Cipì p. 9 Nascita di Cipí 12 Il mondo 16 Il buco fondo e nero 19 Prigioniero 22 Alla scoperta del mondo 25 Margherí 30 Gli artigli 33 La fucilata 36
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e tirandosi dietro il fuoco sbatté con la testa contro la terra che sobbalzò. A Cipí si rizzarono le piume sul capo. Le nuvole non cedettero, si
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fa male qua, mi fa male qui, — ripeteva Cipí rannicchiato sotto l'ala della mamma. Ad un tratto tacque, alzò la testa spaventato e gridò: — Mamma
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altrove —. E i due passeri risalirono sul tetto. — Amici, — spiegò Cipí. — Il boccone è un tranello, dobbiamo lasciarlo là. Andiamo via! E si slanciò
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pazienza! Ancora un po' e sarai mamma! Un bel mattino di primavera la passera sentì: cric, cric..., allora alzò le ali e vide che erano nati tutti e tre
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Gianni Rodari, La torta in cielo 10 Magdalen Nabb, Rumori di galoppo lontano 22 Antonio Rubino, Viperetta 12 Modiano/Sempé, Sogni senza occhiali 13 B
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Finito di stampare nel mese di settembre 1995 per conto delle Edizioni E. Elle S.r.l. presso la Società Editoriale Ergon S.r.l., Ronchi (Go)
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! Addio! — dicevano partendo. Man mano che se ne andavano, la terra tornava qua e là alla luce e le erbe rialzavano il capo. Attraverso mille strade le
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Per fortuna babbo e mamma arrivarono in tempo e lo riportarono nel nido. — Perché fai il disubbidiente? — disse la mamma. — Io voglio vedere che cosa
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disse: — Adesso salto dall'altra parte: op là! — e saltò dall'altra parte del buco nero. In quel momento ritornò mamma passera e gli gridò: — Vieni giú
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papà. E Cipí intanto soffriva: a momenti non ricordava piú nulla e chiudeva gli occhi come se stesse per morire. La sua mamma, intanto, volava
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facile quel volo, ai fratelli invece batteva forte il cuore: ma tutto andò bene. Appena là, Cipí volò sulla cima della pianta e di là incominciò ad
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I compagni, che stavano raspando la terra nella quale l'uomo aveva sparso la semente, lo chiamarono: — Vieni con noi, Cipí! Abbiamo trovato la fila
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La passeretta dall'ala spezzata si rannicchiò tremante in fondo al cespuglio: — Cipí... oh che male... non posso piú volare, che farò? — Zitta
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la passeretta migliorava. Qualche volta essa diceva al compagno: — Che tristezza dover stare qui inoperosa, io che facevo tutto da sola e volavo piú
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cerca di cibo per sé e la compagna, e alla sera si accovacciava accanto al nido in attesa del sonno. — Nasceranno? — si chiedeva. — Tutto andrà bene
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tutta la giornata si chiamarono, si radunarono e si prepararono alla grande avventura di ogni autunno. Salutarono gli amici passeri e il giorno
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Beccodolce arrivò trafelata: — Cibo per tutti! Venite con me! — I passeri la seguirono. Essa puntò verso un cortile e planò su una pianta: — Sotto
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. Uscì dalla tegola, volò su quel tetto, ispezionò: nulla. — Eppure le luci erano là! - esclamò indicando il buco. La passeretta fece una risatina poi
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tutt'intorno bagliori accecanti. A un certo punto la loro luce si fece rossa come il fuoco e sprizzando scintille azzurre, una stellina con voce gentile si
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1. La galea scivolava sulla lucente via del mare. Il sole acerbo ne tingeva di rosa la prua, il fianco sinistro e la vela quadrata, gonfia di
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9. Gentile iniziò la notte inquietamente. Tentava di separare le cose nel pensiero, metterle in un ordine qualsiasi, per contemplarle con qualche
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10. L'uomo vestito di nero, di cui Gentile mai seppe il nome e mai ascoltò la voce, lo prelevò prima della mezzanotte del terzo giorno, dopo che, al
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orientale al centro della stanza piú grande, verso l'ampia apertura verso la loggia, e il vento continuo dello stretto le agitava attorno la veste gialla come
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che domani l'opera sarà compiuta. L'uomo, che sempre aveva evitato di guardare la tela, distolse quella notte il volto con gesto piú brusco, come
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18. Quell'invito assoluto, mite, riportò Gentile nel terrore. La puntura al collo non si spostava, come un neo doloroso sulla pelle del pittore. La
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19. Anche quell'attesa, in cui la mente di Gentile corse alle buone memorie, come a voler rivivere in fretta la vita; in cui, ancora, egli guardava
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20. Maometto Secondo parlò, ritirando lentamente la mano che lei, dopo il bacio, aveva trattenuto. — Amica stupenda, — disse, — benché io stia per
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, divisa, ferita da varie disunioni, e nonostante sforzi dolorosi il pittore non riusciva a comporne interamente la figura. Il ritratto di Maometto Secondo
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22. Rispettata, evitata dalle vili barche corsare dei Dardanelli, la nave imperiale uscí nell'aperto Egeo, puntando senza indecisione a Sud, per
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. Procedevano per una stradicciola di terra, delle molte che, tutte buone, attraversavano la campagna a portata di voce una dall'altra, e per ingannare
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5. La badessa di Santa Margherita, il mattino dopo, si trovò davanti il pittore, venuto finalmente ad eseguire i lavori promessi, secondo quanto
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mangiamo biada in diverse stalle. La badessa non notò il tono allegramente risentito. — Grande famiglia, grandi averi, — continuò. — Sicché suor Marta
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8. Presa da un batticuore di altri tempi, davanti alla badessa, suor Marta tratteneva e copriva l'emozione, pausava il respiro, nascondeva la
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10. La chiara stanzetta riceveva dalla soglia, e in parte minore dalla finestrella, la luce del chiostro fiorito. Su uno sgabello al centro, a
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11. Alla fine della mattinata, suor Caterina aveva imparato che la pittura è molto piú complicata a dire che a fare, mentre Lucrezia Buti aveva
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Aveva cantato a bassa voce, guardando la collina. Poi ripeté la strofa, piú lentamente, toccandosi occhi, naso, bocca, orecchie. Poi piú velocemente
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Tre volte, come il gioco voleva, cantò e toccò a velocità crescente la fronte, il naso e i denti con la punta del dito, sorridendo.
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? — Il tuo parlar di pittura, ieri, era piacevole e bello: madre Pia crede però che la giovane se ne potrebbe turbare. Oggi taceremo. — Anzi, faremo
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14. Bastò poi un breve messaggio, un appuntamento alle prime ombre, cavalli pronti, una strada per la collina, una casa di contadini amici e discreti
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7. Passarono i giorni, e nascevano le montagne. Non soltanto la vallata dove vivevano Insubat e Mutkul, e le pendici su cui il cane zoppo correva
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. — Sei tu Sakumat, il pittore? — E questa è la mia casa, uomo delle montagne. Chi sei? E perché mi cerchi? — Io sono Kumdy, uomo di bastone del burban
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14. — Dove va la nave, Sakumat? — chiese Madurer con voce fioca. Ormai passava gran parte della giornata sui cuscini, a guardare il lavoro del
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, imbevendola di luce bruna. — Il prato si addormenta, — ripeté Madurer, con la sua voce quasi imprendibile. Mano a mano che Sakumat si muoveva lungo le
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16. Quando Madurer fu morto, e la casa e il villaggio ebbero pianto per molti giorni, il burban chiamò Sakumat. — Ora sei mio fratello, — disse, — la
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3. Madurer era un bambino pallido ma non infelice. Sebbene avesse quasi undici anni, la vita rinchiusa aveva rallentato la fioritura del suo corpo, e
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sarebbe contento, vostro padre Jacopo, a vedervi cosí ben riusciti e onorati! — Son sei anni che è morto, — disse Gentile, abbassando appena la faccia
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. La nave di Naguat Tafi era un'imbarcazione di medio peso, solida e ricca. Portava la vela turca, e due file di remi rossi come chele d'aragosta
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5. Costantinopoli e la sua porta d'acque gli vennero incontro come la scena di un sogno. L'odore mai interrotto di spezie e fiori si addensò, si
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8. Gentile taceva, perché non toccava certamente a lui iniziare la conversazione. — Penserai che io sia qui per parlare del ritratto, - disse
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