lodato molto. Lo avevano gustato più, senza lodarlo, i bambini della signora Elvira; e Neo, rivolgendosi alla sorella Bice che aveva accanto, sotto
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Mesi fa, un maestro elementare che unisce alla elevata cultura la passione e l'entusiasmo per la sua missione educatrice — lo nomino con gran piacere
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!... — con tono di reticenza minaccioso, perchè Lulù smettesse di fare il cattivo. Ormai egli sapeva che quel: — Va bene! - significava : — Lo dirò
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mancarti. — Perchè non me lo daresti ? — Perchè potrei non averne da dartene. — Lo chiederei allora, e starebbe bene : Dacci il pane quotidiano. — Il
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Giorgio era un buon ragazzo, ma molto vanesio; i suoi compagni di scuola lo chiamavano il filosofo, perchè raramente si degnava fare il chiasso
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avanti, avevo dovuto percorrere in diligenza lo stradone provinciale da Catania a Messina, facendo sosta la notte a Giarre, a metà di strada; e il
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. — Lassù in cielo e dappertutto. — E noi perchè non lo vediamo ? — Lo vediamo benissimo nelle sue opere. Lo vedremo faccia a faccia, dopo morte, se ci
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. — E Dio, chi lo ha fatto ? — Nessuno. — Si è fatto da sè ? — Lo saprai quando sarai grande. — Perchè la nonna, guardando i seminati, ha detto ieri
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appoggiata su la manina, pareva dormisse tra erbe e fiori. — Farai la novena? — Si, zia. — E come la farai? — Non lo so; me lo dirà la mamma. — Di
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si faceva beffa di Masino e gli dava del poltrone, come aveva inteso chiamarlo al babbo. Quando Masino era cattivo con lei, ella lo minacciava: — Bada
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io? E voi, Maestà, siete uno sciocco; non sapete quel che vi dite. IL Re. (severo:) Sono il re ! LA REGINA. (con lo stesso tono:) Ed io la regina! IL
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l'insolito chiasso. Il bambino, ignaro di quei due magnifici baffi che lo rendevano ridicolo, alzando meglio la testa per far credere al maestro che
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dalla bambina. Il babbo si chinò e lo prese. — No, babbo, lascialo stare, balbettò la bambina. — Gli ho portato un dolce, di quelli che gli piacciono
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. LIA (Quasi piagnucolando). Per me ci vuole il cappellino, il ventaglio e l'ombrellino. ELENA. Se lo sa la mamma, ci sgrida. GINO. La mamma tornerà a
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dentro e che cosa voleva dire Commissione; ma babbo, mamma e zia avevano sempre risposto: — Quando sarete grandi lo saprete. Perciò la parola
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Drago, come ordinariamente lo chiamavano, abitava di faccia a loro; e la sera, al ritorno dalla campagna, trovatele davanti all'uscio di casa
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mercato, una buona azione. Povero ciechino, come sarebbe stato felice con due soldi di ciliege ! Ed io ero più mortificato, perchè — bisogna che lo
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avevo avuto il coraggio di tornare addietro. Perché? Non lo so neppur io; forse perchè in quel caso fare un po' di bene costava troppo poco. Vedendomi
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lo colpiva; poi non ne aveva potuto più e aveva gridato: — Oohh! Oohh! — in tono di minaccia. I monelli si erano fermati, avevano guardato in direzione
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mutano questo genere di vita, o i bambini sono spacciati! Padre e madre atterriti, si rimisero nelle mani del dottore, lo implorarono con le lagrime
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lo gastigavano forte, e non solamente per correggerlo, ma per evitare che un giorno o l'altro non gli accadesse qualche malanno. — E se ti mordono? Sc
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ogni momento — e anche busse, quando capitava — si era ridotto a star cheto come l'olio. La mamma non lo riconosceva più, e benediceva il Signore che
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anno ? Perchè? — Per lo zucchero, — rispose Bice con un fil di voce, abbassando gli occhi. — Come, per lo zucchero? Nessuno dei due bambini rispondeva
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rindossare tutta quella roba rimasta là ad attenderle; quasi lo sciorinarla all'aria e al sole fosse un segno di letizia e di festa. Aveva teso delle
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ripetè il terribile : — Me ne vado ! Non tornerò più! Nessuno si mosse. Pure egli fece tre o quattro passi; e siccome plaid e valigia lo impacciavano
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Il direttore aveva spinto un po' bruscamente Dino in una stanza accanto alla sua, e lo aveva chiuso lì dentro a chiave. Da prima il ragazzo era
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, fuori di scuola, per ridere, ma in iscuola no. Come non lo capiva? Così passava per discolo, si faceva mal volere dal Maestro e dai compagni... Da
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consolle stava proprio di faccia all'uscio, ed ella avrebbe potuto vederli comodamente. Le pareva che gli angioli lo facessero apposta: venivano per
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mi vedevano avvicinare. Dare l'imbeccata a dodici uccellini, che avrebbero voluto mangiare per lo meno dieci volte al giorno, sarebbe stata una gran
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al pretore, quantunque gli sembrasse la sola ragione in quel punto. — Perchè? — ripetè don Paolo. — Non lo sapete neppure voi. Don Paolo scoppiò: — Ah
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presenza del vecchio, ancora sbalordite di quel cambiamento di condizione. — Nonno, ho finito di spazzare. — Nonno, ho finito di spolverare. Lo
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pelare? E se si sentiva stanco dalle fatiche della giornata, e se gli doleva un po' il capo, o la tosse lo tormentava, s'arrabbiava di più. L'idea di
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panchette di legno, e vi avea riversato dentro un bel mucchio di farina. — Questo qui è lo staccio per la crusca. Guarda: si prende così, e si scote
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, e non lo ringraziò. — Se domani vi trovo di nuovo qui ! — minacciò il Drago. Che potevano farci le bambine? La zia voleva tosi. Si guardarono negli
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, di Giovanna, se se lo meritavano, se crescevano buone, virtuose e massaie come voleva lui. Le notti che non poteva dormire, pensava spesso al
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di graste di garofani, di menta, di basilico, e quel gelsomino che s'arrampicava alla parete, ricordo di Lisa che gli voleva tanto bene, e lo
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l'uscio della camera delle bambine e aspettò per svegliarle. Come saranno contente! Gli pareva che i suonatori lo facessero apposta indugiando colà. Non era
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prendere un malanno all'uscita ! — rifletteva don Paolo. E infatti egli lo prese: tosse e febbri, febbri e tosse. Da prima non aveva voluto mettersi a letto
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gli occhi su Giovanna; e don Paolo sembrava più arzillo di quando aveva leticato con la strega per le bambine. Soltanto la testa non lo serviva bene
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quanto avrebbe dovuto ; voleva vedere se s'ingannava o no. Il babbo era fuori ; la mamma aveva visite in salotto; nessuno lo avrebbe disturbato
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che non sembrasse a vederlo. E se qualcuno della sua età, incontrandolo, lo fermava per domandargli: - Che fate, don Paolo? - Aspetto la morte
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cresciuto tutt'a un tratto?... Già toccava il soffitto con la testa... Ah! Ah! Ah!... Se la mamma o il babbo fossero entrati in quel punto, non lo
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Lo spavento della mamma era stato grande. Mentre un servitore correva in cerca del padrone, un altro volava a chiamare il medico nella vicina
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fiaba; così i padroncini lo lasciavano in pace. Un giorno però essi volevano aspettarlo dentro il pagliaio, per non rifare due volte la strada dalla
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sentivano sconcertati di stomaco. Il minore diè l'esempio il primo; poi lo imitarono gli altri tre, uno appresso all'altro, quasi invece di ricotta
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