Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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 mi  sei lontano il cuor mio non sa più perché sia vivo,
mio non sa più perché sia vivo, fanciullo mio giulivo, e  mi  sento infelice in modo strano, quando mi sei lontano.
mio giulivo, e mi sento infelice in modo strano, quando  mi  sei lontano. Fanciullo mio giulivo, cerco l'oro dei tuoi
mio giulivo, cerco l'oro dei tuoi ricci all'intorno, e  mi  par notte il giorno perché nol vedo, o viaggiator estivo,
nol vedo, o viaggiator estivo, fanciullo mio giulivo! E  mi  par notte il giorno e l'aer più greve e più cattivo il
mio giocondo, perché sei lungi; e col pensier ti attorno, e  mi  par notte il giorno! Bambino mio giocondo, canta, ridi tra
oggi, che mia madre  mi  rimprovera l 'indolenza e l 'essere sempre in giro, per
controllo stringo un 'alleanza con strade nelle quali non  mi  oriento.
 mi  trovo fra gli uomini talvolta, qualunque cosa io parli, la
gli uomini talvolta, qualunque cosa io parli, la mia voce  mi  par che solo il nome tuo richiami. Io taccio allora e
bocca impura a questa voce risponda, e del mio bene ascoso  mi  discorra; e se pur d'altre cose memorando mi parlano con
bene ascoso mi discorra; e se pur d'altre cose memorando  mi  parlano con voce indifferente, ma nel loro sorriso, ma
con voce indifferente, ma nel loro sorriso, ma negli occhi  mi  par d'intravedere ch'altra cosa vogliono dire, che nel cor
ch'altra cosa vogliono dire, che nel cor profondo sì  mi  ferisce. Che da ogni mio gesto, che dal volto mi par
sì mi ferisce. Che da ogni mio gesto, che dal volto  mi  par ch'altri mi legga il pensiero di te che sei lontana.
Che da ogni mio gesto, che dal volto mi par ch'altri  mi  legga il pensiero di te che sei lontana. Dal commercio
solitaria o alla mia stanza solitaria e solo tutto in me  mi  raccolgo; ma nell'aria, nel canto degli uccelli e
con gelosa cura nascondiamo a noi stessi, ora del volgo  mi  par fatto preda contaminata. Nei giorni del dolore e nelle
d'ogni certa speranza privo al tutto; ma da quello una vena  mi  fluiva di forza che nel mezzo delle cose vane e volgari,
delle cose vane e volgari, delle ottuse cure, indifferente  mi  facea e sicuro, e al dolor mi temprava e ogni timore del
ottuse cure, indifferente mi facea e sicuro, e al dolor  mi  temprava e ogni timore del mio stesso soffrir, ogni ricerca
di premi, di riposo, di conforto ogni viltà dal cuore  mi  toglieva. Dal più profondo della mia distretta, nella mente
della mia distretta, nella mente più oscura quella fiamma  mi  era sorta, caduta ogni speranza, e la risposta al tanto
al tanto faticare di richieste alla vita per lei chiara  mi  rifulgeva: «Non chieder più nulla, sappi goder del tuo
luminoso mio giorno nella notte e consumare quella fiamma  mi  parve la mia vita. Ma per più lunga strada il mio destino
parve la mia vita. Ma per più lunga strada il mio destino  mi  volse a far cammino: e vivo ancora mi trovai nel fittizio
strada il mio destino mi volse a far cammino: e vivo ancora  mi  trovai nel fittizio riposo, ma a te vicino per più forte
la fiamma consacrata con le parole non contaminò. Pur or  mi  trovo ancora nella nebbia e il camminar m'è vano e la
nebbia e il camminar m'è vano e la fatica novellamente  mi  si fa penosa. Io sento me da me fatto diverso, se pur
sicura. Nelle tante piccole e vane cose nuovamente io  mi  dissolvo; nell'oscuro giro della diuturna noia il nostro
perire dell'oscura morte te trascinando nell'abisso, Senia,  mi  prende forte sì che dubitoso mi son fatto di me, che non
nell'abisso, Senia, mi prende forte sì che dubitoso  mi  son fatto di me, che non sopporto le mie stesse parole, e
che ho preparato da mangiare  mi  riposo e aspetto, fu- mo una sigaretta, cammino per la
la casa, sbocconcello dalla tavola qualcosa il cui sapore  mi  plachi, plachi la fame in me e la mia voglia di vederti.
il vento è cattivo, per questo  mi  piace. Per due volte è caduta la pianta che amo. lo però mi
mi piace. Per due volte è caduta la pianta che amo. lo però  mi  sono rifiutato di portarla dentro. Ho preferito bagnare la
situazione in cui si sogna. Allora scrivo e ogni tanto  mi  awenturo in terrazza e sollevo l'oleandro e il gelsomino.
awenturo in terrazza e sollevo l'oleandro e il gelsomino.  Mi  ostino a non proteggerli, a rimetterli in piedi. Mi hanno
Mi ostino a non proteggerli, a rimetterli in piedi.  Mi  hanno detto che il vento rinforza le piante. lo come un
rinforza le piante. lo come un padre in lotta con se stesso  mi  apposto dietro il vetro, noto il ramo spezzato del rosaio,
una specie di nenia.  Mi  sputa dietro quando passo.
vita, o vita ancor  mi  tieni, indarno l'anima si divincola, ed indarno cerca di
l'universo e '1 nulla necessità crudele della vita tu  mi  rifiuti. Febbraio 1907
Gino che illuminandosi  mi  redarguì dicendo: «Dante sì, ma dopo Sant'Agostino».
la morte, ma i morti  mi  raggiungono oggi e mi abitano, come padroni delle notti.
la morte, ma i morti mi raggiungono oggi e  mi  abitano, come padroni delle notti. Sono in Scozia e cammino
studio, o sogno, se lavoro o rido o se uno slancio d'arte  mi  trasporta se miro la natura ora risorta a vita nuova, Te
fibra a te il pensiero unicamente vibra a te adorata. A te  mi  spinge con crescente furia una forza che pria non m'era
una forza che pria non m'era nota, senza di te la vita  mi  par vuota triste ed oscura. Ogni energia latente in me si
Vorrei che la natura palpitasse del palpito che l'animo  mi  scuote ... vorrei che nelle tue pupille immote splendesse
O tu non lo comprendi ancora il fuoco che possente  mi  divora? ... e tu l'accendi ... Non trovo pace che se a te
a te che pura sei siccome un giglio ... ... Le lacrime  mi  sgorgano dal ciglio invirilmente. Oh mia fanciulla, oh tu
di quanto amore io t'ami. Ed un dolore nuovo, più intenso  mi  attanaglia il cuore che tu feristi. Se m'ami Elsa a che mi
mi attanaglia il cuore che tu feristi. Se m'ami Elsa a che  mi  fai soffrire? Tu della vita mia unico raggio tu che sola
mia unico raggio tu che sola m'infondi quel coraggio che  mi  fa vivo! Lo sguardo mio non t'ha saputo dire non t'han
bruna come una bruna notte, e malinconica come la luna! Io  mi  chiamo l'amore, l'amor mi chiamo, e sono il raggio e il
e malinconica come la luna! Io mi chiamo l'amore, l'amor  mi  chiamo, e sono il raggio e il gaudio del primo albore! Oh
Son tanti i tipi, son tanti i colori, che di farli inoltrar  mi  venne in testa; ma una donna fra lor, cinta di fiori, mi
mi venne in testa; ma una donna fra lor, cinta di fiori,  mi  dissuase, e la ragione è questa: mi disse il nome dei
lor, cinta di fiori, mi dissuase, e la ragione è questa:  mi  disse il nome dei compagni suoi: scusatemi, dei vizii è la
i tuoi cari occhi profondi quando, al vuoto del cor,  mi  sento un esule di tutti i mondi; se la fanfara delle tue
un esule di tutti i mondi; se la fanfara delle tue parole  mi  profumasse di girani e viole questo povero petto che
e dolcezza, giuro al demone mio che, per morire, non  mi  vorrei pentire, non cercherei l'estremo sacramento, non
sempre  mi  mancano le parole e io ne ho nostalgia. Per questo cucio,
lasciato i nomi dei luoghi,  mi  piace osservare come gli esseri umani cadano inghiottiti
Maria, potean soli ridarmi un'ora lieta; tanta vergogna  mi  mordeva il core d 'esser poeta. Uscii - piovendo gocciole
senza il manico d'or, parea la canna di un pover'uomo.  Mi  zoppicava accanto un vecchierello tutto avvolto in un
inferno, alba, sera, meriggio, estate e inverno! No, non  mi  sfuggi, despota adorato; non mi sfuggi, e arrossir devi, e
estate e inverno! No, non mi sfuggi, despota adorato; non  mi  sfuggi, e arrossir devi, e pentirti del tuo Creato! -
? Qui presso è un canale... tu stammi a guardar - E già  mi  avventavo... Ma il nume rispose - Un solo fra tanti, fra
vecchio s'assise, tergendo affannato la polve e il sudor;  mi  stese la mano, di nuovo sorrise, e : - Sfoga - mi disse -
il sudor; mi stese la mano, di nuovo sorrise, e : - Sfoga -  mi  disse - l'immenso furor! - Ma quel sorriso mi avea fatto
e : - Sfoga - mi disse - l'immenso furor! - Ma quel sorriso  mi  avea fatto muto, e stava lì, sospeso, a bocca aperta come
aperta come quando si aspetta uno starnuto. E a poco a poco  mi  sentìa nell'anima la leggerezza d'un ch'esce di guerra; la
lasciar la terra l'areonauta. - Padre, padre...del mio fato  mi  accerta!... Ho qui sul cranio come un serto acuto...". Egli
e dileguò per l'erta. Orribilmente del letto la coltrice  mi  pesa, e intorno bisbigliando vanno voci domestiche : -
della metropolitana  mi  ruota nel petto e nella testa come la tromba marina che
occhi! E che perciò? Gemendo accanto al fuoco spesso io  mi  ammiro assai più che nel riso; quell'esser triste e sol mi
mi ammiro assai più che nel riso; quell'esser triste e sol  mi  sembra un poco di paradiso. I miei morti mi narrano segreti
triste e sol mi sembra un poco di paradiso. I miei morti  mi  narrano segreti di radici di fior, nei cataletti, di
e lenta si va aggrappando intorno al mio balcone, e  mi  addormenta. Sogno allor le scarpette esposte al vento, i
e quello sguardo tuo somiglia un brando snudato al sole!  Mi  desto anch'io. Penso ai monti agghiacciati, ai pini
modi strani, ai mesti casolari abbandonati dai mandrïani. E  mi  avvinghio alla stufa : oh! abbracciamenti ch'io prodigo
bianca ospite cara! Essa è cortese senza far commenti, e  mi  prepara l'intelletto al lavor meglio, assai meglio che non
faccia l'amor vivo dell'Eve, dalle braccia di cui spesso  mi  sveglio col capo greve. Ma cotesto è affar mio; poco
la nube, il vento, il cuor dell'uomo e il mare... Io  mi  son un che quando va la penna la lascio andare... Amate i
e pria che tolta per la vita  mi  sii, del tutto prenderti? - che giova? che giova, se del
mia vita stessa, che più giova sperar, che più volere, che  mi  giova la vita e il mio dolore e questo amor lontano e
Fatto sono da me stesso diverso che centra il fato  mi  dicevo forte, poiché ho esperta e ancor vivo ad ogni
ad ogni istante nella tua indifferenza la mia morte. Né più  mi  giova mendicare i giorni né chieder altro più dal dio
te proprio a te che da anni non dici piu nulla, che nemmeno  mi  guardi.
Questa appendice  mi  pare un corpo estraneo. Perché non lasciar correre le
son vicino e tu  mi  sei lontana, mi guardi e non mi vedi, o s'io ti parlo, pur
son vicino e tu mi sei lontana,  mi  guardi e non mi vedi, o s'io ti parlo, pur amando ascolti,
son vicino e tu mi sei lontana, mi guardi e non  mi  vedi, o s'io ti parlo, pur amando ascolti, non però
e la tua speme consumando ignara sei di te stessa - ed io  mi  struggo invano. Mentre mi vince gelosia crudele non pur di
ignara sei di te stessa - ed io mi struggo invano. Mentre  mi  vince gelosia crudele non pur di questo giovane e di quello
una all'andata una al ritorno della passeggiata e  mi  saluta sempre due volte, quando d'estate siedo sui gradini
come tutto attorno, ma non è un pozzo e non e buio. Allora  mi  accorgo che dall 'altra parte del Black Water, sulla
Nuovo appena separati da un muretto: e il posto, finalmente  mi  ricordo, si chiama Garve, giusto l'anagramma di grave, in
Non puoi. È tutto coperto. Se  mi  scostassi i capelli vedresti una macchia di alopecia
aver parlato con qualcuno, e che qualcosa sia successo. Non  mi  interessa se ciò che sto facendo sia vecchio o nuovo, bello
ciò che sto facendo sia vecchio o nuovo, bello o brutto, ma  mi  dispiacerebbe se fosse inteso come falso, e sto rischiando.
falso, e sto rischiando. Di solito scrivo delle cose che  mi  sono abituato a chiamare poesie, ma se questa cosa di
 Mi  sono sempre battuto in condizioni così sfavorevoli che
perso nella luce che lo abbagliava di bianco, è assenza,  mi  dicevo, è vuoto d'assenza, ma era un bianco che innevava i
suo incavo, il suo riflesso erano bianchi, è il silenzio,  mi  dicevo, il silenzio dell'origine, o della fine, ma era solo
imbiancati, smarriti nei loro bianchi pensieri, è il nulla,  mi  dicevo, il bianco del nulla, ma era soltanto un sogno di
salda ma priva di parole ti assomiglia e credo che  mi  avverta, spegne la luce e chiama al posto mio, come una
 mi  rivolgo a te che per amore vero verrai qui, sul filo delle
il buio e il fragor della fucina, e  mi  piace l'artier che tempra il ferro; la polverosa sua faccia
alla cruenta via per cui fe' vela l'angelo Pensiero,  mi  persuade la tristezza mia che non la tema il demone
greco, più del vate che al fulmine attentava, le speranze  mi  avviva il sacro speco ove il deforme Ciclope vegliava.
Sfinge immane! Amo il buio e il fragor della fucina, e  mi  piace l'artier che tempra il ferro; la polverosa sua faccia
mar sonante nella notte, anzi la voce sua come un appello  mi  sonò in cor della mia stessa vita; mi parve dolce cosa
sua come un appello mi sonò in cor della mia stessa vita;  mi  parve dolce cosa naufragare nel seno ondoso che col ciel
le vesti al vento, ritta sullo scoglio. Costeggiar  mi  conviene la scogliera per uscire dal golfo, quindi uniti
navigheremo, poiché a me t'affidi: sì breve tratto da te  mi  divide e dal libero mar sì breve tratto! - Ma perch'io
minacci di sommergere, pur sempre alla stessa distanza io  mi  ritrovo dalla punta agognata. Col timone io m'adopero
intanto lentamente come un rottame verso la scogliera  mi  spingono a rovina senza scampo. Ch'io debba naufragar senza
e le mie scarpe han l'aria miseranda; che cesserà, l'oste  mi  persuade, e ch'io pazienti ancor mi raccomanda. Si comincia
che cesserà, l'oste mi persuade, e ch'io pazienti ancor  mi  raccomanda. Si comincia a educare il gatto o il cane con
 Mi  volto, in silenzio, e torniamo indietro, senza più il
scomposto, gutturali, e strappi nella pelle del silenzio)  mi  sono penetrate fino in fondo: e adesso sono io, solo io, il
angelo tutelar dì e notte chino sul mio destino! Tu ancor  mi  adduci, solitario e mesto, alla chiesetta, all'ermo del
del colle, alle fontane, ai boschi queti, sacri ai poeti.  Mi  affacci ancora ai burroni sognanti elfi, gnomi e giganti;
affacci ancora ai burroni sognanti elfi, gnomi e giganti;  mi  insegni il blando linguaggio dei fiori e i miti dei colori.
il mio spirto al carro di Boote con sottil filo d'oro;  mi  fai pensoso davanti allo stagno, immobil lagno! Tutto che
in terra fulge o soffre od ama, nell'onta o nel decoro, tu  mi  assimili, o Musa, e me ne fai e ditirambi e lai! Amo, per
memoria!... …………………… Però ritessimi qualche armonia che  mi  risusciti l'infanzia mia; qualche episodio, qualche
prediche assaporate cogli occhi timidi fisi sui Santi che  mi  guardavano da tutti i canti, mentre dal piccolo libro di
l'intento viso. Oh! sì - ritessimi qualche armonia che  mi  risusciti l'infanzia mia, che mi risusciti l'albe
qualche armonia che mi risusciti l'infanzia mia, che  mi  risusciti l'albe svanite!... Gioie od angoscie! Se voi le
A messa  mi  volete alle sett'ore? No, guardate lassù che amena vetta!
primo albore, a cogliere per voi timo e violetta. E se non  mi  vedete alla chiesetta, non paventate l'ira del Signore: non
lungo e magro professor di greco, che quasi odiar  mi  fece il divo Omero, fu stamane a vedermi al mio studietto.
con dispetto il guatai torvo e bieco. Ché all'entrar suo  mi  rientrò nel core tutta la noia dei passati inciampi, quando
tanto, incanutito e sofferente e stanco, l'antica bile  mi  fuggì dal petto, e fissai mestamente il suo crin bianco;
il suo crin bianco; egli abbracciommi coll'usato affetto e  mi  sedette accanto. Poi mi narrò de' suoi lunghi malanni e
abbracciommi coll'usato affetto e mi sedette accanto. Poi  mi  narrò de' suoi lunghi malanni e delle pene della
nell'indagar sulle sue guancie smorte se al suicidio  mi  ha dannato Iddio, errarmi intorno mi parea sentire l'alito
smorte se al suicidio mi ha dannato Iddio, errarmi intorno  mi  parea sentire l'alito della morte. O mia ricchezza unica, o
un attimo di ebrezza per esser schiavo a un secolo di noia,  mi  farò ancor cattolico, e all'altare ricercherò di quando ero
di quando ero io pur bimbo lo sgomento e la gioia.  Mi  inchinerò dei serafini al nimbo sulla madonna chino, e
e con giunte le mani!... E dalle pinte finestre i bei santi  mi  ridiranno ancor le avemarie, e svaniran l'ombre del tuo
del nordico paese, vaga beltà della colonia inglese, ben  mi  dicea quel tuo sguardo profondo che ti chiamava a sè
in cielo, presago cuor! sulle mie guancie smorte sentir  mi  parve il soffio della morte!... Oggi un amico mi venne a
sentir mi parve il soffio della morte!... Oggi un amico  mi  venne a narrare: - La giovinetta si è gettata in mare! - O
non cercar denaro, son povero, lo sai, non sono avaro.- -  Mi  parli già da mesi, o giovinetto, e sai se al mondo ebbi più
e sai se al mondo ebbi più caldo affetto; sai che di baci  mi  bruciasti il viso, sai che m'addenta il cuore un tuo
... ma, santo Dio, non ho il coraggio, credi, se alcun  mi  chiede chi mi portò via, di dirgli il nome della fiamma
Dio, non ho il coraggio, credi, se alcun mi chiede chi  mi  portò via, di dirgli il nome della fiamma mia! Darei la
così tanto tempo ero pieno di senso che tutte le frasi  mi  prendevano in testa, lasciandomi più solo, non dico
a casa alle due e mezzo,  mi  metto a letto, leggiucchio, di sicuro ho tolto la
scuote di uccelli. Ti dico: per tutta la notte  mi  ha inseguito il vento in forma di lupo. Non erano le
Ché a brevi fiate nel tempo passato nel fondo del mare  mi  sono tuffato. A dare or la patria all'esule sirena, la
e all'uomo abbattuto svelare la via del suo regno perduto,  mi  voglio tuffare con più forte lena, che ogni uom manifeste
le guance, pero - nonostante i quasi quaranta gradi -  mi  s'impiglia nelle dita un senso indelebile di freddo, il
in bagno ho bisogno di freddo, di acqua di rinascita: e  mi  ritrovo nel mio letto ancora fatto,intatto, la
di fedi e di speranze il giglio fui; foglia a foglia  mi  han l'anima spartita... Ma una perla trovâr fra le mie
trovâr fra le mie spoglie, quella è la perla che nessun  mi  toglie. Perla ove splende un'iride celeste: un sorriso di
con nuovo gioco si rinnovella e rifulge più pura. Ma il cor  mi  punge con tristezza amara che il dì ripensa della gioia e
avvicinate dileguaro tristi, perch'io ver lor fervidamente  mi  protendessi e in me le volessi, me stesso in loro tutto
in loro tutto esaurire. Voler e non voler per più volere  mi  trattenne sull'orlo della vita ad angosciarmi in aspettar
mia volta ed ai giucchi d'amore ed alle imprese giovanili  mi  fece disdegnoso. - A qual pro? Ma alla veglia dolorosa una
e del piacere al giocondo convito l'imperioso battere  mi  togliea del mio volere impaziente, e mi togliea '1 fatale
l'imperioso battere mi togliea del mio volere impaziente, e  mi  togliea '1 fatale precipitar dell'ora, nel futuro pur
nel mio cupo aspettar ancor ritrovo insoddisfatti. Che  mi  giova o natura luminosa l'armonia del tuo gioco senza cure?