! — Che c'è ancora? — Chi è che fa tum tum, tum tum? La mamma sorrise: — E il mio cuore. Ma ora dormi e tutto passerà. Me lo prometti? — Cipí! — rispose
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. Un animale baffuto che aveva osservato la scena da lontano, scese dal fienile lentamente e pensò: «Adesso il primo che ci casca me lo pappo io
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, non è scappato subito con me, — disse quello scampato. Quando l'uomo usci, chiuse il pollaio e i passeri se ne andarono in cerca di altro cibo
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, Mamma e papà, me ne vado 44 Franco Signoracci, L'incredibile storia del cavalier Ottone Ottonieri 45 Giacoma Limentani, ...e rise Mosè 46 Roberto
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proposta venga con me, - disse Cipí volando sul grande albero. Tutti lo seguirono. Sul grande albero si stabilirono i turni delle sentinelle e cosí per
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pareva dire: «Vieni, vola da me, io ti salverò!» Cipí spiccò un lungo salto verso il cielo azzurro. Un salto ho detto? Un volo! perché riuscí proprio a
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gridò: — Mamí, laggiú c'è un altro come me. Chi è, Mamí? Chi è? — Giú, — comandò la mamma buttandosi in picchiata, — andiamo a vedere. Con uno scatto
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giorni il vento si è dimenticato di me e l'unica carezza che ricevo è quella di una vecchia biscia che passa di qui quando va a caccia di ranocchie
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salire incontro a lui! Ho gran voglia di scaldarmi al suo fuoco, di vedere i colori... vero, Cipí, che sono magnifici i colori? Piú di tutti a me piace
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messo al mondo tu? — le domandò Cipí. — Tre dozzine, — rispose Cippicippi, e subito si rattristò e soggiunse: — Due me li ha fatti fuori quel criminale
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stringono per il freddo intorno ai granelli di pulviscolo e giocano a fare le stelline bianche. — Da me una stellina si è staccata e vola giú come un
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Beccodolce arrivò trafelata: — Cibo per tutti! Venite con me! — I passeri la seguirono. Essa puntò verso un cortile e planò su una pianta: — Sotto
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farfalletta vagava nel cielo, ormai moribonda, sospirando: — Come sono sfortunata! Ho voluto aspettare a scendere ed ora nessuno gioca con me! Cipí e
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l'aiutavano a portare pazienza. — O bella... — ripeté Cipí, — ma si può sapere chi è lui? — Un uccello! — spiegò Passerì. — Un uccello come me e te? — Oh no
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bruciapelo. — A me non capiterà mai! — esclamò Chiccolaggiú, e alzando il ciuffo con un gesto minaccioso, aggiunse: — Guai se tentassero! Lo so che
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parole buone che diedero un po' di pace al mio cuore? Se è un assassino, perché non uccide anche me? — È vero! — dissero a destra. — Ti rispetta perché
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triste. Disse: — Poveretto... ora odierà me e non capirà piú chi è il suo nemico... Una passera chiacchierona che aveva visto la lotta da lontano, andò da
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, sovrano. — Non c'è forse abbastanza luce, laggiù? — chiese Maometto. — I candelabri che bastano a me per contemplare Amilah nelle segrete visite
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, una puntura di lacrime agli occhi. — È per me un onore dormirti accanto. — Vuoi che scopra il mio corpo, signore? — lei sussurrò. — Non mortificare
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. — Ora puoi tornare a Venezia, se lo desideri. Laggiú è già tempo della festa di Maggio». «E voi? Non verrete con me?» «Noi dobbiamo, in verità
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il tuo ritratto. Con stupore lo vedemmo là: e sebbene la vanità non sia cosa onorevole, mi è sembrato che, piú di ogni altra, egli guardasse me, e ne
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signore, — disse con voce arrochita da un pianto solo pensato, — quello che le tue labbra hanno detto, è per me piú minaccioso ed orrendo che l'annuncio di
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preferivo altre: anzi tardavo per un motivo contrario. Mi accade infatti, qualche volta, di fare certi sogni, a cui credo come Iddio stesso me li mandasse
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. Poiché ti amo, voglio però dirti che per me questo è uno dei momenti che fanno cambiare strada... Un momento di gioia e di croce. Fra Diamante lo
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lavoro di compagnia, e si parla e si scherza... Ma qui son solo: dunque parlerò con nessuno, o con me stesso, come fanno i pazzi, pur non essendo pazzo
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ancora, se cerchi un solo tocco di pennello sulle pareti delle sue stanze, non lo troverai. E poiché sei stato sincero con me nel raccontarmi i tuoi
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. - Quanto alla tua domanda, avrà da me una risposta leale. E se proprio mi sarà impossibile dartela subito, avrò in questo modo la notte per pensarci
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me voluto ed amato. Ci fu un breve silenzio. — Ho notato, amico mio, che da quando sei giunto, ed è ormai molto più di un anno, hai lasciato crescere
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maggiore, perché troppo piccolo mi sembra quello che è in me. Ganuan abbassò il volto e pianse, e Sakumat pianse con lui. Poi il pittore chiese: — Quanto
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altri cani non si fida. — Ed è molto vecchio, ora, Mutkul? — Non vecchissimo, padre. Però è piuttosto vecchio. — Come me? — No. È piú vecchio di te. Ed
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pittore. — Vuoi parlare ancora con me, padre? — disse Madurer. — Se tu lo vuoi. Il bambino lo guardò quasi con curiosità. Dopo un silenzio, disse: — Io ti
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sentono da lontano nelle strade del villaggio. Forse me lo aveva fatto pensare il tuo sguardo, che mentre parlavi della sorpresa si alzava a guardare le
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del Palazzo Imperiale. Voi sapete piú di me, maestri, come gli usi e la religione dei musulmani non favoriscano la rappresentazione delle figure umane
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. Non è sordo, ma è come se lo fosse. È piú fedele a me di quanto sia la mia stessa mano: e della mia mano è anche piú saggio e preciso. Non
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generosità e amicizia, ti ha inviato presso di me, si spiega facilmente: i nostri artisti, pregevoli nell'ornamento, non hanno sufficiente esperienza nel
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