Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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portare avanti questo lavoro cerco di riprodurre  me  stesso comprimendomi.
Sant'Antonio [figura 231]. Napoli. Galleria. Per  me  certamente del Cavallino.
della «Vita del Greco» a Roma data dal Mancini e da  me  pubblicata nell' «Arte» del 1914.
poiché chi ha inteso d'assolvere questo compito prima di  me  ha troppo divagato. Vediamo infatti come vada corretta
seconda (894) figurasse almeno come «Scuola genovese». A  me  pareva anzi dell’Ansaldo.
tanti illustri artisti, la mia frequenza nei loro studj a  me  carissimi, il lungo e piacevole conversare intorno le arti,
e in tanto numero di estetici scrittori, fecero nascere in  me  pure il desiderio di tornare a scrivere della pittura e
giovanile di Pasquale Rossi per il rapporto con quella da  me  annotata nelle stanze di San Filippo Neri alla Vallicella.
(658) della Galleria Nazionale di Roma, opera genuina. A  me  sembravano copia probabile da lui i Musicanti (900), dalla
dei revisori pensava al Ghezzi, un altro al Maggiotto; a  me  ricordava stranieri come lo Zoffany. In ogni caso venne,
San Carlo già presso il Grandi a Milano / figura 233 / da  me  prima creduto del Borgianni].
ci vedemmo — che ho ancora qualche cosa da dire? Sento in  me  ancora una energia, una dolcezza...», e accennava con la
Coll. Chiesa [figura 259] (L). Non posso tacere che a  me  spettava non soltanto l'identificazione dell'autore
dirò più chiara: Oggi il saper più non si stima un fico, Da  me  ciascuno impara Che chi segue virtù sempre è mendico.
a  me  che da molli anni professo alle arti una speciale
cenni coll’animo di convincere quelli che nella opinione da  me  si dipartono circa la definizione da darsi a quest’arte,
edizione figurasse soltanto come «attribuito». Ma per  me  era già del vicentino Pasquale Rossi. Eccone la
metodo da  me  tenuto fin ora nell'analisi stilistica mi dispensa dal
questo momento entra sempre più in  me  il convincimento che l’arte aveva concluso un’era, dalla
iconobiografica: voglio cioè avanzare l'ipotesi - per  me  certezza - che l'Adamo, dacché addita con tanto interesse
correva dei lunghi tratti di via, mi disse: « Vedi, c’è in  me  qualcosa ancora del monello e dello scolaro. La mia indole
nella prima dato a «Scuola lombarda» (903), mentre a  me  pareva di uno dei Francesi nella scia del Valentin a Roma.
il Turco dormente (694) della Coll, Ravà di Venezia,  me  mi pareva della stessa mano della Scena zingaresca nella
i:l Giovane che legge (Firenze, Coll. Contini) era stato da  me  proposto come esempio sicuro di Giovanni Sorbi che vi dà il
del Duomo di Orvieto firmate: 'Conte Lelli de Senis  me  fecit anno MCCCXXXVII'; e 'Chonte di Lello di Siena mi fece
sinistra della Cappella di Piazza, firmata: 'Chonte Lelli  me  fecit '. Petruccio di Betto firmò la grata della cripta di
cripta di S. Miniato al Monte: 'Petruccius Betti de Senis  me  fecit anni (sic) MCCCXXXVIII...'». Tutto ciò è perfetto,
salvate dal vecchio museo e dalle chiese di Messina, fu per  me  una gran sorpresa vagliare le attribuzioni ad Alfonso
dalla Madonna di Fornovo, o la strana costruzione, per  me  alquanto difficile, del Congedo della Collezione Benson.
al Bellini che cinque o sei anni prima diceva: per  me  il monte vorrà essere un organismo robustamente ricercato
ed articolato; pensate al Bellini che ora dice: per  me  terreno sarà massa di humus coloristico bruno chiazzato di
che queste specifiche terminologie dell’arte non fanno per  me  e mi sentii artista spaziale. Proprio così. Una farfalla
606; o di altra mano, come i numeri 611, 612: tutte cose da  me  espunte sui margini del catalogo.
cechi della Coll. Romanelli di Parigi [figura 248] che a  me  pareva, per ipotesi, in qualche rapporto mentale col
che vi si palesa ne' lumi, diversa da Gherardo,  me  la fa tenere per di quell'Enrico, mentovato nella lettera
impronta della originilità; come nel Fedi e negli altri da  me  nominati scultori si ammira la primitiva e monumentale
 ME  TANGERE: L’episodio dell’apparizione di Cristo alla
Renato Barilli all’Università di Bologna, lezioni che per  me  in realtà erano soprattutto escursioni. Arrivato a Milano
del Venturi, del Thieme e di qualche altro, i rimanenti  me  si usano come buoni per la consultazione, del Milizia, del
rappresenta le donne di una casa di tolleranza di  me  d’Avignon; qui ogni pulsione erotica viene bandita e quei
senza divagare in una dolcissima - per  me  - dimostrazione che è proprio dell'arte figurativa e
accademica, starei per dire «bolognese»; ed è per  me  il più commovente dei «latinismi» di Rembrandt.
erano ancora catalogate al maestro le due opere da  me  attribuitegli, dieci anni prima, ma che ora già distaccavo
come Caravaggio da L. Venturi, incluso il Davide da  me  già restituito al Gentileschi nel 1916; il Suonatore di
(200) il bel Ritratto virile (Roma, Coll. Marchesi) che a  me  risultava del Paolini lucchese [figura 221]. Nella stessa
seconda edizione (192) anche il Bacco degli Uffizi, da  me  identificato parecchi anni prima (1914-15) nei depositi; e
originale, al pari della Santa Caterina Barberini (206), da  me  pubblicata nel 1916 come del Gentileschi]. Alla «Scuola»
si trova anche ora in qualche villa reale piemontese; a  me  spiace di non poterne parlare neppure di sulla stampa del