Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

VODIM

Risultati per: mastro

Numero di risultati: 94 in 2 pagine

  • Pagina 1 di 2
vecchie; per questo gli avevano appiccicato il nomignolo di  Mastro  Acconcia-e-guasta. Guastava un uscio e rimediava una cassa,
e i chiodi dovevano comprarli gli avventori. - Perché,  Mastro  Acconcia-e-guasta? - Perché sì. I chiodi che avanzavano li
li rendeva, la colla no; la metteva da parte. - Perché,  Mastro  Acconcia-e-guasta? - Perché sì. Era la sua risposta; e
filetto di bue quanto costa? - Non è per la vostra bocca,  Mastro  Acconcia-e-guasta; è per la tavola del Re. - Ho la bocca
per fargli rispondere così. E tutti ridevano: - Bravo,  Mastro  Acconcia-e-guasta! - Pesciaiolo, quello storione quanto
quello storione quanto costa? - Non è per la vostra bocca,  Mastro  Acconcia-e-guasta; è per la tavola del Re. - Ho la bocca
del Re. - Ho la bocca come lui! E tutti ridevano: - Bravo  Mastro  Acconcia-e-guasta! Comprava un monte di roba, carne, pesce,
le meglio cose. - Chi se la mangia tutta cotesta roba,  Mastro  Acconcia-e-guasta? - Io e i miei figliuoli. - O che avete
è il minore. E la gente rideva: - Buon appetito a tutti,  Mastro  Acconcia-e-guasta! Tornato a bottega, riponeva in un canto
fino a tardi, finché vi si vedeva. - E il desinare,  Mastro  Acconcia-e-guasta? - Lo preparano, in cucina. A un'ora di
- Lo preparano, in cucina. A un'ora di notte,  Mastro  Acconcia-e-guasta si chiudeva in bottega e metteva tanto di
una gran tavola. E, poco dopo, risate, strilli, e  Mastro  Acconcia-e-guasta che gridava: - Sta' buona, Seghina! ...
stavano a sentire, stupiti. La mattina: - Gran pranzo, eh,  Mastro  Acconcia-e-guasta? I figliuoli vi fanno disperare. - Eccoli
non sapevano che almanaccare per scoprire il mistero di  Mastro  Acconcia-e-guasta; e perdevano il tempo inutilmente. Di
che potesse arrivare a penetrarlo. - Che legno è questo,  Mastro  Acconcia-e-guasta! - Legno-ricotta. - Allora perché non ve
- La ricotta non mi piace. - Non ce la date a intendere,  Mastro  Acconcia-e-guasta! Egli alzava le spalle e tirava su una
del Re: - Ah! dice: Ho la bocca come lui? E ordinò che a  Mastro  Acconcia-e-guasta i venditori dessero la peggiore roba che
la peggiore roba che avevano, pena la vita. Quella mattina,  Mastro  Acconcia-e-guasta dovette rassegnarsi a portar via certa
formaggio inverminito, frutta mézza. - Siete contento,  Mastro  Acconcia-e-guasta? - Se son contento io, non saran contenti
altrimenti sarebbero morti di fame. - Questo è un tiro di  Mastro  Acconcia-e-guasta! - disse uno dei Ministri. - Vo' andare a
vecchia, per pretesto. - Acconciatemi questa cassa,  Mastro  Acconcia-e-guasta. - Posatela lì. Andate a comprare i
tanta! - Quella serve per me. - Che buon odore di vivande,  Mastro  Acconcia-e-guasta! - Sono i resti del desinare; eccoli là.
mercato. - So che c'è ordine reale di non darvi roba buona.  Mastro  Acconcia-e-guasta alzò le spalle e tirò su una presa di
Ministro rapportò tutto al Re. Tennero consiglio. - Questo  Mastro  Acconcia-e-guasta dev'essere un Mago! Leviamogli tutti gli
mi conci! Tu mi strappi! Tu mi inzuppi. Un portento. - Oh,  Mastro  Acconcia-e-guasta dev'essere un Mago! Il Re spedì le
le guardie e se lo fece condurre davanti: - Che è questo,  Mastro  Acconcia-e-guasta? I vostri arnesi parlano e mangiano; come
di non dire più: Ho la bocca come lui! Ve ne pentirete.  Mastro  Acconcia-e-guasta riprese a lavorare. Ma gli avventori
attorno per le vie, gridando a ogni quattro passi: - C'è  Mastro  Acconcia-e-guasta! Chi ha roba da guastare e da acconciare!
e da acconciare! Nessuno lo chiamava. - E ora come farete,  Mastro  Acconcia-e-guasta? - Finché c'è colla, s'ingolla! Infatti
mangia domani, colla non ce ne fu più. - E ora come farete,  Mastro  Acconcia-e-guasta? Mastro Acconcia-e-guasta alzava le
ne fu più. - E ora come farete, Mastro Acconcia-e-guasta?  Mastro  Acconcia-e-guasta alzava le spalle e tirava su grandi prese
maggiore morì. Mentre la portavano a seppellire, ecco  Mastro  Acconcia-e-guasta, con una cassettina da morto su la spalla
che andava dietro l'accompagnamento: - Chi vi è morto,  Mastro  Acconcia-e-guasta? - Mi è morta Seghina! Il giorno dopo
morì uno dei maschi; e mentre lo portano a seppellire, ecco  Mastro  Acconcia-e-guasta, con una cassettina da morto su la
che andava dietro l'accompagnamento: - Chi vi è morto  Mastro  Acconcia-e-guasta? - Mi è morto Martellino! Così, ogni
ora moriva un figliuolo, ora una figliuola del Re, e  Mastro  Acconcia-e-guasta appariva dietro l'accompagnamento con una
con una cassettina da morto su la spalla: - Chi vi è morto,  Mastro  Acconcia-e-guasta? - Mi è morto Scalpellino! Mi è morta
Mi è morta Piallina! Il Ministro, che era furbo, saputo che  Mastro  Acconcia-e-guasta era stato veduto ogni volta con una
volete morti tutti i vostri figliuoli, mandate a chiamare  Mastro  Acconcia-e-guasta. La disgrazia vi viene da lui. Oramai
una sola figliuola del Re, ed era già all'agonia. - Ah,  Mastro  Acconcia-e-guasta, salvate la mia cara figliuola! - Ah,
stimò giusto acconsentire: - Poi, gliela farò vedere io, a  Mastro  Acconcia-e-guasta! - disse fra sé. La Principessa, che era
altri figliuoli, in pochi giorni guarì. Il Re disse a  Mastro  Acconcia-e-guasta: - Conducete Succhiellino a palazzo. -
a Vostra Maestà. Di tratto in tratto, il Re domandava a  Mastro  Acconcia-e-guasta: - É ancora succhiello il giorno e la
andasse per le lunghe, e si divertiva a canzonare  Mastro  Acconcia-e-guasta: - Questo è latte che non rappiglia! E
- Questo è latte che non rappiglia! E voi che Fate,  Mastro  Acconcia-e-guasta? Ora non avete più arresi e vi rimane
una bella assai. Volete sentirla, Maestà? - Sentiamola,  Mastro  Acconcia-e-guasta! - C'era una volta un Re che aveva due
corona! Non mi far male! Sii Re! - Né tu, né io! - rispose  Mastro  Acconcia-e-guasta. - Il Re sarà Succhiellino e la tua
- Il Re sarà Succhiellino e la tua figliuola Regina.  Mastro  Acconcia-e-guasta indossò abiti principeschi; non sembrava
si baciarono; e colui che poco prima aveva il nome di  Mastro  Acconcia-e-guasta raccontò la propria storia: in che
ai consigli dei vecchi che hanno piú esperienza di noi!  Mastro  Simone, il ciabattino, gliel'aveva predetto: - Se tu sposi
- Me lo dirai poi quel che ti nascerà ... - conchiuse  mastro  Simone, tornando a battere la suola. Nino, alle prediche
internamente s'arrabbiava; specie se quella linguaccia di  mastro  Simone gli ripeteva il suo latino, appreso in sacrestia nel
del ciabattino. Ce n'era sempre un bel crocchio, perché  mastro  Simone aveva continuamente la barzelletta su le labbra e
per niente. All'ultimo, Nino glielo disse: - Zio  mastro  Simone, con me, a quattr'occhi, sputate pure sentenze a
larghe e il berretto a barca calcato quasi sugli occhi,  mastro  Simone spinse in alto gli occhiali a capestro, che teneva
povero santo! e tuttavia gli accadde quel che gli accadde.  Mastro  Simone lo raccontava spesso e faceva ridere alle spalle del
cosa. La Magàra lo sapeva bene quel che lei aveva fatto a  mastro  Simone quand'erano giovani tutti e due e dovevano sposarsi.
era scappata di casa, lasciando con tanto di naso il povero  mastro  Simone, che pianse come un bambino e voleva ammazzare il
vecchia! Oramai chi se la ricordava piú all'infuori di  mastro  Simone e di lei? L'anno dopo, il figlio del barone,
Costui, accollatisi gli arretrati, - come disse allora  mastro  Simone - era stato nominato portastendardo della
stato fatto san Silvestro come il primo. Povero santo!  Mastro  Simone il ciabattino lo tirava in ballo a ogni momento
senza spalliera. Se qualcuno gli domandava: - Che fate,  mastro  Simone? Non si lavora oggi? - No, compare, - rispondeva; -
Silvestri dello stesso san Silvestro, parecchi! Per costoro  mastro  Simone calcava su quel nostro santo in maniera cosí
San Silvestro glorioso! - E fu profeta quel diavolo di  mastro  Simone. Picchia oggi, picchia domani, il povero Nino si era
- egli conchiuse. - Che altro posso dirvi? - Parlo per  mastro  Simone - rispose la Magàra, rabbonita. - Non fa che dir
accorto. Intanto, con la pulce del cattivo prognostico di  mastro  Simone nell'orecchio, non lasciava d'un passo la moglie,
seguiva a piedi, trasalí e diventò rossa rossa scorgendo là  mastro  Giovanni il misuratore di grano, che forse l'attendeva al
il marito: - Buona sera, compare Nino. - Buona sera,  mastro  Giovanni. Pigliate il fresco? - Piglio il fresco, compare
né bere un dito di vino; e mise su tanto di muso allorché  mastro  Giovanni il misuratore, passando per caso davanti
sull'uscio, e non lo salutavano neppure. Passava anche  mastro  Giovanni, col tumulo in una mano e il legnetto da livellare
da livellare il grano nell'altra. - Da queste parti,  mastro  Giovanni? - Pel mio mestiere, compare Nino -. Qualche volta
quel posto fuori mano fosse da passeggiata. - A quest'ora,  mastro  Giovanni? - Quella sera mastro Giovanni lo aveva tirato in
passeggiata. - A quest'ora, mastro Giovanni? - Quella sera  mastro  Giovanni lo aveva tirato in disparte, perché Nunzia non
le falde della mantellina; e dopo un pezzetto, al solito,  mastro  Giovanni che tirandolo in disparte, se Nunzia trovavasi
visto. - Va bene, compare -. Doveva forse far la spia a  mastro  Giovanni? Che glien'importava dei pasticci degli altri?
a passare, insieme con sua moglie, davanti la bottega di  mastro  Simone che - messe forme, gambali, trincetti e lesine al
burletta. Nino sarebbe tornato volentieri addietro, se  mastro  Simone non l'avesse scoperto da lontano e non gli avesse
Non c'è intoppi, per grazia di Dio! - Lasciami vedere -. E  mastro  Simone gli si era accostato per osservargli bene la fronte,
- disse Nino, ridendo anche lui con qualche sforzo mentre  mastro  Simone gli gridava dietro: - San Silvestro ti prosperi! - E
... A questo modo compare Nino aveva introdotto in casa sua  mastro  Giovanni che pareva agonizzasse, sanguinante quasi gli si
C'è di mezzo l'onore d'una donna ... - Fidatevi di me,  mastro  Giovanni -. E Nino, povero grullo, era corso pel medico
sfiatato dalla paura che il ferito non gli morisse in casa.  Mastro  Simone quella sera, presa una sbornia coi fiocchi, aveva
arrampicato per la scala quatto quatto, senza che Nunzia e  mastro  Giovanni se n'accorgessero. Mastro Giovanni rideva, rideva,
senza che Nunzia e mastro Giovanni se n'accorgessero.  Mastro  Giovanni rideva, rideva, abbracciando Nunzia (fidando nel
vi faccio uscire il vino dalle narici! Avete inteso? - E  mastro  Simone, briaco fradicio, intese cosí bene che non fiatò, né
che la moglie di  mastro  Cosimo faceva da portinaia del monastero del Santissimo
comare Paola che filava al sole. - E non è vero - replicò  mastro  Cosimo, lasciando di piallare. - Ve lo dico in un orecchio:
tornata: - Se la madre badessa vuole qualcosa ... - Bravo,  mastro  Cosimo! Voglio il cappellano -. E mastro Cosimo s'infilava
... - Bravo, mastro Cosimo! Voglio il cappellano -. E  mastro  Cosimo s'infilava lesto lesto la giacchetta e correva a
e gli rispondeva: - Vengo, vengo! - senza rizzarsi mai.  Mastro  Cosimo gli diceva di tanto in tanto: - Padre cappellano, la
Giove in mano, avea sbagliato la giuocata; e si scordava di  mastro  Cosimo, della badessa, di tutti. Si sarebbe scordato fin di
pane e minestra tutti i giorni ... Con che viso ti lagni? -  Mastro  Cosimo non fiatava piú a queste lavate di capo. Sua moglie
- La gente cominciò a divertirsi col farlo stizzire: -  Mastro  Cosimo, guardatevi dal cappellano nuovo! - Mastro Cosimo,
- Mastro Cosimo, guardatevi dal cappellano nuovo! -  Mastro  Cosimo, guardatevi da don Ignazio il sagrestano! Glielo
dove volete, ma dal cappellano nuovo, no! - Perché,  mastro  Cosimo? - Dal cappellano nuovo, no! - Ma, infine, direte
chiesa a metter su il parato per la festa del Cuor di Gesú.  Mastro  Cosimo brusco brusco, gli disse: - Sentite, don Ignazio: se
d'ascia! - La sera marito e moglie leticarono fino a tardi.  Mastro  Cosimo, questa volta, non cedeva: - Dal cappellano nuovo,
Ora che gli aveano messo quella pulce nell'orecchio,  mastro  Cosimo lavorava di malavoglia. Spesso abbandonava la
torve, che pareva volessero mangiarselo vivo vivo: -  Mastro  ubbriacone! - vi chiamerò dopo col vostro nome - volete
nome - volete finirla, sí o no, con questa commedia? -  Mastro  Cosimo, preso alla sprovveduta, non seppe che rispondere, e
di prenderlo a schiaffi, come si meritava. Il povero  mastro  Cosimo era rimasto interdetto, anche un po' per rispetto
viscere di padre? - Mi contento crepar di fame - rispose  mastro  Cosimo. - Non voglio esser becco! La scure, vedi? ora
al tuo bel padre cappellano. - Scomunicato! Scomunicato! -  Mastro  Cosimo brandiva la scure che riluccicava come uno specchio.
il vino - come gli disse il brigadiere dei carabinieri -  mastro  Cosimo dovette dormire in caserma, sul tavolato; e, la
scusa. - Bella legge! Cornuto e bastonato! - brontolava  mastro  Cosimo camminando a capo chino. Il padre cappellano gli
Però, prima di ragionare di questo, prendete un boccone -.  Mastro  Cosimo non disse di no, quantunque un po' insospettito di
voi risponderete: "Amen"! Vi insegnerò in quattro giorni -.  Mastro  Cosimo, all'idea di vedersi col collare e con la cotta,
la chierica al cappellano con la scure arrotata a posta,  mastro  Cosimo prese anche il "don" allorché si attaccò il collare
la bocca -. - Ed è anche lui servo di Dio! - pensava  mastro  Cosimo. - Parla per invidia, perché non lo hanno voluto per
non voleva metterci le mani, per amor della pace, disse a  mastro  Cosimo: - Lasciate vostra moglie alle monache e mettete
tutti; non dovete farvi giustizia con le vostre mani -. E  mastro  Cosimo andò via come un cane bastonato. - Dov'è la legge
era stato fatto cappellano invece dell'altro! - rifletteva  mastro  Cosimo. - Dovreste andare da monsignore, quando verrà per
può conciarlo per le feste il vostro padre cappellano -.  Mastro  Cosimo scrollava la testa; non sperava neppure in
con la pipa in bocca, aspettando monsignore che non veniva,  mastro  Cosimo, dalla fame, dimagrava. I quattrini non potevano
non mi fa giustizia! ... Monsignore finalmente venne, e  mastro  Cosimo aspettò che fosse arrivato davanti la Collegiata
- Zitto, zitto! - E accadde una gran confusione, perché  mastro  Cosimo, che voleva giustizia a ogni costo, si dibatteva,
guarirete dai fumi del vino! - In quelle ventiquattr'ore,  mastro  Cosimo era invecchiato di dieci anni. Aveva la febbre,
e consultava a voce alta gli astrologhi delle torri. -  Mastro  Simone! Che vedi, che vedi all'orizzonte? - Nulla,
che torna di Terra Santa. E Piombofino affondava sempre. -  Mastro  Simone, che vedi?... - Nulla, Maestà... Uno stormo d'aironi
- Nulla, Maestà... Uno stormo d'aironi migratori... -  Mastro  Simone, che vedi?... - Nulla, Maestà... Una galea veneziana
bambina - sarai Regina. S'udì, a un tratto, la voce di  mastro  Simone: - Maestà!... Una stella cometa all'orizzonte! Una
prendere l'incantesimo della Grotta dalle sette porte ,  mastro  Rocco aveva abbandonato la sua bottega di pizzicagnolo; e
da secoli la fortunata creatura che doveva impadronirsene.  Mastro  Rocco ne ragionava quasi lo avesse visto proprio con que'
con cui non si poteva comprare neppure un soldo di pane.  Mastro  Rocco rideva sotto il naso di quei tangheri di contadini
la solita burletta: - Sapete dove c'è una trovatura,  mastro  Rocco? - Dove? - Nella vostra gobba. - La trovatura tu
che, cornuto pacifico, non voleva intanto sentirselo dire.  Mastro  Rocco però non la perdonava a quell'asino calzato e vestito
rompere l'incantesimo occorrevano i libri di Rutilio. E se  mastro  Rocco lo tastava su questo soggetto, dalla lontana, sape
Minchionerie! - Ma persone con tanto di barba, - insisteva  mastro  Rocco - il decano Vita, padre Mariano d'Itria, il dottor
attorno il falsificato e non valeva uno spicchio d'aglio! -  mastro  Rocco avrebbe dato tutta la sua pizzicheria e l'asino e le
fosse la pena della vita e la scomunica della santa chiesa!  Mastro  Rocco se ne sarebbe infischiato della scomunica, quantunque
o lagrimatori da nulla. Anche al tempo dei saraceni - e per  mastro  Rocco voleva dire al principio dei secoli - la società era
allora allora dal conio, o qualche braccialetto di bronzo,  mastro  Rocco non capiva nella pelle. Si fregava le mani
d'India ... Ma, zitto! - Venite a prendere un boccone -.  Mastro  Rocco lo condusse nella grotta per essere al sicuro da
a ogni scoppio di saetta. - Coraggio! coraggio! - ripeteva  mastro  Rocco. La voce però gli tremava e le braccia gli
pagarli a peso d'oro. - Siamo stati tante carogne! - disse  mastro  Rocco il giorno dopo, mordendosi le mani nell'osservare la
Dio! ... Ma può darsi che c'inganniamo -. Dal canto suo,  mastro  Rocco stava in guardia contro don Tino, don Micio il
tre burloni che, avuto vento degli scongiuri fatti da  mastro  Rocco con don Tino, don Micio il crivellatore e la
Micio il crivellatore e la sonnambula, volevano divertirsi.  Mastro  Rocco se li vide arrivare lassú una mattina, Zangàra col
Tino, - aggiunse Passolone - ora che possiede il Rutilio -.  Mastro  Rocco alzò la gobba, tentennando il capo, mostrando
di oro massiccio; cosí è arricchito massaio Ravagna -.  Mastro  Rocco lo guardava in viso con tanto di occhi, pensando allo
le parti, stringendolo in un cerchio, e le fiammate pure: e  mastro  Rocco si sentí diventare piccino piccino quando scorse, al
lo vide arrivare piú spesso, insieme con un vecchietto che  mastro  Rocco diceva compagno di scavi. Visto però che essi
prime, tutte sporche di terra, un giorno il barone disse a  mastro  Rocco: - Trovate qualcosa altro, o risparmiatevi di venire.
lucerne, bronzi e monete antiche d'ogni grandezza ...  Mastro  Rocco stette un bel pezzo senza farsi vedere. Quando gli si
bocca, invece di restare incantato cominciò a urlare: - Ah,  mastro  Rocco ladro! Ah, mastro ladro! - E avrebbe, con una
incantato cominciò a urlare: - Ah, mastro Rocco ladro! Ah,  mastro  ladro! - E avrebbe, con una pistolettata, sfracellato il
senza neppur badare che potevano rompersi il collo.  Mastro  Rocco si ruppe soltanto un braccio; e fece dire una messa
che aveva ingannato il barone Padullo? - D'allora in poi,  mastro  Rocco si contentò soltanto di scavare e scavare. E se don
- La vera grazia sarebbe stata un buon Rutilio! - esclamò  mastro  Rocco con voce mezza spenta. E gli voltò la gobba.
quelle canaglie di policemen vengano a trovarci quaggiù.  Mastro  Taverna è la perla degli albergatori. Saprò ricompensarlo.
- Magnificamente bene! - rispose il bretone. - Se fossi  mastro  Taverna, ci metterei cocomeri. Come si mangerebbero
deve dipendere dai suoi occhi di bue. La voce sonora di  mastro  Taverna risuonò in quel momento dentro il pozzo come un
vada meglio - disse il bretone. Qui staremo benissimo, se  mastro  Taverna ci manderà tutto questo ben di Dio ogni giorno!
nel pozzo. Questo vino si deve bere sempre gelato. Il  mastro  fece onore a tutto quel ben di Dio. Piccolo Flocco,
il loro comandante e la sua fidanzata: ma quando il  mastro  ebbe bevuto un paio di bicchieri del suo vino preferito ed
Bevi un altro bicchiere di Medoc. - Hai ragione. Il  mastro  si riempi il bicchiere, lo vuotò lentamente, guardandovi
avrebbero dormito, se qualche ora dopo l'alba la voce di  mastro  Taverna, non avesse destato l'eco della piccola camera. Il
hanno fatto vestire il tedesco, finalmente desto - rispose  mastro  Taverna. - E la signora? - Non è stata disturbata, ed è già
attesa d'un'altra chiamata. Non era trascorsa un'ora quando  mastro  Taverna si mise a gridare. - La miss! la miss! - Rimani
Era il comandante che lo preoccupava. Le ore passavano, e  mastro  Taverna non si faceva più vivo. Cominciava ad annottare
di Batz! - esclamò il mastro. - Non odo nessun rumore: che  mastro  Taverna sia stato ucciso o portato via? - Mah! - rispose il
pretesto ti presenterai? - Lascia fare a me - rispose il  mastro  - Quelli di Batz sono furbi.
un paio di bicchieri di questo Medoc. Poi, volgendosi verso  mastro  Taverna gli disse: - Sei un pessimo taverniere. Hai del
Antonietta, e non ce l'hai mai offerto. - Medoc! - esclamò  mastro  Taverna. - Che cos'è? - Anche questo l'ha comperato tuo
- Non mi sento affatto sicuro nemmeno qui. - Dubitereste di  mastro  Taverna? Se è così, scendo subito in cantina e gli taglio
credo che faremmo bene a chiudere nel nostro magazzino ...  Mastro  Taverna! Viene sì o no questo Medoc? Vogliamo andare a
diedero lestamente fondo alla seconda, poi raggiunsero  mastro  Taverna che stava preparando loro i letti. - Se la signora
mano vigorosa lo scosse. Aprì gli occhi e vide sopra di sé  mastro  Taverna. - Chi ti ha detto di svegliarmi così presto? -
mangiando buone bistecche e bevendo Bordeaux. C'è qui  mastro  Taverna che possiede ancora qualche dozzina di bottiglie.
tedesco sorrise, facendo col capo un cenno affermativo. -  Mastro  Taverna, - disse il bretone, volgendosi verso l'albergatore
quattro salsicciottì e non so quante pagnotte ...  Mastro  Taverna, bada che non cada. Testa di Pietra si slanciò
tiro; ma anche lui poteva bere un po' meno. Che te ne pare,  mastro  Taverna? L'albergatore scosse il capo, poi rispose - Non
gabbiere. - Stura e cambia tazza - comandò il lupo di mare.  Mastro  Taverna (dobbiamo chiamarlo così) fu lesto a obbedire, ed
gorgogliando giocondamente. - Capperi! Spuma! - esclamò il  mastro  L'assaggiò avidamente e subito batté sulla tavola un pugno
dopo non è cattivo e fingiamo di essere a Batz. Ma bada,  mastro  Taverna, che non ti pago questa bottiglia più di cinque
un moto di stupore e di gioia. - Piacciono le sterline a  mastro  Taverna, eh? - disse il bretone ironicamente. - Risparmia i
- dovresti portare un soldato del castello a bere ... - Da  mastro  Taverna? Subito fatto, mio comandante, - rispose il
mare che paga. - Prendimene dunque uno, e portalo pure da  mastro  Taverna. - A fare colazione? - Anche due pranzi se vuoi:
- Ja, ja: puon fratello. Dove condurmi? - Come? non conosci  mastro  Taverna, quello che ha per insegna trenta corna? - Trenta
- Scorpionato? Cosa essere? - Una specialità di  mastro  Taverna. - Penissimo. - Vieni, figliuolo. - E tu pacare? -
quanto aveva in mano. - Che cosa significa questo fracasso,  mastro  Taverna? - chiese il bretone severamente. - È caduta una
anche sei bottiglie. Ma non di quelle del Reno, bada,  mastro  Taverna. - Vini di Francia autentici. - Comprati da
affatto. - Non trovarsi spie in Boston. - Vedremo.  Mastro  Taverna risalì portando due panieri, uno pieno di bottiglie
Flocco, per poco non lasciò cadere tutto. - In gamba,  mastro  Taverna! - fu pronto a gridargli il bretone - e non badare
Un lusso inaudito in una città assediata. Questo  mastro  Taverna è un uomo veramente meraviglioso. Si direbbe che ci
- Te l'ho già detto: io pacare anche tutta la cantina di  mastro  Taverna. Non ho speso un soldo in dieci mesi di
marina beve sempre Bordeaux o del gin. - Gin! Pono, pono! -  Mastro  Taverna, Portaci una bottiglia di gin, di quello che tuo
gli occhi ed ascoltami attentamente, buon figliuolo; e tu,  mastro  Taverna, portaci quattro bottiglie di vino più generoso del
 Mastro  Bill, dove siamo? - In piena Malesia, mio caro Kammamuri. -
molta fretta e mi pare che la Young-India cammini adagio.  Mastro  Bill, un marinaio sui quarant'anni, alto più di cinque
Questo è un insulto, maharatto mio. - Per chi ha fretta,  mastro  Bill, anche un incrociatore che fila quindici nodi all'ora
vento fresco che fece gemere i tre alberi. - Oh! oh! - fece  mastro  Bill alzando vivamente la testa. - Fra poco si ballerà
mare. Orsù, alla manovra; la gran tazza comincia a bollire.  Mastro  Bill non s'ingannava. Il mare della Malesia, sino allora
a picco, mi capite. A Sarawak ho una persona che ... - Olà,  mastro  Bill, levatemi dai piedi quest'uomo. Non è questo il
era nelle acque di Mompracem. Malgrado tutti gli sforzi di  mastro  Bill, che rompevasi le mani sulla ribolla del timone, la
dall'isola. - Che il buon Dio ci salvi! - esclamò  mastro  Bill, che aveva pure scorto quell'uomo. - Quello era la
di quelli di Mompracem. - Attenti a virare! - urlò egli.  Mastro  Bill, unendo tutte le forze, tirò vivamente a sé la
«Ah, comare Pina! Chi lo avrebbe mai sospettato!», esclamò  mastro  Vito, ancora un po' imbarazzato dal sonno. «No! Lasciatemi
C'è un letto nell'altra stanza ... » «Lasciatemi stare qui,  mastro  Vito.» «Comare», egli disse, esitante, «ora è inutile
... Voi già lo sapevate ... di Rocco! ... » «Ve lo giuro,  mastro  Vito! Niente! ... Neppure un sospetto! ... Avevo anzi
... Ora non sarebbe in questo stato! ... Che strazio,  mastro  Vito!» «Potete vantarvelo! ... Vi ha voluto bene!» «È vero!
come un cane, alle mani di gente prezzolata, di Titta e di  mastro  Vito! ... Questo, ah! non vi sembra uno scandalo! E poi
capelli nerissimi, alta e snella. E parlando di lei con  mastro  Vito, Titta dichiarava che, secondo lui, la prima pazzia il
«Dovete capirlo», le disse, «non potete restare più qui.  Mastro  Vito, pensateci voi ... Poveretta!». Ella gli sfuggì per
«Figlio! figlio mio!» E si lasciò trascinar via da  mastro  Vito, senza opporre resistenza, umile, rassegnata com'era
era asciugata, di nascosto, una lagrima. - Doë - disse il  mastro  - spiegami come va che un bretone è diventato boia! Ciò mi
dell'Essex, durante la tempesta, gettai in mare un  mastro  gabbiere. Anche quello mi aveva preso di mira,
- La conosco. - Vogliamo andare? Tutti si alzarono. Il  mastro  mosse incontro al carnefice, gli stese la mano e disse: -
Flocco! Aprì impetuosamente la porta si trovò dinanzi a  mastro  Taverna. Questi stava seduto malinconicamente dietro al suo
banco, in attesa di avventori. - Sei vivo o sei l'ombra di  mastro  Taverna? - gridò il mastro, precipitandosi verso il banco.
e se indosso questo costume, ho i miei buoni motivi caro  mastro  Taverna! ... Ma dunque, non è affatto vero che ti abbiano
poi a conciarli in quel modo non lo so davvero. - Chi? Eh,  mastro  Taverna, dovresti aver già indovinato. Quando vedemmo che
che per altro non ti pagheremo. - Ah, no, no! - protestò  mastro  Taverna. - Ordinate anzi, e senza pagamento. - Una
gli erano quasi usciti dalle orbite. - Come sei brutto,  mastro  Taverna! - disse Testa di Pietra. Non fare quegli
economizzare anche l'aria, che non costa nulla! - diceva  mastro  Croce Lopiro, falegname di casa, quando il compare lo
gli dava su la voce: - Che quattrini andate fantasticando,  mastro  Croce benedetto! Volete attirar qui i ladri con le vostre
anch'essi e arrugginiti; e quella bravata faceva sorridere  mastro  Croce che conosceva bene il compare. Ogni sera, dopo
avevano messo quel nome al fonte battesimale. La bottega di  mastro  Croce era un bugigattolo ingombro di legname di bassa
- Buon giorno, compare. - Benedicite , signor compare -.  Mastro  Noce di collo, lavorando, era di poche parole. Reso il
presa di tabacco e una soffiata di naso, o nel tempo che  mastro  Noce di collo assestava sul pancone un grosso pezzo di
attaccava discorso intorno alle faccende campagnuole.  Mastro  Croce non apriva bocca; però se sentiva il compare pianger
E scappava per la messa. Una mattina egli trovò  mastro  Noce di collo fuori della grazia di Dio. Sbraitava
- Cosa non mai vista una cassa da morto nella bottega di  mastro  Croce. Ma la notte avanti erano andati a svegliarlo per
piú sa che farsene del tabbútu . - Vendetelo a un altro,  mastro  Croce. - A chi debbo venderlo? ... Lo farò citare dal
È fatto su misura. Ladro! Ladro! - tornava a sbraitare  mastro  Croce. E dava calci alla cassa che risonava cupamente. -
poi, tutte le volte che don Stellario dava una capatina da  mastro  Croce, spingeva gli occhi in alto, verso la catasta del
crepi. Dovrà servire per lui, o non c'è Dio lassú -.  Mastro  Noce di collo non poteva sentirne parlare. - Dovreste
sempre là quella jettatura? - O prendetela voi! - rispose  mastro  Croce stizzito. - Io? - Dunque perché mi tormentate, caro
che gli frullava piú di prima dentro la testa. - Se  mastro  Noce di collo mi cede quella cassa per una quindicina di
per questo minchione! - E si decise la mattina in cui trovò  mastro  Noce di collo che bestemmiava peggio d'un turco: - Accadono
lo prenderò io. - Voi? Che ve ne fate? - Dieci lire! -  Mastro  Croce gli diè un'occhiataccia. - Dieci lire. Lo faccio
non siamo compari per nulla - soggiunse don Ilario ridendo.  Mastro  Croce mugolava bestemmie: - C'è il sangiovanni di mezzo!
a casa domani mattina. È per rendervi un servizio -.  Mastro  Croce tenne duro. Due giorni dopo, don Stellario tornò
dovreste persuadervene -. - Anche questa volta il povero  mastro  Croce tenne duro; ma don Stellario non si diè per vinto. E
compare! Mi levate di tasca per lo meno dieci lire! - disse  mastro  Noce di collo, prendendo danaro e bottiglia. - Il vino lo
alla vostra salute -. A desinare, quando si provò a berlo,  mastro  Croce fece le boccacce al forte sapore d'aceto: -
con suo gran dispetto, cominciava a sentirne anche lui.  Mastro  Noce di collo, che non poteva perdonargli la bottiglia di
e dentro gli orecchi gli zufolavano le male parole di  mastro  Noce di collo: - Dovrò mettervi io, con queste mie proprie
passando con gran soddisfazione davanti alla bottega di  mastro  Noce di collo, si fermò su la soglia: - Salute, compare! -
Paolo Maura? come dicono quelli di Mineo. - Quale ricetta?  Mastro  Croce lasciò di piallare, si cavò gli occhiali, tirò su una
piú di qualunque rimedio". Quell'amico - soggiunse  mastro  Croce, cambiando tono, - era piú tirchio di voi, e aveva un
a piedi, diventato di bragia dalla rabbia. - Te l'ha detto  mastro  Noce di collo, eh? Levati di torno, bestia! C'entreresti
un gesto di disperazione. - L'hanno preso! - gemette  mastro  Taverna. - Quel bravo gentiluomo! Testa di Pietra si diede
chiedendo: - E la miss? - Arrestata anche lei! - rispose  mastro  Taverna. - È terribile! - aggiunse Piccolo Flocco. - Non
nave. Riposate tranquilla, mia Nelly, e pensate a me. Il  mastro  fece un goffo inchino e discese nella taverna, dove trovò
e discese nella taverna, dove trovò Piccolo Flocco e  mastro  Taverna impegnati in una animatissima conversazione. -
di vederli giungere da un momento all'altro. - Perciò  mastro  Taverna ci propone di nasconderci in un luogo che nessun
giungono, approfittiamone per sottrarci alle loro ricerche.  Mastro  Taverna chiuse la porta e la sprangò, essendo già ora
l'altro nel pozzo. - Scendete dieci metri circa - gli disse  mastro  Taverna, porgendogli un pezzo di candela. - Poi ci penserò
e quattro robusti rematori, presero posto nella prima;  mastro  Widdeak, il secondo fiociniere Harwey, un bravo giovanotto
mortale. - Attenti, ragazzi! - gridò in quell'istante  mastro  Widdeak. Cento passi più innanzi, alla superficie del mare
occhietti che, sono debolissimi, non riusciva a scorgerli.  Mastro  Widdeak, che fino allora si era tenuto un po' indietro,
come se cercasse di strapparsi l'arma che lo tormentava.  Mastro  Widdeak diresse l'imbarcazione verso di lui, mentre Harwey
tempo fu tutta fuori. - Cerchiamo di affaticarlo! - disse  mastro  Widdeak. - Lega la lenza! - gridò Koninson, che era ancora
che c'era da temere che le onde invadessero la baleniera.  Mastro  Widdeak fece legare la "droga" alla lenza e lasciò andare
la nave si fosse sfasciata. Il capitano Mac Clintock e  mastro  Bill, che ne avevano viste di peggio, erano i soli che
a galla, poiché era già zeppo d'acqua. - Orsù - disse  mastro  Bill con voce commossa, - la poveretta ha esalato l'ultimo
Il capitano, ritto sulla coffa dell'albero di maestra, con  mastro  Bill vicino, teneva gli occhi fissi al nord, dove sorgeva,
Stati Uniti salì maestosamente sul picco della randa e  mastro  Bill la inchiodò. Era tempo. I quattro prahos malesi che
piombo era andato perduto. - Così va bene, ragazzi! - urlò  mastro  Bill. - Quei brutti musi là non avranno tanto coraggio da
i loro moschettoni, malgrado i sagrati del capitano e di  mastro  Bill, abbandonarono il posto fuggendo a tribordo,
la vostra corvetta, le ore non saranno troppo lunghe. Il  mastro  mise una mano nella sua ampia cintura rossa, come per
nella sua ampia cintura rossa, come per levarne denaro, ma  mastro  Taverna con un gesto lo fermò. - No, mio gentleman - disse
Hower. Così saremo più sicuri e più allegri. Buona notte,  mastro  Taverna. - Da quale parte usciremo? - chiese il bretone al
d'un tenebroso corridoio. La porta di ferro fu aperta, e  mastro  Testa di Pietra poté finalmente respirare l'aria pura che
- Marinai della Tuonante! Venite ad imbarcare il vostro  mastro  I quattro grossi mortai, che dovevano essere già pronti,
nel fiume e si dirigeva rapidamente verso la riva, dove il  mastro  continuava a gridare: - Ohè! Doë! In meno di mezzo minuto
- Tu entrare con me. - Soffiano vento le trombe - disse il  mastro  ridendo. - Dove ti troverò? - Sotto la torre. - A nove ore?
a riposarci un po'. Il cordaio andrai a cercarlo più tardi.  Mastro  Taverna li condusse in uno stanzone, malamente arredato, ma
che dipenda dal vino scorpionato di quella canaglia di  mastro  Taverna! - disse Piccolo Flocco. - Troverò ancora un
un cordaio che abbia il negozio aperto? - Va' a chiedere a  mastro  Taverna se può procurarti quanto ti occorre - disse il
il Corsaro gettò sulla tavola un'altra sterlina, dicendo a  mastro  Taverna: - Dobbiamo partire per un'arrischiata spedizione
salsicciotti affumicati con krauti, ultimo barile di  mastro  Taverna, che poi ho annaffiato con quattro bottiglie di
dodici ore che ho mangiato il mio ultimo biscotto. - Olà,  mastro  Brown, conducete questo povero diavolo in cucina. Il
che li veda. Oh! Quale fortuna! - Te li mando subito. Il  mastro  risalì la scala e poco dopo due indiani si presentavano a
e quattro marinai presero posto nella maggiore baleniera e  mastro  Widdeak, Harwey e altri quattro remiganti nell'altra. -
Quella del tenente precedeva di una gomena quella di  mastro  Widdeak. Ben presto i cacciatori giunsero a sole trecento
dico io. Mezzo minuto dopo la lenza cessò di filare. - Ehi,  mastro  Widdeak, sta bene attento! - gridò il tenente. - Il cetaceo
con un continuo eruttare di densi vapori dai due sfiatatoi.  Mastro  Widdeak diresse verso di lui la sua baleniera. Harwey alzò
che il mostro avventava, fece avanzare la baleniera mentre  mastro  Widdeak girava al largo per non imbrogliare le due lenze. I
al lauto banchetto. Il "Danebrog", abilmente diretto da  mastro  Widdeak, venne a collocarsi a fianco del cetaceo, attorno
dallo stretto di Behring prima della comparsa dei ghiacci.  Mastro  Widdeak fece calare in mare una baleniera e vi saltò dentro
e che, ben cucinata, è un cibo non disprezzabile. Mentre il  mastro  operava da quel lato, Koninson, seguito da parecchi
procellarie. Il "Danebrog", guidato dall'abile mano di  mastro  Widdeak, si comportava valorosamente, fendendo le onde col
Weimar, aggrappato alla ribolla del timone con a fianco  mastro  Widdeak, malgrado la gravità della situazione, conservava
gridare: - Terra a prua! ... Il capitano affidò il timone a  mastro  Widdeak e si slanciò, nonostante i violenti rollii, a prua
a meno di quattro gomene di distanza. Il tenente, Koninson,  mastro  Widdeak e una decina di marinai malgrado le disordinate
e domandò: - Che si possa mangiare bisonte qui,  mastro  Testa di Pietra? - Che io sappia, i bisonti non portano che
- Raddoppia i prezzi delle bottiglie che ancora possiedi,  mastro  Taverna - disse Testa di Pietra. - Ecco un bel consiglio. -
pareva non avesse prestato nemmeno orecchio. - Vecchia,  mastro  Taverna? - chiese il bretone. - Cinquant'anni. - Corpo di
Flocco. - E vi ha lasciata la pelle. - E la cantina a voi,  mastro  Taverna, - disse il bretone. - assaggiamo dunque questo
si vide cadere, insieme col liquido, una cosa nerastra che  mastro  Testa di Pietra si affrettò a prendere. - Corpo d'una barca
È il punto meglio fortificato della piazza: è vero,  mastro  Taverna? L'oste fece col capo un cenno affermativo. -
- Aiuto, santi cristiani! ... Zia Peppa! ... Zia Pina! ...  Mastro  Paolo! ... Aiuto! - E alla zia Peppa, che s'era affacciata
zia Peppa, bruna, magra, con grandi occhi neri; Ciccia di  mastro  Paolo, bionda, pallida, grassottina, con occhi cerulei,
Giuseppe ... - Ma non poté continuare, perché sopraggiunse  mastro  Paolo, con la fetida pipa in bocca. Veniva a visitare il
visitare il compare, e si rallegrava di vederlo star bene.  Mastro  Paolo, tiratolo in disparte, gli chiese scusa se Ciccia non
in un orecchio: - Che le costano a lei le fave? - Anche  mastro  Paolo, ripulita la pipa e battendola sul pomo della
e figli maschi! - Non c'è pericolo - borbottò malignamente  mastro  Paolo. - La prova è stata fatta! - Nela e Ciccia
- Signora, - rispose il bretone con voce grave. - Sono il  mastro  della Tuonante, e la Tuonante è comandata da sir William
che i miei occhi devono vedere doppio come quelli di  mastro  Taverna. Perdonatemi, miss Nelly. - Non ho mai portato
che sei sempre stato fantaccino. - E tu che ne dici,  mastro  Taverna? - Non vi riconosco più, mio signore, - rispose
castello? - E la mia Nelly? Te la sei dimenticata? - chiese  mastro  Testa di Pietra. - Diamine! La fidanzata del capitano ha
Corsaro, rivolgendosi a Nelly. Nelly, si fece condurre da  mastro  Taverna nella stanza di Mary. - Ti sei compromesso? -
siciliani, non si fosse fatto radere ogni mercoledì quando  mastro  Ciccio il Vecchio veniva alla masseria per massaio Turi e
il viso con lesta mano. - Badate di non sciupare il rasoio,  mastro  Ciccio! ... Voltate il rasoio dal dorso, mastro Ciccio, per
il rasoio, mastro Ciccio! ... Voltate il rasoio dal dorso,  mastro  Ciccio, per codesta lanuggine sarà lo stesso. - Badate
- si raccomandava Scurpiddu , E aveva ragione, perchè  mastro  Ciccio il Vecchio , che sbarbava in paese tanti signori,
d'affaristi, che non leggono altro che il loro libro  mastro  e 45,613 individui che non sanno leggere nè scrivere?
vecchio  mastro  cannoniere, dalla lunga barba brizzolata, colle spalle
tu sei un famoso artigliere, - disse Sandokan, mentre il  mastro  si levava di bocca il pezzo di sigaro che stava masticando
assoluta, essendo l'oceano perfettamente tranquillo. Il  mastro  cannoniere si era collocato già dietro uno dei grossi pezzi
trionfo si era alzato a bordo dell'incrociatore. Il vecchio  mastro  artigliere si era avanzato verso Sandokan con volto ilare.
perderlo di vista. Due gabbieri sulle crocette e tu,  mastro  Widdeak, - aggiunse, volgendosi ad un vecchio marinaio che
- esclamò Weimar. - Ma non per questo mi sfuggirai. Ehi,  mastro  Widdeak governa dritto su quel briccone! Il mastro non si
Ehi, mastro Widdeak governa dritto su quel briccone! Il  mastro  non si fece ripetere il comando e lanciò il "Danebrog"
come al giorno della sua nascita - Io sono in casa mia,  mastro  Rolland. Nella libera cerchia del santuario domestico, fra
Solide corde lo tenevano fermo su la seggiola, e Titta e  mastro  Vito Noccia, il calzolaio, reggevano dai lati la seggiola
così!», disse Titta stralunato. «Sempre così!», confermò  mastro  Vito. «E una settimana fa, passando davanti a la mia
si era fermato su la soglia. "Bravo! Di buon'ora al lavoro,  mastro  Vito." "Se non si lavora non si mangia, eccellenza!" Ah
giorno e notte da quattro giorni - assistito da Titta e da  mastro  Vito che si davano lo scambio - agitandosi su la sedia a
sotto la luce delle candele. Vedendo entrare il  mastro  della corvetta, il giovane, che pareva immerso in un dolce
un momento? Non vi è sul ponte il signor Howard? Il  mastro  gli lanciò uno sguardo compassionevole e scosse la testa,
chiese: - Sentiamo un po'. Che cosa farebbe al mio posto il  mastro  d'equipaggio, che gode fama d'essere un vecchio squalo
uscita, Agrippina Solmo si trovava a faccia a faccia con  mastro  Vito Noccia, calzolaio. «Che vi accade, comare Pina? Avete
«Voi? Oh, Vergine Maria!» «Me l'han rinfacciato or ora,  mastro  Vito!» E accennò, con significativa occhiata, la terrazza
un solo minuto!» «E il marchese che ne pensa?» «Ah,  mastro  Vito! Non si può più discorrere con lui. Diventa un animale
la applicazione di quelle che non ne dipendono, ogni uomo è  mastro  della propria fortuna. Le rivoluzioni più notevoli della
- Badate alla mula -. Il ragazzo era andato a chiamare  mastro  Filippo il fabbro ferraio, e lo zi' Decu, che di quelle
e lo zi' Decu, che di quelle cose se n'intendeva meglio di  mastro  Filippo e anche meglio del dottore. Questi ne ammazzava
gambe all'aria. Don Michele però aveva fatto chiamare anche  mastro  Filippo, perché quattr'occhi veggono meglio di due. Il
quattr'occhi veggono meglio di due. Il consulto fu lungo.  Mastro  Filippo, visto lo zi' Decu, faceva l'indiano, per
la graziosa dalla finestra con lo stronzolo del figlio di  mastro  Mommo! Pensa prima a tesserti le camicie che non hai!
Mariae! - Perché non volete dargliela al figlio di  mastro  Mommo? - gli domandava Vito. - Perché cosí mi piace, -
non voleva sentirne parlare dello stronzolo del figlio di  mastro  Mommo, che non sapeva dare tre punti a una ciabatta e non
la notte che Pietro condusse sotto la casa di Tegònia  mastro  Nunzio col violino e tutti gli altri della compagnia,
e voleva rompergli le gambe davvero, come aveva promesso a  mastro  Mommo. Invece si b uscò una polmonite che per poco non lo
trovò, perché la notte era scappata di casa con Pietro di  mastro  Mommo, e non si sapeva dove fossero andati a nascondersi
gabbiere. - Così peraltro non la può durare. Meno male che  mastro  Taverna ci aspetta, e saprà infonderci un po' d'allegria
come il bretone chiamava, nei suoi momenti di buon umore,  mastro  Taverna.
- Il "Danebrog" avrà un osso duro da spezzare! - disse  mastro  Widdeak al capitano. - E se non facciamo presto diverrà
che due gradi sotto zero. Mano alle seghe e ai picconi. Il  mastro  tracciò sul banco un canale largo sette o otto metri e i
ai ghiacci. - Non domando che tre o quattro giorni. Ehi!,  mastro  Widdeak, governa dritto a quelle balene e voi, ragazzi,
riuscire fatale all'equipaggio del "Danebrog". Persino  mastro  Widdeak aveva dimenticato l'altro pericolo che minacciava
in faccia i freddi del polo e gli assalti dei ghiacci.  Mastro  Widdeak, fa portare sul ponte un barile di "gin", e poi
del polo. Siamo danesi e per di più balenieri danesi.  Mastro  Widdeak fece portare in coperta il bariletto di "gin", il
- Da ballo? - E perchè no? Harwey ha una fisarmonica,  mastro  Widdeak in fondo alla sua cassa deve avere una vecchia
scesero nel ventre del vascello preceduti da Koninson e da  mastro  Widdeak che avevano accese due lanterne. Rimosse le botti
si chiese con ansietà il capitano. - Non lo credo, - disse  mastro  Widdeak. - Il gorgoglio non è molto forte. - Dobbiamo
e tornavano a bordo dove il carpentiere, il capitano,  mastro  Widdeak e i marinai lavoravano febbrilmente attorno alla
tra i fischi del vento e i muggiti delle onde, si udì  mastro  Widdeak gridare con accento di terrore: - Abbiamo un
sul tribordo. Quasi nel medesimo istante si udì ancora  mastro  Widdeak urlare: - Bada, timoniere! Un altro "iceberg"
del timone. - Tutti a prua o siamo perduti! Koninson primo,  mastro  Widdeak secondo, poi tutti gli altri riguadagnarono i posti
paura ai più arrischiati. Lo avete forse conosciuto:  Mastro  Nitto, il ferraio, quello che faceva chiavi false pei
par di vederlo. E Natale, sbadatamente, gli disse: "E che,  Mastro  Nitto? Ve le cuocete al sole? - E Mastro Nitto, passandosi
gli disse: "E che, Mastro Nitto? Ve le cuocete al sole? - E  Mastro  Nitto, passandosi la lingua su le labbra, rispose: -
la nave, signore, e andiamo a visitare l'"iceberg".  Mastro  Widdeak, ad un ordine del capitano, diresse il "Danebrog"
- Se ci mettessimo alla vela? - Avete ragione. Ehi,  mastro  Widdeack! Fa spiegare le vele e sciogliere gli ormeggi.
le vele, le infierirono ai pennoni e le spiegarono, mentre  mastro  Widdeack, assieme a Koninson e ad Harwey, scesi sul banco,
cocchiere! dice lei? e le par di dir niente? Prima di tutto  mastro  Baldassarre Ceroni non era un cocchiere cosí asciutto
Rospigliosi, aveva fatto ribaltare e mezzo fracassato il  mastro  di stalla di Chigi, troppo ambizioso rivale; crede lei non
- un cocchiere! - gli si leva subito il disturbo. Passi  mastro  Baldassarre e venga avanti un'altra figura della mia
sole. - Entriamo nello stretto o giriamo di fuori? - chiese  mastro  Widdeak al capitano, che osservava l'isola. - Il passo di
capodolio si è arenato sulle coste della penisola d'Alaska.  Mastro  Widdeak tornò al timone e diresse la nave verso Io stretto
formidabili rettili. - Che bell'occasione! Sambigliong! Il  mastro  fu pronto ad accorrere alla chiamata. - Fa' gettare un
fare di me? - Lo saprai presto. A te, Sambigliong. Il  mastro  annodò attorno ai fianchi del disgraziato malese una solida
lotta. In quel momento si udì la voce di Sambigliong, il  mastro  della Marianna, a gridare: - In coperta, capitano! - Giungi
canestri pieni di provviste e di bottiglie di birra doppia.  Mastro  Testa di Pietra ispezionò tutto, poi chiese al cantiniere:
di morire e di morte ignominiosa. - Comandante, - disse il  mastro  - ho lavorato febbrilmente per la vostra salvezza. Vi dico