colore, il chiaroscuro. Questo è da imparare anche ne’ vecchi, perchè gli artisti di tutti i tempi lo dovrebbero vedere ad un modo. Ombre, lumi
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del suo ideale. Ce n’è un altro, curioso uomo e innamorato degli arcani, che mostra certe sue tele, dipinte, lo giura, come usava Tiziano. Quale è mai
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supplirvi; poichè l’artista ha bisogno di sapersi in mezzo ad una società che lo intenda, che lo pregi, che lo soccorra; ha bisogno di non sentirsi
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; e che ritrae la sala dell'Illiade nel palazzo Pitti. I celebri quadri appesi alle pareti sono riprodotti con lo stile e col tocco dei differenti
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Il Ciardi, lo Zezzo, lo Zandomeneghi hanno certi modi loro individuali di dipingere, che meritano molta attenzione. Il Ciardi si compiace ne’ panni
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lo splendor della luce e per il gusto del colorito. Le opere dello Zezzo allettano, quelle dello Zandomeneghi al primo istante ripugnano.
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ragione questa, concludeva Frontone, per fare il mestiere dello spazzaturaio? Certo il fare lo spazzaturaio dell’arte sarebbe una cosa puzzolente e laida
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. Sempronio è una macchina da pitturare. Fra lo studio di lui ed i nostri ci corre, come tra un organino, che eseguisca una sinfonia, ed un’orchestra, che la
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maravigliati se avesse aspettato un pezzo ad essere tradotta in marmo una figura grande al naturale, che lo scultore di Caltagirone ha modellato in questi
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intenzione filosoficamente umanitaria dello scultore. Per carità! non ce lo dica sullo zoccolo della statua, perchè agghiaccerebbe con la pedanteria
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Fu uno scandalo. Gli Accademici fremettero; il pubblico girò altrove lo sguardo inorridito; la critica de’ vecchi gridò anatema; quella de’ giovani
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bocca le vocali toscane invece delle consonanti germaniche. Ai soldati parve dunque che quel pittore fosse un pittore e un italiano simulato; lo
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L’ardire nei giovani, anche soverchio, ci pare bello. L’ardire, che non giova spesso a chi lo ha, giova quasi sempre all’arte ed a coloro medesimi
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’ Due Macelli. Lo avevo salutato la sera innanzi; ma il buon amico voleva rivedermi, e accompagnarmi alcune miglia fuori di Roma.
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fa, quand’io lo vedo in queste provincie, V impressione di cento pifferi in mezzo a un’armonia di violini. Gli stranieri, amici fuori, nemici dentro
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Lo rividi in fatti a Genova, a Torino, a Firenze, a Milano. Non lo rividi a Venezia.
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, col suo piccolo sagrestano, col suo ciuco o col suo cavallo. La mattina, lo dice lui stesso, dipingeva dal vero in tele di bastante grandezza
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I pittori nuovi in che cosa si somigliano mai? Chi lo sa? E pure ne’ loro quadri si sente alitare uno spirito contemporaneo: c’è come il soffio di un
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La novità fondamentale sta forse in uno studio, che si può dal più al meno indicare a parole — lo studio dell’ambiente. Le commedie di Aristofane e
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dilicatissime sfumature di sentimento, nel che riesce non di rado con perfezione ammirabile. Lo si vede, oltre che in parecchi ritratti, anche in una sua testa
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Questa non è un’arte che vada innanzi, che guardi al vero, che lo capisca, che lo esprima: è un’arte che invidia ai barocchi le loro incipriate
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profonda e altera convinzione di conoscere la verità in chi opera ed in chi critica è, o, per lo meno, può sempre essere una beata illusione.
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Caro Esopo! Come doveva essere buono e paziente e grazioso coi bimbi, quando lo pregavano di raccontar loro una fiaba; e certo se li tirava tutti in
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di questo cervo? Chi ride del contadino incauto e pietoso, il quale, trovando nella neve un serpe irrigidito, lo scalda nel proprio seno e riceve in
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di forma pesante o leggiera secondo il suo diverso colore, e che i colori fanno così lo sfondo come il rilievo degli oggetti, e che certe tinte
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Alcuni pochi, fra gl’innumerevoli, lo hanno pure trovato codesto benedetto punto di partenza, e sono entrati dalla porta trionfale. Forse vanno
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Ma tale criterio, ripetiamo, ci pare sbagliato. Lo scultore deve invece dire a sè stesso: per quel finestrone, che guarda a ponente o a mezzodì, ch’è
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Nella scultura è lo stesso. Invece del Napoleone nudo, eroe, si fa un Napoleone malato, morente; invece del Beccaria, come quello dello scalone di
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, perchè, come ne’ suoi colleghi si sente lo spirito della Grecia e del Quattrocento italiano, così in lui si sente lo spirito del Bernini, del Vittoria
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Poi il colorito ciascuno lo vede come lo sente: forse non si trovano due pittori in terra, ai quali una tinta apparisca matematicamente identica di
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di speculatori, che comperò il quadro a grandissimo prezzo e lo circonda così delle sue cure interessatamente amorevoli, lo esporrà per danaro
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artisti, poichè se il fotografo non è pittore, il cronista, mettiamo, non è lo storico. Il cronista e il fotografo sì sono realisti; ma lo storico, lo
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ispiega, accenna. A somiglianza degli ultimi scrittori francesi di commedie e di romanzi, sta fuori del suo soggetto; lo studia con calma; invece di
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Venezia, e, terzo, lo scrittore di queste ciance, montati su due agili cavalli sauri. Dagli spalti della fortezza avevamo già visto addensarsi le
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mette l’altra mano sul ventre al genietto della Rivoluzione per trattenerlo, giacché vorrebbe scappare; ma nello stesso tempo lo guarda con la coda dell
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Lo stesso accade in un ampio Bosco verde e fresco di Giuseppe Palizzi, che lascia freddi. E già nel paesaggio i Napoletani non sono, questa volta
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Modestia; o finalmente da una certa soavità candida, come nella contadinella, che canta e cammina, del Ramazzotti di Novara, il quale ci scuserà se lo
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quale si stirava e quasi si strappava. Rideva con gli occhi imbambolati. Ma quando l’Amendola volle esprimere in una grande figura il pensiero che lo
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vedere mai il becco di un quattrino; andava a comprargli la colazione, spazzava lo studio, portava i sacchi di gesso, e, quando nei primi freddi giungeva
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Lo Strazza era asciutto di membra, snello, grande camminatore. Nel naso la natura gli aveva dato come un ricordo di quello di Michelangelo. La sera
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, pigliati i denari, comperò il marmo per l'Ismaele, lo scolpì, lo mandò a Milano. A Milano, giudicato nella Dogana per un capolavoro, non pagò dazio
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gli correvano nella mente, se sospettava che potessero parere affettati. Lo stesso faceva anche per la forma, e chi lo ha visto studiare le perfette
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Liberale nell’arte, lo Strazza apprezzava il Bernini e il Donatello, il Canova e il Carpeaux, tutta l’arte buona dei vecchi e dei moderni, italiani e
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sentimento mistico cristiano, che lo infiacchì, sviandolo dall’amore della effettiva natura. La prima statua in cui questa influenza sdolcinata e cachettica
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, così lo fece entrare in questa seconda, affaticandosi nel cristianizzare il paganesimo. S’indovina lo sforzo del conciliare due sentimenti, che la
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Mentre lo scultore pensava ed eseguiva alcune di queste ultime opere, egli andava già lambiccandosi il cervello intorno al monumento al Cavour, il
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In diciassette mesi quanti casi eroici, quanti strazii, quante illusioni, quanti disinganni, quante gioie! Beate pazzie! Lo scrittore di questo
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Il dì seguente lo stesso Sirtori grida in faccia al Manin: «Voi siete insufficiente a governare. Nè la truppa nè il popolo non hanno più fiducia in
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lo vende, se il quadro piace e qualcuno ne vuole la replica, bisogna che l’artista medesimo dipinga di sua propria mano la nuova tela, che è
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tradizione; pochi hanno l’animo di guardare il vero in faccia, e di rappresentarlo come lo vedono coi loro occhi, per dare corpo ad un’idea o ad un
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