Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

VODIM

Risultati per: le

Numero di risultati: 2255 in 46 pagine

  • Pagina 1 di 46
mensa regale sedevano il Re, la Regina,  le  tre Principesse, cinquecento dame e cinquecento cavalieri.
preso da sdegno e da meraviglia, e si alzò accennando verso  le  figlie: - Che beffa è questa? Chi ha messo tre scrofe al
delle mie figliuole? Che beffa è questa? Via di qui! Via  le  bestie immonde! E alzatosi furibondo cominciò a malmenare,
E alzatosi furibondo cominciò a malmenare, a percuotere  le  figlie, a spingerle, a inseguirle attraverso le sale, i
percuotere le figlie, a spingerle, a inseguirle attraverso  le  sale, i giardini, i cortili, fino al porcile dove le
le sale, i giardini, i cortili, fino al porcile dove  le  rinchiuse. Dal porcile trasse, invece, le tre scrofe
al porcile dove le rinchiuse. Dal porcile trasse, invece,  le  tre scrofe corpulente e prese ad abbracciarle, chiamandole
ad abbracciarle, chiamandole coi nomi delle figlie; poi  le  condusse a palazzo, le fece salire a mensa, sui seggi delle
coi nomi delle figlie; poi le condusse a palazzo,  le  fece salire a mensa, sui seggi delle tre Principesse: -
figlie mie, chi vi fece l'onta di chiudervi là dentro? E  le  baciava amorosamente. Tutta la Corte, seduta a mensa,
Tutta la Corte, seduta a mensa, rideva. Il Re aggrottò  le  ciglia. - Perché si ride? Allora un cavaliere si alzò: -
prigione, nei sotterranei delle torri. E riprese a baciare  le  tre bestie che grugnivano. La Corte rideva. - Perché si
- Maestà, perdonate; ma, in nome di Dio, quelle non sono  le  tre reginette, sono tre scrofe. Il Re lo fece decapitare
all'istante, per lesa Maestà. E la Corte non rise più.  Le  tre bestie furono vestite con abiti regali, adorne di
adorne di gioielli, servite da cento cameriste. Il re  le  voleva vicine sempre, le accompagnava a passeggio, a mensa,
servite da cento cameriste. Il re le voleva vicine sempre,  le  accompagnava a passeggio, a mensa, a Corte, alle danze, ai
a mensa, a Corte, alle danze, ai ricevimenti. E ovunque  le  tre scrofe passavano, dame e cavalieri facevano ala,
come Principesse del sangue. Ma tutti soffocavano  le  risa, mormorando: - Passa il Re ammattito, passa il Re
e la Fata si mutano istantaneamente in rane, e affacciano  le  teste a fior d'acqua del ruscello, mentre il sole indora la
del ruscello, mentre il sole indora la cima degli alberi e  le  nuvolette erranti pel cielo. Le rane gracidano tutte
la cima degli alberi e le nuvolette erranti pel cielo.  Le  rane gracidano tutte insieme.)
fra  le  letture predilette queste tre pagine dal mio vecchio testo
vuol essere una provocazione. In trent' anni di professione  le  ho consultate centinaia di volte, le ho imparate quasi a
anni di professione le ho consultate centinaia di volte,  le  ho imparate quasi a memoria, non le ho mai trovate in
centinaia di volte, le ho imparate quasi a memoria, non  le  ho mai trovate in difetto, e forse hanno silenziosamente
del puro ragguaglio tecnico: l' autorità di chi insegna  le  cose perché le sa, e le sa per averle vissute; un sobrio ma
tecnico: l' autorità di chi insegna le cose perché  le  sa, e le sa per averle vissute; un sobrio ma fermo richiamo
tecnico: l' autorità di chi insegna le cose perché le sa, e  le  sa per averle vissute; un sobrio ma fermo richiamo alla
anni, dopo sedici anni di studio e infiniti libri letti.  Le  parole del Padre, dunque, che ti risvegliano dall' infanzia
agli ordini vostri ... (Le Dame e i Dignitari ripetono  le  stesse parole del Gran Mago)
di aver mangiato tutto, indicando  le  briciole e le ossa spolpate) Volete favorire? Se avete
di aver mangiato tutto, indicando le briciole e  le  ossa spolpate) Volete favorire? Se avete denti per
passava talvolta con la Regina accanto al porcile; e  le  sue figlie si protendevano piangendo verso il Padre che non
sue figlie si protendevano piangendo verso il Padre che non  le  riconosceva. - Padre! Padre caro, non ci ravvisate? siamo
riconosceva. - Padre! Padre caro, non ci ravvisate? siamo  le  vostre figliuole! Che colpa è la nostra? Che vendetta è la
Che vendetta è la vostra? Liberateci, per pietà!... Il Re  le  guardava distratto attraverso le sbarre del porcile e
per pietà!... Il Re le guardava distratto attraverso  le  sbarre del porcile e diceva alla Regina: - É strano come
queste tre bestie grugniscono pietosamente e protendono  le  zampe verso di me... La Regina, inquieta, voleva liberarsi
il Re - oggi stesso darò ordine di farle sgozzare...  Le  tre reginette caddero prive di sensi.
Impertinenti! ... (Il Reuccio e la Reginotta restano con  le  mani aperte e le dita rese. Gridano.)
... (Il Reuccio e la Reginotta restano con le mani aperte e  le  dita rese. Gridano.)
da due bifolchi, prese la via del macello. Cammin facendo  le  tre sorelle supplicavano i loro aguzzini. - Comando del Re!
- Bisogna promettere di non ritornare alla Reggia mai più.  Le  tre sorelle promisero. Allora i bifolchi le portarono fino
Reggia mai più. Le tre sorelle promisero. Allora i bifolchi  le  portarono fino ai confini del regno, le slegarono e le
Allora i bifolchi le portarono fino ai confini del regno,  le  slegarono e le abbandonarono al loro destino.
le portarono fino ai confini del regno, le slegarono e  le  abbandonarono al loro destino.
 le  braccia, lo stomaco e le gambe): Mi sembra di essere un
le braccia, lo stomaco e  le  gambe): Mi sembra di essere un altro! Prima potevo muovermi
(Si mette a fare salti e capriole. Tutti ridono e battono  le  mani, meno la Regina Madre.)
guardano estasiati,  le  si accostano timidamente: le palpano la veste, i lunghi
guardano estasiati, le si accostano timidamente:  le  palpano la veste, i lunghi capelli d'oro: Come sono belli!
e, trasformate in grosse talpe, si dànno a scavarsi  le  tane.)
che il Re, rimasto vedovo, riprese moglie e cominciò per  le  tre fanciulle una ben triste esistenza. La matrigna era
gelosa dell'affetto immenso che il Re portava alle figlie e  le  odiava in segreto. Con mille arti aveva cercato di farle
di farle cadere in disgrazia del Padre, ma visto che  le  calunnie non servivano che a farle amare di più, deliberò
affatturarle in qualche modo... - Vorrei una fatatura che  le  facesse odiare dal Padre, per sempre. La strega meditò a
che mi portiate un capello di ciascuna strappato con  le  vostre mani e tre setole porcine, strappate con le vostre
con le vostre mani e tre setole porcine, strappate con  le  vostre mani... La matrigna ritornò a palazzo e la mattina
entrò sorridendo nelle stanze delle tre Principesse, mentre  le  cameriste ne pettinavano le chiome fluenti. - Figliuole mie
delle tre Principesse, mentre le cameriste ne pettinavano  le  chiome fluenti. - Figliuole mie - disse con voce affettuosa
- Ah! mamma, che mi strappate i capelli!... Salutò  le  figliastre e uscì con i tre capelli attorti nel dito
i cortili, giunse alle fattorie, entrò nel porcile e con  le  sue dita inanellate strappò tre setole da tre scrofe
La strega pose in un lambicco i tre capelli dorati e  le  tre setole nere, vi unì il succo di certe erbe misteriose e
verdastre che raccolse in una boccetta. - Eccovi, Maestà.  Le  verserete nel bicchiere del Re, all'ora del pranzo. É la
sogno Fidelia era vivamente commossa. Gli sdegni del padre,  le  parole concitate e interrotte, le strane proteste di
Gli sdegni del padre, le parole concitate e interrotte,  le  strane proteste di Rolland, tutta la scena cui poco dianzi
di Rolland, tutta la scena cui poco dianzi aveva assistito  le  riempirono il cuore di tristi presagi. Prima di coricarsi,
d'amore. - Vegli, o Speranza? - Veglio. - Finalmente  le  rose diedero fragranza, ma le spine sono cresciute. -
- Veglio. - Finalmente le rose diedero fragranza, ma  le  spine sono cresciute. - Narrami la storia del tuo cuore -
di Speranza erano disgiunte da tre lunghe contrade - ma  le  due donne conversarono fino all'alba colle oscillazioni del
oscillazioni del telegrafo. Per comunicare agli avorii  le  magnetiche parole, Fidelia raccoglieva tutte le forze
agli avorii le magnetiche parole, Fidelia raccoglieva tutte  le  forze dell'anima sospingendole colla volontà verso
delle dita. Gli occhi della giovinetta mandavano fiamme;  le  labbra oscillavano; i polsi tremavano convulsi per la
la testa sul timpano sonoro, una musica soavissima  le  parlava allo spirito - una musica di consigli, di speranze
Pestagalli, dal quale pur furono disegnate e dirette tutte  le  interne costruzioni. La facciata con porta di pietra è
governativi, nei quali furono pure compenetrate tutte  le  carte pubbliche che erano nell'antico Archivio del
Archivio del Castello. Fra i più curiosi documenti sono  le  gride e le ordinanze della città di Milano dal 1446 al 1450
del Castello. Fra i più curiosi documenti sono le gride e  le  ordinanze della città di Milano dal 1446 al 1450 dei
al famoso martedì, causa di tutte  le  agitazioni di questi giorni... Caterina mi ha messo il
scritto: vecchio gommeux che non so cosa voglia dire.  Le  mie sorelle mi hanno fatto una predica lunga come una
mi hanno fatto una predica lunga come una quaresima, con  le  solite raccomandazioni d'esser buono, di non far niente di
di non far niente di male, di comportarmi educatamente con  le  persone che verranno in casa, e altre simili uggiosità che
ho avuto il permesso d'uscir di camera e girare per tutte  le  stanze del pian terreno. Che bellezza! Tutto è pronto per
fan bella mostra dei lor vivaci colori ed espandono per  le  sale i loro grati e delicati profumi. Ma il più grato
è un allegro scintillio di cristalli e d'argento...  Le  mie sorelle sono bellissime, tutte vestite di bianco,
sono bellissime, tutte vestite di bianco, scollate, con  le  gote rosse e gli occhi raggianti di felicità. Esse girano
non posso garantire se sarò in grado di confidarti ancora  le  mie impressioni. * * * Ho fretta d'andare a letto, ma prima
a letto, ma prima voglio raccontar qui come sono andate  le  cose. Quando son ritornato al pian terreno, erano già
Quando son ritornato al pian terreno, erano già venute  le  signorine di nostra conoscenza, come sarebbero le Mannelli,
venute le signorine di nostra conoscenza, come sarebbero  le  Mannelli, le Fabiani, Bice Rossi, le Carlini e tante altre,
signorine di nostra conoscenza, come sarebbero le Mannelli,  le  Fabiani, Bice Rossi, le Carlini e tante altre, tra le quali
come sarebbero le Mannelli, le Fabiani, Bice Rossi,  le  Carlini e tante altre, tra le quali quella seccherellona
le Fabiani, Bice Rossi, le Carlini e tante altre, tra  le  quali quella seccherellona della Merope Santini, che si dà
mia sorella Virginia ha appioppato il nome d'uscio ritinto.  Le  ragazze erano molte, ma di uomini non c'erano che il dottor
Luisa, e il sonatore di pianoforte che stava a sedere con  le  braccia incrociate, aspettando il segnale per eseguire il
segnale per eseguire il primo ballabile. L'orologio segnava  le  nove; e il sonatore ha incominciato a sonare una polca, ma
nove; e il sonatore ha incominciato a sonare una polca, ma  le  signorine seguitavano a girar per la sala, chiacchierando
ma non si divertivano. E intanto l'orologio segnava già  le  nove e mezzo. Le mie povere sorelle non levavano gli occhi
E intanto l'orologio segnava già le nove e mezzo.  Le  mie povere sorelle non levavano gli occhi dalle lancette
scampanellata. Questa sonata di campanello ha rallegrato  le  invitate più di tutte le sonate fatte fino allora sul
sonata di campanello ha rallegrato le invitate più di tutte  le  sonate fatte fino allora sul pianoforte. Tutte le signorine
di tutte le sonate fatte fino allora sul pianoforte. Tutte  le  signorine hanno dato un gran respirone di sollievo,
in attesa dei ballerini da tanto tempo aspettati.  Le  mie sorelle si son precipitate per far gli onori di casa...
con una gran lettera e la porge all'Ada. Luisa e Virginia  le  si fanno attorno esclamando: - Qualcuno che si scusa di non
era stata per tanto tempo chiusa nella scrivania di Luisa.  Le  mie sorelle son diventate di mille colori, e passata la
e passata la prima impressione son cominciate fra loro  le  interrogazioni: - Ma come mai? Ma come può essere? Ma com'è
stato?... - Di li a poco ecco un'altra scampanellata...  Le  invitate si voltano daccapo verso l'ingresso, aspettando
prima si presenta invece Caterina con un'altra lettera che  le  mie sorelle aprono trepidanti: è un'altra delle fotografie
minuti, un'altra scampanellata e un'altra fotografia.  Le  mie povere sorelle erano diventate di mille colori; ero
chi sa che per trovarmi non so dove, pur di non vedere  le  mie povere sorelle in quello stato. Finalmente son venuti
ogni cosa, senza che l'imbroglio facesse rider nessuno.  Le  più maliziose bensì, come la Bice, ridevano tra loro nel
tra loro nel vedere che la festa non era riuscita, e che  le  mie povere sorelle avevano quasi le lacrime agli occhi. Una
non era riuscita, e che le mie povere sorelle avevano quasi  le  lacrime agli occhi. Una cosa molto riuscita, invece, sono
perché si divertisse a masticarle e può essere che lui  le  abbia portate fuori e le abbia lasciate per la strada... -
a masticarle e può essere che lui le abbia portate fuori e  le  abbia lasciate per la strada... - Ah, dunque le hai prese
fuori e le abbia lasciate per la strada... - Ah, dunque  le  hai prese tu! - ha esclamato Luisa, rossa come la brace e
esclamato Luisa, rossa come la brace e coli gli occhi che  le  uscivano dalla testa. Pareva mi volesse mangiare. Ho avuto
Ho avuto una paura terribile e perciò, dopo essermi empite  le  tasche di torrone, sono scappato su in camera.
stata tutta della sua bambina. Non l'aveva sgridata, non  le  aveva fatto neppur sospettare che le fosse accaduto
l'aveva sgridata, non le aveva fatto neppur sospettare che  le  fosse accaduto qualcosa di male; e se l'era tenuta accosto,
aveva un'aria troppo severa. Il dispetto dell'accaduto  le  dava un che di duro nella voce e nei modi, come se quella
quelle intimità di amiche che facevano lega contro  le  altre, le mettevano addosso malumore e dispetto, le
intimità di amiche che facevano lega contro le altre,  le  mettevano addosso malumore e dispetto, le impedivano di
contro le altre, le mettevano addosso malumore e dispetto,  le  impedivano di addomesticarsi con le compagne. Nelle ore di
malumore e dispetto, le impedivano di addomesticarsi con  le  compagne. Nelle ore di ricreazione, rimaneva in camera al
collina piena di alberi, sparsa di casette bianche con  le  finestrine che parevan buchi nel muro. - Ci si doveva star
confusa visione della campagna e della cascina della balia  le  passava per la mente quando, piccina ancora, vagava pei
restava anche lei in disparte. - Lo hai tu il babbo? -  le  domandava questa con una vocina di tristezza. - Io sí; e
ogni sei mesi e la lasciavano in collegio anche durante  le  vacanze. - Come è diventata grande! - La malerba vien su
Non era piú una bambina; aveva già sedici anni.  Le  confidenze di qualche amica le avevano aperto un po' gli
aveva già sedici anni. Le confidenze di qualche amica  le  avevano aperto un po' gli occhi. La sua fanciullezza
aperto un po' gli occhi. La sua fanciullezza abbandonata  le  si aggravava sul cuore terribilmente, coi piú vivi
coi piú vivi particolari, rimescolandola tutta. E quando  le  passava dinanzi agli occhi l'immagine di Beppe, con quel
amico della sua infanzia che l'aveva tanto divertita e  le  aveva voluto un po' di bene! E i baci di quelle labbra
voluto un po' di bene! E i baci di quelle labbra carnose  le  rifiorivano, caldi, per un istante, sulle gote insieme
gote insieme colle carezze delle ruvide mani di lui. Cosí  le  si accresceva la smania di rivedere i luoghi dov'era
proporzioni grandiose, splendori abbaglianti. Che altro  le  avrebbero rammentato quel ripostiglio, quegli alberi, quei
quegli alberi, quei viali, quel chiosco del giardino di cui  le  pareva di poter contare ancora sulle piante rampichine, i
ancora sulle piante rampichine, i viticci spenzolanti e  le  foglie ad una ad una? Ma l'assaliva lo sgomento: - Ah! ...
una? Ma l'assaliva lo sgomento: - Ah! ... La sua mamma non  le  voleva bene! Pensando a questo, subito le si gonfiavano gli
La sua mamma non le voleva bene! Pensando a questo, subito  le  si gonfiavano gli occhi di lagrime. - Perché non le voleva
subito le si gonfiavano gli occhi di lagrime. - Perché non  le  voleva bene? Perché? E dal dispetto, sentiva seccarsi il
Si starà sviluppando, _ disse la madre; la tenne a dieta e  le  fece frizioni con una pomata, ma il prurito aumentò. La
e proprio qui da noi, in questa valle dimenticata! _  Le  ali si sarebbero formate a poco a poco, senza danni per l'
pare che sia un virus, ma non è una malattia. Perché tutte  le  infezioni virali devono essere nocive? Volare è una
fosse una fortuna, Isabella non ne era tanto convinta.  Le  penne crescevano rapidamente, le davano noia quando era a
non ne era tanto convinta. Le penne crescevano rapidamente,  le  davano noia quando era a letto e si vedevano attraverso la
rispondeva alle domande con serietà e dignità, e del resto  le  domande erano stupide e sempre le stesse. Non osava parlare
e dignità, e del resto le domande erano stupide e sempre  le  stesse. Non osava parlare con i genitori per non
non spaventarli, ma era in allarme: va bene, avrebbe avuto  le  ali, ma chi le avrebbe insegnato a volare? Alla scuola
ma era in allarme: va bene, avrebbe avuto le ali, ma chi  le  avrebbe insegnato a volare? Alla scuola guida del
piaciuto imparare dal dottorino della mutua: o che magari  le  ali fossero spuntate anche a lui, non aveva detto che erano
sarebbero andati insieme; e forse avrebbero anche superato  le  montagne e avrebbero volato insieme sul mare, fianco a
volato insieme sul mare, fianco a fianco, battendo  le  ali con la stessa cadenza. A giugno, alla fine dell' anno
stessa cadenza. A giugno, alla fine dell' anno scolastico,  le  ali di Isabella erano ben formate e molto belle da vedere.
il colore dei capelli (Isabella era bionda): in alto, verso  le  spalle, macchiettate di bruno dorato, ma le remiganti erano
in alto, verso le spalle, macchiettate di bruno dorato, ma  le  remiganti erano candide, lucide e robuste. Venne una
unica locanda del paese, capiva male l' italiano, niente  le  andava bene, e faceva fare a Isabella una serie di esercizi
di notte ormai non sognava altro. La svedese era severa,  le  aveva fatto capire che doveva ancora attendere, che non
doveva esporsi a pericoli, ma Isabella aspettava solo che  le  si presentasse l' occasione. Quando riusciva a isolarsi,
nel chiuso della sua camera, aveva provato a battere  le  ali; ne sentiva il fruscio aspro nell' aria, e nelle spalle
forza che quasi la spaventava. La gravezza del suo corpo  le  era venuta in odio; sventolando le ali la sentiva ridursi,
gravezza del suo corpo le era venuta in odio; sventolando  le  ali la sentiva ridursi, quasi annullarsi: quasi. Il
segno della croce, come quando ci si butta in acqua, aprì  le  ali e prese la corsa verso il basso. A ogni passo, l' urto
urto contro il suolo si faceva più lieve, finché la terra  le  mancò; sentì una gran pace, e l' aria fischiarle alle
una gran pace, e l' aria fischiarle alle orecchie. Distese  le  gambe all' indietro: rimpianse di non aver messo i jeans,
di non aver messo i jeans, la gonna sbandierava nel vento e  le  dava impaccio. Anche le braccia e le mani la impacciavano,
la gonna sbandierava nel vento e le dava impaccio. Anche  le  braccia e le mani la impacciavano, provò a incrociarle sul
nel vento e le dava impaccio. Anche le braccia e  le  mani la impacciavano, provò a incrociarle sul petto, poi le
le mani la impacciavano, provò a incrociarle sul petto, poi  le  tenne distese lungo i fianchi. Chi aveva detto che volare
troppo e Isabella si sentiva in pericolo. Provò a battere  le  ali, e si sentì sostentata, a ogni colpo guadagnava quota,
non c' era neppure bisogno di pensarci, ci pensavano  le  ali stesse, come pensano i piedi a farti deviare a destra o
roccioni del Gravio saliva una corrente d' aria calda che  le  faceva acquistare quota gratis. Seguì la provinciale e si
sua madre e suo padre con tre o quattro clienti. In breve  le  vie brulicarono di gente. Le sarebbe piaciuto atterrare
o quattro clienti. In breve le vie brulicarono di gente.  Le  sarebbe piaciuto atterrare sulla piazza, ma appunto, la
fiori rosa del trifoglio. Anche per atterrare, sembrava che  le  ali la sapessero più lunga di lei: le sembrò naturale
sembrava che le ali la sapessero più lunga di lei:  le  sembrò naturale disporle verticalmente, e mulinarle con
con violenza come per volare all' indietro; abbassò  le  gambe e si trovò in piedi sull' erba, appena un poco
in piedi sull' erba, appena un poco trafelata. Ripiegò  le  ali e si avviò verso casa. In autunno spuntarono le ali a
Ripiegò le ali e si avviò verso casa. In autunno spuntarono  le  ali a quattro compagni di scuola di Isabella, tre ragazzi e
a mezz' aria intorno al campanile. A dicembre ebbe  le  ali il figlio del portalettere, e subentrò immediatamente
al padre con vantaggio di tutti. Il dottore mise  le  ali l' anno dopo, ma non si curò di Isabella e sposò in
senz' ali che veniva dalla città. Al padre di Isabella  le  ali spuntarono quando aveva già passato i cinquant' anni.
con paura e vertigine, e si lussò una caviglia atterrando.  Le  ali non lo lasciavano dormire, riempivano il letto di penne
anche quando stava dietro il banco della bottega, così se  le  fece amputare.
ata bella,  le  nostre cameriere, poverine ...
una rana che saltella tra  le  erbe!
una di uomo, l'altra di donna. Il Reuccio e la Reginotta  le  guardano estasiati. Le due figure sembrano ondulare
di donna. Il Reuccio e la Reginotta le guardano estasiati.  Le  due figure sembrano ondulare nell'aria, sorridere, quasi
Tutti hanno fissi gli occhi a quella maraviglia. Intanto,  le  Ancelle, prese per mano, danzano lentamente attorno alla
strano segnalava, incerto e rapido, qualche nomade uragano.  Le  finestre illuminavansi, argentavansi - le mura; poi,
nomade uragano. Le finestre illuminavansi, argentavansi -  le  mura; poi, nell'aria opaca e oscura, riappariva ancor più
accadean sotto quei lampi... Larve pallide - sfuggevoli per  le  squallide - vallée parean Strigi, o parean Dee; al mio piè,
Dee; al mio piè, filando bava, una biscia strisciava.  Le  ninfe si arrovesciavano come vergini tentate; un ronzìo
come vergini tentate; un ronzìo d'ali invisibili  le  avea certo ridestate. Di languore, di bisbiglio, di
- domandai di nuovo. - No, ripetè Clara. Andò alle porte,  le  chiuse a chiave rapidamente, e tornò verso di me. - Che
narrato tutto..... La guardai: era pallidissima; il seno  le  ansava, le tremavano le labbra. Quello spavento indicava
tutto..... La guardai: era pallidissima; il seno le ansava,  le  tremavano le labbra. Quello spavento indicava forse la mia
guardai: era pallidissima; il seno le ansava, le tremavano  le  labbra. Quello spavento indicava forse la mia vittoria
offrendole una coppa in cui avevo versato dell'acqua. Bagna  le  labbra. Ella accostò la tazza alla bocca; io bevvi ciò che
Clara. - Non sei stanco? Puoi continuare? - Che pensi? -  le  domandai con impazienza..... Ella fece un gesto, perduta;
Ella fece un gesto, perduta; in quell'attimo era mia, io  le  aveva trasfuso tutti i miei pensieri, io la faceva vibrare
trasfuso tutti i miei pensieri, io la faceva vibrare con  le  mie parole, io la conduceva per mano attraverso il
il laberinto d'anime oscure..... - Se ti salvo, -  le  dissi stringendomela al petto con veemenza morirò di gioia.
forte con  le  mani all'uscio della prigione): prite! Aprite!
bagneranno  le  braccia; si intrideranno di terra i vestiti ...
chetata ora che  le  ho detto: Non ti faremo male.
sé):  Le  avessi io cento vite! Quanto potrei mangiare! ...
città o in campagna  le  Principesse devono stare composte, dignitose ...
beneficare tutte  le  persone alle quali avete fatto del male ...
Mago) Sono  le  rane del ruscello. Gracidano e sembra che cantino.
tragica di Palazzo Corsini. Un andirivieni, un diavolo per  le  strade, un chiedersi: «che è, che non è? È ora di menar le
le strade, un chiedersi: «che è, che non è? È ora di menar  le  mani? Di mandare a rotoli questo esoso temporale
aveva bussato all'uscio con  le  nocche delle dita: - Signorina, c'è la sarta nel salottino.
chiuse il libro posandolo sulle ginocchia, incrociò  le  mani dietro il capo e si abbandonò sulla spalliera della
sull'altra, cercando, cogli occhi socchiusi, con  le  mani incrociate dietro il capo, una plausibile spiegazione:
da camera e pantofole, che esaminava colla signora Teresa  le  mostre delle stoffe ... - Questa qui ... Ti piace? A
sua madre; e appena la sarta ebbe finito di prender  le  misure - Era cresciuta la signorina, dopo quella malattia!
- Si volti cosí ... Cammini un po' ... Stia ferma ...  Le  pieghe della sottana piombano bene ... Faremo rientrare un
una parola, con grande stupore di Marietta. - È contenta? -  le  domandò all'ultimo la sarta. - Contentissima. Appena fu
Sí, una vigliacca! Piangeva di rabbia, si torceva  le  mani. - Ma perché non accettava dunque la sua sorte? Perché
per rafforzarsi nella sua risoluzione, per impedire che  le  penetrasse di nuovo nel cuore la debolezza delle altre
da bianca in nera ... Vedrai! - Brava! Marietta batteva  le  mani, vedendole alzar fieramente la testa e agitar le
le mani, vedendole alzar fieramente la testa e agitar  le  braccia come per apprestarsi a una lotta a corpo a corpo. -
per apprestarsi a una lotta a corpo a corpo. - Vedrai! -  le  ripeté la sera della festa quando terminò di abbigliarsi,
di abbigliarsi, davanti allo specchio, mentre Marietta  le  aggiustava le pieghe del vestito contenta e superba della
davanti allo specchio, mentre Marietta le aggiustava  le  pieghe del vestito contenta e superba della sua bella
sorridere, gettandole, con un rapido movimento del capo,  le  sue piccole malignità in un orecchio - quella sua aria
sua aria quasi di sfida fu subito notata. - Vai a ruba -  le  disse il commendatore entrando in mezzo alle signore che le
le disse il commendatore entrando in mezzo alle signore che  le  facevano festa. Le presentava tutti ad una volta, tre
entrando in mezzo alle signore che le facevano festa.  Le  presentava tutti ad una volta, tre impiegati della Banca
lei e s'inchinarono, pretenziosamente impomatati sfoggianti  le  bianchissime e lucide camicie fra il largo sparato dei
e i polsini dagli enormi bottoni che coprivano fino a metà  le  mani strette nei guanti. Andava proprio a ruba, specie fra
Ma brava! Come balla bene! Giacinta sguizzava leggera fra  le  coppie che ballavano confusamente, abbandonata al suo
confusamente, abbandonata al suo ballerino che, guidandola,  le  domandava: - Si sente stanca? - No, punto. E giravano,
il suo primo ballo. - Lei balla come una meridionale -  le  disse Gerace in un momento di sosta. - È la prima volta che
momento di sosta. - È la prima volta che io non rimpiango  le  feste di Napoli. - Son lieta - rispose - di rammentarle in
- Son lieta - rispose - di rammentarle in qualche modo  le  signorine di laggiú. - Me le fa dimenticare. - ... Che
di rammentarle in qualche modo le signorine di laggiú. - Me  le  fa dimenticare. - ... Che caldo! Si soffoca. Si soffocava
braccio, e facendogli delle moine come una signorina, fra  le  risate che scoppiavano da ogni parte della sala, lo
ritmo, mollemente, e faceva dondolare, per consenso, tutte  le  teste: poi, all'ardito strappo di voce che riprendeva la
per isvenirsi. - Canta meglio del solito questa sera! -  le  diceva sotto voce. Quella sera Gerace aveva anche una
sera Gerace aveva anche una singolare maniera di lanciar  le  note verso Giacinta; ed essa, che se n'era accorta, se le
le note verso Giacinta; ed essa, che se n'era accorta, se  le  sentiva aggirare attorno alla persona, posar sulla fronte,
sulle guance e sul collo, solleticanti; e aggrottava  le  sopracciglia, e si chinava inavvertitamente verso di lui,
nuova per lei. Quando alla fine scoppiaron gli applausi,  le  parve di destarsi da un sogno. - Quella musica era durata
... Un minuto secondo? Non sapeva rendersene conto. Gerace  le  si era avvicinato per ringraziarla degli applausi. - Son io
in quel punto. La sorvegliava, inquieto, da un pezzo; e  le  porse il braccio, mentre Giacinta rispondeva: - Non è
riescono. Il Reuccio e la Reginotta si divertono e ridono.  Le  Cameriere, stizzite, afferrano alcuni sassi e li tirano
Maestà  le  chiama poche e basterebbero a sfamare, almeno, cinquanta
al regno del Padre,  le  sorelle si travestirono da pellegrine, per non essere
pellegrine, per non essere riconosciute dalla matrigna che  le  credeva morte; e col volto coperto d'un velo fitto e il
di conchiglie e d'amuleti si presentarono al palazzo. Il Re  le  ricevette nella sala del trono. Accanto a lui sedeva la
nella sala del trono. Accanto a lui sedeva la matrigna e  le  tre scrofe usurpatrici, vestite di stoffe preziose, adorne
di marmo. Al Re fu come cadesse dagli occhi una benda; vide  le  tre bestie immonde sedute sui seggi delle figlie rinnegate,
figlie rinnegate, capì, e scese a braccia aperte stringendo  le  tre pellegrine che si erano scoperte il viso. La Corte
scoperte il viso. La Corte acclamava il Re rinsavito e  le  Principesse redivive. Queste, pietose, vollero ritornare in
non c'era più. E la matrigna di marmo, col volto furente e  le  mani protese, fu collocata su un piedistallo, nell'atrio
la costringevano a letto fino a tardi. Rannicchiata fra  le  coperte, nei momenti di tregua, Giacinta lasciavasi andare
deliziose fantasticherie provocate dal mistero vivente che  le  si agitava nel seno. - Chi l'avrebbe immaginato! C'era
in orecchio in quella festa, in quella vera ebbrezza che  le  montava al cervello dalla profondità del seno in
voglia di far nulla, sopraffatta dagli intimi sbalzi che  le  raddoppiavano la pulsazione e le fiorivano i pomelli delle
dagli intimi sbalzi che le raddoppiavano la pulsazione e  le  fiorivano i pomelli delle gote sotto il bruno della pelle;
bruno della pelle; rapita da quella voce soave d'amore che  le  cantava internamente, quasi voce infantile del suo Andrea,
abisso di dolcezza. Il suo stato non la irritava piú con  le  brevi ma acute trafitture di tutti i momenti, ch'ella
a parte, tutto suo; e vi si assorbiva. Neppur suo marito  le  repugnava allo stesso modo di prima. La sera, dopo cena,
E il povero conte, dalla allegrezza, s'era messo a batter  le  mani: - Lasciami aiutarti a spogliare! Glielo chiese in
di dirgli di no. Marietta dovette starsene da canto. Con  le  mani nelle tasche del grembiule bianco, battendo
bianco, battendo nervosamente un piede, si mordeva  le  labbra, per non ridere del padrone che stentava a cavar una
fosse romana, si levarono dall'antica cerchia persino  le  decorazioni e le iscrizioni, e si trasferirono sulle nuove
si levarono dall'antica cerchia persino le decorazioni e  le  iscrizioni, e si trasferirono sulle nuove porte. La storia
a spese del Comune; e il 18 marzo 1862 vi vennero collocate  le  seguenti epigrafi dettate dal dottor Tullo Massarani: DA
DELLA CERCHIA ANTICA MILANO DOPO SETTE SECOLI RINNOVÒ  LE  BATTAGLIE DELLA LEGA LOMBARDA MDCCCXLVIII. LIBERA
LIBERA RESTAURANDO GLI ARCHI VETUSTI MILANO RIBENEDICE  LE  MEMORIE CITTADINE NEL NOME D'ITALIA MDCCCLXII.
intanto, brancicano sul tronco dove la Fata ha posato  le  loro teste. La Reginotta prende la testa del fratello;
prende la testa del fratello; questi la testa di lei. Se  le  adattano sul collo.)
nulla. Orzando in fuori con quella valentia che hanno  le  navi di questa specie, presto si sentirono meno i
il vento il comandante ordinò che si diminuissero  le  vele. In circa mezz’ora furono presi tutti i terzaruoli
sono levate mezz' ora più tardi. E fatta eccezione per  le  buche poste in via Broletto, via Armorari, Piazza Mercanti
via Armorari, Piazza Mercanti e Piazza della Scala, per  le  quali viene stabilita una levata straordinaria alle 12
viene stabilita una levata straordinaria alle 12 meridiane.  Le  lettere della città fra la città e sobborghi dovranno
potranno impostarsi nelle buche succursali della città. _  Le  lettere che si vogliono raccomandare od assicurare, i
che si vogliono raccomandare od assicurare, i giornali,  le  opere periodiche devono essere presentate agli uffici
per l'impostazione delle corrispondenze ordinarie. _  Le  lettere contenenti valori devono assoggettarsi almeno alla
. . . . . . . . . . . ... Come vuoi che sia? Una donna come  le  nostre; un po' più nera ...
Zitto! Domani non canterà più! ... (Esce, minacciando con  le  mani, seguito dal Ministro.)
Ministro e Detti. Poi il Reuccio Rapa, la Reginotta Mela e  le  Cameriere.
giunse in Milano verso  le  nove della sera. Prima di oltrepassare la cinta
che bella notte! La luna è argento fino,  le  nuvolette invece son zaffiro e rubino; come tiepida è
il buio canale lentamente s'avvia. Senti il dolce motivo e  le  dolci parole: " Io son come la zànzera intorno al
faccia che m'innamora, quelle due labbra rosee fa' ch'io  le  vegga ancora! ". " Io son come la nuvola che assorbe il sol
Luna, vedi due lagrime cader silenti e sole? Tu  le  illumini in cima di quel palazzo tetro, e forse le supponi
sole? Tu le illumini in cima di quel palazzo tetro, e forse  le  supponi il scintillar di un vetro... " Sporgi al veron le
le supponi il scintillar di un vetro... " Sporgi al veron  le  piccole mani, una sola almeno, e sembrerà un miracolo di
miracolo di più nel ciel sereno". " E vincerà, bell'idolo,  le  stelle del Signore se mi farai, schiudendola, la carità di
il mare del Chiatamone è più tempestoso, spumando contro  le  nere rocce che sono le inattaccabili fondamenta del
è più tempestoso, spumando contro le nere rocce che sono  le  inattaccabili fondamenta del Castello dell'Ovo, dove lo
fermento primaverile passasse dalla collina all'isola, per  le  onde del mare, come la bella stagione coronava di rose e di
lievi concenti e sotto il raggio della luna pareva che  le  ninfe marine, ombre leggiere, vi danzassero una danza sacra
rispetto alla divinità, torceva gli occhi allontanandosi, e  le  coppie di amanti cui era bello errate abbracciati sulla
gli epicurei, abituato a soddisfare ogni capriccio, amava  le  ville circondate da ogni parte dall'acqua: egli era
i margini che digradavano lievemente nel mare; scacciò  le  sirene e vi mise le sue bellissime schiave. Fu un pianto
lievemente nel mare; scacciò le sirene e vi mise  le  sue bellissime schiave. Fu un pianto solo per le grotte di
e vi mise le sue bellissime schiave. Fu un pianto solo per  le  grotte di corallo tra le alghe verdi; e le ninfe si
schiave. Fu un pianto solo per le grotte di corallo tra  le  alghe verdi; e le ninfe si lamentarono con Poseidone che
pianto solo per le grotte di corallo tra le alghe verdi; e  le  ninfe si lamentarono con Poseidone che non dette loro
i giardini degni di un imperatore, nei vivai diguazzarono  le  murene dalla brutta testa di serpente e dalla carne
stomachi finissimi: sotto i portici della villa suonarono  le  cetre e le tiorbe in onore di Servilia sorella di Catone,
finissimi: sotto i portici della villa suonarono le cetre e  le  tiorbe in onore di Servilia sorella di Catone, moglie di
sorella di Catone, moglie di Lucullo, bellissima fra  le  donne romane. Ivi danze festose, luminarie magiche,
di nitido cristallo, nel cui vino generoso si scioglievano  le  perle: ivi toghe di porpora, pepli di bisso, gemme
placido sposo, godeva dei trionfi di Servilia. Egli amava  le  feste sontuose che durano dalla sera sino ai primi albori,
cuoco vince quella di un poeta e fonde nel suo crogiuolo  le  ricchezze di un re; egli amava conversare coi letterati cui
portava alle gentili orecchie due pesanti perle che  le  laceravano la carne, le sue tuniche parevano tessute
orecchie due pesanti perle che le laceravano la carne,  le  sue tuniche parevano tessute d'aria, i suoi sandali
della gioventù. Gli occhi ardenti di coloro che l'amavano,  le  davano una aureola di fuoco in cui ella camminava, graziosa
che l'amavano, formavano attorno a lei una nuvola in cui  le  piaceva di respirare. Il mare batteva dolcemente sulle
non osava tumultuare; il sole la carezzava senza violenza e  le  aure leggiere ne facevano ondeggiare i fiori; nella placida
sirena! E l'aria mormora anch'essa, dopo aver scherzato con  le  chiome olezzanti: è lei, è lei la sirena. Servilia quando
ad un cencio! Incrostati, incrostati ostrica, per minare  le  fondamenta! Piantati, piantati, alga, per strappar via una
rodete, piccole e pazienti potenze del mare! Piansero  le  Nerèidi, piansero le Sirene, Venere fu offesa e Poseidone è
e pazienti potenze del mare! Piansero le Nerèidi, piansero  le  Sirene, Venere fu offesa e Poseidone è in collera. -
lo stesso. Un giorno Fragolina era curva per terra, e con  le  manine piccine piccine coglieva e coglieva fragole per
empire il panierino della nonna, quando sentì una voce che  le  diceva allegramente: - Buongiorno. - E vide un omino alto
come se avesse dinanzi a sè una bambola, e l'o- mìno  le  disse: - Vuoi venire con me? Ti faccio scendere per una
più i piedini sulle zolle infocate; non ti lace- rerai più  le  manine nei pruni. I miei com- pagni ed io ti serviremo;
lato del lago sorgeva un pa- lazzo tutto d'alabastro, con  le  finestre di zaffiri e le pareti d'oro. Davanti al palazzo
pa- lazzo tutto d'alabastro, con le finestre di zaffiri e  le  pareti d'oro. Davanti al palazzo erano schierati tanti e
armati di lance fatte con i pruni delle rose. Questi omìni  le  presentarono le armi, e verso di lei se ne avanzò uno ve-
fatte con i pruni delle rose. Questi omìni le presentarono  le  armi, e verso di lei se ne avanzò uno ve- stito più
degli altri, il quale montava una cavalletta focosa, e  le  fece un gran saluto. - Fragolina, questa è la tua guardia
saluto. - Fragolina, questa è la tua guardia del corpo! -  le  disse l'omìno che l'aveva accompagnata, e la fece entrare
che l'aveva accompagnata, e la fece entrare nel palazzo.  Le  sale non finivano mai: c'era quella del trono, quella del
fine c'era una camera con un letto dalle colonne d'oro e  le  materasse di piume di cigno. Su quel letto era preparato un
gran viavai. I campanellini d'argento sonavano a distesa,  le  trombettine squil- lavano senza interruzione, e piccole
in cui Fragolina riconobbe la sua guida, si spa- lancarono  le  porte e incominciò la proces- sione del popolo. Era una
non finiva mai, perché infinito era il popolo che abitava  le  viscere della terra e che era stato chiamato a raccolta con
e che era stato chiamato a raccolta con i campanellini, con  le  trombettine e con le grida per fare omag- gio alla invocata
a raccolta con i campanellini, con le trombettine e con  le  grida per fare omag- gio alla invocata regina. Ma era un
composto di uomini, anche più piccoli del maggiordomo, con  le  taccine vecchie e le lunghe barbe fluenti sul petto, gli
anche più piccoli del maggiordomo, con le taccine vecchie e  le  lunghe barbe fluenti sul petto, gli occhietti vivaci e il
ai piedi del mio trono tutti i doni della terra, tutte  le  ricchezze che questa può darle. Io, dal canto mio, pro-
rinunziare a tutti i legami, a tutti gli affetti, a tutte  le  persone che ho la- sciate su in alto. » Un grido echeggiò
pallida ed esitò. In quel momento ella ebbe una vi- sione.  Le  parve di esser trasportata nella povera capanna di paglia e
raccolta nel bosco? Non ho forse riscaldato nell’inverno  le  tue piccole membra? Non ho calmata la tua fame? Non ti ho
Maestà! - La Regina ebbe vergogna delle pro- messe che  le  chiedevano, ebbe orrore della rinunzia che volevano da lei.
quel popolo minuscolo, scese dal trono e corse via per  le  sale e fuori del palazzo. Grida irate del popolo le
via per le sale e fuori del palazzo. Grida irate del popolo  le  giunsero agli orecchi. Ella sen- tiva dietro a sé il brusìo
Udì i campanellini d'argento che suo- navano a raccolta,  le  trombettine che squil- lavano incessantemente, ma ella
formiche af- faticate a otturarne il passaggio. Fragolina  le  prese a manate e le lanciò lungi da sè. Le formiche, per
a otturarne il passaggio. Fragolina le prese a manate e  le  lanciò lungi da sè. Le formiche, per vendicarsi, le corsero
Fragolina le prese a manate e le lanciò lungi da sè.  Le  formiche, per vendicarsi, le corsero sul collo, sulle
e le lanciò lungi da sè. Le formiche, per vendicarsi,  le  corsero sul collo, sulle braccia, le invasero tutto il
per vendicarsi, le corsero sul collo, sulle braccia,  le  invasero tutto il corpo e si diedero a pungerla
formiche affaticati a distruggere l'opera loro, a rompere  le  comunicazioni tra il mondo sotterraneo e quello dove
il sole, dove si soffre, ma si ama tanto; e Fragolina  le  calpestava, le distruggeva, nè si lasciava atterrare dai
dove si soffre, ma si ama tanto; e Fragolina le calpestava,  le  distruggeva, nè si lasciava atterrare dai loro attacchi.
attacchi. Quando arrivò su, nel bosco dove cre- scevano  le  fragole, ella faceva sangue da tutto il corpo e il suo
l'uno e l'altro, si diede a correre. Ma da più parti  le  guardie del corpo, capitanate dal maggiordomo, l'avevano
dalla quale partivano ancora i ge- miti della nonna e  le  grida di Moreccino. - Eccomi, son qua, sono Fragolina,
gioia vicina al focolare; Moreccino corse dalla sorella,  le  lavò il viso con l'acqua della fontana, le fece mille
dalla sorella, le lavò il viso con l'acqua della fontana,  le  fece mille carezze e riuscì fi- nalmente a calmarla.
la sua nonna e di lavorare per lei, non rim- pianse mai  le  ricchezze perdute. Quando coglieva le fragole nel bosco,
non rim- pianse mai le ricchezze perdute. Quando coglieva  le  fragole nel bosco, sentiva tante volte delle vocine che le
le fragole nel bosco, sentiva tante volte delle vocine che  le  di- cevano: - Vuoi essere regina? Avrai un po- polo
dove sono nascosti i tesori! - Ma Fragolina si metteva  le  mani agli orecchi, pensava alla nonna e non si la- sciava
Un giorno, mentre era intenta alle solite sue occupazioni,  le  comparve dinanzi l'omìno, seguito da una turba di
giorno, omìno; che cosa vuoi da me? - Queste ricchezze,  le  vedi? - Sì. Ebbene? - Esse son tue, se.... - No, riportale
il capo e disse fieramente: - Va', non mi tentar più. Con  le  ric- chezze non si compera la felicità. - E l'omìno se
prima di soprassalto, sembrandole di udir piangere  le  gemelle ed accapigliarsi fra loro; ma accorgendosi
fra loro; ma accorgendosi dell'errore, sorrise, e ritirando  le  gambe che aveva già buttate fuori del letto, si rannicchiò
già buttate fuori del letto, si rannicchiò dolcemente sotto  le  lenzuola. Il materasso, molle, sovrapposto a un saccone di
Sulle pareti, quattro quadrettini modesti rappresentavano  le  avventure di Telemaco; Venere che conduce Amore nell'isola
altre vestite di bianco, e il giovane Telemaco fra esse; né  le  parve che la scena fosse antipatica, tutt'altro. A casa
avventure di Telemaco. Un leggero fruscìo accanto all'uscio  le  trasse un grido. La zia Rosa entrò, serena, calma, con una
Rosa entrò, serena, calma, con una tazzetta di caffè fra  le  mani. La vergogna di essere stata sorpresa a letto, fece
balbettare a Teresina una gran quantità di scuse; ma la zia  le  tagliò subito a mezzo, sorridendo, dicendo che alla sua età
resto di caffè, e la sgocciolò allegramente, succhiandosi  le  labbra. Poi balzò dal letto come una molla. Nessuno le
le labbra. Poi balzò dal letto come una molla. Nessuno  le  faceva premura; la mamma non chiamava "Teresina, Teresina",
con quella vocetta spenta ch'ella conosceva cosí bene; non  le  gemelle da pettinare, non da ammannire le colazioni, non le
cosí bene; non le gemelle da pettinare, non da ammannire  le  colazioni, non le fascie d'Ida da rotolare per benino, non
le gemelle da pettinare, non da ammannire le colazioni, non  le  fascie d'Ida da rotolare per benino, non la voce burbera
benino, non la voce burbera del padre: "Che nessuno tocchi  le  carte del mio studio!" Tutta la camera per lei, vuota; una
busto, rialzando ad ogni po' lo spallino della camicia che  le  scivolava sul braccio. Come erano bianche le sue braccia!
camicia che le scivolava sul braccio. Come erano bianche  le  sue braccia! Ella non aveva mai avuto tempo di guadarle, e
sue braccia! Ella non aveva mai avuto tempo di guadarle, e  le  apparivano ora come le braccia di un'altra persona, così
aveva mai avuto tempo di guadarle, e le apparivano ora come  le  braccia di un'altra persona, così sottili, rotonde e
zia Rosa, la quale era stata una vera bellezza; e nemmeno  le  sue guancie e il suo mento non avevano quelle linee pure,
un'impressione buona e si sentí consolata. Bella non  le  sembrava di essere, ma brutta, brutta come le Portalupi,
Bella non le sembrava di essere, ma brutta, brutta come  le  Portalupi, nemmeno. Cercò un momento una parola, una parola
un momento una parola, una parola che lei conosceva, e che  le  sembrava applicabile alla propria fisionomia, ma non la
i rosai, seria, come persona che se ne intende. - Cogli  le  rose - le gridò a tergo la voce dello zio. Il vecchione la
seria, come persona che se ne intende. - Cogli le rose -  le  gridò a tergo la voce dello zio. Il vecchione la osservava,
colle mani scarne appoggiate allo stipite. Ella colse  le  rose, scegliendole; lasciando da parte i piccoli boccioli
parte i piccoli boccioli non ancora dischiusi; preferendo  le  rose piene, carnose, dal grembo cupo e fortemente odoroso;
rose piene, carnose, dal grembo cupo e fortemente odoroso;  le  fiutava ad una ad una prima di riunirle in mazzo; le fiutò
le fiutava ad una ad una prima di riunirle in mazzo;  le  fiutò ancora tutte insieme, a lungo, colla faccia
sprofondata in mezzo alle foglie fresche, umettandosi  le  guancie di rugiada. - Sono belle, nevvero? - Bellissime.
fra i cespugli, stringendosi al petto tutte quelle rose che  le  scappavano dalle dita. - Fammele vedere Teresina si accostò
sforzi incredibili per sostenersi ritto, e gli presentò  le  rose, sporgendosi avanti, sfiorandogli colle mani le mani
le rose, sporgendosi avanti, sfiorandogli colle mani  le  mani agghiacciate. Egli barcollò un momento, odorando le
le mani agghiacciate. Egli barcollò un momento, odorando  le  rose sul seno della fanciulla, e poi cadde sfinito nel
- Gli uomini - disse placidamente la zia Rosa, infilando  le  maglie di un pedule - sono molto piú deboli di noi. - Sì? -
che nessun soffio di passione aveva alterate mai. Lo zio  le  faceva un po' soggezione, e, segretamente, le ispirava un
mai. Lo zio le faceva un po' soggezione, e, segretamente,  le  ispirava un certo disgusto; ma non poteva saziarsi dal
la sua finestra, proprio nel momento ch'ella schiudeva  le  gelosie? Lo seppe un giorno, a tavola, poiché la zia
occhi grandi a fior di testa, che sembravano voler pigliare  le  persone come in una tanaglia. Era un divertimento vederlo
in una tanaglia. Era un divertimento vederlo passare tutte  le  mattine, ed era comodo per l'ora: Cecchino significava le
le mattine, ed era comodo per l'ora: Cecchino significava  le  sette e mezzo in punto. La zia Rosa, che conosceva la
All'entrare in sala, con tutte quelle sedie allineate lungo  le  pareti, il pavimento spruzzato di acqua fresca, e quattro
Vedeva, confusamente, due o tre coppie che giravano, e  le  parve che la zia Rosa, dall'altro lato della sala, la
ad uscire di quel cantuccio, a muoversi anche lei come  le  altre. Ma c'era una nebbia davanti alle sue pupille, non
e la nebbia crebbe, diventò tenebra folta, dopo che  le  si era fermato proprio davanti qualche cosa color cannella.
cannella. - Posso? Che cosa si voleva da lei? Che cosa  le  offrivano? Chi parlava? Ella rispose vivamente no, no,
erano piuttosto sassolini o mollica di pane? Suo fratello  le  aveva fatto tante volte quello scherzo. La voce insistette
Il signor Cecchino aveva un modo di parlare mellifluo,  le  stava chino davanti con tanto rispetto, ch'ella ebbe una
ebbe una lontana intuizione di fargli piacere ad accettare  le  sue cortesie. Rispose dolcemente: - Non ho mai ballato. -
Ripose i confetti in una tasca del giubbetto, e  le  porse galantemente la mano. - Temo m'abbia a girare la
può cadere. E per darle subito una prova della sua forza,  le  recinse la vita stretta. Teresina ripiombò nel buio. Non
stessa, girava, girava, acciecata dalle quattro candele che  le  sembravano girandole abbaglianti, sentendo nel fianco il
era giunta al punto da non potergli parlare senza che  le  tremasse la voce; e quand'egli disse, strisciando le
che le tremasse la voce; e quand'egli disse, strisciando  le  parole, facendo gli occhi espressivi: - Come mi dispiace
girava la zia Rosa; girava lei, Teresina, stretta fra  le  braccia di Cecchino. E chi girava realmente erano lor due
- Moltissimo - rispose Teresina con una convinzione che  le  trapelava dagli occhi. Una volta chiusa nella sua camera,
ballo, ricordando sillaba per sillaba tutto quello che  le  aveva detto Cecchino: "Posso? La prego, favorisca almeno un
"una persona simpatica". Queste, solamente a pensarci,  le  sconvolgevano il cuore. Guardò amorosamente il confettone,
di mangiarlo, e quello di conservarlo eternamente. Il letto  le  parve duro, troppo pesanti le coperte. Era stanca, ma non
eternamente. Il letto le parve duro, troppo pesanti  le  coperte. Era stanca, ma non le riusciva di chiudere occhio;
parve duro, troppo pesanti le coperte. Era stanca, ma non  le  riusciva di chiudere occhio; se appena le si appesantivano
stanca, ma non le riusciva di chiudere occhio; se appena  le  si appesantivano le palpebre, scattava, sembrandole di
riusciva di chiudere occhio; se appena le si appesantivano  le  palpebre, scattava, sembrandole di udire mormorare lì sul
lì sul guanciale: una persona tanto simpatica E poi  le  venivano in mente i ritornelli dell'organetto, e si
per lui; ma invece di essere un pensiero gaio e sorridente,  le  si affacciò quasi come un dolore, come una spina acutissima
Si sentiva cambiata, come se un gran numero d'anni  le  si fosse aggravato sopra; aveva pensieri mesti di morte, di
Si toccava l'abito qui, lì, dove lo aveva toccato lui; e  le  veniva una gran voglia di piangere. All'ora del pranzo
lo aveva veduto passare, e lo sguardo prolungato che egli  le  diede, l'aveva, per un istante, resa beata; ma poi la
- disse la zia Rosa, accarezzandola con dolcezza - forse  le  fa male l'aria. - No, zia, non mi fa male. - Sei pallida,
era bella la perla del Trastevere!  Le  treccie brune, foltissime; e gli occhi! il loro lampo
antica. Oh! Raffaello in Clelia avrebbe trovato tutte  le  grazie dell’ideale sua fanciulla colla virile robustezza
conserva l'arco e parte della torre di cui erano munite  le  porte dei Visconti. Nel 1863 vennero questi avanzi
gotico_lombarda, ristaurati da inesperto architetto; sicché  le  torri furono guaste.