occhi della masca, restò dove era e disse: «Mi chiamo Blabante, signora. E sono al seguito di Narco, il mio conte». «Senti senti! Storta una cosa, se ne
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mai mi accorsi di questa voglia di cavalierato...» «Mio signore» annunciò Blabante «certi semi stanno per anni nella terra, e nessun occhio o piede che
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cilestrine! Piolo dell'Inferno è quel tronco! A ottantacinque giri io mi fermo, mi fermo! E altri non ne farò, se non viene Dio a comandarmelo!» Da dietro la
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mi condannò a non potermi avvicinare a chi amo senza svanire! Perciò, amato amante, o lontani, o niente!» Narco e Blabante si risero uno sguardo. «Ma
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alla mia impresa, e che mi giovi un brindisi così abbondante...» Lo scudierò abbassò il capo, e Narco tornò alla sua fatica. L'albero, fermo
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mise la testa nella zona d'aria che il prigioniero, fermo laggiù, aveva condito. «È la peste!» boccheggiava. «Non mi pareva che questi porci del prete
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penso, Blabante, che di qui a là ci sia abbastanza acqua che corre per non importunare quella che vediamo, se mi levo l'elmo... Il fatto è che mi
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momento la donna, sul fresco dell'acqua corrente, gridò: «Salve a voi, e soprattutto a te, che pure col volto coperto so e sento che mi guardi! Questa
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, ho ascoltato il tuo caso. Io credo di poterti aiutare: ma come è uso dovrai superare tre prove, nessuna delle quali sarà leggera. Poi mi darai di che
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conte, ma sei di quelli che non mi piacciono! E poi... so che hai il fiato un po' pesante... Ma vieni: ti farò cantare, ti farò ballare, e poi ti
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«Narco degli Alidosi, hai superato due prove. Resta la terza: e non sarà di minore fatica». «Cosa mi tocca, sapiente Antolfo?» «Ti tocca battere al
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generosità egli mi ha date. Lui meglio di altri governerà la terra!» Blabante si inchinò: «Se tu lo vuoi, signore: ma ti chiedo da ora di non farmi neppure
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dirottamente. «Perché piangi, Terpione?» domandò Narco. «Perché, signore, mi duole che la cura non solo non abbia fatto miracoli, ma nemmeno opera buona
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