Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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però non m'annoiavo: un sentimento  mi  riempiva l'anima, nuovo e piacevolissimo, che non si può
dovere e d'ogni servitù sociale, e certo che nessun dolore  mi  verrà dal mondo esteriore, perchè non mi può giungere
che nessun dolore mi verrà dal mondo esteriore, perchè non  mi  può giungere nessuna notizia da nessuna parte. Mille
nessuna parte. Mille sventure possono minacciarmi, nessuna  mi  può raggiungere. L'Europa si può sconvolgere, io non lo
verso un mondo sconosciuto, in mezzo a gente che non  mi  conosce. Prigioniero in un'isola, è vero; ma in un'isola
Prigioniero in un'isola, è vero; ma in un'isola che  mi  porta e che mi serve, che guizza sotto i miei piedi, e mi
in un'isola, è vero; ma in un'isola che mi porta e che  mi  serve, che guizza sotto i miei piedi, e mi trasfonde nel
mi porta e che mi serve, che guizza sotto i miei piedi, e  mi  trasfonde nel sangue il fremito della sua vita, ed è un
tante volte trovato il viaggio insopportabilmente lungo,  mi  paresse in quel momento così breve, e vago come un sogno,
tante cose. Non avendo mai visto nulla per via, che  mi  segnasse le distanze nella mente con immagini ben distinte
immagini ben distinte le une dall'altre, tutte le giornate  mi  si confondevano all'immaginazione in una sola, e mi pareva
mi si confondevano all'immaginazione in una sola, e  mi  pareva d'aver percorso quello spazio sterminato di un volo.
un volo. Nessun momento del viaggio, fuorchè la tempesta,  mi  rimase come quello stampato nell'anima. Il fiume smisurato
muto; un silenzio altissimo pesava su tutte le cose; e  mi  parea che venisse di lontano, dagli altri grandi fiumi,
professor Aducco mandandomi questi tracciati  mi  scrisse: "Ho fatto l'esperienza presenti parecchi colleghi,
della fatica, e ne furono meravigliati. Ero molto eccitato,  mi  sentivo caldo, ero rosso in viso. Alla sera dello stesso
Alla sera dello stesso giorno ero molto stanco, le gambe  mi  dolevano ed avevo un po' male di capo." Il giorno dopo il
tanto sospirata, quell'imminenza dell'arrivo in America non  mi  destava più alcuna commozione. Era un altro fenomeno morale
del sentimento della curiosità e del piacere. Come se non  mi  rimanesse uno solo dei mille ardenti desideri con cui ero
con cui ero partito, il pensiero della terra nuova non  mi  dava più che un senso di noia, accompagnato dalla
brucior di gola che m'aveva lasciato un sigaro cattivo. E  mi  faceva perfino dispetto l'agitazione degli altri, -
incapaci d'ogni forte impressione. Dio mio, è così:  mi  dovrei vergognare di confessarlo: a poche miglia dal
di confessarlo: a poche miglia dal continente americano, io  mi  scervellavo sopra una sciarada del giornale genovese, della
sopra una sciarada del giornale genovese, della quale  mi  scappava il secondo:
perchè quanto espongo ora sulla fisiologia dei muscoli,  mi  serve come di introduzione a far comprendere meglio la
Alfieri, pag. 190. nella sua vita: "deliziosissimi momenti  mi  furono ed utilissimi quelli, in cui mi venne fatto di
momenti mi furono ed utilissimi quelli, in cui  mi  venne fatto di raccogliermi in me stesso, e di lavorare
le facoltà dell' imparare; le quali oltre ogni credere  mi  si erano oppilate in quei quasi dieci anni continui
 Mi  riscosse dalla meditazione il comandante, che mi passò
riscosse dalla meditazione il comandante, che  mi  passò accanto fregandosi le mani, - cosa insolita, - come
ripetergli il suo ritornello: - Porcaie a bordo.... Ma egli  mi  prevenne domandandomi col viso serio: - Che cosa faranno in
pensato. Ma il buon comandante, che era veramente contento,  mi  domandò ancora se, prima d'imbarcarmi, avessi pregato
 mi  ricordo bene che, osservando più che gli altri me stesso,
con una certa curiosità psicologica quando e come  mi  sarebbe entrato dentro quel sentimento che ci vergogniamo
tener dietro al suo lento avvicinarsi, senza sospettare che  mi  dovesse balzar addosso tutt'a un tratto, nel punto in cui
la verità, cercai in me l'artista e non ce lo trovai più.  Mi  parve anzi che fosse già scappato da un quarto d'ora.
della mente. Ma l'entrare in sottigliezze psicologiche  mi  trarrebbe a lunghe e inutili dissertazioni, e il mio libro
di osservazione e di analisi anatomica dell'uomo morale:  mi  terrò lontano, per quanto possibile, dalle teorie e dalle
fresca degli alisei dell'altro emisfero, e al solo pensarvi  mi  pareva di sentirmi filare due gocciole tepide giri dalle
gigantesco cigno dall'ali tese, che ci guardasse. Apro, e  mi  vien nella fronte e nel petto un soffio delizioso d'aria
fronte e nel petto un soffio delizioso d'aria marina, che  mi  ricorre per le vene, e mi riscote tutto, come l'alito d'un
delizioso d'aria marina, che mi ricorre per le vene, e  mi  riscote tutto, come l'alito d'un mondo ringiovanito. Il
il primo che incontravamo dopo Gibilterra. Per pochi minuti  mi  biancheggiò agli occhi nella chiarezza di quell'aurora
il saluto d'un amico: poi si nascose; e allora l'oceano  mi  parve più solitario e più silenzioso di prima; ma benigno
mostrarono subito gli effetti nelle terze classi. L'agente  mi  venue a cercare nel salone. - Venga a vedere, - mi disse, -
L'agente mi venue a cercare nel salone. - Venga a vedere, -  mi  disse, - le baruffe chiozzotte. Lo spettacolo comincia.
ultimo rifugio, per tentar di dormire. Ma il camerino  mi  parve più stretto, più asfissiante, più odioso che non mi
mi parve più stretto, più asfissiante, più odioso che non  mi  fosse mai parso. I passeggieri dovevano esser discesi quasi
come un canto solitario per le vie d'una necropoli. E  mi  pareva che mi pesassero su l'anima non soltanto i miei, ma
canto solitario per le vie d'una necropoli. E mi pareva che  mi  pesassero su l'anima non soltanto i miei, ma tutti i tedi,
che non conoscevo, - un rantolo in una camera di cui non  mi  riusciva di trovar la porta, - e poi mutata la scena in un
nelle oscillazioni della curva. Il dottor Salvioli  mi  raccontava che, prima di far lezione, egli sentivasi meno
egualmente sconvolti per leggere un discorso stampato.  Mi  ricordo di un pranzo elettorale dove uno dei più celebri
in tasca le bozze di stampa, che lesse ai suoi elettori, e  mi  dissero che faceva sempre così. Quando leggo nei giornali
penso allo sgomento che egli prova dinanzi agli elettori e  mi  viene un sorriso sulle labbra.
bastimento e del mare copriva le voci. Pareva quasi notte.  Mi  sembravan mutati il luogo e le persone. In quel momento in
vita sono sconvolte. Un movimento subitaneo di beccheggio  mi  gettò nel camerino come un sacco; l'uscio si chiuse da sè;
il sangue: - Se non uscissi più di qua dentro? - E  mi  sentii in una solitudine immensa, come se mi fossi chiuso
dentro? - E mi sentii in una solitudine immensa, come se  mi  fossi chiuso da me nella tomba.
disfatto dalla noia, che s'affaccia al mio camerino, e  mi  domanda: - Andiamo a veder ammazzare? - Come? Chi
centesimi. E mare, e mare, e mare. Quel Mediterraneo lassù  mi  si presentava alla fantasia piccolissimo, come un laghetto
d'ogni idea; e quel non vedere mai altro che acqua ed acqua  mi  faceva balenare l'orribile sospetto che si fosse sbagliato
per andar a cozzare nei ghiacci eterni. Fortunatamente  mi  venne a scuotere Ruy Blas; il quale, guardandomi con un
far indovinare una notte di dissolutezza aristocratica,  mi  diede una buona notizia. Il battesimo era fissato per le
agli studenti di medicina, ma la qualità delle persone  mi  obbliga ad una esposizione più sintetica, e quanto alla
affaticarmi assai più; ma perchè l'uditorio è meno numeroso  mi  stanco molto meno. Questa medesima differenza la provarono
molto meno. Questa medesima differenza la provarono quanti  mi  hanno supplito. E non è cosa di immaginazione ma è una
gravi che però provo anch’ io nelle lezioni solenni.  Mi  ricordo di notti insonni passate dopo aver pronunziato un
quanto sia tormentosa questa agitazione. Qualche volta  mi  accorgo,se devo scrivere appena finita la lezione, che il
quando esco dalla lezione che faccio stando in piedi, non  mi  accorgo di altri fenomeni di stanchezza. Solo nella prima
di chiusura, provo dei fenomeni di eccitazione, e  mi  sento caldo al volto e mi trema la voce o vengo preso dopo
dei fenomeni di eccitazione, e mi sento caldo al volto e  mi  trema la voce o vengo preso dopo da mal di capo. Intorno
di circa mezzo grado. Una volta, dopo una conferenza che  mi  aveva affaticato molto per la emozione prodotta da un
rettale di 38,2. Era dunque una leggera febbre che  mi  ero procurato, semplicemente col far lezione e che cessò
riferisco un frammento della lettera che il dottor Patrizi  mi  scrisse a Roma, dopo aver fatto la sua prima lezione. "Mi
a raccolta gli argomenti che avrei esposti in iscuola e non  mi  coricai che a un'ora del mattino. Alle cinque ero già desto
crescente, e di ingannare le interminabili quattro ore che  mi  separavano dal momento solenne, col dar gli ultimi tocchi
sviluppo e le localizzazioni dei centri della parola. Ma io  mi  sforzava indarno di dominare il tremore della mano, e il
volere, vincere lo stimolo del mingere che assiduamente  mi  tormentava. " Alle 10 la temperatura non aveva cangiato
all'epigastrio, e notai un aumento della salivazione che  mi  obbligava a sputare ad ogni poco. "Entrai. Dopo aver
tutto sudato alle 11.40 e tirai un grande sospiro che  mi  sollevò. Scrissi nuovamente, come ho detto, il polso coll'
sul letto per leggere un po' più comodamente dell' usato,  mi  addormentai in un sonno grosso e filato di due ore che mi
mi addormentai in un sonno grosso e filato di due ore che  mi  ristorò".
è la verità, e la dico tutta. Questo è il pensiero che  mi  si confisse nel cervello, acuminato, freddo, immobile, come
ricordarmi di notizie lette a intese a quel proposito, che  mi  confermassero nella speranza di un'agonia breve. E mi
che mi confermassero nella speranza di un'agonia breve. E  mi  ricordo che il pensiero d'avere una volta desiderato per
d'avere una volta desiderato per curiosità una tempesta,  mi  pareva una cosa insensata, mostruosa, incredibile, fuori
il piroscafo faceva degli sbalzi tali che, a occhi chiusi,  mi  pareva di esser sopra, una gigantesca altalena a corda, che
in assoluta balìa d'una forza prodigiosa che non  mi  lasciava più libero nè il movimento nè il pensiero, mi dava
non mi lasciava più libero nè il movimento nè il pensiero,  mi  dava un senso d'avvilimento fisico inesprimibile, come
supplizio potesse durare dieci ore, un giorno, tre giorni,  mi  sgomentava l'anima come il concetto dell'infinito. Pure
credo, crescendo fuor di misura la furia della tempesta,  mi  si fece un gran torbido nel capo, e di quello che pensassi
di prima, e improvviso, come se due braccia gagliarde  mi  scotessero per le spalle, e una voce brutale mi urlasse sul
gagliarde mi scotessero per le spalle, e una voce brutale  mi  urlasse sul viso: - Ma sei tu, tu che sei qui, e che devi
Ma sei tu, tu che sei qui, e che devi morire ! - Oh! quanto  mi  pareva assurda quell'idea dei tempi ordinari che sia lo
dire: - È qui! - Alle volte tutti quei pensieri cadevano, e  mi  pareva di sentire per qualche momento che la tempesta
dell'elice sollevata, come se la poppa saltasse per aria,  mi  strappava l'illusione. E mi rammento d'una ripugnanza
se la poppa saltasse per aria, mi strappava l'illusione. E  mi  rammento d'una ripugnanza invincibile a guardar il mare,
sogni, in cui pare che non splenda il nostro sole. E così  mi  s'era turbata pure l'idea del tempo, che non avrei saputo
dire in alcun modo da quante ore la tempesta durasse. E  mi  sembrava che avesse a durare un tempo incalcolabile, non
per cui quell'enorme commovimento dovesse aver fine.  Mi  sembrava ineredibile che non tutto l'oceano e il mondo
che attendeva in pace alle proprie faccende. Ma mentre  mi  passavano questi pensieri, che erano come un breve respiro
confine d'un nuovo mondo, in quella solitudine, di notte,  mi  fece più pietà che non me n'avesse mai fatta la sua
più pietà che non me n'avesse mai fatta la sua tristezza,  mi  parve come una luce sinistra che gettasse essa medesima
sinistra che gettasse essa medesima sulle sue miserie, e  mi  oppresse l'anima. O miseria errante del mio paese, povero
una voce strascicata e nasale, che  mi  addormentava. A un tratto il canto cessò, come se
- lungo - interminabile - lamentevole: - L'America!  Mi  corse un brivido per le vene. Fu come l'annunzio d'un
inatteso, la visione immensa e confusa d'un mondo, che  mi  ridestò tutt'in un punto la curiosità, la maraviglia,
la curiosità, la maraviglia, l'entusiasmo, la gioia, e  mi  fece scattare in piedi, con un'ondata di sangue alla
persone  mi  raccontarono che stando al tavolino, quando sono stanche
presentino tali immagini. Un valente scrittore drammatico  mi  raccontava che quando egli scrive deve chiudersi nello
di questo argomento. Accennerò intanto alcuni fenomeni che  mi  occorre mettere in rilievo per uno primo schizzo della
col mondo esterno. Nei due o tre anni di preparazione che  mi  è costato questo libro, per raccogliere delle notizie e dei
spesso i miei colleghi ed amici sui fenomeni della fatica.  Mi  rivolgevo generalmente ai medici, e alle persone che
lavoro, ed avvertire meglio in loro stessi certi fatti. Ora  mi  avvenne che fra i miei conoscenti, quattro mi dissero che
fatti. Ora mi avvenne che fra i miei conoscenti, quattro  mi  dissero che la fatica intellettuale li eccitava. La domanda
"come ti accorgi di essere stanco ?" Quattro dei miei amici  mi  risposero che insieme ad altri fenomeni, essi provavano una
eccitazione all'amore. Questa risposta franca e spontanea  mi  fa credere che tale fenomeno sia assai più frequente di ciò
alta - il giorno del giudizio! - E lui e i suoi uditori  mi  fulminarono delle occhiate, che mi fecero rinunziare a
- E lui e i suoi uditori mi fulminarono delle occhiate, che  mi  fecero rinunziare a sentii altro. Andai a chiedere notizie
le ginocchia, e la pipa in bocca. - El fantolin sta ben -  mi  disse, con la sua solita faccia ridente. E poi, strizzando
del castello di prua, di cui arrivava la voce fin là,  mi  disse a bassa voce: - Ghe xè dele teste calde. Poi
mondo vecio? Questa domanda era come una tastata ch'egli  mi  dava per vedere s'io fossi un signore intrattabile, o uno
Ma senza ch'io rispondessi altro che con un cenno del capo,  mi  parve che il mio viso gl'inspirasse fiducia, perchè,
facendo un salto, disse francamente: - Per conto mio de mi,  mi  scusi, un torto che hanno i signori è di sparpagnar tante
andate con buona speranza? - domandai. - Mi? - rispose. -  Mi  razono in sta maniera. Di peggio di come stavo non mi può
- Mi razono in sta maniera. Di peggio di come stavo non  mi  può capitare. Tutt'al più mi toccherà di patir la fame
Di peggio di come stavo non mi può capitare. Tutt'al più  mi  toccherà di patir la fame laggiù come la pativo a casa.
la pipa, continuò: - I ga un bel dir: No emigré, no emigré.  Mi  faceva ridar il cavalier Careti (chi sarà stato questo
questo cavalier Careti?): voi fate male, voi fate male.  Mi  diceva che ogni emigrante che parte porta via al paese un
Cossa ghe par a lù de sta maniera de razonar, la me diga?  Mi  diceva anche che avevo torto di lamentarmi delle tasse
digo mi. Io non so niente di queste cose, gli rispondevo.  Mi  so che me copo a lavorar, e che no caovo gnanca da viver,
so che me copo a lavorar, e che no caovo gnanca da viver,  mi  e mia muger. Mi emigro per magnar. Lù me consegiava de
a lavorar, e che no caovo gnanca da viver, mi e mia muger.  Mi  emigro per magnar. Lù me consegiava de spetar, che i
governo gera a drio a megiorar l'agricoltura. Ma se intanto  mi  no magno! Oh crose de din e de dia! Come se ga da far a
a che cosa m'avrebbero servito tutte le alte ragioni, che  mi  s'affacciavano alla mente, di necessità storiche, di
non gli aveva neppure insegnato a comprenderle, e  mi  sarebbe parso, dicendogliele, d'insultare la sua miseria. E
che no pol durar. La ghe va massa mal a tropa zente. - E  mi  parlò delle miserie che si vedeva intorno, delle storie
non ne ha, lei è Ia benedizione di tutti. Ma co' ghe digo  mi  che el mondo va mal. Un anzolo compagno, ghe tocarà morir
di passeggieri irruppe urlando nel passaggio coperto dov'io  mi  trovavo, e respingendomi indietro d'una decina di passi, mi
mi trovavo, e respingendomi indietro d'una decina di passi,  mi  avvolse e mi imprigionò lì al buio, in uno stretto cerchio
respingendomi indietro d'una decina di passi, mi avvolse e  mi  imprigionò lì al buio, in uno stretto cerchio di giacchette
della folla serrata, e da uno scoppio di risa e di fischi,  mi  accorsi che s'era attaccata una rissa; e, alzandomi in
mostrare una lettera del sindaco del suo paese, (Chiozzola,  mi  pare) e si pigliava la testa fra le mani, piangendo come un
è assai più semplice lo studio della fatica del cervello.  Mi  ricordo di un mio amico che faceva la cura dell' arsenico
e sebbene la novità del pensiero e l' armonia delle linee  mi  dessero luogo a bene sperare per la riuscita di quel
sentire del rumori, che gradatamente crescendo di intensità  mi  stordirono tanto che dovei cessare dal lavoro, e non
della mia impotenza operò entro di me con tal forza, che  mi  cagionò malinconia e perdita del sonno, e avversione al
e avversione al cibo. Il mio buon amico dottore Alberti che  mi  curava mi consigliò il riposo dal lavoro, e la distrazione.
al cibo. Il mio buon amico dottore Alberti che mi curava  mi  consigliò il riposo dal lavoro, e la distrazione. Ma quale
e quel che è peggio, i suoni, i rumori, le voci più tenui  mi  erano insopportabili. Un cocchiere che schioccava la frusta
erano insopportabili. Un cocchiere che schioccava la frusta  mi  metteva spavento, e fuggiva quando lo vedeva; in casa la
pianissimo e qualche volta per cenni. "Come ho detto,  mi  era tolto il sonno e il gusto del cibo, e andava dimagrando
dove andare; la romba nel capo, e i rumori della strada  mi  torturavano; se vedeva qualcuno che mi conoscesse, lo
rumori della strada mi torturavano; se vedeva qualcuno che  mi  conoscesse, lo cansava per non essere costretto alla solita
non essere costretto alla solita molesta domanda del come  mi  sentissi; andava allo studio e la malinconia si cambiava in
vedendo i miei lavori, ai quali non poteva por mano, e  mi  sentiva stringere siffattamente il cuore che piangeva
appena erano messi in libertà i colombi, il capo-stazione  mi  mandava un telegramma. Verso l'ora in cui potevano arrivare
venendo da Ancona a Torino, dovevano essere stanchi.  Mi  rammento di un colombo appena arrivato che presi in mano
dopo gettato fuori del balcone, esso si voltò indietro e  mi  volò vicino, portandosi sulla gabbia dove erano gli altri
del lavoro intellettuale, osservata nel dottor, Maggiora,  mi  aveva talmente sorpreso che l'anno dopo al tempo degli
dottor Ignazio Salvioli che quest' anno  mi  supplì parecchie volte, nelle mie assenze dalla scuola,
tutti i fenomeni di malessere cessavano. Il dottor Salvioli  mi  diceva che dopo mezz'ora di lezione in lui succedeva un
Riferisco ora alcuni dati presi dagli appunti che egli  mi  ha favorito. 13 marzo 1891. Alle ore 8,30 del mattino il
 mi  svegliai era giorno fatto, e il piroscafo rullava già nel
stizza momentanea, ma un temperamento acre e duro, e che  mi  destò un senso di viva commiserazione per il proprietario
con una cantilena strana, e una modulazione che non  mi  parve potesse essere d'una creatura della nostra razza: mi
mi parve potesse essere d'una creatura della nostra razza:  mi  venne in mente che fosse la negra incontrata la sera, e il
CLIV Vol. II, pag. 114. Nelle lettere di Camillo Cavour  mi  colpì una espressione felice che egli adopera parecchie
Sono stato amico suo, e nell' ultimo anno che egli visse,  mi  trovai spesso con lui ed accorsi dei primi al suo letto di
condusse alla morte e della quale raccolsi i particolari,  mi  lasciò la convinzione che egli sia morto per strapazzo del
quel limite oltre il quale non riesce più di ristabilirsi.  Mi  ricordo che mi dava appuntamento alle sette del mattino, e
il quale non riesce più di ristabilirsi. Mi ricordo che  mi  dava appuntamento alle sette del mattino, e per me che
alcuni miei amici che fecero parte del Governo. Uno di essi  mi  scrisse che per lui la fatica peggiore era quella di dare
o il sonno agitato e lamentevole, tanto che mia moglie  mi  ha più volte destato credendo che mi sentissi male. Lo
tanto che mia moglie mi ha più volte destato credendo che  mi  sentissi male. Lo stomaco fiacco con assoluta mancanza di
per difendere un suo progetto di legge. Ecco cosa egli  mi  rispose: "Il mio carattere morale si era di motto cangiato,
serio, se amici pregati vivamente della mia famiglia, non  mi  avessero costretto ad allontanarmi dagli affari ed andare
non l'energia delle forze muscolari; però giunto a sera  mi  pareva di non potere più muovermi delta seggiola. La vista
alcune delle storie cliniche di uomini politici, quali  mi  furono trasmesse dal miei amici. Un Deputato attivissimo di
raccogliendo delle osservazioni sulla fatica intellettuale,  mi  raccontò di un Deputato col quale gli accadde di fare un
Deputato gli apparve così esaurito nel cervello che egli  mi  domandava se poteva essere una malattia grave del sistema
l' effetto di uno strapazzo del cervello. Un mio collega  mi  faceva notare che molti uomini politici soccombono
all'alba, nel punto che aprivo il finestrino per respirare,  mi  fece stare in cuccetta tutto il giorno dopo, con un
che il tempo era bello; ma più che il suo decotto,  mi  svegliò il solito concerto mattutino dei gorgheggi del
tometto della signorina della lettera. Fra questi rumori,  mi  ferì l'orecchio una discussione concitata che veniva dal
e passando davanti all'uscio della signora svizzera,  mi  parve di veder scintillare al fessolino un occhio azzurro.
un occhio azzurro. Poi m'urtai nell'agente, il quale  mi  disse exabrupto: - Ma sa che quegli sposi mi seccano! -
il quale mi disse exabrupto: - Ma sa che quegli sposi  mi  seccano! - Aveva sentito che la sposa, la sera, diceva le
e voltandomi, incontrai lo sguardo d'un contadino, il quale  mi  fissò sogghignando con un'aria che confermava arditamente
che comprendessero il sentimento rispettoso e benevolo che  mi  animava, e imprudente l'attaccar discorso così di punto in
affermazione, perchè ne trovai un certo numero le quali  mi  dissero che a loro invece l'appetito cresce col crescere
che anche la memoria non ci serve bene. Un mio amico poeta,  mi  raccontava che non trova più le rime quando alla sera si
Un mio amico che fece un corso sulla poesia drammatica,  mi  raccontava che spesso dovendo lavorare fino ad ora
del laboratorio, colla loro varietà, fanno che non  mi  stanchi molto il cervello: perchè studio rarissime volte la
volte la notte. Ma se in una settimana di vacanza, io  mi  abbandono alla foga del lavoro per dieci o dodici ore di
La sera del terzo o quarto giorno soffro di mal di capo, e  mi  accorgo nel camminare di una leggera incertezza di
i muscoli si contraggano spediti come al solito. L'appetito  mi  si conserva buono. Ho caldo alla testa e in varie parti del
addormentarmi, il che per me è moltissimo, e dormo male e  mi  sveglio sognando. Alla mattina, alzandomi, ho gli occhi
Alla mattina, alzandomi, ho gli occhi rossi e cisposi:  mi  sento stanco, il riposo della notte non è bastato per
Stavo scrivendo gli ultimi capitoli di questo libro, quando  mi  colse l'iniluenza e dovetti stare a letto parecchi giorni
e dovetti stare a letto parecchi giorni colla febbre.  Mi  ero già alzato da una settimana e benchè non mi sentissi
febbre. Mi ero già alzato da una settimana e benchè non  mi  sentissi guarito del tutto, avevo ripigliato a scrivere:
correggerlo, del resto nulla. Ma quanto ho sofferto, quanto  mi  sono esaurito, non può iminaginarlo se non chi l'ha
l'ha provato. Dopo mezz' ora, gli proposi d'uscire e così  mi  ritirai un momento nella mia camera per riposarmi. Io
perchè anch'egli è medico e comprenderà che una volta che  mi  ero messo in capo di fare un' esperienza su di me stesso,
ora di questa conversazione, che in altre circostanze non  mi  avrebbe certo affaticato, io ritornai a casa come disfatto
di un canapè e far chiudere le imposte; ero così stanco che  mi  parve di soffrire un principio di vertigine. La fatica
momento salì sul cassero il genovese, fregandosi le mani, e  mi  disse passando: - Il barometro s'abbassa. Pur di scuotere
però tanto lontano, io, dal prevedere il cattivo tempo, che  mi  divertivo a osservare l'avvocato, il quale, rizzatosi sul
verso il palco di comando. Un gridìo stridulo d'uccelli  mi  fece levar gli occhi in su: erano gabbiani che roteavano
Domandai che cosa quell'atto volesse dire. - Vuol dire -  mi  rispose l'agente - che oggi a desinare ci saranno i
- che oggi a desinare ci saranno i maccheroni al sugo. - E  mi  abbozzò il ritratto di quel signore. Era un negoziante
di persone molto vicine a noi, abbassò la voce, e  mi  disse nell'orecchio che guardassi nell'angolo della
intorno a sè, vicino o lontano. Erano madre e figliuola,  mi  disse l'agente; avevano fatto il viaggio con lui l'anno
navaja nel fianco. - E che le pare della figliuola? - Non  mi  pareva nulla: una figura di educanda cresciuta male, senza
con le bambole. - Ah! che granchio! - esclamò l'agente -  mi  scusi. - E mi tirò dall'altra parte della piazzetta per
- Ah! che granchio! - esclamò l'agente - mi scusi. - E  mi  tirò dall'altra parte della piazzetta per parlar più
silenzio e d'[imp]ostura. Io tornai a guardar la ragazza, e  mi  scappò detto: - È impossibile! - Ma l'agente fece un gesto,
del parlare tedesco e di assistere alle discussioni. Ma non  mi  sarei mai imaginato che i lavori del Congresso su cui tanti
si direbbe che appare visibile nei tracciati di Siena. Egli  mi  assicurò che stava bene e che aveva appetito, ma
diminuita la forza del professor Aducco, quantunque egli  mi  assicurasse di non accorgersi di alcun cambiamento. Dalle
alla sera anche i muscoli delle braccia sono stanchi,  mi  venne il dubbio che la fatica alterasse la composizione del
e la questione è tanto complessa e controversa che io non  mi  cimento certo a fare un cenno dello stato in cui trovasi
a fare un cenno dello stato in cui trovasi attualmente.  Mi  limiterò a riferire alcune osservazioni delle più semplici.
fanno resistenti alla fatica, del cervello e dei muscoli.  Mi  sono rivolto ai miei amici militari per avere delle notizie
quando imparano a leggere e scrivere. Il colonnello Airaghi  mi  scrisse:"ho veduto spesso soldati robustissimi, all'esame
essere assiduo all'ospedale. Un giorno lo incontrai ed egli  mi  raccontò disperato la trasformazione profonda succeduta
nella potenza sua al lavoro intellettuale, la quale,  mi  disse, gli era diminuita sempre più, fino al punto che egli
che non gli fosse costata nell’età sua migliore. Egli  mi  raccontò come poco per volta aveva dovuto mettere da parte
sua nessuno si sarebbe mai fatto caso: ma la ragione che  mi  addusse prova che certo doveva il pensiero scientifico
non gli dovevano più bastare le forze del cervello. Egli  mi  disse: "leggo assiduamente romanzi anche di notte, ma se io
mano qualche trattato o un giornale di scienza, gli occhi  mi  diventano rossi, e mi dolgono. "
o un giornale di scienza, gli occhi mi diventano rossi, e  mi  dolgono. "
facendo a lei un saluto diplomatico. L'agente di cambio  mi  comparve accanto, come una larva. - Stia a vedere mi disse
cambio mi comparve accanto, come una larva. - Stia a vedere  mi  disse - una bell'operazione di strategia di bordo. Lei che
passi dietro di lui veniva innanzi l'agente, felice, che  mi  fece di Iontano un cenno della mano aperta, col pollice al
aperta, col pollice al naso. Il tenore s'avvicinò a me, e  mi  disse: - Bel mare, eh?
gambe e delle braccia. Passati alcuni anni dopo che egli  mi  aveva raccontato questo fatto, lo interrogai nuovamente, ed
raccontato questo fatto, lo interrogai nuovamente, ed egli  mi  rispose che in questo frattempo aveva ripetuto
Alcuni amici che interpellai sui fenomeni della fatica,  mi  hanno detto che, stando tutto il giorno in piedi allo
tutta la Chartreuse della sua dispensa segreta. Il genovese  mi  venne incontro con una faccia truce, e fissandomi in viso
una faccia truce, e fissandomi in viso il suo occhio unico,  mi  disse di mala grazia: - Sa lei che c'è di nuovo questa
- Era nero. E fece per allontanarsi, ma tornò indietro, e  mi  domandò, guardandomi di sbieco: - E quel fritto misto
più d'uno. L'impudenza di quel rinnegato mangiafarina  mi  fece voltar le spalle a tutta quell'uggiosa compagnia. E me
perduta e rinascente, che la burrasca sfuriasse,  mi  parve che durasse più delle altre volte, poi si cangiò in
uno scoppio istantaneo come dello spezzarsi di dieci travi,  mi  faceva dare indietro e ricercar la cuccetta a due mani, col
una riconciliazione più che amichevole; ma subito  mi  disingannò una voce scellerata che fischiò queste parole: -
gorgheggio, interrotto bruscamente da un colpo sordo, che  mi  parve d'una capata. Poi per un pezzo non sentii più voci
scemare del movimento, svoltai nel corridoio principale, e  mi  trovai faccia a faccia col genovese, che veniva avanti a
interrogativa, e poi rientravano in fretta. Una voce, che  mi  parve quella del Secondo, gridò dall'alto della scala: - È
cominciassero a fregarsi gli occhi e a stirare le braccia.  Mi  sentii toccare la spalla: era l'agente, in veste da camera,
fermò davanti al camerino dell'avvocato, ch'era aperto, e  mi  disse di guardare, dando in una risata. Oh mostro non mai
sera stavan seduti vicini, discorrendo. La relazione,  mi  disse l'agente di cambio, era nata da questo: che lui era
parlava; egli l'ascoltava, rispettoso, ma impassibile. E  mi  colpì, e mi rimase nella mente come l'impressione più viva
egli l'ascoltava, rispettoso, ma impassibile. E mi colpì, e  mi  rimase nella mente come l'impressione più viva di quella
di prosciutto, piantata sur un collo interminabile; e  mi  diedero nell'occhio le sue mani, mentre spiegavano il
intime; di una delle quali, vestita di color verde mare,  mi  colpì il viso smunto e pallidissimo, spiccante anche più
d'Argentini, - disse il mio vicino di sinistra. Mentre  mi  voltavo a guardarli, mi sviò l'attenzione la faccia maschia
il mio vicino di sinistra. Mentre mi voltavo a guardarli,  mi  sviò l'attenzione la faccia maschia e bella del mio vicino
grigio. La fronte ardita e gli occhi iniettati di sangue  mi  rammentarono Nino Bixio; ma la parte inferiore del viso era
conosciute nelle pagine indimenticabili di Cesare Abba, e  mi  fissai nel capo ch'egli avesse fatto quella campagna, e che
dalle scatole a molla. Gil domandai se si sentisse male.  Mi  rispose con la pronta familiarità dei malati, a cui si
in un libro una descrizione marina, la saltava a piè pari.  Mi  giurava, infine, che se si fosse potuto andare in America
detto Ia mattina il Commissario. - Ma come lo sa lei?-  mi  domandò. - lo insuperbii della mia facoltà divinatrice.
la quale non avrebbe avuto le sue ossa. Qui s'interruppe, e  mi  disse a bassa voce: - Guardi quel braccio. Accennava alla
quando l'avvocato m'ebbe detto ch'era un Peruviano; poichè  mi  pareva che la forma oblunga del capo e la grande bocca e Ia
più volte delle risate sonore pigliandosi spasso, a quanto  mi  parve, d'un commesso viaggiatore francese dai capelli
essendosene andata barcollando, sorretta da suo marito, non  mi  potei accertare della "grazia maravigliosa d'andatura" che
scrittori di viaggi attribuiscono alle donne del suo paese.  Mi  potei però accorgere, dalla curiosità ammirativa di tutti
punto stesso  mi  svegliò un forte rumore. Non so se avessi dormito tre ore o
e si slanciavano su per le scale. Salii in coperta,  mi  trovai tra una folla. Guardai verso prua: quanto c'era di
il mare. Io non vedevo nulla, un baluardo di schiene  mi  nascondeva l'orizzonte. Interrogai due che passavano:
benevolenza, la vita. - Signore!- intesi dire vicino a me.  Mi  voltai: era la signorina di Mestre che toccava il
la stazione più lontana del mio viaggio. Al ritorno non  mi  restava a vedere che Taormina, che a mezza via fra Messina
cadere a terra un diamante senza avvedersene? Questo  mi  disse quello stesso custode del Teatro che trovò il
porta e che lo riportò all'Augusta Signora. Ed egli stesso  mi  riferì con alterezza di cittadino taorminese un motto che
- Eppure - gli dissi - voi finirete con pigliar moglie. -  Mi  - rispose, toccandosi il petto col dito - piggià moggê? -
intonazione declamatoria: - Questo non sarà giammai! - E  mi  soggiunse nell'orecchio, contento: - Dozze giorni! - ma
in fretta: - Scignoria, bon viaggio! - e strettami la mano,  mi  voltò il popone, e scomparve.
pochi anni alla scienza, soffriva di una grave malinconia.  Mi  ricordo sempre l'impressione dolorosa che provai quando
farmi vedere ciò che gli dava maggior molestia nella vita.  Mi  condusse nel suo laboratorio ed aperta la porta della
che devo fare per andare alla cattedra, essi ogni giorno  mi  fanno venir voglia di rinunziare all' insegnamento. Quando
lo sa e l' ho pregato di starmi vicino fino a che non  mi  sia seduto, perchè temo di cadere". Ma lasciamo questo
diede il nome di agorafobia. Ma quando glielo dissi, egli  mi  avvertì che poteva attraversare le piazze e le strade senza
facevano scoppiare dalle risa e che capiva lui solo. Egli  mi  diceva: io vedo il foglietto come si vede la falsa riga, e
quotidiano. Ne vedrà e ne sentirà di tutti i generi, -  mi  disse -, e la commedia crescerà d'attrattiva fino
crescerà d'attrattiva fino all'ultimo giorno. - Intanto  mi  preparò alla rappresentazione, mostrandomi alcuni documenti
nata dal sentimento della solitudine, era un fatto,  mi  disse il Commissario, che la "popolazione" del piroscafo
 mi  sono rovinato con sette anni di studio, matto e
di studio, matto e disperatissimo, in quel primo tempo che  mi  andava formando e si doveva assodare la mia complessione ".
maestri poco o niente di buono presagivano di me, ma se  mi  avessero educato coi metodi loro, e fossi caduto nelle loro
salì sul castello centrale, di dove l'avevo visto, e  mi  passò accanto. Avrei voluto chiedergli dei particolari; ma
chiedergli dei particolari; ma la sua faccia fredda e dura  mi  tenne in là, come sempre. Mentre i primi giorni scambiava
e più temuta nel mondo, il coraggio. Per me, quanto più  mi  scansava, e tanto più desideravo di conoscerlo. Provavo per
ne sentivo un certo scontento e quasi un'umiliazione,  mi  pareva che avrei provato un sollievo a lasciarglielo
angelo consolatore? Io sento ancora i baci che mia madre  mi  improntava caldi e ripetuti sulle mie guancie, sento ancora
guardandomi, col dito del comando m'imponeva la gioia e  mi  faceva ridere di mezzo alle lacrime che mi scorrevano a
la gioia e mi faceva ridere di mezzo alle lacrime che  mi  scorrevano a rivi. Nè sol questo ricordo. Gli arcani
a mia madre, che, come un angelo, dopo avermi data la vita,  mi  ha fatto palpitare ai più generosi sentimenti; che, dopo
dopo avermi dato insomma in mano gli strumenti che  mi  dovevano fare operaio della grande manifattura sociale, mi
mi dovevano fare operaio della grande manifattura sociale,  mi  ha mostrato la via che guida alla gloria, e mi ha detto che
sociale, mi ha mostrato la via che guida alla gloria, e  mi  ha detto che la migliore prova d'affetto ch'io le avrei
e la povera vedova dell'assassinato. Via via che sfilavano,  mi  ripassavan per la mente tutti gli accidenti tristi e comici
miseranda sfilata! E immaginazione, come uno scherno,  mi  rappresentava ostinatamente, di là da quella miseria
e splendenti. E provavo un senso d'umiliazione, che  mi  faceva sfuggire lo sguardo de' miei compagni di viaggio
lo sguardo de' miei compagni di viaggio stranieri, di cui  mi  giungevano all'orecchio come ingiurie al mio paese le
e vergogne e dolori. Lo spettacolo durò una mezz'ora, che  mi  parve eterna. Passò fra gli ultimi, lentamente, il frate
Cinqu! Vott! Tucc!-  Mi  riscossero queste grida d'un gruppo d'emigranti lombardi
e sentire una delle sue sentenze filosofiche. Egli  mi  guardò in viso, alzando un po' la lanterna, e, dopo un
- Quando un ommo si trova nella posizione che  mi  trovo mi, di giudicare il mondo com'è che si presenta a
donne che uomini, ma ancora più le donne che gli uomini,  mi  creda, scignore, quello lì si forma un'idea, che non si
affreschi, e ne ho conservata così viva la memoria che  mi  pare di averli veduti ieri soltanto. Forse fu l’ambiente
di averli veduti ieri soltanto. Forse fu l’ambiente che  mi  aveva preparato a ricevere tale emozione. Ero solo, verso
ancora dalla tomba un saluto alla patria lontana. Dopo,  mi  ero affacciato al balcone in fondo alla chiesa, e mi era
Dopo, mi ero affacciato al balcone in fondo alla chiesa, e  mi  era apparsa dinanzi come una visione fantastica quella
una sera superba passata in una città del medio evo. Quando  mi  ritrassi da quella contemplazione, passai dinanzi

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