e giungere presto a casa, ma allora sì che andava piano e che le gambe le facevano cicche ciacche. Basta, tutte le cose vengono a termine e venne a
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Ruggiero non aveva avuto fin allora da tutte le donne che sguardi di sprezzo e parole di scherno. Figuriamoci se gongolasse, vedendosi trattato tanto
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Torna a Messina e quando la figlia gli compare davanti, le dice: - Tieni, ecco che cosa ti manda il Re, - e le dà il coltello. La ragazza, dopo quel
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Reale a far chiamare donna Tura. Questa scende, la guarda, al solito, d'alto in basso, le fa l'elemosina e le dice: - Buona donna, eccovi una moneta
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Ruggiero accennò che non era lei. Allora si avanzò la seconda e fece la stessa domanda. Ruggiero accennò di nuovo che non era lei e così fece per le
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La Regina, che continuava a odiarla, per farle dispiacere, trasgredì l'ordine del marito, le disse che la lettera era giunta e gliela fece anche
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barbiere disse: - Siate forte però e sedete qua, - e le indicò una sedia. Poi prese un rasoio e incominciò a tagliarle una striscia di pelle in mezzo alla
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fuso, e quando viene mia madre, lei signor Cavaliere, fa quel che che le suggerisce il cuore. - In quel momento, puffete, eccoti comparire la madre
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Reginuzza siedono a mensa nel centro della tavola, le due coppie di rimpetto e tutte e due sotto il baldacchino con la corona, e più giù siedono i
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fiamma agli occhi, a toccarla con oggetti infocati, nulla. Era bella, bianca, con le labbra scolorate, e non si alterava punto. Chi diceva che era viva
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, che non glielo avevano voluto dire mai. Però gli ripetevano sempre: - Ruggiero, prima di morire ti capiterà una gran fortuna. Lo predissero le sette
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una gran fortuna! Maricchia, ora raccontaci quel che t'è accaduto col Cavaliere. - La figlia raccontò tutto per filo e per segno, e la madre le
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bavose che le pendevano sul mento fuggente, che riposava su tre pappagorgie, una più cascante dell'altra. Un giorno una di queste vecchie buttò una
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. - Vengo - rispose Mariuccia. Ma invece di chiamare le cameriere e farsi vestire, si mise a gridare: - Povera me! Povera me! Dopo tanto aspettare
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l'ultima volta le mani prima di spirare. La moglie gli dà la ciotola e il Principe infila le dita fra le monete e sorride appena. Di lì a poco
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volato via, e certo su in alto nell'aria non gli giungevano i lamenti e le imprecazioni della gobba. Frattanto i messi del Re erano stati al castello
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Al tempo dei tempi, viveva a Messina un mercante che aveva tre figlie tutte belle e buone. Un giorno il mercante chiama le figlie e dice loro
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. Qui si fermò. Era notte, ma le vie formicolavano di gente che andava in processione, portando immagini, ceri accesi e cantando preci, così che ci si
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Principessa, appena seppe che al Re era nato l'erede del trono, mandò il marito a dire alla Regina che le concedesse il favore di permetterle che
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porco parte volando. Vola vola, arriva in un momento sulla terrazza dove la bella ragazza stava a prendere il fresco al lume di luna e appena le è
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aveva sempre la precauzione di chiudere a chiave le figlie, che stavano a lavorare notte e giorno. Una domenica Maricchia, che era la più bella delle
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deserto fece fuggire gran quantità d'uccelli notturni che avevano fatto il nido sotto le travi della navata. Il Duca, in preda alla frenesia, neppur
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senza esser riconosciuto da nessuno, montò un ronzino, procuratogli pure da don Josè e su quello pian piano percorse solo le strade maestre del suo Regno
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ragazzo, figlio di principi, nato in un palazzo, in mezzo all'oro, dovesse fare tutte le faticacce. - Senti, - disse al marito - io non posso vedere che
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vista Guglielmo. - Non permettete che il nemico del genere umano impedisca che io possa usufruire della Vostra benignità; fate che io possa sollevare le
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Buono, anche per distinguerlo dal padre suo Guglielmo detto il Malo per le sue scelleraggini. Guglielmo II era buono con tutti: coi Cristiani come coi
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insieme. Si rammentò allora d'aver serbato l'arancia gialla che le aveva data il cavallino nel palazzo del Principe suo padre quando fuggì, e la cavò di
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affidati a un precettore che era sempre abate. Quest'abate conosceva tutte le faccende della famiglia, sapeva che il Principe non aveva nessun parente e più
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mette le mani nei capelli e si figura chi sa che cosa, la Regina cade svenuta, i medici lo esaminano e non sanno che dire, e in un momento tutta la
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tutti i suoi monili, che pur le erano così cari, per procurargli quello scudo. Ella attese in giardino che giungesse la sera, e quando il Muezzin, dal
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una manciata d'erba e con quella saziare i crampi dello stomaco vuoto. Le lacrime fecero velo allo sguardo del giovinetto Re il quale, toltasi dal
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un boccale di vino di quello buono, ella fece le frittelle e mangiarono e bevvero allegramente. Ma aspetta l'abate con gli orecchini, l'abate non venne
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altri; ma il Reuccio non gli dava ascolto e restava lì ad ammirare le bellezze della fanciulla che rappresentava. Nel vedere che tutte le chiamate
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mercante perché la desse alla figlia. Il pover uomo si sentì morire dalla vergogna. Torna a Messina, e appena a casa, chiama la figlia minore e le dice
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per non dargli tempo di rivolgerne a lei, gli offrì la cena, alla quale parteciparono le venti dame belle e i venti bei cavalieri e lo lasciò partire
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- Peccato che debba morire! È tanto giovane! E rimedio non c'è? - No,comare; deve morire perchè deve morire. - Le due colombe volano una verso
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dice: - Padre, fate chiamare il primo sarto del Regno e le più abili ricamatrici, perchè voglio un vestito di velluto, con un mantello tutto ricamato
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s'incamminò per tornare a casa, ma andava piano piano, un po' per la vecchiaia, un po' perchè quel sacchetto le pesava. Giunta che fu davanti a Sant'Antonio
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tutte le radiche dei denti rotti e mi tornarono tutti come perle. Finalmente mi strappai i cernecchi e per ogni capello bianco strappato, me ne
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che era stata per me una seconda madre affettuosa. Fratello, - aggiungeva, baciando le labbra insensibili della statua - fratello mio, ora sento quanto
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Le due colombe fatate . . . . . . . . Pag. 5 Il cortile delle sette Fate. . . . . . . . » 25 Il cavalluccio fedele . . . . . . . . . » 55 Il Re
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voleva più bene che alla pupilla degli occhi suoi e si disperava perchè lei non voleva marito. Ogni volta che le presentava un giovane che voleva sposarla
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. Però non v'era appena entrato che cadde lungo disteso in terra. Il Reuccio mandò a chiamare le donne della Regina e fece trasportare il finto don
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, pubblicato per la prima volta nel 1909 nella «Biblioteca Salani Illustrata» con le illustrazioni di Carlo Chiostri, è il primo di una serie di tre libri che
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Pagina Copertina illustrata