mio padre era tutti gli
tutti i figli nati a mio padre. Erano morti tutti tisici e  mio  padre era tutti gli anni minacciato di morire nella stessa
buona donna, mi fece piangere una volta, un giorno intero.  Mio  padre mi aveva proibito di recarmi alla sera nel parco di
Mary di accompagnarmi nel parco. Sapeva di disubbidire a  mio  padre, ma voleva che Mary si facesse mia alleata e mi
e, singhiozzando forte dissi a Mary ch'io voleva ubbidire a  mio  padre, e che non volevo morire. Piansi tutta quella notte e
Piansi tutta quella notte e tutto il giorno appresso. Così,  mio  William, passò l'infanzia della tua Emma; così vissi
La povera zia Anna era una buona donna e tu la conosci,  mio  William, una buonissima donna che aveva fatto da infermiera
rispondeva qualche monosillabo e subito si occupava del  mio  giubbettino di flanella e delle mie calze umide; ed io non
a letto e chiamassero il medico. Quando fui giovinetta,  mio  padre chiamò un nuovo medico, il dottor Thom, che d'allora
A lui devo le sole consolazioni della mia prima giovinezza.  Mio  padre, quando ebbe perduto tutti i suoi figliuoli, ed io
Emma è delicata ma è sana, non c'è alcun timore. Un autunno  mio  padre era più malato del solito e il dottor Thom lo
a recarsi presto presto a Mentone. Si partì, ma il  mio  povero babbo era talmente debole che convenne fermarsi ad
pei prati e pei monti sola con la governante, perché  mio  padre diceva sempre, contro il parere dei medici, che il
gli avesse dato licenza di partire, ma per la prima volta,  mio  padre disubbidiva al suo medico. La zia Anna gridò,
La zia Anna gridò, minacciò, io mi gettai alle ginocchia di  mio  padre, e, abbracciandolo stretto stretto, lo scongiurai per
e, abbracciandolo stretto stretto, lo scongiurai per amor  mio  a voler aspettare che l'aria si fosse un poco intiepidita
morire in casa mia Non aveva mai udito quell'accento a  mio  padre, e ritirandomi per preparare i nostri bauli,
parole aveva creduto di leggere la sentenza di morte del  mio  povero babbo. In otto giorni si andò a Londra: ma mio padre
del mio povero babbo. In otto giorni si andò a Londra: ma  mio  padre vi arrivò in uno stato deplorabile. Il dottor Thom,
Quest'uomo ha voluto ammazzarsi! Erano dieci giorni che  mio  padre era a letto divorato da una febbre gagliarda, quando
Lo trovai solo; la lucerna era velata e nascosta.  Mio  padre era seduto sul letto, e appena mi appressai a lui, mi
cimitero?... Perché io ho ucciso tutti i miei figliuoli. E  mio  padre si asciugò il sudore dalla fronte così pallida che
sorelle ed ho condannato te ad una vita infelice. - Babbo,  mio  caro babbo, tu deliri, - mormorai. - No, io non deliro; io
ho voluto avere dei figliuoli, e li ho avvelenati col  mio  sangue, li ho uccisi, capisci?... E mio padre, preso da un
ho avvelenati col mio sangue, li ho uccisi, capisci?... E  mio  padre, preso da un accesso di tosse fortissima, dovette
Io piangeva e soffocava il pianto per non fare disperare  mio  padre; non capiva nulla di tutto questo; capiva solo che
questo; capiva solo che una mia parola avrebbe consolato  mio  padre moribondo; ma i singhiozzi e le lacrime non mi
dunque, mia Emma, giuralo; io muoio; non posso aspettare.  Mio  padre ansava orribilmente. - Sì, lo giuro, mio babbo, lo
aspettare. Mio padre ansava orribilmente. - Sì, lo giuro,  mio  babbo, lo giuro. - Giuralo per tua madre, per tuo padre. -
Sì, babbo, giuro per te, per mia madre. Vivrò e morrò sola.  Mio  William, gli occhi di mio padre lampeggiarono allora di una
mia madre. Vivrò e morrò sola. Mio William, gli occhi di  mio  padre lampeggiarono allora di una gioia divina. Mi gettò le
più tardi; questo solo ricordo che pochi momenti dopo  mio  padre era morto. William, intendi ora perché Emma non può
ora perché Emma non può essere tua? Intendi tu ora il  mio  dolore? Hai tu ancora il coraggio di maledirmi? William,
leggi che cosa stava scritto sulle pagine lasciatemi da  mio  padre; leggi e vedi se alcuno in questo mondo possa dirsi
stesso, che non puoi essere, che non vuoi essere altro che  mio  amico, che mio fratello. RICORDI A MIA FIGLIA EMMA Nessuno
puoi essere, che non vuoi essere altro che mio amico, che  mio  fratello. RICORDI A MIA FIGLIA EMMA Nessuno ha il diritto
veduta morente più d'una volta, ho maledetto me stesso e il  mio  peccato e la mia ignoranza e l'ignoranza dei medici, che
son nato; ho raddoppiato, ho moltiplicato cento volte il  mio  dolore col dolore dei miei figliuoli; ho cambiato la mia
soffri finché vivi! È questa la più crudele punizione del  mio  peccato. Dopo aver veduto morire tutti i miei figliuoli; io
tua casa, ti scrivo sotto il cielo bigio di Londra. Tu,  mio  tiranno, mi hai imposto otto giorni d'esilio, e il tuo
troppo simile ad un amante; ed io subisco la pena del  mio  contrabbando. Non mi lamento, Emma; farò di diventar
ma no: non ho il diritto di lamentarmi, né di nascondere il  mio  dolore sotto una vernice di ironia maligna. Non mi hai tu
hai tu concesso di sperare, non ti sei tu decisa per amor  mio  a consultare tre dei medici più famosi di Londra per sapere
dirti se più ti amassi, quando, piangendo, mi dicevi:-  Mio  padre ci perdonerà, nevvero? - o quando, rizzandoti
di distanza, eppure non la tocca ancora. Emma, mia Emma, il  mio  amore per te è grande come il mondo; in esso vedo
d'un giuramento. Se io avessi amato un'altra donna, il  mio  egoismo avrebbe infranto ogni cosa, avrebbe violate le
io morirò, ma voglio morire colla tua stima. Quando il  mio  sguardo ti cerca cogli occhi della mente e mi appari
riverenza, colla gioia più tranquilla. Emma, consola il  mio  esilio di questi giorni, con lunghe lettere; dà al
furore, e si mettevano a picchiare e a picchiare forte, sul  mio  povero seno. Io voleva far violenza a quei mostri, ma essi
gridare, voleva chiamare in soccorso la mia mamma, il  mio  babbo, ma non trovava voce per gridare, né muscoli per
svegliare la cameriera che dormiva nella camera vicina. Il  mio  grido aveva svegliato anche la tua Emma, ed io sentiva
anche la tua Emma, ed io sentiva battere forte forte il  mio  cuore, quasi volesse escire dal petto e mi trovava tutta
valore morale. Allora mi pareva che il vecchio medico di  mio  padre mi avrebbe messo il broncio, perché avessi consultato
fuori di lui, e credeva vedere il volto accigliato di  mio  padre che mi ripeteva col piglio della sua collera più
la casa, ma non cambiate mai il vostro medico! Ma tu,  mio  William, puoi esser superbo, perché il solo ricordarti
in fuga il vecchio dottore e fin l'ombra incollerita di  mio  padre; ed io non pensava che alla mia promessa. Che cosa è
di sfidare codici e tribunali! Anche queste parole erano di  mio  padre, e questa volta, tu andavi d'accordo con lui ed io
carissime, forse egualmente care. Tu che indovini sempre il  mio  pensiero, prima che io l'abbia pensato; tu che hai sentito
nebbia inglese; io, in quel momento, vedendo d'accordo il  mio  William e mio padre, provava una di quelle armonie
io, in quel momento, vedendo d'accordo il mio William e  mio  padre, provava una di quelle armonie voluttuose. Intanto
al tuono. Per risparmiarmi l'inutile tortura dell'esame del  mio  povero torace, gli esposi brevemente come io fossi la
da parecchi medici chiamati una volta in consulto da  mio  padre; sentenza che io ormai ho imparato a memoria, senza
riuscita, se il corpulento dottore, senza capire né il  mio  rossore, né la mia esitazione, non mi avesse interrotta
così un urto doloroso all'anima, che tu capirai certamente,  mio  buon William. Dopo quell'urto, dopo quell'interruzione io
mi affrettai a pagarlo e me ne andai. La terza parte del  mio  martirio è consumata, e poi ti dirò: Caro William, ho fatto
contravveleno alla visita del dottor B. Voglio pigliarmi il  mio  Burns e le tue lettere e andare nel luogo più solitario del
del male sono assai più numerose di quelle del bene.  Mio  caro William, stammi a sentire. Scegli la più vecchia, la
che mi obbligò a rannicchiarmi in me e a raccogliere il  mio  scialle, le mie vesti, le mie braccia, quasi volessi
volessi accartocciarmi in me stessa per non disperdere il  mio  tepore interno. In quella camera tutto silenzio e tutta
cambiando, senza volerlo, lo sguardo, l'espressione del  mio  volto, quasi volessi trasformare quegli occhi spenti e
volta, di atteggiarmi al suo portamento di modificare il  mio  gesto, il mio sguardo, le mie parole, sicché trovassi con
al suo portamento di modificare il mio gesto, il  mio  sguardo, le mie parole, sicché trovassi con lui qualche
esposi per la centesima volta la diagnosi stetoscopica del  mio  male; cercai col dir tutto in un fiato di risparmiarmi
deserto e sulle zolle di un cimitero. Grazie, mille grazie,  mio  Dio, di avermi dato la poesia e la musica, questi sublimi
fosse durato qualche minuto ancora, io ne sarei morta. Quel  mio  carnefice mi si piantò in faccia, poi per qualche minuto
provato. «Nulla vi è di certo in medicina. Il dottor Irwin,  mio  amico, ha esercitato la medicina per moltissimi anni nelle
sono, che era questa una malattia contagiosa. » Ti giuro,  mio  William, che io non ho maledetto mai la mia memoria (che tu
dire: «Non sappiamo nulla; nulla v'ha di certo?» Perdonami,  mio  buon William, se oso giudicare la scienza col cuore di una
infinito di uomini, fa felice sé stesso ... Ma ritorno al  mio  dottore. Vuotato il sacco di geografia medica che aveva in
ma colla beata sicurezza che la terza parte del  mio  Calvario che mi rimaneva a salire, non poteva sicuramente
di questa ... EMMA A WILLIAM. Londra, 8 luglio 18...  Mio  buon William, la mia visita al dottor T. mi aveva talmente
ho dovuto riposarmi due giorni prima di intraprendere il  mio  ultimo viaggio nel mondo della medicina. In questi due
identica malattia? Per quanto mi sforzassi di raddolcire il  mio  giudizio, di calmare i miei sentimenti contro i due medici
conforto, che non fosse né fanatismo né negazione di tutto.  Mio  caro William, io m'ingannava. Fra i due poli del fuoco e
B. Questa cara scoperta doveva farla nell'ultima parte del  mio  viaggio medico, nella mia visita al dottor Haug. Sono
convulsione. Lesse con molta attenzione la diagnosi del  mio  male fatta da medici che prima di lui mi avevano veduta, mi
alcune domande, appoggiò il suo capo per pochi momenti al  mio  petto e poi subito subito quasi per non lasciarmi un minuto
lettera di raccomandazione per un distinto medico inglese,  mio  amico. Oh! a proposito, non andate sola a Madera. Voi non
tuo non sa vedere che la disperazione e la morte. Addio,  mio  William: il mio calvario è conquistato. I tre oracoli della
che la disperazione e la morte. Addio, mio William: il  mio  calvario è conquistato. I tre oracoli della scienza
dacché ho saputo che tu facevi lo stesso. E sdrajata sul  mio  sofà, andava scorrendo quel libro che mi è più caro di ogni
viole, l'odore che a te è più caro d'ogni altro. Or bene,  mio  William, leggendo molte e molte pagine delle mie lettere e
prova la mia scoperta, e saltando come una pazzarella dal  mio  letto, corsi nella camera vicina, dove stava la zia Anna e
che abbiamo comuni: e la zia Anna si ingannò sempre. Ora,  mio  caro William, la scoperta è fatta non solo; ma è
sento più la mia, e parmi sentir trepidare il tuo cuore nel  mio  petto? E quando parliamo a lungo, chi di noi interroga, e
fare in me una religione, mi diceva che quella cagione del  mio  dolore non era vera; perché molte volte aveva passata una
vedere una luce odiosa dappertutto dove avessi rivolto il  mio  sguardo. Infine, trascinandomi al mio studiolo, dissi fra
avessi rivolto il mio sguardo. Infine, trascinandomi al  mio  studiolo, dissi fra me:- Sarà il mio debito di dolore che
trascinandomi al mio studiolo, dissi fra me:- Sarà il  mio  debito di dolore che devo pagare come uomo nato sotto la
nasce nelle nostre viscere senza ragione. Mi avvicinai al  mio  caminetto e faceva fumo: mi alzai indispettito, passeggiai
un volume delle caricature di Cham e poi mi buttai sul  mio  tavolo da studio, afferrai la penna, come se fosse stata la
e di bello, solo perché l'aveva piegato sotto il giogo del  mio  pensiero, solo perché lo aveva distillato su questo foglio
poveri pensieri saranno trovati belli dalla mia Emma: il  mio  malumore non sarà stato un male assoluto. L'uomo più si
amica o nemica, dà l'impronta potente del suo individuo. Il  mio  malumore era venuto in me a dispetto di me e contro di me -
d'averti vicino; ho bisogno di non sentirmi solo. Il  mio  vergine cuore si è fatto sentire e mi si è schiuso un nuovo
e da prati fioriti ed io apersi le braccia per stringere al  mio  seno quel paradiso ... Ma dammi la mano, o cara, e stringi
sempre con immenso dolore. O cara, appoggia la tua mano sul  mio  cuore, e calmane i moti concitati. Fammi sentire che io non
del genio solitario. Un sonno tranquillo ha sepolto il  mio  malumore e i miei sogni alchimisti di trasformazione delle
mi richiama l'immagine di Emma. Perfino le boccette del  mio  laboratorio, le immagini dei miei quadri, i libri della mia
sola ... EMMA A WILLIAM. Londra, 17 luglio. Dunque,  mio  buon William, per amor tuo conviene lasciarci. Io parto per
Io parto per Madera; lo vuole anche il vecchio medico di  mio  padre. Egli vive ritirato da molti anni nella sua villa di
In lui vive ancora un raggio della vita e della mente di  mio  padre. Non posso vederlo senza sentirmi gli occhi gonfi, e
possano le vostre parole esser sante, possa ascoltarle il  mio  povero padre. - Sì, vostro padre ci ascolta; e quando io in
non mancare alla vostra parola; ai vostri giuramenti. - Ma,  mio  buon dottore, io ho pur giurato a mio padre di non prendere
giuramenti. - Ma, mio buon dottore, io ho pur giurato a  mio  padre di non prendere mai marito! - Cara creatura, questo è
e a seguir ciecamente ciò che vi avrei detto di fare? - Sì,  mio  dottore, e per questo vi ubbidirò ora e sempre, senza
senza guardarmi indietro. Non aveva veduto mai quel  mio  dottore più bello, più sereno. Io lo avrei baciato e
è per lui, è per lui solamente. Io ti rifaccio a modo  mio  questo dialogo, ma sono sicura che aggiungo molte parole
sarà il vostro medico. Vi darò anche una lettera per il  mio  amico, il dottor Sonthey, ma non la si presenterà che
Anna. Avrei voluto che tu fossi presente a quella scena,  mio  William; avrei voluto che tu sentissi quanta bontà era
salutarvi prima della vostra partenza. Venite a vedere il  mio  giardino, e voi, Emma, venite a visitare la mia nuova
l'affetto per te si facevano così aspra guerra nel  mio  cuoricino, ch'io di quando in quando udiva le parole del
e non sapeva in qual mondo mi fossi. Vieni a trovarmi,  mio  William; ora dobbiamo vederci tutti i giorni, finché io
pur troppo presto l'oceano a separarci per mesi ed anni.  Mio  William, mio solo William, la tua Emma ti aspetta. WILLIAM
presto l'oceano a separarci per mesi ed anni. Mio William,  mio  solo William, la tua Emma ti aspetta. WILLIAM AD EMMA.
lettera e che non la leggerai che a Madera. Qualche cosa di  mio  ti sarà compagno nel tuo viaggio, e appena sbarcata in un
fra il pensiero e l'azione? In questa mia lettera il  mio  spirito ti saluta, o Emma, e aleggiandoti intorno, vuole
Franklin divenuto medico, il tuo dottor Thom. In mezzo al  mio  dolore ho un'immensa consolazione. Io so di sicuro che a
Vedi Emma, io ti amo troppo, e tanta superbia ho del  mio  amore, che non ho mai concepito l'idea che io potessi
che parlano di Madera: per cui posso tormentare ancora il  mio  libraio; posso ancora aspettare nuovi libri dagli Stati
dalla Germania, dal Portogallo. Ho fatto scolpire dietro un  mio  disegno una piccola biblioteca, dove non collocherò che
che me la conservi, che me l'accarezzi, sicché quel ch'è  mio  rimanga mio soltanto e mio sempre e innanzi a morire non
conservi, che me l'accarezzi, sicché quel ch'è mio rimanga  mio  soltanto e mio sempre e innanzi a morire non m'abbia a
me l'accarezzi, sicché quel ch'è mio rimanga mio soltanto e  mio  sempre e innanzi a morire non m'abbia a veder dilaniate le
soltanto chiamo vita. Fa dunque, mia Emma, di serbarmi il  mio  posticino sui basalti muschioso dell'isola e alla spiaggia
A WILLIAM. Madera, 3 ottobre 18... Già da parecchi giorni,  mio  William, io mi sentiva languida e oppressa: ogni movimento
le tue lettere; mia primissima gioia quando sono lieta,  mio  unico conforto quando sono triste. Fra l'una e l'altra
il mare, questo eterno compagno della meditazione e il  mio  occhio, per lente oscillazioni, passava senza saperlo dalla
e si confonde. Era in quella parte del quadro che il  mio  pensiero triste e vagabondo amava meglio perdersi e
e non vedevo dinnanzi a me che la caramuza ridicola del  mio  arrieiro che mi scacciava d'improvviso i tristi pensieri.
Senhora da Piedade e si ritornò per mare a Funchal. Il  mio  letargo s'era cambiato in una soave e tranquilla
s'era cambiato in una soave e tranquilla malinconia; il  mio  respiro era più libero ed io era contenta di aver scoperto
scoperto una gemma di poesia, perché la poteva mandare al  mio  William. EMMA A WILLIAM. Madera, 19 ottobre 18... Ho
or vedi con quanto scrupolo mantengo la parola. E poi  mio  William il dolore che ho sentito quest'oggi mi ucciderebbe
qual paradiso non sarebbe il mondo! Or stà a sentire,  mio  William. Ieri io mi ero svegliata piena d'energia e per
te, che volli subito mettermi alla prova; e sola sola, col  mio  ombrellino che voleva adoperare non contro il sole ma per
il caminho de foguete ed ogni passo affaticato dedicava al  mio  William. Come si diventa egoisti, quando si ama; quanto si
E tutta la mia bravura, le mie conquiste erano per te,  mio  William. Dopo quei cento passi la strada si faceva piana;
giudicare della sua cortesia, e segnando colla punta del  mio  ombrellino sull'arena del viale molti W, or grandi, or
vedessi, mi andavano imbalsamando l'aria all'intorno. - Sì,  mio  buon signore, son malata di petto, son venuta a Madera per
nella coda, e giù, e giù, sicuro di non distaccarmi mai dal  mio  cavallo; amava sentirmi intorno l'aria vertiginosa che mi
andava a strappar la zappa dalle mani dei contadini di  mio  padre, e mi metteva a zappar profondamente, fortemente,
le spalle giù per il petto infuocato. Aveva ereditato da  mio  padre la passione della terra: odiava la città e i
andare a caccia di conigli. Zufolava, impazientito che il  mio  amico mi facesse aspettare, quando dinnanzi a me vedo una
parve subito che non avrei potuto vivere senza di lei, e il  mio  amore dovette essere così violento, così contagioso, che
di me, e che quando ci fossimo sposati, saremmo guariti.  Mio  padre mi diceva sempre: - Sebastiano, Sebastiano, quella
tu sposare la prima donna che t'è venuta fra i piedi?  Mio  padre aveva ragione, ma nessun medico mi sconsigliò da quel
buona signora, figlia di un padre o di una madre tisica?»  Mio  William, io mi alzai a queste parole come una pazza,
tutto questo t'ho voluto scrivere; mi è sembrato che fosse  mio  dovere il farlo. MISS ANNA A WILLIAM. Londra, 3 Agosto.
tacerti ancora per qualche tempo l'orribile parola, ma il  mio  silenzio sarebbe ancor più crudele. Ella ti aveva giurato
vivo la mia Emma, che ho amato come una figliuola, ma nel  mio  pianto avrò sempre la cara speranza di rivederla. E anche
d'una famiglia numerosa, spenta in pochi anni. Tu che sei  mio  figlio d'adozione, vieni ad abitare con me. Vieni a dare
la circondava, senza bisogno delle parole, mi era grata del  mio  silenzio rispettoso. Una mattina, e fu l'ultima della sua
col primo treno a Bath, per fare una visita alla tomba di  mio  padre, ma che sarò di ritorno all'ora di pranzo. Fui tutto
stretto, e le gridai: Emma, Emma! con una forza tale che il  mio  grido mi spaventò. Ella aperse gli occhi, volle parlare,
in uno sforzo supremo, appoggiò le sue labbra al  mio  orecchio e chiaramente pronunciò il tuo nome, o William; e
William; e poi mi cadde a rovescio ed io perdetti i sensi.  Mio  William, io rimasi fuor di me due giorni e due notti e non
il pensiero di dover morire improvvisamente. Sento nel  mio  petto un fuoco ardente; mi par di sentirvi qualcosa che
a scoppiare da un momento all'altro. Tutto questo è nulla,  mio  William, muoiono tutti: deve esser cosa molto facile il
fa delirar di gioia. Ho bisogno di mettermi le due mani al  mio  povero seno, e stringerle forte forte, perché il cuore mi
sicura come la mia fede in Dio. Ah, padre mio, ho fatto il  mio  dovere. Domani andrò a visitare la tua tomba, andrò a
maledetta la vita e chi glie l'aveva data. Tu, no,  mio  padre, non hai avuto colpa alcuna di avermi messo al mondo;
sapevi di esser malato quando mi davi la vita. Non vedi,  mio  William? Io aveva ragione di resistere al tuo amore, di
avvelenato il nostro amore; io non avrei potuto pensare a  mio  padre. Sarebbe stato un inferno. Ma tu devi vivere, mio
a mio padre. Sarebbe stato un inferno. Ma tu devi vivere,  mio  William, tu me l'hai a giurare, mio William; qui al fondo
Ma tu devi vivere, mio William, tu me l'hai a giurare,  mio  William; qui al fondo di questo foglio su cui per l'ultima
con esse; fa di serbarmele, finché ci rivedremo in cielo.  Mio  William, tu non hai soltanto a vivere, ma tu hai a rendere
e in silenzio che una lettera mi dicesse qualche cosa del  mio  sventurato amico e ho sempre atteso invano. Dieci anni son
le più nobili creature che io abbia conosciute. Ad onta del  mio  diritto, ho scritto in Inghilterra più volte a William,
E dopo aver sperato fino all'ultima ora una parola del  mio  amico, ho pensato di pubblicare i fogli che mi aveva
che forse, nelle ore men gaie, si ricordano ancora del  mio  vecchio professore e dei mio vecchio curato - due
gaie, si ricordano ancora del mio vecchio professore e dei  mio  vecchio curato - due scheletri, adesso, amendue. Semplici
nulla è piccino; il cuore ne è la misura; e un po' del  mio  è restato lassù in quei boschi, fra quelle pareti bianche,
Avevo appena smesso di scrivere, che arrivò alla villa il  mio  babbo. La zia Bettina aveva incominciato a raccontargli le
urlando a squarciagola: - Apritemi! Voglio rivedere il  mio  babbo, io!... La zia Bettina mi ha aperto subito e io mi
la zia Bettina. - Vedete un po' come ha ridotto quel  mio  povero Bianchino! - Toh! - ha esclamato il babbo guardando
mai più in casa mia, hai capito? - Silenzio! - ha aggiunto  mio  padre con voce severa; ma io mi sono accorto che rideva
ferroviario! - E gli ho raccontato tutte le peripezie del  mio  viaggio e del finestrino rotto che mi fecero ripagare per
(dal francese ). Subiaco, 8 luglio ... Ho fatto meglio.  Mio  cognato gli disse a memoria, in presenza mia, un passo
alle sette trovò il lavoro fatto da Maironi. Mia sorella e  mio  cognato lo rimproverarono, quest'ultimo quasi aspramente,
con noi, perché so che Maria e Giovanni lo desiderano. Il  mio  presentimento è che ora non resterà e che andrà a Roma.
faresti a lui prima e poi anche a me. Adesso io ti apro il  mio  cuore. Avrei rimorso di non farlo, amica mia; rimorso
lui un'anima e le anime sono per lui tutte come erano per  mio  Padre le menome pianticelle del suo grande giardino,
profondo per lui; ma sarebbe abbominevole dire che il  mio  sentimento somigli anche da lontano a quello che gli uomini
a quello che gli uomini chiamano col solito nome. Il  mio  sentimento è riverenza, è una specie di timore devoto, una
magico che non oserei passare. Nella sua presenza il  mio  cuore non ha un battito di più. Non lo so, direi piuttosto
di Gesù Cristo sulla croce freme, a momenti, in tutto il  mio  essere. Se mi sforzo di richiamare ogni mio pensiero nel
in tutto il mio essere. Se mi sforzo di richiamare ogni  mio  pensiero nel pensiero della Presenza Divina, ogni mio
ogni mio pensiero nel pensiero della Presenza Divina, ogni  mio  sentimento in un atto di abbandono alla Divina Volontà, non
eppure tu l'avrai, sì, tu l'avrai, non è possibile che il  mio  tacito grido non ti raggiunga, forse adesso nelle tenebre
mia inaridiscono e i germi vivi si disseccano e il  mio  cuore diventa un mare morto, io so perché. Perché ho udita
E adesso è tutto questo insieme! È scesa la notte sul  mio  cammino, ho messo il piede nell'erba molle, la ho sentita,
io non fossi nell'interno così sereno, così puro come il  mio  esterno pareva, mi disprezzai, certi momenti, come un
come un ipocrita, per dirmi, il momento dopo, che invece il  mio  esterno puro e sereno mi aiutava a vivere, parlo della Vita
del corpo. E allora e allora e allora? Signore, ascolta il  mio  gemito che Ti domanda giustizia. Ho detto tante volte che
arriva, il fuoco dell'Amore supremo. Oh chi mi libera dal  mio  cuore mortale che non si move di un solo picciol moto senza
recava sull'altra faccia parole di J. D., calde ancora del  mio  peccato antico e del suo, delle memorie più terribili?
di servi ingrati e pazzi ha il Signore? Vieni, spirito del  mio  Maestro, vieni, vieni, parla, io ti ascolto. Che mi dici?
persino delle pistolettate. Non bisogna irritare i Cinesi,  mio  caro, che qui sono numerosi e non amano troppo i bianchi. -
scellino in saccoccia. - Come! - esclamò il rajah. - Un  mio  compatriota senza uno scellino? Sentiamo da dove venite e
vi guida qui. Io li conosco tutti i bianchi che abitano nel  mio  Stato, ma non vi ho mai veduto. - È la prima volta che
- Da Liverpool. - Ma con quale legno siete venuto? - Col  mio  yacht, Altezza. - Ah! voi avete uno yacht? Ma chi siete voi
molto calorosamente. - Sono felice di accogliere nel  mio  Stato un lord della nobile Scozia - disse il rajah. -
tre giorni or sono gettava l'ancora alla foce del  mio  fiume. - Che audacia! - esclamò Yanez che frenò a stento un
la costa. Era troppo tardi. I pirati avevano abbordato il  mio  yacht, ucciso o fatto prigioniero l'equipaggio, e avevano
avevano iniziato il saccheggio. Rimasi nascosto, finché il  mio  legno andò a picco e i pirati si furono allontanati, poi mi
carabina mi procurava. A Sendang cedetti la mia arma e il  mio  orologio, le uniche ricchezze che possedevo, e mi riposai
non dobbiate annoiarvi durante il tempo che rimarrete nel  mio  Stato. Un lampo di gioia balenò sul volto di Yanez. - Ma,
- Ciò che faccio per voi, milord, lo farei per qualunque  mio  compatriotta. - Come potrò ringraziarvi? - Se un giorno
un campanello. Un indiano comparve. - Questo signore è  mio  amico - gli disse il rajah additandogli il portoghese. -
- mormorò il portoghese, stropicciandosi le mani. Il  mio  amico Brooke mi tratta come se fossi un vero lord. Ti farò
Brooke mi tratta come se fossi un vero lord. Ti farò vedere  mio  caro, che razza di lord Welker io sia. Ma prudenza, Yanez,
Non lo dirò a un altro, sta sicuro! ... Ma t'amo a modo  mio  ... Lasciati amare cosí; non tormentarmi! A quella dolcezza
non sono cattiva. Orgogliosa, anche troppo. L'orgoglio è il  mio  coraggio. - E, per l'avvenire? - tornò a ripetere Andrea. -
pretesto il suo imbarazzo: - Ebbene - disse - l'uomo del  mio  cuore potrà, forse, un giorno ... diventare il mio ...
del mio cuore potrà, forse, un giorno ... diventare il  mio  ... amante; marito mio, no; mai! E si levò, strappando la
riposo e dolce dimora. Non più dolce per me, poiché il  mio  tempo è giunto. Ho tanta stanchezza sulle (...): deh,
Mi specchio in te e vedo me stesso. Uno e molteplice: ogni  mio  membro è ordine e gioia. Uno e molteplice: la luce è morte,
stringiti a me quando l' ora suona. Vengo, ed ogni  mio  (...) canta al cielo". "Ho rotto la (membrana?) ed ho
potente, e ricordati di me nel tuo sonno. Il tuo cibo è il  mio  cibo, la tua fame è la mia fame: rifiuta, deh, l' acre
in cui giaccio e lodo il mondo. Possa io mai perderti, o  mio  ospite generoso, o mio universo. Quale per te l' aria che
il mondo. Possa io mai perderti, o mio ospite generoso, o  mio  universo. Quale per te l' aria che attingi e la luce che
Andrò in silenzio, secondo il nostro costume, incontro al  mio  destino di morte o di trasfigurazione immonda. Non chiedo
trasfigurazione immonda. Non chiedo che un dono: che questo  mio  messaggio ti raggiunga, e venga da te meditato e inteso. Da
e venga da te meditato e inteso. Da te, uomo ipocrita,  mio  simile e mio fratello". Il testo è indubbiamente notevole,
da te meditato e inteso. Da te, uomo ipocrita, mio simile e  mio  fratello". Il testo è indubbiamente notevole, con qualsiasi
- Accento indimenticabile. Ogni volta che aveva ripetuto il  mio  nome, mi era parso d'intendervi un significato nuovo, una
la cara persona almeno in sogno; e spesso riuscivo nel  mio  intento. Appena ebbi notato che questo mi accadeva piú
bastava. - È forse piú bella di tant'altre capitate sul  mio  cammino? - No; anzi non mi sembrava punto bella. Quegli
Nessun'altra donna era mai penetrata cosí addentro nel  mio  cuore, né v'aveva mai esercitata cosí potente azione. La
e le smanie dei primi due mesi, non le parlavo piú del  mio  ritorno, non lo affrettavo coi voti, non computavo piú i
corsa di un giorno in un paesetto vicino a quello dove il  mio  ufficio d'ingegnere mi teneva relegato; imprudenza da parte
di tanti mesi. Dal tono delle lettere, ella si avvide del  mio  cambiamento, e se ne mostrò afflittissima. Negai; non
che la vicinanza avrebbe fatto sparire l'atonia del  mio  cuore. Le sue lettere, dopo che ne rilessi parecchie per
delicata rassegnazione che tanto mi piaceva. O dunque? Il  mio  ritorno era prossimo. Ci pensavo con curiosità piú che con
bandolo che doveva guidarmi verso l'esatta spiegazione del  mio  caso psicologico. - C'è stata - dicevo - una semplice
un'eccitazione casuale, che avea tenuto attivo il  mio  spirito, come avrebbe fatto nella vicinanza il contatto di
faceva dispetto. Mi sentivo defraudato. Non rimpiangevo il  mio  amore; mi offendeva il modo con cui mi era stato tolto. Mi
stazione, né a casa mia. Mi scrisse lo stesso giorno del  mio  arrivo, per iscusarsi. Ci vedemmo due giorni dopo. -