Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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la cartella sul tavolo. - Oggi il comandante del mio Gruppo  mi  ha fatto giungere, a mezzo del maestro, un encomio. -
fermo i passanti, pregandoli di avviarsi al rifugio. Tutti  mi  ascoltano, tranne un giovanotto grande e grosso come un
e grosso come un bue: - Togliti dal passo, marmocchio. - E  mi  viene addosso con la bicicletta. Neanche se mi avessero
- E mi viene addosso con la bicicletta. Neanche se  mi  avessero ammazzato, l'avrei lasciato proseguire. Lui mi dà
se mi avessero ammazzato, l'avrei lasciato proseguire. Lui  mi  dà uno scapaccione. Io mi aggrappo al manubrio della
l'avrei lasciato proseguire. Lui mi dà uno scapaccione. Io  mi  aggrappo al manubrio della bicicletta. I miei compagni
- E... - E credevo tutto fosse finito lì. Invece oggi  mi  è venuto l'encomio per osservanza agli ordini.
in fiocchetti leggeri da una pianta nei paesi del sole.  Mi  raccolsero, mi filarono, mi tesserono, mi tagliarono, mi
leggeri da una pianta nei paesi del sole. Mi raccolsero,  mi  filarono, mi tesserono, mi tagliarono, mi cucirono, mi
una pianta nei paesi del sole. Mi raccolsero, mi filarono,  mi  tesserono, mi tagliarono, mi cucirono, mi ridussero quale
paesi del sole. Mi raccolsero, mi filarono, mi tesserono,  mi  tagliarono, mi cucirono, mi ridussero quale sono. Ogni
Mi raccolsero, mi filarono, mi tesserono, mi tagliarono,  mi  cucirono, mi ridussero quale sono. Ogni settimana mi si
mi filarono, mi tesserono, mi tagliarono, mi cucirono,  mi  ridussero quale sono. Ogni settimana mi si mette in bucato
mi cucirono, mi ridussero quale sono. Ogni settimana  mi  si mette in bucato e, per tornare candida, devo sopportare
tornare candida, devo sopportare la spazzola e il sapone:  mi  sbattono, mi strizzano, mi sciacquano. Servo però a
devo sopportare la spazzola e il sapone: mi sbattono,  mi  strizzano, mi sciacquano. Servo però a qualchecosa e il
la spazzola e il sapone: mi sbattono, mi strizzano,  mi  sciacquano. Servo però a qualchecosa e il giorno in cui
se dovessi volgere a destra o a sinistra. IL PEDANTE. -  Mi  permetta. Io direi: arrivato che fui al bivio, stetti un
che passasse qualcuno, per chiedergli l'indicazione che  mi  faceva d'uopo.... P. - Mi faceva d'uopo! E se dicesse
per chiedergli l'indicazione che mi faceva d'uopo.... P. -  Mi  faceva d'uopo! E se dicesse semplicemente: che >'occorreva?
fino a una chiesetta, cinta di cipressi, della quale  mi  sovvenne che m'aveva parlato mio padre, quando mi narrò la
quale mi sovvenne che m'aveva parlato mio padre, quando  mi  narrò la sua gita al castello.... Trova qualche cosa a
invece di " procedetti ,- ircondata invece di " cinta - ,  mi  ricordai invece di " mi sovvenne - , mi raccontò. invece di
,- ircondata invece di " cinta - , mi ricordai invece di "  mi  sovvenne - , mi raccontò. invece di mi "narrò -. Vuol
di " cinta - , mi ricordai invece di " mi sovvenne - ,  mi  raccontò. invece di mi "narrò -. Vuol seguitare? T. - Quivi
ricordai invece di " mi sovvenne - , mi raccontò. invece di  mi  "narrò -. Vuol seguitare? T. - Quivi scorsi due uomini
-. non è un modo di dozzina come non m'ero ingannato. T. -  Mi  dileggia ella forse, signore? P. ' - " Tolga il cielo! ,, O
si destarono entrambi, e l'un d'essi.... P. - Un momento.  Mi  lasci ammirare quel "di repente - per a un tratto, e quell'
che mal s' accordava con l' atteggiamento del suo volto,  mi  disse: - Se passa di qui per recarsi al castello, ha
ha errato; la riporremo noi sul retto cammino.... p. -  Mi  perdoni. Qui, benchè ammiri ancora, mi parrebbe più
cammino.... p. - Mi perdoni. Qui, benchè ammiri ancora,  mi  parrebbe più naturale il dire: in tono cortese, e non
Si figurerà di leggieri il mio spavento! Volli gridare; ma  mi  venne meno la voce. Mi volsi in fuga; ma fu indarno: mi
il mio spavento! Volli gridare; ma mi venne meno la voce.  Mi  volsi in fuga; ma fu indarno: mi sentii afferrare da tergo;
ma mi venne meno la voce. Mi volsi in fuga; ma fu indarno:  mi  sentii afferrare da tergo; mi fu forza arrestarmi.... P. -
volsi in fuga; ma fu indarno: mi sentii afferrare da tergo;  mi  fu forza arrestarmi.... P. - L'arresto anch'io per un
troppo bene. Avrebbe potuto dire in forma più modesta: -  Mi  feci indietro. Quelli affrettarono il passo. Volevano
S' immaginerà facilmente il mio spavento! Volli gridare; ma  mi  mancò la voce. Mi diedi alla fuga; ma fu inutile; mi sentii
il mio spavento! Volli gridare; ma mi mancò la voce.  Mi  diedi alla fuga; ma fu inutile; mi sentii afferrare di
ma mi mancò la voce. Mi diedi alla fuga; ma fu inutile;  mi  sentii afferrare di dietro; mi dovetti fermare.... E
alla fuga; ma fu inutile; mi sentii afferrare di dietro;  mi  dovetti fermare.... E allora? T. - Allora gridai: - Aiuto!
dileguarono.... P. - Come nebbia al vento. T. - Fui salvo.  Mi  palpai. Non rinvenni più il portamonete nella scarsella.
conto? Insomma, se l'è cavata con la paura. T. - Se non  mi  toccò maggior danno, debbo saperne grado.... P. - Basta che
ne sia grato.... T. - A quei buoni contadini. Ma la sera  mi  sopravvenne la febbre. P. - Le " sopravvenne -? - Mi prese,
sera mi sopravvenne la febbre. P. - Le " sopravvenne -? -  Mi  prese, andiamo; mi saltò addosso. Questo m' incolse.... mi
la febbre. P. - Le " sopravvenne -? - Mi prese, andiamo;  mi  saltò addosso. Questo m' incolse.... mi seguì per aver
Mi prese, andiamo; mi saltò addosso. Questo m' incolse....  mi  seguì per aver posto in non cale.... P. - Se dicesse per
contento e me ne "saprà grado. - La riverisco e "  mi  dileguo. - T. - (Impertinente!) Varie altre osservazioni
ginocchio in tutta la mia vita. E la Principessa sorrise e  mi  baciò sulla fronte. La Principessa mi baciò sulla fronte e
Principessa sorrise e mi baciò sulla fronte. La Principessa  mi  baciò sulla fronte e poi mi regalò questa trombetta
sulla fronte. La Principessa mi baciò sulla fronte e poi  mi  regalò questa trombetta d'argento che suonava una canzone
profumati e inni, e ancora una volta la Principessa  mi  baciò in fronte. Sí, mi baciò ancora una volta. Mi sembra
e ancora una volta la Principessa mi baciò in fronte. Sí,  mi  baciò ancora una volta. Mi sembra come se fosse ora, l'ho
mi baciò in fronte. Sí, mi baciò ancora una volta.  Mi  sembra come se fosse ora, l'ho ancora qui il suo bacio.
ora che tu  mi  domandi in qual modo dovrai proseguire , allargando il
vocaboli. Darò alla tua domanda cinque risposte, le quali  mi  furor date (quattro per iscritto e una a voce) da cinque
la mamma del mio amico Andrea  mi  ha regalato un paio di jeans di Luca, il fratello maggiore
madre hanno cominciato a ridere come due matti. Io un po'  mi  vergognavo e un po' ero contento di farli divertire, così
i calzoni. - Non posso, adesso. Mettili lì sul divano —  mi  ha detto. Allora ho chiesto a mia sorella Aisha se poteva
i pantaloni da solo. Nello specchio la misura adesso  mi  sembrava proprio giusta. Mi sono guardato davanti, di
Nello specchio la misura adesso mi sembrava proprio giusta.  Mi  sono guardato davanti, di dietro, di profilo, con le mani
mani in tasca, accovacciato e in posa da corsa: perfetti!  Mi  sono spogliato e sono andato a letto. Poco dopo, mentre io
fargli una sorpresa, così domattina si sveglierà contento!  Mi  ha dato un bacino sulla fronte e poi mi ha accorciato i
sveglierà contento! Mi ha dato un bacino sulla fronte e poi  mi  ha accorciato i pantaloni. Mezz'ora dopo è arrivata Aisha.
La gente odia il suono del mio tamburo perciò, quando  mi  va di suonare, mi chiudo dentro l'armadio. Quando la mia
il suono del mio tamburo perciò, quando mi va di suonare,  mi  chiudo dentro l'armadio. Quando la mia zia preferita,
Da allora, non so perché, non è mai più venuta a trovarmi e  mi  manda soltanto una cartolina al mio compleanno. E pensare
di dolore Mio Dio,  mi  pento con tutto il cuore dei miei peccati, e li odio e
spirituale rovina. Non voglio più commetterne in avvenire e  mi  propongo di fuggirne le occasioni. - Signore, misericordia,
andai da un barbiere,  mi  feci tutta scorticare e sotto mi tornò la pelle fresca come
andai da un barbiere, mi feci tutta scorticare e sotto  mi  tornò la pelle fresca come a quindici anni. Poi andai da un
fresca come a quindici anni. Poi andai da un cavadenti,  mi  feci levare tutte le radiche dei denti rotti e mi tornarono
mi feci levare tutte le radiche dei denti rotti e  mi  tornarono tutti come perle. Finalmente mi strappai i
dei denti rotti e mi tornarono tutti come perle. Finalmente  mi  strappai i cernecchi e per ogni capello bianco strappato,
più bella di Tura, che è stata sempre piccola e tozza. Se  mi  tornasse il personale come a vent'anni, oltre il viso e le
- rispose l'altro - in che posso servirvi? - Vorrei che  mi  scorticaste il viso. - Il barbiere fece un salto. - M'avete
vi posso scorticare, ma ad un patto. - E quale? - Che  mi  firmiate un foglio nel quale dichiarate
anni. Era dicembre e batteva la neve: la Maria, mia moglie,  mi  aveva pregato di non uscire con quella tormenta. Eppure
al paese vicino ad ogni costo per un affare che, se non  mi  fossi presentato al mercato, mi sarebbe sfuggito e avrei
per un affare che, se non mi fossi presentato al mercato,  mi  sarebbe sfuggito e avrei avuto una grande perdita. Andai
e la fame avevano spinto i lupi in pianura. Va bene. Io  mi  ero sempre riso dei lupi: ne avevo ammazzati alcuni con una
con una certa facilità. Ma quella volta, ragazzi miei, non  mi  è venuto certo da ridere. Ascoltate. La sera la corriera
assolutamente ritornare qui e, quantunque alcuni amici  mi  sconsigliassero, presi la via del ritorno per certe
andato a casa sua, un giorno che sua madre non c'era, non  mi  ha chiesto niente, mi ha detto di entrare, mi ha portato
giorno che sua madre non c'era, non mi ha chiesto niente,  mi  ha detto di entrare, mi ha portato nella sua stanza: - Puoi
c'era, non mi ha chiesto niente, mi ha detto di entrare,  mi  ha portato nella sua stanza: - Puoi venire qui quando vuoi
fa udire la sua voce: - E io, e io? Ogni tanto il birichino  mi  dimentica a casa, mi succhia come fossi liquerizia o mi
- E io, e io? Ogni tanto il birichino mi dimentica a casa,  mi  succhia come fossi liquerizia o mi tempera come una matita.
mi dimentica a casa, mi succhia come fossi liquerizia o  mi  tempera come una matita. - Guardate quante macchie di
Livio, che ci ha creduto. Ad Arianna, che ci ha creduto e  mi  ha aiutato a non perdere il filo.
Tu sei il Creatore del cielo e della terra: io ti adoro. Tu  mi  hai colmato di benefizi, mi hai dato la vita, i genitori.
e della terra: io ti adoro. Tu mi hai colmato di benefizi,  mi  hai dato la vita, i genitori. Mi hai dato un'altra vita
hai colmato di benefizi, mi hai dato la vita, i genitori.  Mi  hai dato un'altra vita anche più preziosa: la vita
sono interrogato in geografia. La maestra  mi  chiede i nomi dei pianeti del sistema solare, ma io sono
di via Monte S. Gabriele, e non riesco a concentrarmi.  Mi  piacerebbe avere un cane così, tutto nero come lui. Lo
scuola è lì come un'apparizione. Chi? Proprio lui, Nerone!  Mi  si avvicina e mi lecca come un vecchio amico. Lo presento a
un'apparizione. Chi? Proprio lui, Nerone! Mi si avvicina e  mi  lecca come un vecchio amico. Lo presento a Maristella e lui
Cipí... cipí... — piagnucolò, — ...  mi  fa male qua, mi fa male qui! Mamma passera lo riportò
Cipí... cipí... — piagnucolò, — ... mi fa male qua,  mi  fa male qui! Mamma passera lo riportò dentro. — Vedi che
riportò dentro. — Vedi che cosa succede ai disubbidienti? —  Mi  fa male qua, mi fa male qui, — ripeteva Cipí rannicchiato
— Vedi che cosa succede ai disubbidienti? — Mi fa male qua,  mi  fa male qui, — ripeteva Cipí rannicchiato sotto l'ala della
non tutta, contiene quasi tutta la lingua; ma anche perchè  mi  diletta l'immaginazione, senza turbarmi l'animo, non
indifferenti che lascio passare, figure curiose con cui  mi  soffermo, vecchi amici che mi son famigliari fin dai primi
figure curiose con cui mi soffermo, vecchi amici che  mi  son famigliari fin dai primi anni, persone con le quali
e serbano la fresca vivacità della giovlnezza. E ciascuna  mi  desta un pensiero, e alla più parte mi scappa detto qualche
E ciascuna mi desta un pensiero, e alla più parte  mi  scappa detto qualche cosa, passando. - Ti saluto, simpatia!
detto qualche cosa, passando. - Ti saluto, simpatia! -  Mi  rallegro con lei,- finalmente assunta all'onore del
voglio, chè non t' ho mai potuta patire. - Si fermi lei, e  mi  dica bene una volta quello che vuol dire, chè non l'ho mai
l' appunto. - Le parole segulte da derivati e diminutivi  mi  dànno l' immagine di padri o di madri con un codazzo di
gli aspetti della natura e tutte le epoche della storia  mi  passano dinnanzi nel Vocabolario. Ed è il mio maggior
nell'impeto d'un'inspirazione creatrice. E quanti ricordi  mi  destano le parole! Moltissime, sonandomi nella mente,
rimpiattati e ignorati. Una parola antiquata o poetica  mi  rammenta una persona che spesso la diceva, facendone pompa
ne sorridevano, toccandosi a vicenda col gomito; un'altra  mi  fa riudir l'accento d'un lontano o d'un morto che la
morto che la pronunziava in certo modo suo proprio; questa  mi  richiama alla mente un linguista che le mosse guerra e uno
e le impertinenze che si scambiarono pel fatto suo; quella  mi  ricorda un verso celebre o un motto storico o una scena di
dire storpiata o a sproposito. E a certi nomi di malattie  mi  si levan davanti le immagini di amici perduti; rivedo certe
risento la voce dei miei figliuoli bambini; e molte  mi  fanno balenare alla mente le sembianze degli scrittori che
Foscolo, il viso pallido del Leopardi. Ho detto in che modo  mi  diverto: mi domanderete in che modo imparo. Vi dico come.
viso pallido del Leopardi. Ho detto in che modo mi diverto:  mi  domanderete in che modo imparo. Vi dico come. M' arresto
efficacissime e generalmente usate che in nessun modo  mi  si vogliono appiccicare alla memoria, come se ci fosse
si è sostituito o che s' usa più comunemente in sua vece;  mi  provo a definire il significato di certe parole. prima di
procedo ora senza perder tempo. E di questa lettura non  mi  stanco mai. Sebbene io abbia letto il Vocabolario tante
il Vocabolario tante volte che certe pagine, certe colonne  mi  son rimaste nella memoria come armadi aperti, in cui vedo
quasi nell'ordine alfabetico col quale v'è collocata,  mi  dà sempre un nuovo diletto ogni lettura; qualche cosa da
ora di alzarsi.  Mi  lavo e mi vesto. Ogni mattina trovo le scarpe pulite, le
ora di alzarsi. Mi lavo e  mi  vesto. Ogni mattina trovo le scarpe pulite, le camicie
Arrivo davanti alla scuola, ma il cancello è ancora chiuso.  Mi  siedo su una panchina, allora. Vedo arrivare Maristella, la
le scale? — ha insistito la Nasochiuso. Allora ho capito.  Mi  è passata la voglia di ridere. L'ho guardata a lungo senza
era Maristella, la figlia della signora di prima. - Non  mi  chiedi cosa sono venuta a fare? — ha domandato. - No, non
ti avrei risposto che sono venuta per chiederti scusa —  mi  ha detto e poi è rimasta un po' in silenzio — per mia
che aveva in bocca con aria meditabonda. Poi, a sorpresa,  mi  ha dato un lungo bacio sulla guancia. Io ero terribilmente
voluto dirle di smettere. Però ho pensato a quello che  mi  dice sempre la mamma: - Non interrompere mai qualcuno che
sentiamo raspare alla porta. Quella porta lì. vedete.  Mi  affaccio da un finestrino e vedo un grosso lupo. (Lico alzò
colpirlo dal finestrino: ma non si muove. Lo guardo bene e  mi  sembra buono, senza nessuna voglia di predare il nostro
le fiuta, non le mangia, poi si avvicina ancora più a me e  mi  addenta la giacca e mi tira. Che cosa vuole? Io faccio per
poi si avvicina ancora più a me e mi addenta la giacca e  mi  tira. Che cosa vuole? Io faccio per ribellarmi e colpirlo
e colpirlo con la forca, ma lui è così mansueto che io  mi  sento trasportato da una convinzione strana: e il lupo
lo seguo per alcuni passi: quando s'accorge che lo seguo  mi  lascia e mi precede. Se mi fermo, anche lui si ferma e di
per alcuni passi: quando s'accorge che lo seguo mi lascia e  mi  precede. Se mi fermo, anche lui si ferma e di nuovo mi tira
quando s'accorge che lo seguo mi lascia e mi precede. Se  mi  fermo, anche lui si ferma e di nuovo mi tira per la giacca.
e mi precede. Se mi fermo, anche lui si ferma e di nuovo  mi  tira per la giacca. Compresi e lo seguii per dei chilometri
se lo seguivo. Al limitare del bosco si fermò e anche io  mi  fermai. Che c'è? pensai. Ad un tratto vidi con terrore, in
— Chiedetegli il suo nome. Tit aveva sentito e si voltò: —  Mi  chiamo Tit, — disse con orgoglio. L'impiegato lo guardò con
la topina alla rondine, — ero molto cattiva, e la mia mamma  mi  diceva sempre: « Se continui, chiamo il Gran Topo nero ».
ad un enorme bastone; e io pensavo già che fra poco  mi  avrebbe mangiata. Egli si avvicinò e mi disse con una
già che fra poco mi avrebbe mangiata. Egli si avvicinò e  mi  disse con una vocina gentile: « Carina, mi regali codesta
si avvicinò e mi disse con una vocina gentile: « Carina,  mi  regali codesta briciola di cacio che hai nella
a niente. Se valessi almeno un centesimo ti venderei e  mi  comprerei una mollica di pane. Ecco.
parlato a pag. 245-49 degli Enimmi ed Indovinelli, non  mi  sembra fuor di proposito il ristampar qui come appendice al
bimbo che voleva da me, ad ogni costo, una bella fiaba,  mi  venne, un giorno, l' idea di scriverne qualche altra pei
ed anche un po' ammalato, con un' inerzia intellettuale che  mi  faceva rabbia, e i lettori non immagineranno facilmente la
pel capo; avevo Serpentina in pericolo, o la Reginotta che  mi  moriva di languore per Ranocchino, o il Re che faceva la
nuova fiaba sarebbe finita. Quei cari diavoletti, che poi  mi  si sedevano attorno impazienti, che diventavano muti e
occhi ed orecchi appena incominciavo: C' era una volta...,  mi  davano una gran suggezione. Pochi autori, aspettando dietro
eccellenza naturale della forma artistica delle fiabe. Non  mi  è parso superfluo dir questo al benigno lettore, pel caso
le circostanze che Io han prodotto. Senza di esse non  mi  sarebbe passato mai pel capo di mettere audacemente le mani
rammentare senza commozione e senza rimpianto? Allora ben  mi  stia, se le Fate che vennero ad aleggiare tra le bianche
non osavan rifiatare avvertendo la presenza delle Dee; ben  mi  stia, se le Fate, per dispetto, abbandoneranno ora il mio
passavo pel bosco qui vicino, e incontrai l'Uomo selvaggio.  Mi  disse: Vai dal Re, e digli che voglio la Reginotta per
— Che cosa è stato? — Maestà, trovai l' Uomo selvaggio, e  mi  domandò: — Chi sei? — Sono la Reginotta. — Lasciami vedere.
— Chi sei? — Sono la Reginotta. — Lasciami vedere. —  Mi  sbottonò la manica del braccio sinistro e urlò: Non è vero!
La Reginotta, dice, ha una voglia in quel braccio! — e  mi  ha rimandato. Se fra due giorni non avrà lì la sposa, guai
— Che cosa è stato? — Maestà, trovai l' Uomo selvaggio e  mi  domandò: — Chi sei? — Sono la Reginotta. — Lasciami vedere.
— Chi sei? — Sono la Reginotta. — Lasciami vedere. —  Mi  osservò tra i capelli e urlò: Non è vero! la Reginotta,
— Che cosa è stato? — Maestà, trovai l' Uomo selvaggio e  mi  domandò: C' era una volta.... 12 — Chi sei? — Sono la
12 — Chi sei? — Sono la Reginotta. — Lasciami vedere. —  Mi  osservò il braccio sinistro: — Va bene! — Mi osservò tra i
vedere. — Mi osservò il braccio sinistro: — Va bene! —  Mi  osservò tra i capelli, sulla nuca: — Va bene! — Poi prese
nuca: — Va bene! — Poi prese un paio di scarpine ricamate e  mi  ordinò: — Calza queste qui. — E siccome i miei piedi non e'
i miei piedi non e' entravano, urlò: - Non è vero! — E  mi  ha rimandato dicendo Guai! Guai! — Allora i ministri: —
Cuddu riferì l'incontro a compare Sidoro. - Avevo paura che  mi  frugasse - soggiunse. - Birraccio!... Ne hai per poco! - si
da capo-birro? - E tu gli dovrai sputare in viso! - Eh, sì!  Mi  mette in carcere! Compare Sidoro crollò il capo,
- Per paura che il capo-birro non me la ritrovi, se mai  mi  frugasse. - Chi l'ha detto?
triste destino. Diceva - Non capisco perchè la massaia non  mi  voglia in casa. Eppure io filo e tesso trame d'argento, le
il baco - io lavoro per gli uomini e tu per te stesso. Io  mi  rendo utile agli altri e tu dai solamente noia.
e povero - seguitò con un sorriso pensoso l'ingegnere - e  mi  adattai a tutti i mestieri. Di notte, dopo il lavoro,
il mio conforto in quella solitudine nel mondo. Una sera  mi  capitò di leggere un aneddoto abbastanza conosciuto. Voglio
di tutta l'azienda. Io, commosso da quell'episodio, non  mi  lasciai scoraggiare dall'avversità della fortuna -
a raccontare l'ingegnere - e se non trovai una spilla,  mi  misi a venderne: a poco a poco, con quell'umile commercio,
speciali per costruire spille: eccole là. Naturalmente  mi  sono specializzato anche in altri campi metallurgici, e
a puntate sul "Marc'Aurelio" nel purtroppo lontano 1935,  mi  ha incoraggiato a rimaneggiarlo e ad adattarlo per la TV
aiutano a preparare. Il piatto è al centro del tavolo.  Mi  piace mangiare con le mani, anche se a scuola uso la
il cibo. A scuola, la prima volta che ho mangiato in mensa,  mi  hanno dato il prosciutto. - È buono, sai? Preferisci il
dato il prosciutto. - È buono, sai? Preferisci il crudo? —  mi  ha chiesto Luisa la cuoca, che è un po' sorda. A me non
ho comprato adesso funziona proprio bene. Capisco tutto! —  mi  ha detto sorridendomi Luisa. - Ah, sì? È costato molto? —
a non pensare a Maristella. La maestra improvvisamente  mi  ha chiesto: - Nadir, dimmi due pronomi. - Chi? Io? - Bene,
- Chi? Io? - Bene, benissimo! Ora sentiamo un altro.  Mi  e proprio andata bene! Torno sempre allegro da scuola. -
antico. Ho rallentato e ho pedalato a tempo. Un pipistrello  mi  ha accompagnato fino a casa. Ho voglia di telefonare a
sono un registratore nè un magaziniere della lingua. Non  mi  servii mai della penna per questo studio. Lessi e leggo gli
alla mano, sottolineo ogni parola e ogni locuzione che  mi  riesca nuova, e mi paia efficace, e usabile anche da uno
ogni parola e ogni locuzione che mi riesca nuova, e  mi  paia efficace, e usabile anche da uno scrittore del tempo
li abbiamo trovati. Dunque, sottolineo soltanto, e questo  mi  basta a riparare poi alle dimenticanze. Tutti i miei libri
di lingua, e con la memoria delle voci e delle frasi  mi  ravvivo quella dei pensieri, la quale corregge alla sua
quella dei pensieri, la quale corregge alla sua volta, se  mi  s' è alterato nella mente, il concetto del significato e
un orecchio, il naso, il mento, e li conservano a parte: io  mi  stampo nella mente tutto il viso; voglio dire che affido la
impressioni, dalle quali spesso riescon diverse le seconde,  mi  vien fatto di cercare le ragioni delle diversità, che
viva; e le corse che ho da fare col pensiero per rivederli  mi  fanno bene alla salute dello spirito, mi accrescono le
per rivederli mi fanno bene alla salute dello spirito,  mi  accrescono le forze e l'agilità della mente. Per mantenermi
Per mantenermi nel possesso del mio materiale linguistico  mi  debbo rimettere ogni tanto in conversazione diretta coi
diretta coi grandi maestri da cui lo presi, e questo  mi  dà occasione e modo di raccogliere dalla loro bocca nuovi
diventerò forte quanto lui. Però non è giusto che  mi  voglia umiliare: anche lui dovrà studiare, fare della
«Quanto fa sei per otto? Quarantotto. No, perchè se no  mi  risponde «Asino cotto!». Come fare? Gli domanderò quanto fa
Vedremo. Intanto - pensava fra sè Sergio - bisogna che  mi  prepari anche io a conoscere i risultati per non fare una
Lo scudiero rispose: «Masca Nedarella, questa copertura  mi  sta sul volto a causa della mia timidezza. Una natura così
a causa della mia timidezza. Una natura così schiva e mite  mi  è stata data, che farmi vedere alla luce del giorno mi è
mite mi è stata data, che farmi vedere alla luce del giorno  mi  è intollerabile». La masca era turbata. «Ma» domandò «se
simile a quello che qui fuori tende i rami, e quietamente  mi  mostrerei e mi farei baciare». «Allora, bel Blabante,
che qui fuori tende i rami, e quietamente mi mostrerei e  mi  farei baciare». «Allora, bel Blabante, poiché sento che il
bel Blabante, poiché sento che il resto della tua faccia  mi  piacerà più di quello che già mi piace, ti aspetterò
il resto della tua faccia mi piacerà più di quello che già  mi  piace, ti aspetterò stasera all'ombra del prugno, e i raggi
sentì un fruscìo. «Sei tu, Blabante?» «Sì». «Io sono qui,  mi  senti?» «Sì». «Vieni, allora, abbracciami, e dammi il tuo
i fiori di carta, i candelabri di cristallo argentato,  mi  sembrava più bello e alto di una montagna fiorita. E
di poter assistere alla Messa e sentirne la grandezza,  mi  rendeva del tutto felice».
dell'occhio. È simpatica, tutto l'opposto di sua madre.  Mi  piace quando si aggiusta i capelli dietro le orecchie.
Ci siamo. Ecco Aziz. - Tu devi essere Maristella. - Come  mi  conosci? - Eh, così, di fama — sorride Aziz mentre mi
Come mi conosci? - Eh, così, di fama — sorride Aziz mentre  mi  lancia un'occhiata complice. - Sei tu quello che dipinge
pieno d'iniziativa, e deve avere un po' di sale in zucca.  Mi  viene un'idea: il gruppo Stella del Nord eleggerà da sé il
si mette a gridare, gesticolando: - Per tutti i diavoli! Se  mi  eleggete, avete proprio quello buono! - Voi non mi
Se mi eleggete, avete proprio quello buono! - Voi non  mi  conoscete ancora! Sapete cosa sono? Un dittatore! Una
Una macchina tira-pugni! Un randello pazzo furioso! Se  mi  prende la rabbia, perdo il lume della ragione! Per fare il
rabbia, perdo il lume della ragione! Per fare il capogruppo  mi  manca tutto! Sono impacciato come un pulcino nella stoppa!
questo vo fino alla pedanteria. Fin da quando principiai,  mi  persuasi che il metodo migliore di studiare era quello di
i libri nelle biblioteche, per ordine di materie.  Mi  fissai prima una serie di titoli, sotto i quali potessi
o senta dire, o trovi nel vocabolario, la quale io  mi  voglia appropriare, la scrivo nel quaderno, e sotto il
modi di dire, che si riferiscono tutti a un soggetto unico,  mi  si ravviva, con l'ammirazione della ricchezza e della
della nostra lingua, la volontà e il piacere di studiarla.  Mi  par di sentire un linguista maraviglioso che sfoggi tutta
viventi e di cose. Quando entro nella partizione dell'Ira,  mi  par d'entrare in una bolgia dell'inferno, in mezzo a una
loro cuore. E così nel vocabolario dei Suoni, voci, rumori,  mi  par di passare da una sala di concerti in un'officina,
un materiale di lingua relativo al mio soggetto, e non solo  mi  ravvivo nella memoria, in quel modo, in pochi muti, una
in pochi muti, una quantità di voci e di locuzioni che  mi  possono giovare; ma quella rapida lettura mi dà una scossa
locuzioni che mi possono giovare; ma quella rapida lettura  mi  dà una scossa alla fantasia, mi desta nella ente una folla
ma quella rapida lettura mi dà una scossa alla fantasia,  mi  desta nella ente una folla d'immagini, che formano come un
le mani come in un mucchio di monete o di gemme che io  mi  sia guadagnate o che abbia trovate io stesso a una a una;
tesoro di lingua accumulato con gran cura, che io amo, che  mi  compiaccio d'arricchire e d'abbellire, come una casa piena
e d'artista. Ecco come studiai e studio la lingua.  Mi  ci volle molta pazienza in principio; poi feci il lavoro
Caterinuccia, e Caterinuccia disse : — Ho un po' di fame.  Mi  daresti un piatto di carne arrostita con contorno, Rosetta?
offrire, Caterí. Oramai è venuto l'inverno e nessuno  mi  chiama per innaffiare l'orto. La mamma di Puccio dice
avuto molto fiuto con te ... Beh, non sarà mica un caso se  mi  chiamo Nasochiuso! ... Insomma, voglio dire ... Ti chiedo
... Insomma, voglio dire ... Ti chiedo scusa, Nadir,  mi  sono comportata come una stupida — dice con gli occhi
Devo inghiottire due volte prima di ritrovare la parola. -  Mi  piacerebbe sì. - Adesso, però, vi preparo la merenda. Vuoi
Magari ci metto dentro la cioccolata, se ti va. - Sì che  mi  va. Pane arabo e cioccolata: la mia merenda preferita!
pensiero. — Io da tanto penso di farla mia moglie; cosí  mi  aspetterà sempre nella casa che fra poco io costruirò per
starnutò per liberarsi subito di tutto il suo dolore. — E  mi  concedete ospitalità fino a quel giorno? — supplicò. — La
all'uscio a far la guardia, fino a quel giorno. Il cuore  mi  batte. Etcí! Vorrei che i giorni volassero. Uh, uh, uh! E
meglio. Finalmente, un mattino, Tit dichiarò: — Oggi  mi  alzo dal letto. Caterí batté le mani e cominciò a saltare,
d'entrare. Se la donna del mio sogno accetterà, uscendo  mi  direte: « Tutto bene a. Si avviarono. Il castello era di
così recupero la moneta da due euro. Le prime volte  mi  vergognavo un po, adesso sono il più veloce di tutti.
altri marocchini a prendere i carrelli. - Vai a lavorare! —  mi  dice un signore coi baffi. - Sono qui apposta — penso io e
anch'io un carrello e faccio la spesa come un italiano.  Mi  piace andare in giro a scegliere. Le cose che compero di
— E che tu fai? — Sento strani rumori. - Il Re ordinò: —  Mi  si selli il miglior cavallo della mia scuderia! — Montò a
Vide uno scarafaggio: — Scarafaggio, bel scarafaggio! Se  mi  conduci dalla Fata gobba, ti faccio un magnifico regalo. —
Più in là, vide un topolino: — Topolino, bel topolino! Se  mi  conduci dalla Fata gobba, ti faccio un magnifico regalo. —
in cima a un albero: — Usignuolo, bell' usignuolo! Se  mi  conduci dalla Fata gobba, ti faccio un magnifico regalo. —
conduci dalla Fata gobba, ti faccio un magnifico regalo. —  Mi  dispiace, ma non posso. Aspetto la bella dal dente d' oro
 mi  fissa mai direttamente. Si ferma a quattro passi di
venuto, si gira e se ne va via. Un soffio di brezza leggera  mi  sfiora il collo, ma non riesce più a far sventolare la
Ci ho pensato molte volte,  mi  ci metterei; ma ho altro da fare, mi manca il tempo. Non le
pensato molte volte, mi ci metterei; ma ho altro da fare,  mi  manca il tempo. Non le può mancare. Non c'è altra materia
far deviare il suo pensiero dall'andamento abituale. Ella  mi  dirà: - Ma ho mille pensieri, mille cure; quando ci avrei
in cui si può spendere quello che s'è guadagnato E non  mi  dica neppure che è uno studio per giovani, ai quali è
- Ah, sì - commentò la Pinuccia. Neanch'io lo so più. E  mi  capita anche di avere pensieri terribili. A volte,
avere pensieri terribili. A volte, svegliandomi al mattino,  mi  guardo nello specchio e lo specchio mi dice: «Pinuccia,
al mattino, mi guardo nello specchio e lo specchio  mi  dice: «Pinuccia, nessuno ha più bisogno di te, nessuno ti
mica apposta, a vivere». E allora penso che tutto questo  mi  succede perché devo avere fatto molti sbagli. Dove ho
sbagli. Dove ho sbagliato, professore, che i miei figli non  mi  amano più? - I figli volano via come gli uccelli. Non
ha novantun anni e ancora tanta voglia di vivere. Il papà  mi  ha raccontato che l'anno scorso un giornalista della
e per fare lo spiritoso, gridò: - Ehi, nonnetto,  mi  venderesti quel bellissimo asino? - Ben volentieri —
come un miracolo di potenza descrittiva: - Vedi -  mi  disse - in queste cinquanta terzine, oltre le stupende
quel canto m'ero appropriato una quantità di modi, i quali  mi  venivano facilmente alle labbra o alla penna anche nel
Montecatini del Giusti: uno dei componimenti poetici, ch'io  mi  conosca nella letteratura italiana, più fitti di modi e di
quando non viene il sonno, e dovunque aspetti qualcuno,  mi  ridico mentalmente dei versi. Ma quello che me li stampò
frasi che mancano, o che si sono alterate; nel qual lavoro  mi  move una curiosità d'indovinatore d'enigmi, che me lo rende
Dopo aver studiato per lungo tempo nient'altro che versi,  mi  diedi alla prosa, scegliendo nei migliori scrittori quelle
vantaggio di questo studio è che con le parole e le frasi  mi  restano nella mente la struttura dei periodi, la musica
la ridico a me stesso, o alla muta o di viva voce, non  mi  par più roba d'altri, ma mia; che mi par veramente che
o di viva voce, non mi par più roba d'altri, ma mia; che  mi  par veramente che tutti quei pensieri siano usciti in
che adopero, prese dalle pagine che so a memoria; poichè  mi  son tutte così profondamente fitte nel capo, così
persuaso per modo dall'esperienza., che a quanti giovani  mi  chiedon consiglio, do questo consiglio: - Studiate a mente.
da principio che l'amore di questa maniera di studio  mi  sarebbe scemato con gli anni; ma non scemò: si fece più
non so più dove dar di capo. Sapete che ho pensato? Domani  mi  farò prestar l' asino dal nostro vicino, gli porrò le ceste
lo prese in collo, e cominciò a girare per la città. — Chi  mi  compra Ranocchino! Chi mi compra Ranocchino! - Ma nessuno
a girare per la città. — Chi mi compra Ranocchino! Chi  mi  compra Ranocchino! - Ma nessuno lo voleva, un cosino a
— disse quel povero diavolo. E riprese ad urlare: — Chi  mi  compra Ranocchino! Chi mi compra Ranocchino! — Ma nessuno
E riprese ad urlare: — Chi mi compra Ranocchino! Chi  mi  compra Ranocchino! — Ma nessuno lo voleva, un cosino a
Il nostro luminoso sovrano, Allah mantenga la sua vita,  mi  ha inviato presso di te, perché con voce e mano di donna
Shuade, — disse. — Sia ringraziato per la gentilezza che  mi  riserva... La mia mente è tuttavia cosi occupata nel
Shuade abbassò la fronte. — Ti imploro, signore, non  mi  scacciare, — disse. — Perderò ogni grazia del Sultano, se
— disse. — Perderò ogni grazia del Sultano, se saprà che  mi  hai allontanato dal tuo letto. Mi farà certo riportare dai
del Sultano, se saprà che mi hai allontanato dal tuo letto.  Mi  farà certo riportare dai suoi cavalieri fra i pastori che
i pastori che allevano le greggi nelle montagne di Kamur, e  mi  darà in sposa al piú rozzo di loro... Una donna può essere