Io amo gli uccellini. Nel mio studio ce n' è sempre parecchi che cantano a gara mentre leggo o scrivo. L'abitudine non me li fa sentire; bisogna che
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quanto te... ELENA. Questa veste di percalle, tutta stinta? Non la voglio, non la voglio! CARLO. E a me ? La tuba tocca a me che vengo a fare la visita
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Spesse volte, vedendo da lontano un poveretto, dico tra me: — Gli darò due soldi, uno per lui, l'altro per l'altro. Quest'altro è un povero vecchio
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). ARLECCHINO. (sotto voce a Tartaglia:) Parlate voi. TARTAGLIA. (sotto voce:) Vo...voi! ARLECCHINO.(corme sopra:) Siete più anziano di me. TARTAGLIA
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: — Lei, venga con me. ***
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gruzzoletto di ciliege immature, gialliccie, minutine. La via era quasi deserta. Sul marciapiede, davanti a me camminava una povera donna, che guidava il
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mancarti. — Perchè non me lo daresti ? — Perchè potrei non averne da dartene. — Lo chiederei allora, e starebbe bene : Dacci il pane quotidiano. — Il
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appoggiata su la manina, pareva dormisse tra erbe e fiori. — Farai la novena? — Si, zia. — E come la farai? — Non lo so; me lo dirà la mamma. — Di
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demonietti scatenati. Essendo appunto giorno di Commissione, a una cert'ora la signora Scalandri disse loro : — Su, bambini, venite con me. E li
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, quell'anno aveva disertato il suo antico posto ed era venuta a covare sotto le tegole alla cantonata di casa mia. Non me n'ero accorto, perchè ogni
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che il bambino aveva preso un dirizzone di testardaggine, ricorse ai grandi mezzi. — Ah ! Tu fai il cattivo ? Ebbene, io me ne vado via, e non torno più
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, e non senza un po' di terrore di trovarsi sole nella misteriosa casa del Drago. — Su, su, — egli brontolò vedendole li. — Ora starete sempre con me
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. — Che vuole da me il signor pretore? — Credo debba parlarvi delle orfanelle; la tutrice le reclama. — La tutrice? — Sì, sua zia. Gli pareva un'enormità
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essere terribile, impacciato dal peso, strascicando più che reggendo in mano la valigia. — Me ne vado ! Non tornerò più ! Si aspettava la stessa
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dove la persona che le aveva imbeccate soleva tenerle al sole in una gabbietta, e si erano lasciate facilmente riprendere. Fu una festa per me. E dovevo
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spettacolo e dai ricordi. — Basta; lasciate fare un po' a me! — disse all'ultimo. E ridotti i due pastoni in uno, lo arrotondò, lo allungò, lo ripiegò, ne
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di me! I suonatori tirarono innanzi senza rispondere, borbottando qualcosa tra loro, continuando a grattare i violini. Ma egli si era persuaso che
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grazia nostra !... — No, Signore benedetto ! lasciatemi star qui... Non vedete che queste orfanelle hanno soltanto me, e che se muoio io, le spogliano
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creature. Se volete stare con me e servirmi ora che sono vecchio, faccio testamento e lascio ogni cosa a voi... Il padrone sono io. Ma qui non ci voglio
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, povere figlie mie, quanto vi ho fatto soffrire !... Ma ora me ne vado; non vi tormenterò più.... Me ne vado a trovare quelle altre che mi aspettano
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qualcuno avesse osato rubargli una goccia di latte; intanto, da due giorni, gli mancava un bel cesto di ricotta al giorno. — Se me n'accorgo, rompo la
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