un miglior avvenire - rispondeva la dolce signora. - Ma quanto a me, lo sai, sono stata contenta nella buona come nella cattiva fortuna. A me basta l
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nominato Vittorio Delpiano, gli è che il fanciullo era stato quasi un anno presso il nonno paterno, ricco signore un po' bislacco, che lo adorava a segno da
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contessa Sernici, stava per lo più, mentre i suoi bimbi cicalavano, seduta a un elegante tavolinetto da lavoro, tutto ingombro di sete e di fili d
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Moschino, lo abbiamo detto, era uno spiritello curioso, sempre in giro, sempre pronto a cambiar di luogo, con la smania dell'ignoto, con un desiderio
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. Le fauci gli ardevano ogni momento di più; lo stomaco gli si gonfiava, senza che la fame cessasse. In questo mentre il cielo si fece nero come il
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come una grandinata. A un tratto, Moschino sentì accanto a sè qualcosa che lo solleticava leggermente. Si volse. Era un topo comune, d' un bigio cupo
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arnese, in paragone di sè stesso, non lo avrebbe nè anche degnato d'una risposta, se le circostanze fossero state diverse. Ma lì, in quel tristo luogo
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: una notte oscura, umida, piena di paure. Quanto tempo poteva egli essere stato lontano da casa? Non abituato a que' calcoli, lo ignorava affatto
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Ah, era proprio lui quel topolino! O Dodò, Dodò! come avevi ragione! I dentini gli battevano, non più per la gioia, ma per il freddo e per lo
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. Non e' era dubbio: egli non sognava, no; erano i bimbi che, vicini a lui, lo chiamavano. Allora Moschino si mise a correre verso di loro; le gambe
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Alcuni giorni dopo quell' eroica avventura, Moschino, fosse la paura avuta o l'umido preso o il troppo zucchero mangiato per riconfortarsi lo stomaco
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peggio era che il pelo non gli sarebbe cresciuto prima d' un par di mesi!... Rimase lì fino a sera, quando la Letizia lo sorprese e lo portò a tavola. - Oh
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. - Ve lo dirò domani, se state quieti: ora bisogna tornare a casa - rispose Dodò - perchè la padrona ha ordinato alla Letizia che le rifaccia il letto
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date la Ninì, è lo stesso che se la teneste voi altri. Ve la porto sempre qui; sapete che sta bene, che io la tengo come la tenete voi, anzi
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Ma Vittorio da quell' orecchio non ci sentiva; e continuò a dar la caccia alla Ninì, finchè sua madre non lo chiamò ..a pranzo. Era un ragazzo di
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bastò un' occhiata, e capì tutto. Diè un grido; e, come un pazzo, corse a chiamar sua madre: poi giù per le scale, come le gambe lo reggevano
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sempre il ruzzo di dar dispiaceri a chi le vuol bene. - Detto fatto, mentre tutti lo credevano quietamente, profondamente addormentato negli scaffali
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: - Questo che ho veduto è brutto; e ch' è brutto lo prova il fatto che voi vi nascondete. Quando uno si nasconde, vuol dire che si vergogna. - Dodò mio
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.... - diceva l'uomo cercando di ammansirlo. - Là.... là.... che c' è? - Il topino pareva sempre più selvatico; intanto la femminuccia lo seguiva, ponendo il
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La Lilia ubbidì, svelta, perchè sapeva che Dodò era buono e non abusava della propria forza; ma ch'era terribile quando qualcuno lo faceva montar su
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Nello affettò una pera, e pigliando il centro pieno di semi, lo porse al nuovo venuto; che si mise subito a mangiarlo con bel garbo e buon appetito
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quei pantaloni a coscia di pelle bianca serrati negli stivali neri ad alto gambale. Ciò che lo divertì più di tutto, fu la parrucca bianca con la coda
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' fanciulli tirarono fuori il biglietto d' invito, e lo mostrarono alla Rita e a Nello. - Guardate! Guardate! - dicevano in coro. La Rita e Nello capirono
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, bonissimo, il latte! Le scendeva come un balsamo fresco e odoroso giù giù dal musino dentro lo stomaco! Bevve lungamente, deliziosamente, e non si sarebbe più
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contessa. - Ma il povero Ragù ha presa una malattia sotto le armi, e ora, Nello mio, bisogna che tu lo consideri come un veterano inutile al servizio
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scuola. La scuola dev' esser sacra come la chiesa. - Non lo farò più, mamma, - promise Nello un po' mortificato, abbassando gli occhi sul piatto. In quel
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buttava sempre, dormendo, in un canto della canestra per lasciarle libero tutto lo spazio. - Dio mio, - mormorava ogni tanto la Caciotta con le lagrime
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segnatamente per due stanze che a loro dovevano sembrar delle piazze immense: il salotto da lavoro della contessa e lo studio de' ragazzi, ch' erano
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mezzo inclinato, tra un vapor denso che lo avvolgeva tutto: una gran macchia nera sopra, che voleva dire i nuvoloni; sotto era bianco, non c' era
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, che l' aveva preso sotto la sua protezione, lo portava a tavola. Lì mangiucchiava qualcosa, massime il dolce, poi risaliva su la spalla di Rita e
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Moschino lo mordicchiavano per chiasso, e gli davan la baia. - Rifà almeno il letto, buono a niente che sei! - gridava Moschino dopo aver addentato quel
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Forse pensava: - Non capisco come la Rita abbia così poca voglia d'imparare il piano, quando gli è tanto facile, ch'io lo suono senza avere imparato
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cascar lo stomaco! - Quando aveva sete, cominciava a leccar le labbra a qualcuno de' suoi padroni, per far sentire la lingua arida; o, se vedeva un
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' accostava al padrone e si levava su le zampine e lo spingeva con tutto il corpo come per digli: - Andiamo, via! - E siccome il conte, dopo pranzo, si
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lo lasciava fare, e gli dava de' buoni consigli. Zì, zì, tu sei un cattivo soggetto, Moschino! A me non la dài a intendere, zì, zì. Il primo dovere
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lo so, mamma, - rispose gravemente Dodò. - Sicchè, ora i topi dovranno sgomberare? - domandò Moschino grattandosi un orecchio. - Speriamo di no, Dio
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mano nella scansìa per impadronirsi del topo e punirlo. Ma la contessa fu più lesta; Dodò corse da lei, che lo prese ridendo e se lo mise nel petto
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