Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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TAVOLOZZA

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Praga, Emilio 34 occorrenze

TAVOLOZZA

- Amor ci suscita, ma come, e donde?- Le razze intrecciansi, nessun risponde. Inconscie reclute, travolte in guerra, piovono l'anime su questa terra

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pareva anch'ella l'allegra cantatrice : robusti quindic'anni sfidatori d'affanni, treccie nerissime, e occhietti fini, ed assassini! Ma sparve dietro

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Ma chi di voi parlerà… degnamente, osterie che i pittor ricoverate? Delle vostre cucine è nume un niente frammisto di cipolle e di patate! Sognate

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Ma bello è quando parlano, seguendo del pennello la corsa affaccendata, e fra loro in famiglia discorrendo, di tutti i casolar della borgata. - To

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- Levatemi le coltri! ... è maggiorana, che bisogna piantar nel mio giardino Ascolta ... a festa suona la campana ... ma che fa qui in un angolo il

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non mi vedete alla chiesetta, non paventate l'ira del Signore: non è incenso o latin che lo diletta, ma il profumo, ma l'estasi del core! E il mio cor

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risponda. - Eh, che mai fa ? - Dipingo. - Oh bello, oh bello! ... - Ma come ? - Come posso. - E cosa ? - L'onda. - L'onda del mar? ... ci metta anche un

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... - Ma, ahi lasso! la gentil mia rondinella, è una debole, trepida fanciulla, che, sebben come un angelo sia bella, fu senz'ali posata entro la

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un tuo sorriso, sai che son tutta tua dal capo a' piedi ... ma, santo Dio, non ho il coraggio, credi, se alcun mi chiede chi mi portò via, di dirgli

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diavolo andò al mondo di là!". - Al mondo ? - io chiesi - spiègati : di là ? di là di che ? ". Ma credereste ? Angelica non ne sa più di me, e non

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Un giovinetto di vago aspetto, un dì fra i calici mi raccontò : che di una bella gentil donzella come un maniaco s'innamorò. Ma un dì, la bella

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, così giovane, chiusi gli occhi a un altro avea: or le fila ritessea dell'amor che sepellì! Sì, fra i canti dell'esequie, scorron lagrime dirotte, ma

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scogli della montagna, quando sul ghiaccio il tuo raggio si bagna! Ma chi dirà, divina, di che fulgor ti vesti, se tu sorgi infocata alla marina? Il

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Ma ritornato dalla lunga gita alla casa paterna, a' tuoi diletti, d'alme memorie l'anima arricchita, e la valigia piena di abbozzetti: come lieto

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Donne, voi somigliate alla natura che, se sorride, gli uomini innamora, e desta la mestizia e la paura, quando minaccia e quando si scolora. Ma

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la via! Come la gloria poco restia, e fida ancella del mio pensiero la man che tenta riprodurre il vero! Ma dall'immagine che in me si cela

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: quanti pianser, ma tardi, la negletta povertà lieta del paterno suolo!

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ignudo, come una compra femmina, o il conio di uno scudo? Ma tu, da culla a feretro lasci un sol dì il mantello? Ardisci mostrar l'indole del cuore e del

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c'è quel dito, ahimè! del cardinale, che pecca assai nella sinistra parte; sono inezie, lo so, ma piano piano si sdrucciola nel falso e nel balzano

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tipi, son tanti i colori, che di farli inoltrar mi venne in testa; ma una donna fra lor, cinta di fiori, mi dissuase, e la ragione è questa: mi disse

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carnefici Echeggia l'ululato! Bevi al tuo nappo e i cantici svolgi che il ciel ti spira, ma sia sommesso ed umile il suon della tua lira, nessun s'arresti a

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tiranni al trono malediceva allor. Ma un dì la madre dissemi, tutta piangente e smorta: - Questa canzone è morta, non la cantar mai più! - Quel dì, le

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nostro limo cresciuto in libertà. Ma le campane vigili già suonano a distesa, e par che i santi gridino dall’una all’altra chiesa come comando

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. Ella alle eterne pagine, bimbo, mi innamorava, e vi ponea per indice i fior ch'io le donava; ma l'ava santa è in polvere, i fior sono avvizziti, e della

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fanciullo pallido e sparuto alle dolci anelavo aure dei campi, e avrei pei gioghi del Sempion venduto e Troia e il suo cantore. Ma poi ch'io vidi l'uom

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nubi dalle sue sembianze, guidala mollemente ove, al sereno, le stelle dei felici intreccian danze. Ma neghittosa se tu resti ancora nella tua danza

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, che la suora diletta le rimanda un amplesso d'amor ... ma che Roma confida ed aspetta, e Venezia è una martire ancor!

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mente? Io non seppi indovinarlo, ma, scommetto un principato, qualche diavol vi è incarnato; quella testa aveva il conio dell'alcova di un demonio. Tra

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incensi ... Ma al tempio il danno e il nostro oblio che importa? Gli idoli infranti, e fu l'oro rapito: pur non svanì la santità del sito; la beltà che

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, tutte, ahi! corrà l'eterna notte dopo queste d'amor fulgidi notti; morrem noi pur, frammisti alle bigotte ed ai bigotti; ma di costor la vivida natura

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langue vengo fidente a te! - - Ma tu cardinale dal viso paffuto, dall'occhio bestiale, tu pur se' vissuto? Sù dimmi, al tuo secolo fiorìa la bottega

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rose, e il vo' scrivere in versi alessandrini; come fanciulle flebili, amorose, cantin le cetre dai sonori crini! Ma, o sedicenni danzatrici bionde

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buoni gli avvinti saranno, copiose promettono candele all'altar! - E intorno rispondono le note del mar.- Ma spira già il vento, s'appressa l'albore

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muse a pranzo o a cena? Secol decimonono, noi dividemmo i fulmini dal tuono, ma tu, crudel, rapisti le scintille dai cuori, e ci punisti! Ecco! ogni anno

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