, Palazzo per me! — Il Re dal gran ridere, teneva aperta la bocca; la Cecina, dentro e giù per la gola: — Pancione del Re, Palazzo per me! — Figuriamoci lo
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. - La figlia dell' Orco non volea credergli: — Parola di Re, che siete venuto apposta per me? — Parola di Re! — Ed era vero; ma lei s'immaginava per le
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disparte il ciaba e gli disse: — Lascia fare a, me; la tua figliuola sarà Regina. — Tornato al palazzo reale, chiamò il servitore: — Prima che tu sposi
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. Che darti? Il mio sonaglino. — Che cosa vuoi me ne faccia ? Tienlo caro. Un giorno forse, ti servirà. - La Reginotta le staccò dal collare il
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' uovo? Ho mangiato la testa del galletto, ed esso mi canta dentro lo stomaco. Se non me ne liberi, tienti per morta! — Maestà, datemi un giorno di tempo
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al portone.... - Insomma, gli disse minutamente come dovea fare: — Se avrai bisogno di me, vieni a trovarmi. — Il giovinotto la ringraziò, e si mise
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batterti con me. — Il mago s' infuriò e venne fuori armato fino ai denti: ma, come gli vide in mano quella spada, urlò: — Povero me! - E si buttò
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disse, minutamente, come dovei regolarsi. Il giovanotto tornò dal mago: — Mago scellerato, ti sei fatto beffa di me! lingua per lingua, occhio per occhio
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chi ti ha detto questo? — Me l'ha detto mamma cagna. - La Regina, maliziosa, volea indurla colle buone: — Non è vero, sciocchina. Vieni su, vieni a
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ce n' è‘ più; se n'è perduto il seme. Di quelle che ho io tu non sapresti che fartene. E poi, servono a me per conservarle imbalsamate. Vuoi vederle
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altro patto. Vorrei entrare nella Grotta delle sette porte, e non so il motto. Se me lo sveli, la Reginotta sarà tua. — Parola di Re? — Parola di Re
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venne ad aprire. — Che cosa volete? E chi è costui ? Temerario, come osi di venire da me! — E voleva scacciarlo via. Quelli la rabbonirono e le esposero
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figliuoli morti e la corona sparita! Il giorno dopo, quando vide la vecchia, le raccontò ogni cosa. — Lascia fare a me! — rispose quella. La
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venite con me. — Il Re prese il coltello di diamante, il più bel bue della mandria, una corda lunga un miglio, e partì insieme colla vecchia. Nessuno
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, un gomitolo di refe e un pugno di grano, e venite con me. — La Regina prese tutto quello che la vecchiarella avea ordinato, e partì insieme con lei
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sonno, pensava al babbo e alla mamma: — Chi sa se più si ricordano di me? Forse mi credono morta! - E piangeva sui guanciali; quand' ecco sente buttar
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— Mi vuoi per marito? Ti feci fare apposta per me. — Lei tremava come una foglia. — Mi vuoi per marito? - Più la Reginotta sentiva quella vociaccia
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PREFAZIONE Queste fiabe son nate così. Dopo averne scritta una per un caro bimbo che voleva da me, ad ogni costo, una bella fiaba, mi venne, un
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reale? — gli domandarono i ministri. — Non me n' importa nulla. — Allora sappiate, Maestà, che la più bella ragazza del mondo è la figliuola di un
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' è chi li pagherebbe tre volte più della stima. — Questi sassi son per me; Non li cederei neppure al Re. — Compare, volete disfarvi di questi quattro
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cosa è stato, lucertolina — Mi hanno rotto la coda e non ritrovo il pezzettino. O, se tu me lo trovassi, ti farei un gran regalo. — La Reginotta
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. La fata, vedendola piangere pel rifiuto del Re, le disse: — Sta' tranquilla: ti sposerà e dovrà venire a pregarti. Lascia fare a me. - Infatti un
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faccia? — Maestà, ho la pelle fina e l'acqua me la sciuperebbe. — Tizzoncino, perchè non ti pettini? — Maestà, ho i capelli sottili, e il pettine me li
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sapiente di me: la Fata gobba. — O dove trovare questa Fata gobba? — Prendete del pane e del vino per otto giorni e camminate sempre diritto, badiamo
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questi occhi e l'ho sentito con queste orecchie. — Dove? — Non me ne rammento più. — E che cosa diceva? — Diceva: aspettare e non venire è una cosa
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prima scelta tocca a me. Sceglierò il meglio! - Il giorno dopo, padre e figliuola si avviarono per quella pianura: — Sorte, o Sorte! - Comparve la
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