Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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C'era una volta...

218537
Luigi Capuana 37 occorrenze
  • 1910
  • R. Bemporad e figli
  • Firenze
  • paraletteratura-ragazzi
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! — Questa volta sono morto! — pensò il Re. — Vien qua, — disse la ragazza — búttati carponi. Io mi sederò sulla tua schiena, e la mia gonna ti coprirà

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una Principessa. Se lo meritavano. — Ah, Maestà, eran le mie sorelle! Ma voi potete risuscitarle; non mi negate questa grazia! — Vedremo! — rispose Re

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la figliuola del ciaba, devi rendermi un servigio: mi fido soltanto di te. Portami questa lettera al Re di Spagna, e attendi la risposta; ma nessuno

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vecchina: — Ah, vecchina mia! mi han rubato anello. — Non ti disperare, non è nulla. Quando il Re avrà sposato, appena la Regina sarà entrata nel suo

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gusto, e dopo disse: — Mi sento meglio! - Un' altra volta gli venne la voglia d'un pasticcino di lumache. Ma non era la stagione. — Pasticcino di

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sangue reale. — Sono. Ma se il Reuccio mi vuole, dovrà farmi tre regali. — Che regali dovrebbe fare? — La cresta del gallo d' oro, La pelle del Re Moro

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, — disse il Nano — vengo a farvi una proposta. Se mi darete mezzo regno e la Reginotta per moglie, io andrò a liberarla dalle mani dell'Uomo selvaggio

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. — Che cosa ti senti, figliuola mia? — Maestà, non mi sento nulla; ma.... chi dà la sua parola la dovrebbe mantenere. — Come? Lei dunque voleva quel

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Mi piace tanto, — rispose lei — che sento una gran voglia di cavalcarlo. — Fecero portare una scala, e la Reginotta montò sul cavallo di bronzo

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mia? — Il Reuccio mi ha tirato un calcio e mi ha rovesciato ogni cosa. — Sia fatta la volontà di Dio: il Reuccio è padrone. — Le vicine non capivano

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glielo dicia. La Regina perdè il lume degli occhi: — Sporco galletto! ora ti concio io. Chiamatemi il cuoco. — Il cuoco si presentò. — Mi si faccia con

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galletto! ora ti concio io! Chiamatemi il cuoco. - Il cuoco si presentò. — Mi si faccia arrosto pel pranzo. - In cucina gli tirarono il collo e lo

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guarisce sarà genero del Re. Insegnatemi il rimedio: mi basterà. — Prendi in mano questa spada e vai avanti, vai avanti. Arriverai in un bosco tutto

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andarsene: — Mi lasci qui incatenato? — Lo meriteresti, ma ti sciolgo. Se mi hai ingannato, guai a te! — Il giovane si presentò al palazzo reale e si

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ordinò: — Mi si selli il miglior cavallo della mia scuderia! — Montò a cavallo e via, come un fulmine, per la strada del bosco. Di tanto in tanto si

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, chiama.... L' avete più visto? Figuriamoci che pianto, quella povera mamma, quando apprese la sua disgrazia! Corse subito dal Re: — Giustizia, Maestà! Mi

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cagna, che abbaiava e ringhiava mostrando i denti. E Testa-di-rospo non voleva uscir fuori. — Perchè non vieni fuori? Perchè mi farete ammazzare. — E

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uccisi, traeva un respiro dal profondo del petto. — Voi siete barone! — Che mi vale, Maestà, l'esser barone, se non ho da mangiare? — disse una volta un

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— Topolino, se mi vuoi bene, risuscita mio padre! Topolino esitava. Allora si fece avanti sua madre: — Topolino, te ne prego anch'io, risuscita il Re

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cardellino strillava, sentendosi strappare le penne ad una ad una. — Dove son riposte le arance d' oro? — Se non mi farete più nulla, Maestà, ve lo dirò

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pagava. E tornò a martoriarlo. — Dove sono le mie arance d' oro? — Se non mi farete più nulla, Maestà, ve lo dirò. — Non ti farò più nulla. — Son lì dove

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dal Re. — Babbo, se mi vuoi bene, devi comprarmi quel Ranocchino. — Che vorresti tu farne? — Allevarlo nelle mie stanze: mi divertirò. - Il Re

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. — Mi lascerei anche fare a pezzi, — rispose il Re. — Prendete un coltello di diamante, il più bel bue della mandria, una corda lunga un miglio, e

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! Mi spezzo! Dammi da bere! - Il Re si morse la, vena dell' altro braccio e ne fece schizzar il sangue. Intanto scivolava giù: Ma la corda da capo: — Ahi

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faccia. Lei disse: — Andiamo a presentarci al Re mio padre. Son tredici anni che non mi vede: - Al portone del palazzo reale non volevano lasciarla passare

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Re. Fra un mese le domanderà: mi vuoi per marito l Se lei risponde di no, quello ne farà due bocconi. Bisogna avvertirla. — E il Lupo Mannaro dov

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cominciò a baciarlo, a carezzarlo, a farlo saltare in aria come una bambola. — Mi vuoi per marito? Mi vuoi? - La Reginotta rideva: — Ti voglio! ti voglio

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Mi vuoi per marito? Ti feci fare apposta per me. — Lei tremava come una foglia. — Mi vuoi per marito? - Più la Reginotta sentiva quella vociaccia

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PREFAZIONE Queste fiabe son nate così. Dopo averne scritta una per un caro bimbo che voleva da me, ad ogni costo, una bella fiaba, mi venne, un

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Pagina Prefazione

pupilla degli occhi. Un giorno venne uno, e disse al Re: — Maestà, passavo pel bosco qui vicino, e incontrai l'Uomo selvaggio. Mi disse: Vai dal Re, e

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Pagina Titolo

so più dove dar di capo. Sapete che ho pensato? Domani mi farò prestar l' asino dal nostro vicino, gli porrò le ceste e vi porterò attorno per

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Pagina Titolo

, non ci ho colpa. È venuto un cardellino, si è posato sopra un ramo e si è messo a cantare. Canta, canta, canta, mi si aggravavano gli occhi. Lo

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Pagina Titolo

disse al padre: — Maestà, perchè tenermi rinchiusa qui ? Lasciatemi andar pel mondo. Il cuore mi presagisce che troverò la mia fortuna. — Il Re non

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Pagina Titolo

padre pensò d' andarsene in una pianura e chiamare la Sorte: — Sorte, o Sorte! - Gli apparve una vecchia, colla conocchia e col fuso: — Perchè mi hai

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Pagina Titolo

, e chiese di vederle. Osservò minutamente ogni cosa e poi disse: — Maestà, vi manca il meglio. — Che cosa mi manca — L'albero che parla. — Infatti

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Pagina Titolo

strapperebbe. — Tizzoncino, perchè non ti compri un paio di scarpe? — Maestà, ho i piedini delicati; mi farebbero i calli. — Tizzoncino, perchè la

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Pagina Titolo

cuoco. - Il cuoco venne. — Credo che siamo in punto, — gli disse - mi pare una quaglia. — Bisogna vedere, — rispose il cuoco. La Reginotta sentì che

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