Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Fedora

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Colautti, Arturo 22 occorrenze

(Loris vorrebbe sfuggirle; ma Fedora lo rattiene e lo fa sedere sulla sedia a sdrajo: indi lo abbraccia, abbandonandosi tutta su di lui.)

(Loris la stringe al suo petto: Fedora lo trae a sé, e lo fisa nel profondo degli occhi.)

(Lorek entra nella camera da letto, di cui riaccosta subito i battenti. – Fedora lo segue con lo sguardo atterrita: poi si lascia cadere sul

(Egli s’alza e va a frugare nella tasca della sua pelliccia: e, toltone un pacco di lettere, lo getta sulla piccola scrivania. – Fedora lo afferra

vassojo un dispaccio a De Siriex, che lo apre in disparte e lo legge con crescente emozione.)

(Loris prende il calice dalle mani di Borov, e lo porge a Fedora, della quale Olga sorregge la testa. – Fedora ne beve un sorso, ma poi lo rifiuta

(Michele si sforza di ricordare. Tutti lo guardano ansiosi. – Lunga pausa.)

(Loris porge il dispaccio a Fedora, che lo percorre febbrilmente.)

(Borov, riconoscendo Fedora, vorrebbe parlare: ma Loris lo trattiene con un gesto.)

(Loris cade tramortito sulla seggiola: Fedora corre a lui, e lo circonda delle sue braccia.)

(Loris si slancia verso il cancello: Fedora, senza muoversi dal posto, lo ferma con un gesto.)

viale, che conduce al giardino. – Fedora, che accompagna Loris con gli occhi, non può vederlo; ma Olga, che è risalita, lo scorge e lo riconosce. Basilio

(Basilio scende dal villino con un vassojo e lo presenta a Loris, il quale rivolge il capo pesantemente. Fedora, poi ratta, ne toglie un biglietto.)

(Loris disperatamente piange: Fedora lo bacia e gli asciuga le guancie: indi, scoraggiata, si lascia cadere in ginocchio ai suoi piedi, tergendosi

(Basilio solleva il canestro e lo porge a Olga, la quale depone alcuni fiori in grembo a Fedora: questa li accarezza: ne prende uno, ma le cade tosto

(Fedora è saltata; Loris la serra tra le braccia, poi la depone a terra. Entrambi ridono pazzamente. – Ella gli si appende al collo, e lo bacia. I

(Olga, in costume da sportwoman, discende spigliatamente dallo châlet, e si avanza verso De Siriex, che le muove incontro per nasconderle lo

accosta, indi lo trae a sinistra. – Nel mezzo Olga passeggia, civettando, a braccio di Rouvel.)

avvicina e rompe il fascio: Fedora lo segue ansiosamente degli occhi.)

Siriex e Desiré si voltano vivamente e lo vedono. Lorek s’avanza d’alcuni passi.)

con esagerato sussiego, stendendo a tutti la mano, senza che nessuno gliela stringa. – Gli altri lo salutano con fredda garbatezza.)

porta. – Grech entra bruscamente dalla comune, facendo indietreggiare Desiré: De Siriex lo segue lentamente. I due Agenti si fermano sulla soglia

Iris

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Illica, Luigi 10 occorrenze

Il Cieco crolla sdegnosamente il capo; il dramma non inganna la sua esperienza, ma l’armonia suo malgrado lo vince benché egli non lo voglia… non lo

(Così lo rinvengono alcuni merciaioli ambulanti che passano per andare alla città, e lo rialzano compassionati).

(pietosamente i merciaioli lo sorreggono e l’accompagnano barcollante, inebetito, quasi un fantasma, verso la città).

(con enorme sforzo il fortunato cenciaiolo svincola l’uncino rovesciando fuori dal blocco di fango… lo scrigno… di un sasso. – E gli altri ridono).

Ecco il Yoshiwara; l’ora del desiderio lo affolla della gaia, fastosa e spensierata gente cercatrice della voluttà, del piacere o dell’amore – della

quelli che lo circondano, insolente di bellezza e di ricchezza)

E il Cieco, giunto sotto alla verandah, si abbassa a terra e, raccolto del fango a piene mani, lo gitta alto verso dove gli viene la voce di sua

(La mousmé – che fantasiosamente sente il linguaggio caldo della Luce e lo traduce in bontà, carezze, promesse, è Iris; è lei che infantilmente si

Il villaggio, dietro quella grigia macchia di alti, pallidi bambou, eleva ancora indecisi nella penombra i suoi bizzarri tetti; e il ruscello che lo

a lei gli steli, steli che si snodano e si stendono intorno al corpo suo come braccia umane, e lo sollevano alto,… alto,… là,… lontano,… lontano,… su

XX Legislatura – Tornata del 28 gennaio 1898

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Chinaglia; Biancheri 14 occorrenze
  • 1898
  • politica - sedute parlamentari del Regno d'Italia
  • UNITUSCIA
  • s
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minaccioso lo spettro della chiusura dell'esercizio.

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Ora lo Statuto permette i discorsi, quando non siano pericolosi per la pubblica sicurezza; quindi si tratta di una aperta violazione dello Statuto. I

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Non da fortuite circostanze nè da meno fortunata vicenda può esser scossa la nostra fiducia, nè mai penetrare nell'animo nostro lo sconforto che

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Giova non di meno che l'opera concorde del Parlamento e del Governo miri ad assicurare, col miglioramento dell'economia nazionale, lo stabile assetto

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Ho detto che, a giudizio mio, havvi eccessivo vincolo riguardo al portafoglio interno. A me pare che colle Banche seguiamo lo stesso indirizzo che

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Ora questo spostamento ad ogni modo non rappresenta, mi pare, un movimento economico del paese, che dimostri lo svolgimento della sua attività o

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Continuando lo stesso paragone fra aprile e giugno, sono venuto alla conclusione che la liquidazione del conto corrente è avvenuta

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e paralizza le operazioni commerciali mi pare fatale. Colla legge del 1895 fu data facoltà alle Banche di ridurre anche in certi casi lo sconto; ma a

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ragioni mutue di debito e di credito, varrebbe questa garanzia dello Stato, invocata dall'Istituto, contro lo Stato stesso? Questo è il quesito. E qui

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se non ci fosse la garanzia dello Stato, lo so bene, onorevole Luzzatti; comprendo i segni che Ella mi fa; e se non fosse così, io parlerei in

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E quindi, onorevole ministro del tesoro, vede bene che una concessione in questo senso andrebbe fatta. Io lo so che è un salasso al bilancio, ma

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Nel 1896 lo Stato si è preso a titolo di tasse la cifra egregia di 2,077,515.85. La cifra del 1897 non ce l'ho, ma, siccome la legge non è variata ed

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Costano delle spese legali, delle spese di amministrazione, implicano ogni specie di aggravio, costano delle tasse. Ebbene, o signori, lo Stato pur

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pel credito fondiario che io riconobbi necessari nella loro parte fondamentale, ed egli certamente lo ricorda, non appena assunto alla Direzione

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SCURPIDDU

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Capuana, Luigi 4 occorrenze

Certe volte però Scurpiddu era triste, mùtolo; appena appena badava a Paola che lo seguiva con larghe volate lungo la strada, mentre egli conduceva i

non avesse avuto lo svago del balocco che si era costrutto giorni prima con un tubettino di canna, un pezzetto di cartapècora, due crini della coda

gliel'hanno insegnato, forse. O lo ha dimenticato? - Lo so, me l'ha insegnato la massaia; e anche l'avemmaria. - Ora il Soldato gli insegnerà la lettura

davanti, domandandogli: - Dove vai? Che fai qui? Il ragazzo lo guardò sbigottito, grattandosi il capo. - Come ti chiami? Di chi sei figlio? - Mi chiamo