Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Al tempo dei tempi

219378
Emma Perodi 37 occorrenze
  • 1988
  • Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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cadavere del padre e poggiava su quattro eleganti colonnine. Quei colpi sordi, l'imperversare della burrasca, gli ululati del vento, lo scrosciar della

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- Comprerei lo stupendo cavallo che oggi due mercanti saraceni offrivano in vendita. Se tu lo vedessi, sorella Costanza, quanto è mai bello ! Credo

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chi ha mai servito di modello a questa tela? - Lo zio storse la bocca nel vederlo così estasiato davanti al quadro e lo chiamò per fargliene osservare

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- Chiedete quel che volete e ve lo do, - gli disse. - Non voglio nulla, Maestà, - rispose il finto medico. - Voglio soltanto l'anello col sigillo che

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non aveva appena detto così, che si sentì giù un gran fracasso e poi lo sealpitìo di un cavallo in fuga. - Ah! ah! ah! - fecero le Fate - il cavallo è

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Poi prese lo scettro e lo scaraventò in terra dicendo: - A che mi vale questo scettro se non comando nulla in Sicilia e i giudici comandano più di me

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Anche quella volta passò l'ambasciata, fu ammesso alla presenza del Re, che lo squadrò con alterigia e gli chiese: - Buon uomo, avete merce preziosa

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sopra i monti fino alla vetta dell'Etna, e si librò sul cratere del vulcano. - Vedi il fuoco? - domandò a Ruggiero. - Lo vedo! Oh, come è bello, ma

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baffi ed era tutto pelato, gli si poteva dare tanto diciotto quanto cinquant'anni. Quanti ne avesse davvero lo sapevano soltanto la nonna e la madre

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invitarono Ruggiero a far lo stesso. Nella notte senza luna il corteo traversava silenzioso lo spazio. La Fata che volava avanti a tutte prese la direzione

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lo tirò su con un po' di pappa, mentre prima tutte le premure erano per lui. Il mugnaio, vedendo passare i mesi senza che l'abate ricomparisse, andò a

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incomincia a scorrere sul volto del Reuccio, che tutto irato corre alla terrazza, chiama il porco, lo inforca e giunge insanguinato da far paura al

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la terra benedetta, che tocchino lo scheletro che fu benedetto, impossibile. Chiedi ogni altra cosa e ti sarà accordata, ma questa no. - Costanza

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, al primo che passa, chiedo in favore di raccogliermi il fuso, e se lo fa, quello sarà lo sposo mio. - Di lì a un momento passò un bellissimo e giovane

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: - Comare, come state? - Bene, e voi? - Bene. - E come stanno a casa vostra? - Tutti bene. - Ma lo sapete quel che vi dico? Quel giovinetto lì che dorme

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e lo consigliò d'andarsene, perchè bisogna sapere che il Principe adorava la figlia, non l'aveva mai veduta malata e credeva che quel cavaliere

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, lo fa passare e gli domanda con alterigia: - Avete qualche cosa di bello da mostrarmi? - No, Maestà, non ho nulla; ma in patria ho lasciato una figlia

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essere marito e moglie. Dunque, facciamo così: il fuso lo tengo io, e quando torna tua madre, glielo do. - No, per carità! - esclamò la ragazza. - Non

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darà sempre aiuto, perchè è tanto buono e riconoscente! Del resto la figlia nostra non potrebbe tirare avanti la bottega! e lui lo farà bene, avendo

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per non dargli tempo di rivolgerne a lei, gli offrì la cena, alla quale parteciparono le venti dame belle e i venti bei cavalieri e lo lasciò partire

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da destare simpatia in chiunque. Per questo e per il suo grado e le sue ricchezze Costanza lo invidiava, ora che non poteva più invidiare la sorella

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sei occhi di fuoco, striscia sotto la tavola e si accinge per assaltare il Reuccio. Il Principino lo vede, esce dal nascondiglio, brandisce la mazza

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, con un pretesto o con un altro, per vederla e parlarle, e Rosetta gli rispondeva appena, fuggiva quando lo vedeva, e in ogni modo e maniera gli faceva

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, fece una corsa, un lancio sulla gradinata, lo afferrò coi denti fra capo e collo, e stringi che ti stringo. Il serpente battè con furia la coda, mise

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lo ringraziò e corse a casa col sacchetto. Dalla felicità, neppur s'accorgeva quanto pesasse. - Figliole mie, - disse, giungendo a casa - ci capita

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. - Ma sicuro; vi pagherò ora, e dopo avrete una buona mancia. - E lo pagò in tante monete d'oro. Dopo averle riposte a chiave in un cassetto, il

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giovinetto Re, appena desto, udendo ancora la voce dolcissima risonare al suo orecchio, vedendo ancora tutto lo splendore del Regno celeste, trasse il

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Lo sdegno animò il volto del giovinetto Re. - Vecchia tentatrice, - egli rispose - io sono cristiano come i miei avi, e non adorerò mai altro Dio che

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sgomentò tutto, ma pensò: - Col Re non si scherza, e se lo faccio aspettare e non gli porto nessuno, sale in furia e mi manda certo a morte; se

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noi dobbiamo fare certi conti. - Anche Mariuccia lo riconobbe subito e si mise a tremare. - Fammi tutto quello che vuoi, basta che tu non tocchi questo

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scale, gli disse con finta compassione: - Poveretta! Che fine ha fatta! - Chi? - domandò il giovane turbato. - La zita di vossignoria! Non lo sapete? È

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, spronati i cavalli si dirigono alla Reggia, e il Reuccio manifesta il suo desiderio al padre. Il Re, che gli avrebbe dato la corona, lo scettro e

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che mi provi il vestito per vedere come mi sta. - Ottiene il permesso, si prova il vestito, e appena lo indossa il vestito perde l'incantesimo. Se lo

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divenuto davvero di marmo, capì che narrava il vero e lo supplicò di non aggiungere parola. - Ma no, - replicò il Principino - non posso tacere, ora che sono

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superbo . . . . . . . . . . . » 85 La bella ragazza . . . . . . . . . . » 99 Guglielmo il Malo e lo scudo d' oro . . . . . » 121 La visione di Guglielmo il

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, Mariuccia rispondeva: - Non fa per me! - e con questo lo saldava. Il padre, dopo essersi sentito rispondere: «Non fa per me!» due o tre volte

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E si mise a piangere. Il padre gli disse: - Domani lo conduci nella distilleria del palazzo dove estraggono l'essenza di bergamotto; se perde i sensi

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