Dello stesso autore nel catalogo Einaudi Menzogna e sortilegio L'isola di Arturo Lo scialle andaluso Il mondo salvato dai ragazzini La Storia
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povero mercante cominciò ad arruffarsi la barba, e, quando lo raggiunsero, disse: — Beh, pazienza! — e chiese di poter almeno portare con le sue mani il
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! — Ora ve lo farà vedere! — Evviva Pic ! Arriva Pic! E Pic arrivò. Pic per molto tempo era stato uno scolaro, e anzi era arrivato fino alla prima
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in fila, incoronate di coralli e di giacinti, con le loro scarpe d'argento e lo strascico lungo per terra. Anche Maria Rosina si era messa una
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, - disse Caterí, - non capisce nemmeno quello che le hai detto. La povera Bellissima piegò la testa in avanti, offesa. Rosetta si mise lo scialle e il
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— Sono lo Stracciarolo, per servirvi, — disse l'ornino che aveva bussato alla porta, levandosi il cappello. Aveva una lunga barba, e un vestito tutto
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, non ci pensavo. Potremo comperare il pane, e ne mangeremo un poco tu, e un poco io, ma un pochetto lo lasceremo a Rosa —. E Caterinuccia porse il
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aveva sentito e si voltò: — Mi chiamo Tit, — disse con orgoglio. L'impiegato lo guardò con meraviglia, e si confuse. La Vecchia Quercia sorrise
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lo scoiattolo. — Cosí è finita. — E la morale? — s'informò severamente lo scoiattolo. — Probabilmente, — disse la rondine, — sarà questa: L'apparenza
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spiedo, e se li mangiava come crostini. Io allora gli tolsi di mano lo spiedo e infilzai lui. Poi lo portai al re dei Topi bianchi che aveva già
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, trionfante. Tutti lo guardarono con ammirazione; Tit si prese il viso fra le mani e incominciò a pensare. Doveva ricordare tutta la sua vita, molte, molte
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— Buona sera! — disse ella cordialmente. — Ma chi siete ? Tit? — Sí, - dichiarò Tit. Subito i due cingallegrini lo guardarono con curiosità e
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canto di un usignolo; e l'usignolo cantava una storia assai bella, che diceva cosí: — Tutti gli alberi lo conoscono e le foglie ripetono il suo nome
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superba. Caterí lo guardava, e osservò con meraviglia che in quel momento l'abito stracciato di Tit sembrava un bel vestito d'oro e i suoi occhi
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inchino; anche le Fate s'inchinarono, e i Nani uscirono dai funghi per vedere il famoso eroe; le bambine lo guardavano incuriosite. — Buona sera
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, — ed è buona, tanto buona che meraviglia. Non parla mai e lavora sempre ed ogni volta che le do un soldo d'oro, lo mette da parte nella sua sacca. — Oh
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Lo seguivano due dei suoi amici piú fidi, che portavano gli occhiali e le barbe finte per rendere piú terribile il loro aspetto. Essi tenevano il
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tanto lontano, — dichiarò il vecchio. — Il cuore potrebbe stancarsi e fermarsi. Dove lo metteremo? Tutti pensarono attentamente e finalmente la Signora
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trombetta d'argento. La casina di legno rosso, al sole, pareva dipinta a nuovo, per la soddisfazione. Tit si addormentò, e nel frattempo lo scoiattolo
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viva che mangia lo zucchero afferrandolo a volo e un pappagallo che dice a Pippo: — Buon giorno, padrone —. Di guardia sta un cane che è bravissimo a
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Bellissima, che è partita con lo stracciarolo; ma neppure qui l'abbiamo trovata. Ne avete notizia, voi che girate tanto? Il mercante rispose di no, e
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la Regina. — Evviva! Evviva! Urrà! — gridava Tit. — E lo stracciarolo? Non eri con lo stracciarolo? — chiese sottovoce Caterí. — Ma sí, infatti l'ho
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Fu allora che Caterí prese il soldo bucato, e lo infilò in un cordoncino e poi lo legò al collo di Tit: — Per ricordo, Tit, — disse piano, — addio
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una vocetta un po' raffreddata, ma gentile. Disse: — Questa è una nuova canzone di Tit, in onore della Eccellente Signora Caterina; che lo assisté con
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ciuffo bianco in testa, il naso nero e gli occhietti azzurri. Negretti lo condusse subito a spasso, ma quel canino era indiavolato. Per far dispetto
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rispettabile, il bravo Negretti lo trattava sempre con grandi onori e lo chiamava Eccellenza. Cosí la sera, quando la Marchesa domandò al canino: — Come
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ti sembra di sentir suonare un fischietto d'oro? — Veramente, sí, Eccellenza, — rispose Negretti. — Lo sento anch'io. — E, guarda guarda. Non ti
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le luci accese, e i burattini che piangevano perché avevano perduto il signor Negretti. E quando lo videro, fecero una festa magnifica, misero in
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nutrice morí di crepacuore. lo ero proprio commossa, quando d'improvviso uno stupido pappagallino verde si mise a strillare, come fa per tutti i signori
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. Che cosa avrebbe detto il Re, vedendo arrivare quella scimmia nana e matta insieme alla bella Principessa? Ma siccome la Principessa lo guardò con
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dev'essere il quinto o sesto foglio di via che gli fanno e ogni volta Aziz dà loro un nome diverso, in modo da non accumulare troppi fogli con lo stesso
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fatto, ma non ho voluto girarmi a guardare. Che peccato non aver visto! Ormai non lo fa più. Ci siamo. Ecco Aziz. - Tu devi essere Maristella. - Come
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È il tamburo il mio strumento preferito. Appena torno da scuola, giusto il tempo di scaraventare lo zaino sul divano, e subito attacco a suonarlo
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faceva le domande e la telecamera lo riprendeva, passò di lì un gruppo di scolari. Il più alto di loro, attirato dalla televisione e per fare lo
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. Gabriele, e non riesco a concentrarmi. Mi piacerebbe avere un cane così, tutto nero come lui. Lo chiamerei Nerone. - Non so proprio dove hai la testa
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. Così ha detto. È strano, scrivere. Le gioie e le tristezze le penso in arabo e le scrivo in italiano. Ma vengono fuori lo stesso, è questo che conta.
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raccomando, voglio una storia originale, senza luoghi comuni. lo ho inventato una storia che parlava di un bambino muto che aveva un cane parlante. Il bambino
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annusando l'aria. - Eppure a me sembra lo scarico. A meno che ... tu ... non abbia ...? - Eh, sì. Deve proprio essere lo scarico — risponde la Nasochiuso
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, mi guarda con la faccia chiusa come un pugno, abbassa il vetro del finestrino e sibila tra i denti: - Grazie, il parabrezza me lo pulisco da solo
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marocchino! — urla — Cosa ti avevo detto? - Ma, mamma, siamo solo andati a fare un giro. - Basta! Non rispondere! — e parte lo schiaffo. Non piange neanche
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regala un'arancia a un bambino. Sua madre lo riprende: - Come si dice alla signora? Il bambino guarda la commessa e dice: - Sbucciala. Dieci minuti
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Maristella, la figlia della signora di prima. - Non mi chiedi cosa sono venuta a fare? — ha domandato. - No, non te lo chiedo. - Peccato, perché ti avrei
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. - Devo prima aggiustare i calzini del papà! Metti lì su divano! lo però avevo voglia di indossarli subito e così sono andato in camera mia, ho preso
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sempre allegro. Sorride anche quando parla al telefono. Lo so perché l'ho visto sorridere mentre parlava con la nonna. Dice che chi ti ascolta può
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a casa. Sono piccole le case degli italiani. Sono posate le une sulle altre. Il papà prepara il tè verde, profumato e aspro. Lo assaggia per primo e
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, infatti ho la pelle come loro, né bianca né nera. lo ho la pelle, i capelli e la religione diversa dai bambini italiani, però ho la pelle, i capelli
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