alla sorella, per ridere del caso del compare: - Bella cassa! Solida e col coperchio da baule. Non ci vogliono meno di cinquanta lire per averne una
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fatto? - Ho prestato mille lire a un tale che non ardiva di chiedermele perché era certo - diceva - di non potere restituirmele. - Ebbene? - Non
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a stecchetto il fratello che non guardava molto pel sottile nello spendere qualche paio di lire, di tanto in tanto, per certe leccornie ch'egli
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che soffiava nel becco d'un clarinettaccio di bosso, avuto per poche lire da un vecchio suonatore della banda musicale, il quale non sapeva che
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lavoro, per le quali gli sarebbe toccato di spendere una diecina di lire. Che importava? Non pagavano in contanti; questo pei contadini equivaleva a non
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tutti e due senza poter godersi l'improvvisa fortuna. Ho dieci lire; me ne serbo cinque per vivere due giorni. Siamo al venticinque del mese; tra due
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costata piú di cinquanta lire, tra tela, colori e colazioni e desinari pel pittore; il quale, matto addirittura, per poco non aveva fatto ammattire anche
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da applicare al petto della mula; e pareva v'intingesse il pane. - Ci vogliono per lo meno tre lire! Ma il segno si vedrà sempre, se pure sant'Alòi lo
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Accademia della crusca
