Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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morte,  la  vita nella morte; morte, vita, la morte nella vita. Noi col
morte, la vita nella morte; morte, vita,  la  morte nella vita. Noi col filo col filo della vita nostra
a questa morte. E più forte è il sogno della vita - se  la  morte a vivere ci aita ma la vita la vita non è vita se la
è il sogno della vita - se la morte a vivere ci aita ma  la  vita la vita non è vita se la morte la morte è nella vita e
sogno della vita - se la morte a vivere ci aita ma la vita  la  vita non è vita se la morte la morte è nella vita e la
la morte a vivere ci aita ma la vita la vita non è vita se  la  morte la morte è nella vita e la morte morte non è finita
a vivere ci aita ma la vita la vita non è vita se la morte  la  morte è nella vita e la morte morte non è finita se più
vita la vita non è vita se la morte la morte è nella vita e  la  morte morte non è finita se più forte per lei vive la vita.
e la morte morte non è finita se più forte per lei vive  la  vita. Ma se vita sarà la nostra morte nella vita viviam
è finita se più forte per lei vive la vita. Ma se vita sarà  la  nostra morte nella vita viviam solo la morte morte, vita,
Ma se vita sarà la nostra morte nella vita viviam solo  la  morte morte, vita, la morte nella vita; vita, morte, la
nostra morte nella vita viviam solo la morte morte, vita,  la  morte nella vita; vita, morte, la vita nella morte. -
la morte morte, vita, la morte nella vita; vita, morte,  la  vita nella morte. -
 La  morte, ribatti, in quanto fine di tutto è anche la fine
morte, ribatti, in quanto fine di tutto è anche  la  fine deld olore, del tempo logorato di ogni giorno, l
logorato di ogni giorno, l 'abisso spalancato nel respiro.  La  morte è il riposo desiderato, l'annichilirsi di ogni corpo,
l'annichilirsi di ogni corpo, con tutto il suo peso,  la  cosa, la materia. E la resurrezione? ti interrompo: ma la
di ogni corpo, con tutto il suo peso, la cosa,  la  materia. E la resurrezione? ti interrompo: ma la
ogni corpo, con tutto il suo peso, la cosa, la materia. E  la  resurrezione? ti interrompo: ma la resurrezione è solo
la cosa, la materia. E la resurrezione? ti interrompo: ma  la  resurrezione è solo tregua, spazio vuoto, la salvezza di
interrompo: ma la resurrezione è solo tregua, spazio vuoto,  la  salvezza di una particola di vita, briciola o nervo,
 la  bionda dagli occhi procaci, costei, la bella che ha
la bionda dagli occhi procaci, costei,  la  bella che ha fralezze di fior, raggi di stella, io la
la bella che ha fralezze di fior, raggi di stella, io  la  vorrei compagna e schiava dei dolori miei. Vorrei darle la
la vorrei compagna e schiava dei dolori miei. Vorrei darle  la  mia sete di baci non noti al mondo; come un aratro sul suo
passare, e nell'ansia vederla agonizzare. E poi narrarle  la  immensa amarezza dei disinganni ; dirle la noia che precede
E poi narrarle la immensa amarezza dei disinganni ; dirle  la  noia che precede gli anni; dirle che Iddio ci ha fatti al
al sogno, all'estasi e all'oblio! Questo vorrei, perché  la  sua bellezza troppo divina sentisse un po' la mota e la
perché la sua bellezza troppo divina sentisse un po'  la  mota e la pruìna; questo vorrei per far men gaia e pallida
la sua bellezza troppo divina sentisse un po' la mota e  la  pruìna; questo vorrei per far men gaia e pallida costei.
un caldo terribile,  la  stanza diventa una pozza sanguinosa, la bolla che si era
un caldo terribile, la stanza diventa una pozza sanguinosa,  la  bolla che si era formata all 'occhio destro occupa adesso
all 'occhio destro occupa adesso tutta l'aria, inonda  la  realtà, la chiude. Nuoto nell 'assenza di sonno.
destro occupa adesso tutta l'aria, inonda la realtà,  la  chiude. Nuoto nell 'assenza di sonno.
ha una gamba di legno, ma ha  la  voce gentile. La bambina spinge la porta e quello subito
ha una gamba di legno, ma ha la voce gentile.  La  bambina spinge la porta e quello subito chiude e manda il
gamba di legno, ma ha la voce gentile. La bambina spinge  la  porta e quello subito chiude e manda il chiavistello. La
la porta e quello subito chiude e manda il chiavistello.  La  precede nel buio. L'accetta pende sul muro scrostato. La
La precede nel buio. L'accetta pende sul muro scrostato.  La  piccola fugge via e di lì a poco l'uomo viene a restituire
piccola fugge via e di lì a poco l'uomo viene a restituire  la  pollastra bianca e ha la faccia livida. Passano giorni. Un
a poco l'uomo viene a restituire la pollastra bianca e ha  la  faccia livida. Passano giorni. Un mattino Anna ode un
e che spesso questi bastona. Il pianto continua, cresce.  La  madre va alla finestra e si rivolge all'uomo che dice,
ho fatto». Un attimo e torna, getta in strada un involto,  la  madre getta un grido, ammutisce tre giorni. Anna salta dal
un grido, ammutisce tre giorni. Anna salta dal letto, vede  la  testa mozza della moglie del pazzo, con le trecce sciolte e
sta scritto: “Se vuoi salvare il mondo devi uccidere Anna”.  La  morta si chiamava Anna, come la bambina.
mondo devi uccidere Anna”. La morta si chiamava Anna, come  la  bambina.
nomi  la  confondono eppure la ua attenzione si è moltiplicata, lo
nomi la confondono eppure  la  ua attenzione si è moltiplicata, lo sguardo si è fatto
è fatto prensile, cpace di rischiare il pensiero: vai verso  la  morte. E mentre nota la macchia di oleandro contro l'edera
di rischiare il pensiero: vai verso la morte. E mentre nota  la  macchia di oleandro contro l'edera ecco il secondo
immobile ecco il terzo, ultimo pensiero; può sopportare  la  perdita, può non catturare."
lacrimae rerum. Rideva  la  lampada, dai candidi ceri specchiando l'orpello nei lunghi
candidi ceri specchiando l'orpello nei lunghi bicchieri;  la  tavola, piena di trilli argentini, ridea col profumo dei
insieme, poi tutte mutavano le sillabe estreme: - Io sono  la  coltrice del letto infantile... - E noi siam le gioie dei
- E noi siam le gioie dei giorni d'aprile.. - Son io  la  locanda dei queti villaggi... - Io son la valigia dei
- Son io la locanda dei queti villaggi... - Io son  la  valigia dei garruli viaggi... - Rammenti ?...la cattedra
cattedra son io della scuola... - Io son del giardino  la  memore aiuola... - Noi siamo le cabale dell'alta lavagna...
le vergini dal cielo invocate! - Rammenti ?...Rammenti ?...  la  seggiola io sono, la seggiola bella, più bella di un trono,
invocate! - Rammenti ?...Rammenti ?... la seggiola io sono,  la  seggiola bella, più bella di un trono, in cui dietro
distesa, fra i vaghi riflessi che veggonsi in chiesa,  la  candida infanzia capì la madonna, la buona, la santa, la
riflessi che veggonsi in chiesa, la candida infanzia capì  la  madonna, la buona, la santa, la povera nonna! - Oh angosce,
veggonsi in chiesa, la candida infanzia capì la madonna,  la  buona, la santa, la povera nonna! - Oh angosce, oh
in chiesa, la candida infanzia capì la madonna, la buona,  la  santa, la povera nonna! - Oh angosce, oh trasporti
la candida infanzia capì la madonna, la buona, la santa,  la  povera nonna! - Oh angosce, oh trasporti dell'anima mia! E
angosce, oh trasporti dell'anima mia! E i sogni sfumavano,  la  nenia svania... La tavola piena di trilli argentini ridea
dell'anima mia! E i sogni sfumavano, la nenia svania...  La  tavola piena di trilli argentini ridea col profumo dei
sanatorio dove viene ricoverata a vent'anni. Indossa sempre  la  stessa giacca di lana a quadri ruggine e neri. La neve
sempre la stessa giacca di lana a quadri ruggine e neri.  La  neve sferza la sdraio dove resta tutta la mattina con una
giacca di lana a quadri ruggine e neri. La neve sferza  la  sdraio dove resta tutta la mattina con una borsa di acqua
ruggine e neri. La neve sferza la sdraio dove resta tutta  la  mattina con una borsa di acqua calda tra le gambe. Ha
Ha paura. Di nascosto si cuoce un uovo in un tegame. Tra  la  porta e il vento il gas stringe il tuorlo in un fuoco
piante che una volta strappate appassiscono subito.Così  la  menta cede la sua forza a chi la coglie, e forse non èun
una volta strappate appassiscono subito.Così la menta cede  la  sua forza a chi la coglie, e forse non èun caso che
appassiscono subito.Così la menta cede la sua forza a chi  la  coglie, e forse non èun caso che tonifichi e rinfreschi. In
non èun caso che tonifichi e rinfreschi. In questo caso  la  generosità è volontà di morte.La maggior parte delle piante
recidive che ravvivano le stanze. Di queste si compiace  la  vista, anche se il nostro cuore batte per le prime.
vestire  la  morta è la più vecchia delle cugine, che la chiama e lei
vestire la morta è  la  più vecchia delle cugine, che la chiama e lei erutta e si
vestire la morta è la più vecchia delle cugine, che  la  chiama e lei erutta e si rilassa. Così possono infilarle
 la  voce chioccia e poverina dell'errante bambina ; amo il
del cieco, e il ritornello del vecchierello ; amo tutta  la  musica che ho intesa, ma non amo la musica di chiesa. Ah
; amo tutta la musica che ho intesa, ma non amo  la  musica di chiesa. Ah per l'uom sventurato appeso ai chiodi,
mentr'ei morìa, l'onta rinnova e il mal dell'agonìa! Amo  la  voce chioccia e poverina dell'errante bambina ; amo il
del cieco, e il ritornello del vecchierello; amo tutta  la  musica che ho intesa, ma non amo la musica di chiesa.
vecchierello; amo tutta la musica che ho intesa, ma non amo  la  musica di chiesa.
guardando  la  luna tonda sul tiglio. Con un vestito di seta azzurra siede
azzurra siede davanti allo specchio dell'armadio. Ricorda  la  strada lungo il fiume e la ripercorre: per un incontro che
specchio dell'armadio. Ricorda la strada lungo il fiume e  la  ripercorre: per un incontro che può ripetere a suo
è una rossa macchia di sangue dove io bagno senza possa  la  penna, a dolci prove eternamente mossa. E la penna si muove
senza possa la penna, a dolci prove eternamente mossa. E  la  penna si muove e la carta s'arrossa sempre a passioni nove.
a dolci prove eternamente mossa. E la penna si muove e  la  carta s'arrossa sempre a passioni nove. Giorno verrà: lo so
lo so che questo sangue ardente a un tratto mancherà, che  la  mia penna avrà uno schianto stridente... ... e allora
 la  forza dal tuo seno, o terra, il sole ha tratto che salendo
all'orizzonte per i vapor rosseggiano più grandi quasi  la  vita per più forza gravi come un'aura di morte. Ma se i
le fronde si matura il frutto e il bifolco gioisce. Ahi,  la  promessa della primavera in questo picciol frutto si
sui vertici ricolmi passa il nembo e pel cielo s'accavalla  la  nera massa delle nubi, e lungi livida luce rompe la tenèbra
la nera massa delle nubi, e lungi livida luce rompe  la  tenèbra e pei piani rivela in nuovo aspetto messi
E a destra e a manca e presso e da lontano riappar  la  nuova luce, e come il cielo nel diverso bagliore si
e come il cielo nel diverso bagliore si trasmuta, così  la  terra la livida faccia in nuova congiunzion sembra mutare,
il cielo nel diverso bagliore si trasmuta, così la terra  la  livida faccia in nuova congiunzion sembra mutare, mentre
al diffuso baglior speme sopita? Dal diffuso baglior verrà  la  Luce mai veduta? e dal rombo vorticoso la Voce squillerà
baglior verrà la Luce mai veduta? e dal rombo vorticoso  la  Voce squillerà che non udisti? Ecco la terra ancora si
dal rombo vorticoso la Voce squillerà che non udisti? Ecco  la  terra ancora si congiunge coi nuovi mondi in alto, e la
la terra ancora si congiunge coi nuovi mondi in alto, e  la  striscia di fuoco ecco dirompe la tenebra, ed io stesso
nuovi mondi in alto, e la striscia di fuoco ecco dirompe  la  tenebra, ed io stesso abbacinato nel vortice di fuoco sono
nel vortice di fuoco sono avvolto. Sospesa a quella luce è  la  mia vita un attimo od un tempo senza fine, che fra il lampo
che fra il lampo ed il tuono non si vive. - Ora scoppia  la  vita e s'apre il frutto del mio tanto aspettar, ora la
la vita e s'apre il frutto del mio tanto aspettar, ora  la  gioia intera e il possesso dell'universo, ora la libertà
ora la gioia intera e il possesso dell'universo, ora  la  libertà ch'io non conosco, ora il Dio si rivela, ora è la
la libertà ch'io non conosco, ora il Dio si rivela, ora è  la  fine. Ma scroscia il tuono che m'assorda ... io vivo e
il tuono che m'assorda ... io vivo e famelico aspetto ancor  la  vita. Altri lampi, altri tuoni, ed il mistero in benefica
amici il nettare divino! Bruna è  la  notte, e la face scintilla: spumeggi in cor coll'ispirato
amici il nettare divino! Bruna è la notte, e  la  face scintilla: spumeggi in cor coll'ispirato vino la musa
e la face scintilla: spumeggi in cor coll'ispirato vino  la  musa brilla! Splende la face e s'avvicina il giorno; nei
spumeggi in cor coll'ispirato vino la musa brilla! Splende  la  face e s'avvicina il giorno; nei colmi nappi un'anima
amici, e danzatemi intorno e brune e bionde! Buia è  la  notte, e miagolan sui tetti come bimbi sgozzati i gatti
treccie erranti, le tese braccie delle danzatrici! Splende  la  face, amiamoci, e beviamo; è dolce sussurrar fra nappi e
io t'amo! Fra gli spruzzi del vin, come, a vederla,  la  schiera delle amanti è più gentile; son come i fior che la
la schiera delle amanti è più gentile; son come i fior che  la  rugiada imperla ai dì d'aprile. Versate, amici, il nettare
ai dì d'aprile. Versate, amici, il nettare divino! Bruna è  la  notte, e la face scintilla: spumeggi in cor coll'ispirato
Versate, amici, il nettare divino! Bruna è la notte, e  la  face scintilla: spumeggi in cor coll'ispirato vino la musa
e la face scintilla: spumeggi in cor coll'ispirato vino  la  musa brilla! Cozziam le tazze, ed accozziam canzoni,
al mare, al fulmine, e agli steli dei fiorellini! Splende  la  face, e s'avvicina il giorno: nei colmi nappi un'anima
noi pur, frammisti alle bigotte ed ai bigotti; ma di costor  la  vivida natura ritemprar non potrà, col cener molle, che
mi riposo e aspetto, fu- mo una sigaretta, cammino per  la  casa, sbocconcello dalla tavola qualcosa il cui sapore mi
dalla tavola qualcosa il cui sapore mi plachi, plachi  la  fame in me e la mia voglia di vederti.
qualcosa il cui sapore mi plachi, plachi la fame in me e  la  mia voglia di vederti.
via della Clusaz, oltrepassato l'ultimo lampione del paese,  la  stessa luna che alle nostre spalle illumina il monte e il
spalle illumina il monte e il torrente e le case impedisce  la  visione del1'altra parte della valle. Percorriamo con gli
del1'altra parte della valle. Percorriamo con gli occhi  la  cresta di quel versante, il suo confine con il blu di questa
confine con il blu di questa notte. È difficile ricostruire  la  posizione delle cose nella massa scura che sta sotto, ma
aumenta il buio e si fa nero, guardando a lungo si indovina  la  figura del castello e dei larici alti sulla cordigliera.
conterò  la  storia della morta per cui suonano adesso la campana - era
conterò la storia della morta per cui suonano adesso  la  campana - era una tosa piccolina e smorta che abitava
fu portato via da una piena di stenti e di malanni ...  la  restò sola colla vecchia zia. Amor di madre non avea la
... la restò sola colla vecchia zia. Amor di madre non avea  la  mesta, né amor d'amiche la povera tosa; ella era brutta, e
zia. Amor di madre non avea la mesta, né amor d'amiche  la  povera tosa; ella era brutta, e in cenci avea la vesta ...
d'amiche la povera tosa; ella era brutta, e in cenci avea  la  vesta ... qual giovin mai l'avrìa menata sposa? Vedea le
dello schermo del computer che è  la  stessa del leggìo di plastica poco più avanti, la lampada
che è la stessa del leggìo di plastica poco più avanti,  la  lampada sui fogli e sul quadrato nero della scrivania, la
la lampada sui fogli e sul quadrato nero della scrivania,  la  sedia gialla vuota senza di me: tutto questo è il tuo
 la  strada, cataste di legna sotto la neve. Di la dal
la strada, cataste di legna sotto  la  neve. Di la dal villaggio, salendo, boschi con acque e
la strada, cataste di legna sotto la neve. Di  la  dal villaggio, salendo, boschi con acque e sentieri, con
E i ghiacciai che splendono contro il grigio del cielo. E  la  bellezza dell'inaccessibile: pietra e luce, pietra fatta
dell'inaccessibile: pietra e luce, pietra fatta luce.  La  lontananza si mostra come maestà: disegno e respiro della
Un'estraneità appena suggerita che attenua e allontana  la  bellezza. Di qua dal velo un altro luogo, un'altra ora. Il
degli ulivi. Il secchio appeso all'arco di ferro, sopra  la  cisterna. E il mondo, intero, in quella luce che divora gli
 La  Falterona verde nero e argento: la tristezza solenne della
Falterona verde nero e argento:  la  tristezza solenne della Falterona che si gonfia come un
tratti traspare il sorriso di Cerere bionda: limpidi sotto  la  linea del sopra ciglio nero i chiari occhi grigi: la
sotto la linea del sopra ciglio nero i chiari occhi grigi:  la  dolcezza della linea delle labbra, la serenità del sopra
i chiari occhi grigi: la dolcezza della linea delle labbra,  la  serenità del sopra ciglio memoria della poesia toscana che
o Leonardo, o divino primitivo!) 21 Settembre (presso  la  Verna) Io vidi dalle solitudini mistiche staccarsi una
tutti i tratti del volto. Ricorderò per molto tempo ancora  la  ragazzina e i suoi occhi conscii e tranquilli sotto il
alte si alzavano le torre naturali di roccia che reggevano  la  casetta conventuale rilucente di dardi di luce nei vetri
rilucente di dardi di luce nei vetri occidui. Si levava  la  fortezza dello spirito, le enormi rocce gettate in cataste
selve, purificate poi da uno spirito d'amore infinito:  la  meta che aveva pacificato gli urti dell'ideale che avevano
di Spagna Svanire, nel verde Dentro il crepuscolo d'oro  la  bruna terra celando Come una melodia: D'ignota scena
D'ignota scena fanciulla sola Come una melodia Blu, su  la  riva dei colli ancora tremare una viola... Illanguidiva la
la riva dei colli ancora tremare una viola... Illanguidiva  la  sera celeste sul mare: Pure i dorati silenzii ad ora ad ora
Lontani tinti dei varii colori Dai più lontani silenzii Ne  la  ceste sera varcaron gli uccelli d'oro: la nave Già cieca
silenzii Ne la ceste sera varcaron gli uccelli d'oro:  la  nave Già cieca varcando battendo la tenebra Coi nostri
gli uccelli d'oro: la nave Già cieca varcando battendo  la  tenebra Coi nostri naufraghi cuori Battendo la tenebra
battendo la tenebra Coi nostri naufraghi cuori Battendo  la  tenebra l'ale celeste sul mare. Ma un giorno Salirono sopra
tenebra l'ale celeste sul mare. Ma un giorno Salirono sopra  la  nave le gravi matrone di Spagna Da gli occhi torbidi e
cigolìo di catene e molto acceso fervore Noi lasciammo  la  città equatoriale Verso l'inquieto mare notturno. Andavamo
Occhi lucenti e le vesti al vento! ed ecco: selvaggia a  la  fine di un giorno che apparve La riva selvaggia là giù
ed ecco: selvaggia a la fine di un giorno che apparve  La  riva selvaggia là giù sopra la sconfinata marina: E vidi
di un giorno che apparve La riva selvaggia là giù sopra  la  sconfinata marina: E vidi come cavalle Vertiginose che si
come cavalle Vertiginose che si scioglievano le dune Verso  la  prateria senza fine Deserta senza le case umane E noi
volgemmo fuggendo le dune che apparve Su un mare giallo de  la  portentosa dovizia del fiume, Del continente nuovo la
de la portentosa dovizia del fiume, Del continente nuovo  la  capitale marina. Limpido fresco ed elettrico era il lume
le alte case parevan deserte Laggiù sul mar del pirata De  la  città abbandonata Tra il mare giallo e le dune...
bello è quando parlano, seguendo del pennello  la  corsa affaccendata, e fra loro in famiglia discorrendo, di
discorrendo, di tutti i casolar della borgata. - To',  la  casa di Gilda è già segnata! - Ve' la finestra qui del
della borgata. - To', la casa di Gilda è già segnata! - Ve'  la  finestra qui del Reverendo! Or che la fante gli cadde
è già segnata! - Ve' la finestra qui del Reverendo! Or che  la  fante gli cadde malata, anch'egli il pover'uom va
malata, anch'egli il pover'uom va impallidendo. - Guarda  la  barca di compar Clemente che s'è annegato pescando corallo!
c'è più il pulpito con  la  scaletta intarsiata e la porta cigolante. Non c'è più la
c'è più il pulpito con la scaletta intarsiata e  la  porta cigolante. Non c'è più la statua della santa
la scaletta intarsiata e la porta cigolante. Non c'è più  la  statua della santa incollanata di rose. All'eucarestia le
da questa faticosa, incerta, che incanutisce e che storce  la  schiena, ma che nessuna vuole lasciare.
che  la  chitarra appesa mandi una nuova luce, e che lo specchio
se stesso in un ombra chiara, e che l'argento si sia preso  la  tenda abbagliandomi ferocemente e co me da dentro un ncordo
tenda abbagliandomi ferocemente e co me da dentro un ncordo  La  parete e indifferente davanti a due finestre totalmente,
completamente buie Ma qui dentro e come se anche  la  notte fosse chiara e illuminata dalla lampadina e dal
ad esser bianco il crine, e più spessa sul core cade  la  neve... - Svaniron le larve, il sogno sparve. Quante
vita grama, quanto, quanto dolore! E come tutto è fumo, e  la  mestizia e la letizia! Candida, tu, consolatrice e il
quanto, quanto dolore! E come tutto è fumo, e la mestizia e  la  letizia! Candida, tu, consolatrice e il biondo crin d’un
e il biondo crin d’un fanciullo al mondo restate a me;  la  sorella e la madre son lungi - e lungi è il padre! Pur
crin d’un fanciullo al mondo restate a me; la sorella e  la  madre son lungi - e lungi è il padre! Pur versi il soffio
o Musa, e me ne fai e ditirambi e lai! Amo, per Te,  la  bellezza gentile del sesso femminile: amo, per Te, la pulce
Te, la bellezza gentile del sesso femminile: amo, per Te,  la  pulce insidiosa, e il moscherin che su un verso si posa.
insidiosa, e il moscherin che su un verso si posa. Amo  la  casa mia, penso al deserto, all'oasi ed ai ghiacciai... ho
gli altri, o Musa, li sai!... Oh! come fumo è tutto, e  la  letizia, e la mestizia!... Candida, tu, consolatrice, e il
o Musa, li sai!... Oh! come fumo è tutto, e la letizia, e  la  mestizia!... Candida, tu, consolatrice, e il biondo crin di
e il biondo crin di un fanciullo, al mondo restate a me...  la  sorella e la madre son lungi - e lungi è il padre! Dicembre
crin di un fanciullo, al mondo restate a me... la sorella e  la  madre son lungi - e lungi è il padre! Dicembre 1873.
l'ha svegliato, ogni anno in quel dì si riconforta ad amar  la  sua vita. E i parenti - che allor nel neonato, nella
videro il frutto, e con pavido amore a lui porgendo quanto  la  vita dona a chi la chiede del suo pianto si fecer velo agli
e con pavido amore a lui porgendo quanto la vita dona a chi  la  chiede del suo pianto si fecer velo agli occhi, confidando
confidando che vesti e nutrimento gli potessero far viver  la  vita, - anno per anno poi rinnovellando la speranza lontana
far viver la vita, - anno per anno poi rinnovellando  la  speranza lontana ed il dolore si fanno velo ancora agli
a lor della sua vita, perché il muto dolore sia obliato e  la  promessa vana ogni presente. Ma l'augurio che ciò ch'ei mai
ebbe pur un istante promette in lunghi anni luminosi dia  la  sua luce presa dal futuro al giorno natalizio, e
al giorno natalizio, e l'illusione moltiplicando gli finga  la  fame esser un bene e vita sufficiente la diuturna morte. E
gli finga la fame esser un bene e vita sufficiente  la  diuturna morte. E baci e doni e la mensa imbandita, dolci
bene e vita sufficiente la diuturna morte. E baci e doni e  la  mensa imbandita, dolci parole in copia e dolci cose, liete
cose, liete promesse e guardi fiduciosi faccian chiara  la  stanza famigliare facciano schermo alla notte paurosa ...
nel deserto. Lasciami andare, Paula, nella notte a crearmi  la  luce da me stesso, lasciami andar oltre il deserto, al mare
riposo. Ma onda e sole e vento e vele e scogli, questa è  la  terra, quello l'orizzonte del mar lontano, il mar senza
l'onda non arriva, il mare che da sé genera il vento, manda  la  luce e in seno la riprende, il mar che di sua vita mille
il mare che da sé genera il vento, manda la luce e in seno  la  riprende, il mar che di sua vita mille vite suscita e
mare s'anche è mare. Ritrova il vento l'onda affaticata, e  la  mia chiglia solca il vecchio solco. E se fra il vento e il
chiglia solca il vecchio solco. E se fra il vento e il mare  la  mia mano regge il timone e dirizza la vela, non è più la
il vento e il mare la mia mano regge il timone e dirizza  la  vela, non è più la mia mano che la mano di quel vento e
la mia mano regge il timone e dirizza la vela, non è più  la  mia mano che la mano di quel vento e quell'onda che non
il timone e dirizza la vela, non è più la mia mano che  la  mano di quel vento e quell'onda che non posa ... Ché senza
come batte l'onda ché senza posa come vola il nembo, sì  la  travaglia l'anima solitaria a varcar nuove onde, e senza
queste strade della terra o del mar mi volgo invano, vana è  la  pena e vana la speranza, tutta è la vita arida e deserta,
terra o del mar mi volgo invano, vana è la pena e vana  la  speranza, tutta è la vita arida e deserta, finché in un
mi volgo invano, vana è la pena e vana la speranza, tutta è  la  vita arida e deserta, finché in un punto si raccolga in
né perché più s'avveda dell'inganno meno ritenta ancora  la  fortuna. Che tale è la sua sorte: col suo filo sperar vita
dell'inganno meno ritenta ancora la fortuna. Che tale è  la  sua sorte: col suo filo sperar vita tramare e con la speme
tale è la sua sorte: col suo filo sperar vita tramare e con  la  speme giungere alla morte. Non è la patria il comodo
vita tramare e con la speme giungere alla morte. Non è  la  patria il comodo giaciglio per la cura e la noia e la
alla morte. Non è la patria il comodo giaciglio per  la  cura e la noia e la stanchezza; ma nel suo petto, ma pel
morte. Non è la patria il comodo giaciglio per la cura e  la  noia e la stanchezza; ma nel suo petto, ma pel suo periglio
Non è la patria il comodo giaciglio per la cura e la noia e  la  stanchezza; ma nel suo petto, ma pel suo periglio chi ne
quei che non lo invoca, egli ama quei che non lo sa; e dona  la  sua luce fioca a chi per altra luce va. - Chi lo cerca non
- Per ora a bordo non è lavorare che inerte pende  la  vela e il vento tace sul mare e il mar è a specchio del
nel mare Oggi sul ponte dolce riposare che senza moto  la  nave riposa il riposo del mare e non si può camminare Oggi
nel mezzo del cerchio lontano sta sotto il ciel meridiano  la  nave a galleggiare
dorme con un berretto di pelo e il petto chiuso mentre  la  strada scricchiola di gelo. La notte ha mille astucci. Uno
e il petto chiuso mentre la strada scricchiola di gelo.  La  notte ha mille astucci. Uno per ogni fiala.
il mio nappo, giovinetta bruna!... Vedi,  la  bianca e spensierata luna vi infilza un raggio... viva lo
bere! Non discutiamo di filosofia, ve ne scongiuro, per  la  madre mia! Chi è là che stappa ?... Dio lo salvi dal Limbo
giù come treccie per disciolte spalle, vino d'Italia...  la  ninna nanna non la fa la balia! Dite, amici, giochiamo a
per disciolte spalle, vino d'Italia... la ninna nanna non  la  fa la balia! Dite, amici, giochiamo a cruscherella?...
disciolte spalle, vino d'Italia... la ninna nanna non la fa  la  balia! Dite, amici, giochiamo a cruscherella?...
amici, giochiamo a cruscherella?... Nasconderemo ognun  la  nostra bella, e, ad una ad una, le pescheremo per cercar
pescheremo per cercar fortuna. Pietà per l'uom che pescherà  la  mia!... É una scarna che chiamano poesia; la è bella, e
che pescherà la mia!... É una scarna che chiamano poesia;  la  è bella, e buona, ma la vi schianta senza dir: perdona.
É una scarna che chiamano poesia; la è bella, e buona, ma  la  vi schianta senza dir: perdona. Vino d'Italia, itale donne,
accese, e che il mangiare a messa è un crimenlese! L'altro  la  sete stupida del bello, l'invidia per la nuvola e
L'altro la sete stupida del bello, l'invidia per  la  nuvola e l'augello, mentre gli amici qui, fra i bicchieri,
parte del fiume. Come te, di là dal Po. Che sfreghi  la  tua (la vostra) pietra focaia. Un bacio anche a lei, tuo
ho  la  vela al vento e in mezzo all'onde del mar selvaggio, nella
il porto della sicurezza inerte. Al mare aperto drizzata ho  la  prora per navigare, ed alla sorte oscura la forza del mio
drizzata ho la prora per navigare, ed alla sorte oscura  la  forza del mio braccio ho contrapposta. Non ho temuto il
Non ho temuto il vento avverso e l'onda canuta, né  la  mensa famigliare e l'usato giaciglio ho rimpianto o il
e triste m'è apparso il mar sonante nella notte, anzi  la  voce sua come un appello mi sonò in cor della mia stessa
nel seno ondoso che col ciel confina, né temuta ho  la  morte ... Alla punta del golfo donde il mare s'apre libero
vesti al vento, ritta sullo scoglio. Costeggiar mi conviene  la  scogliera per uscire dal golfo, quindi uniti navigheremo,
e dal libero mar sì breve tratto! - Ma perch'io tenti  la  bordata e tenda la vela al vento, pur l'inerte chiglia non
mar sì breve tratto! - Ma perch'io tenti la bordata e tenda  la  vela al vento, pur l'inerte chiglia non fende l'onda,
spumanti, or negli abissi, or sur un bordo or sull'altro  la  trae senza riposo. E se l'albero gema, se la scotta a
or sull'altro la trae senza riposo. E se l'albero gema, se  la  scotta a spezzarsi si tenda, e nella vela ingolfandosi il
Col timone io m'adopero invano al mare aperto dirizzare  la  prora: a chiglia inerte il timone non giova. Il vento e
Il vento e l'onde intanto lentamente come un rottame verso  la  scogliera mi spingono a rovina senza scampo. Ch'io debba
senza scampo. Ch'io debba naufragar senza lottare fra  la  miseria dei battuti scogli, presso al porto esecrato, come
che  la  nube si fermò nei cieli Lontano sulla tacita infinita
spuma udivo il suono. Pieno era il sole di Maggio ... Sotto  la  torre orientale, ne le terrazze verdi ne la lavagna cinerea
... Sotto la torre orientale, ne le terrazze verdi ne  la  lavagna cinerea Dilaga la piazza al mare che addensa le
ne le terrazze verdi ne la lavagna cinerea Dilaga  la  piazza al mare che addensa le navi inesausto Ride l'arcato
Come le cateratte del Niagara Canta, ride, svaria ferrea  la  sinfonia feconda urgente al mare: Genova canta il tuo
di porcellana Sorbendo caffè Guardavo dall'invetriata  la  folla salire veloce Tra le venditrici uguali a statue,
statue, porgenti Frutti di mare con rauche grida cadenti Su  la  bilancia immota: Così ti ricordo ancora e ti rivedo
e ti rivedo imperiale Su per l'erta tumultuante Verso  la  porta disserrata Contro l'azzurro serale, Fantastica di
Mitici tra torri nude al sereno, A te aggrappata d'intorno  La  febbre de la vita pristina: e per i vichi lubrici di fanali
nude al sereno, A te aggrappata d'intorno La febbre de  la  vita pristina: e per i vichi lubrici di fanali il canto
bianchi Arabeschi nell'ombra illanguidita Ed andavamo io e  la  sera ambigua: Ed io gli occhi alzavo su ai mille E mille e
e lieve e attonita salì... Di già tutto d'intorno Lucea  la  sera ambigua: Battevano i fanali Il palpito nell'ombra.
Il riso non saliva... Chiedendo se l'udiva Infaticabilmente  La  sera: a la vicenda Di nuvole là in alto Dentro dal cielo
saliva... Chiedendo se l'udiva Infaticabilmente La sera: a  la  vicenda Di nuvole là in alto Dentro dal cielo stellare. ...
Nel paesaggio mitico Di navi nel seno dell'infinito Ne  la  sera Calida di felicità, lucente In un grande in un grande
Ininterrottamente cigolante, Instancabilmente introna E  la  bandiera è calata e il mare e il cielo è d'oro e sul molo
alla città tonante Che stende le sue piazze e le sue vie:  La  grande luce mediterranea S'è fusa in pietra di cenere: Pei
ove il sole ricchissimo Lasciò le sue spoglie preziose E  la  Città comprende e s'accende E la fiamma titilla ed assorbe
le sue spoglie preziose E la Città comprende e s'accende E  la  fiamma titilla ed assorbe I resti magnificenti del sole, E
nel crepuscolo tonante Ombre di viaggiatori Vanno per  la  Superba Terribili e grotteschi come i ciechi. ... Vasto,
sul mare appena vivo Il vasto porto si addorme; S'alza  la  nube delle ciminiere Mentre il porto in un dolce
porto in un dolce scricchiolìo Dei cordami s'addorme: e che  la  forza Dorme, dorme che culla la tristezza Inconscia de le
cordami s'addorme: e che la forza Dorme, dorme che culla  la  tristezza Inconscia de le cose che saranno E il vasto porto
vasto porto oscilla dentro un ritmo Affaticato e si sente  la  nube che si forma dal vomito silente. ... O Siciliana
i clamori vespertini E poi più quieti i rumori dentro  la  notte serena: Vedevo alle finestre lucenti come le stelle
marine: e canti Udivo lenti ed ambigui ne le vene de  la  città mediterranea: Ch'era la notte fonda. Mentre tu
ed ambigui ne le vene de la città mediterranea: Ch'era  la  notte fonda. Mentre tu siciliana, dai cavi Vetri in un
siciliana, dai cavi Vetri in un torto giuoco L'ombra cava e  la  luce vacillante O siciliana, ai capezzoli L'ombra rinchiusa
O siciliana, ai capezzoli L'ombra rinchiusa tu eri  La  Piovra de le notti mediterranee. Cigolava cigolava cigolava
le notti mediterranee. Cigolava cigolava cigolava di catene  La  gru sul porto nel cavo de la notte serena: E dentro il cavo
cigolava cigolava di catene La gru sul porto nel cavo de  la  notte serena: E dentro il cavo de la notte serena E nelle
sul porto nel cavo de la notte serena: E dentro il cavo de  la  notte serena E nelle braccia di ferro Il debole cuore
di ferro Il debole cuore batteva un più alto palpito: tu  La  finestra avevi spenta: Nuda mistica in alto cava
in alto cava Infinitamente occhiuta devastazione era  la  notte tirrena. They were all torn and cover'd with the
tepore della luce rossa, dentro le chiuse aule dove  la  luce affonda uguale dentro gli specchi all'infinito
all'infinito fioriscono sfioriscono bianchezze di trine.  La  portiera nello sfarzo smesso di un giustacuore verde, le
più dolci, gli occhi che nel chiarore velano il nero guarda  la  porta d'argento. Dell'amore si sente il fascino indefinito.
polvere luminosa che posa nell'enigma degli specchi.  La  portiera guarda la porta d'argento. Fuori è la notte
che posa nell'enigma degli specchi. La portiera guarda  la  porta d'argento. Fuori è la notte chiomata di muti canti,
specchi. La portiera guarda la porta d'argento. Fuori è  la  notte chiomata di muti canti, pallido amor degli erranti.
al recinto della zoologia fantastica. L'infinito abita  la  lingua, l'assilla con la sua infigurabile passione del
fantastica. L'infinito abita la lingua, l'assilla con  la  sua infigurabile passione del vuoto. Nel silenzio, che è
del vuoto. Nel silenzio, che è armatura della parola,  la  poesia sente talvolta il ronzio insistente e perduto della
e perduto della radiazione cosmica. Con questo spasimo  la  lingua cammina nella pianura del giorno.
una quercia, e affranto come un sibarita. E lo sa Iddio se  la  mia perla fina, questa infelice giovinezza mia, profanò la
la mia perla fina, questa infelice giovinezza mia, profanò  la  sua luce adamantina per bieca via! Lo sa Iddio se ho
fraterni turbava il fondo, e, poiché il fango sal come  la  nube, come l'incenso e la prece devota, sul bianco viso del
e, poiché il fango sal come la nube, come l'incenso e  la  prece devota, sul bianco viso del natante impube giunse la
la prece devota, sul bianco viso del natante impube giunse  la  mota! E la beata castità del core, la pura fede, e la
sul bianco viso del natante impube giunse la mota! E  la  beata castità del core, la pura fede, e la placida speme, e
natante impube giunse la mota! E la beata castità del core,  la  pura fede, e la placida speme, e della mente il vergine
la mota! E la beata castità del core, la pura fede, e  la  placida speme, e della mente il vergine fervore sparvero
e della mente il vergine fervore sparvero insieme. L'idea,  la  casta idea, nei penetrali dell'anima crescente
e per morire. Quando, un sorso del calice libato, ti assal  la  pigra voluttà del tosco; quando a tutte le maschere hai
benigne aure non spira a giovinetto capo che si lagna, ma  la  terra nel suo seno l'attira per le calcagna; e un'anima di
lungo stuol di cavalieri: una truppa di guerrieri che  la  morte insiem colpì! Ecco vergini e matrone dalla nobile
nobile sembianza, che di sguardi malinconici intersecano  la  stanza; ecco frati, e suore, e preti, cui nel volto ancor
ecco frati, e suore, e preti, cui nel volto ancor si legge  la  nequizia che fu legge per le plebi di altri dì! - O bruna
altri dì! - O bruna fanciulla che sempre sorridi, ti dieder  la  culla gli iberici lidi? Quegli occhi più fulgidi dell'aurea
morirono sotto tue lunghe occhiate? Ringraziane il pittore!  La  tua sembianza suscita faville ancor d'amore, la tua potenza
il pittore! La tua sembianza suscita faville ancor d'amore,  la  tua potenza magica tutta spenta non è: se vengo a farti
magica tutta spenta non è: se vengo a farti visita sogno  la  notte a te! - - O fiero soldato che impugni la spada, è
visita sogno la notte a te! - - O fiero soldato che impugni  la  spada, è orgoglio sprecato, nessuno a te bada: a cento ti
pittore! Se più non fugge il pubblico compreso di terrore,  la  tua sembianza suscita un desiderio in me: vorrei veder sul
suscita un desiderio in me: vorrei veder sul Mincio  la  rotta intorno a te. - - O pingue matrona, che appoggi alla
matrona, che appoggi alla sponda ; dell'ampia poltrona  la  faccia rotonda, per certo fiorivano i pranzi al tuo tetto;
rnorirono sotto le tue focaccie? Ringraziane il pittore!  La  tua sembianza suscita il chilo e il buon umore; la tua
pittore! La tua sembianza suscita il chilo e il buon umore;  la  tua potenza magica tutta spenta non è; se l'appetito langue
tu pur se' vissuto? Sù dimmi, al tuo secolo fiorìa  la  bottega? Con quanti carnefici stringesti tu lega? Temevano
quanti morirono sotto le tue minaccie? Maledici al pittore!  la  tua sembianza suscita e lo schifo, e l'orrore! Se in petto
taniche d'acqua, riserve di cibo. Da occidente guardi  la  distanza tra noi macerie e le nozze, tra la polvere e il
guardi la distanza tra noi macerie e le nozze, tra  la  polvere e il rame, tra la tela che copre i piedi dei morti
tra noi macerie e le nozze, tra la polvere e il rame, tra  la  tela che copre i piedi dei morti e il ruscello di seta
poi di nuovo in acqua. Chiedi che tutto si sciolga. Chiami  la  pioggia. Scagli il bastone.
quando pel fosco piano cui plumbeo il cielo incombe divampa  la  fiamma ribelle sospinta dal vento dell'odio dell'odio
gli archi di tutte le vite esso tace o fanciulla. E quando  la  mamma mi trae dalle aride ciglia una stilla e quando la
la mamma mi trae dalle aride ciglia una stilla e quando  la  morte mi tocca, mi stringe il core convulso e caldo
ho amato esso tace ancora o fanciulla. E quando m'irride  la  folla e quando m'innalza la lode e quando sfacciata mi
o fanciulla. E quando m'irride la folla e quando m'innalza  la  lode e quando sfacciata mi sento la forza dei giovani anni
e quando m'innalza la lode e quando sfacciata mi sento  la  forza dei giovani anni il cor mio tace o fanciulla un
ciglia arde di vicendevole calore? Perché di fosca fiamma  la  pupilla s'accende nel languore disperato? Perché non ride
le tue mani fremere purché io colga alla tua bocca fervida  la  voluttà infinita del tuo bacio Iolanda, e l'ebbrezza
Iolanda, e l'ebbrezza infinita. - Giugno 1907 Che ti valse  la  forte speranza, che ti valse la fede che non crolla che ti
- Giugno 1907 Che ti valse la forte speranza, che ti valse  la  fede che non crolla che ti valse la dura disciplina,
speranza, che ti valse la fede che non crolla che ti valse  la  dura disciplina, l'ansia che t'arse il core o mortale che
disciplina, l'ansia che t'arse il core o mortale che chiedi  la  tua sorte, se dopo il tormento diuturno se dopo la rinuncia
chiedi la tua sorte, se dopo il tormento diuturno se dopo  la  rinuncia estrema - non muore la brama insaziata la forza
tormento diuturno se dopo la rinuncia estrema - non muore  la  brama insaziata la forza bruta e selvaggia, se ancora nel
se dopo la rinuncia estrema - non muore la brama insaziata  la  forza bruta e selvaggia, se ancora nel tedio muto insiste e
nel tedio muto insiste e vivo ti tiene; - perché tu senta  la  morte tua ogni istante nell'ora che lenta scorre e mai
perché il dolore cieco più forte sia del dolore che vide  la  stessa vanità di sé stesso? - Tu sei come colui nella notte
nella notte vide l'oscurità vana ed attese da dio chiedendo  la  divina luce e d'ora in ora il fiero cuor nutrendo di più
e d'ora in ora il fiero cuor nutrendo di più forte volere e  la  speranza esaltando più viva, quando il giorno con la luce
e la speranza esaltando più viva, quando il giorno con  la  luce pietosa alla vita mortale ogni cosa mortale riadulava
riadulava non ei si scosse che con l'occhio fiso vedeva pur  la  notte senza stelle. - Come il tuo corpo che il sole
il tuo corpo che il sole accarezza gode ed accoglie avido  la  luce perché non anche l'animo rivolgi ai lieti e cari
e cari giochi? Vedi intorno fin dove giunge il guardo,  la  campagna ride alla luce amica Amico - mi circonda il vasto
ed il mare lor vita fondon infinitamente. - Ma altrove  la  natura aneddotizza la terra spiega le sue lunghe dita ed il
fondon infinitamente. - Ma altrove la natura aneddotizza  la  terra spiega le sue lunghe dita ed il sole racconta a forti
alla ventura. - A me d'accanto, sullo stesso scoglio sta  la  fanciulla e vibra come un'alga, siccome un'alga all'onda
i suoi occhi di colomba tremuli guardano il mare e guardano  la  costa illuminata. - Ma sotto il velo dell'aria serena sente
a divenire senza posa nell'infinito. Sente nel sol  la  voce dolorosa dell'universo, - e l'abisso l'attira l'agita
io guardo ancora all'orizzonte dove il cielo ed il mare  la  vita fondon infinitamente. Guardo e chiedo la vita la vita
ed il mare la vita fondon infinitamente. Guardo e chiedo  la  vita la vita della mia forza selvaggia perch'io plasmi il
mare la vita fondon infinitamente. Guardo e chiedo la vita  la  vita della mia forza selvaggia perch'io plasmi il mio mondo
e perché il sole di me possa narrar l'ombra e le luci -  la  vita che mi dia pace sicura nella pienezza dell'essere. E
bruna come una bruna notte, e malinconica come  la  luna! Io mi chiamo l'amore, l'amor mi chiamo, e sono il
e sono il raggio e il gaudio del primo albore! Oh schiudimi  la  porta, e schiudimi le braccia... - ecco il crepuscolo, la
la porta, e schiudimi le braccia... - ecco il crepuscolo,  la  luce è sorta! Giovinettina lieta come una lieta mattinata,
che il freddo é diventato gelo e avvinghia  la  città nel più crudo silenzio, adesso che la colpa di quanto
e avvinghia la città nel più crudo silenzio, adesso che  la  colpa di quanto sta accadendo ricade interamente su me
lontano non scrive da tanto. Va dalla madre di lui e  la  trova in cucina a lustrare pentole di rame. Parla con la
e la trova in cucina a lustrare pentole di rame. Parla con  la  vecchia, le chiede del figlio, non le riesce di trattenere
riesce di trattenere le lacrime. L' altra risponde evasiva,  la  conforta, giura che non ha notizie, non sa.
a' tuoi diletti, d'alme memorie l'anima arricchita, e  la  valigia piena di abbozzetti: come lieto rivedi i cavalletti
di abbozzetti: come lieto rivedi i cavalletti che abbellano  la  tua stanza romita, e come lieto ai muri prediletti appendi
tua stanza romita, e come lieto ai muri prediletti appendi  la  tua preda, al mar rapita! Poi come è dolce raccontar gli
innamorarli dei lidi ridenti! E quando, solo al tuo lavor,  la  mano trascorre, e vola il cuore, ancor tu senti fuor dai
a discorrere sullo zen, è lì che intravede  la  salute, certa dell'illuminazione finale. E ripete che la
la salute, certa dell'illuminazione finale. E ripete che  la  verità è nell'andare, nell'accettare i contrari,
tutto si trasforma:  la  casa non è più occupata, O non c'è, o è diversa, o siamo
o siamo diversi noi che adesso comprendiamo solo il mare e  la  sua fluidità di roccia.Il nostro mare è Milano, l'Italia, e
mare è Milano, l'Italia, e non ci sta davanti ma intorno.  La  nostra casa è una casa di Milano.
et placens uxor.  La  bella neve! scendete, scendete, leggiadri fiocchi danzanti
cieli; come perluccie coprite, pingete i tetti, i tronchi,  la  mota e gli steli. Dacché l'ottobre, soffiando, spruzzando,
Dacché l'ottobre, soffiando, spruzzando, ingiallì tutta  la  vasta campagna, fuor da' miei vetri, ove, fievole urtando,
vasta campagna, fuor da' miei vetri, ove, fievole urtando,  la  farfalluccia del freddo si lagna, mi morir cinque di rosa
mi morir cinque di rosa arboscelli, e spirò l'anima a Dio  la  violetta; senza l'ammanto di viti i cancelli sembran
bottino). Intirizzisco se schiudono l'uscio, ma qui  la  stufa borbotta tepente: oh benedetto il mio piccolo guscio,
cieli; come perlucce coprite, pingete i tetti, i tronchi,  la  mota e gli steli... Della mia donna nel fervido cuore
del mare Itti e Senia si risvegliaro dei mortali a vivere  la  morte. Fra le grigie lagune palustri al vario trasmutar
fratelli ed amici e parenti e conobbero i dolci sentimenti  la  pietà e gli affetti e il pudore e conobbero le parole che
a camminare. Impararono a camminare per le vie che  la  siepe rinserra e stretti alle bisogna della terra si
dell'occhio nero pur viveva il lontano dolore e parlava  la  voce del mistero per l'ignoto lontano amore. E una sera
per le sue corde più profonde intendevano vibrare. E  la  vasta voce del mare al loro cuore soffocato lontane
lo sguardo oscuro l'uno all'altra dall'occhio nero videro  la  fiamma del mistero per doppia face battere più forte. Senia
- egli disse - «questa triste nebbia oscura dove geme  la  torbida luce dell'angoscia, della paura. Altra voce dal
Vedo il sole che non cala lento e stanco a sera in mare ma  la  luce sfolgorare vedo sopra il vasto mar. Senia, il porto
sfolgorare vedo sopra il vasto mar. Senia, il porto non è  la  terra dove a ogni brivido del mare corre pavido a riparare
terra dove a ogni brivido del mare corre pavido a riparare  la  stanca vita il pescator. Senia, il porto è la furia del
a riparare la stanca vita il pescator. Senia, il porto è  la  furia del mare, è la furia del nembo più forte, quando
vita il pescator. Senia, il porto è la furia del mare, è  la  furia del nembo più forte, quando libera ride la morte a
mare, è la furia del nembo più forte, quando libera ride  la  morte a chi libero la sfidò». Così disse nell'ora del
nembo più forte, quando libera ride la morte a chi libero  la  sfidò». Così disse nell'ora del vespro Itti a Senia con
vespro Itti a Senia con voce lontana; dalla torre batteva  la  campana del domestico focolare: «Ritornate alle case
un cammino più duro? che volete dal perfido mare? Passa  la  gioia, passa il dolore, accettate la vostra sorte, ogni
perfido mare? Passa la gioia, passa il dolore, accettate  la  vostra sorte, ogni cosa che vive muore e nessuna cosa vince
vostra sorte, ogni cosa che vive muore e nessuna cosa vince  la  morte. Ritornate alla via consueta e godete di ciò che v'è
l'infausta brama che vi trae dal retto sentier. Passa  la  gioia, passa il dolore, accettate la vostra sorte, ogni
retto sentier. Passa la gioia, passa il dolore, accettate  la  vostra sorte, ogni cosa che vive muore nessuna forza vince
vostra sorte, ogni cosa che vive muore nessuna forza vince  la  morte». Soffocata nell'onda sonora con l'anima gonfia di
nel fondo una nota pianse pei perduti figli del mare. «No,  la  morte non è abbandono» disse Itti con voce più forte «ma è
Itti con voce più forte «ma è il coraggio della morte onde  la  luce sorgerà. Il coraggio di sopportare tutto il peso del
non languire per godere le cose care. Nel tuo occhio sotto  la  pena arde ancora la fiamma selvaggia, abbandona la triste
le cose care. Nel tuo occhio sotto la pena arde ancora  la  fiamma selvaggia, abbandona la triste spiaggia e nel mare
sotto la pena arde ancora la fiamma selvaggia, abbandona  la  triste spiaggia e nel mare sarai la sirena. Se t'affidi
selvaggia, abbandona la triste spiaggia e nel mare sarai  la  sirena. Se t'affidi senza timore ben più forte saprò
senza timore ben più forte saprò navigare, se non copri  la  faccia al dolore giungeremo al nostro mare. Senia, il porto
al dolore giungeremo al nostro mare. Senia, il porto è  la  furia del mare, è la furia del nembo più forte, quando
al nostro mare. Senia, il porto è la furia del mare, è  la  furia del nembo più forte, quando libera ride la morte a
mare, è la furia del nembo più forte, quando libera ride  la  morte a chi libero la sfidò». - Carsia, 2 settembre 1910
nembo più forte, quando libera ride la morte a chi libero  la  sfidò». - Carsia, 2 settembre 1910
 la  prossima.
allora di tomare a sentire, mai sensi sono della vita, e  la  vita non basta, almeno così mi hanno convinto a credere...
a credere... E adesso tu, come puoi pretendere di ascoltare  la  mia storia se la mia storia è infangata, o non è ancora
tu, come puoi pretendere di ascoltare la mia storia se  la  mia storia è infangata, o non è ancora incominciata, se la
la mia storia è infangata, o non è ancora incominciata, se  la  riva del mondo in cui siamo corrisponde al confine di un
comprati per un bambino. Di lì a poco il bambino parte con  la  madre, che lascia casa e marito. Con l°uomo rimane la
con la madre, che lascia casa e marito. Con l°uomo rimane  la  vecchia madre, che si cura degli uccelletti. Alcuni mesi
pappagallini muore, nessuno in casa appura se il maschio o  la  femmina. La vecchia donna teme che, presto, il
muore, nessuno in casa appura se il maschio o la femmina.  La  vecchia donna teme che, presto, il sopravvissuto, lui o
 La  sola voce altrettanto salda ma priva di parole ti
di parole ti assomiglia e credo che mi avverta, spegne  la  luce e chiama al posto mio, come una volta ma da sempre più
volte, in pochi righi, appare l'allegria, passa velata  la  morte. Una folla, in cammino verso il giorno o la notte,
velata la morte. Una folla, in cammino verso il giorno o  la  notte, verso il ricordo o la dimenticanza, sosta dentro il
in cammino verso il giorno o la notte, verso il ricordo o  la  dimenticanza, sosta dentro il presente. Che vale di queste