Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: jeanne

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che occupava e dove guadagnava da vivere lavorando d'ago,  Jeanne  Laneau è rimasta orribilmente bruciata dallo scoppio di una
nel Giura in una famiglia di contadini,  Jeanne  Laneau era stata presa a benvolere dalla moglie del Frémiet
nella camera vicina a quella di Jeanne, con l'uscio aperto.  Jeanne  la chiamò subito. Avevano conversato fino alle due e Noemi,
inutile, di essere lasciata in pace. Finse di non udire.  Jeanne  la chiamò da capo: "Noemi! Il temporale! Ho paura!" "Non
il silenzio. "Ventidue minuti!" diss'ella. "Basta!"  Jeanne  tacque un momento e poi mise fuori quei piccoli hm! - hm! -
tu non abbia già detto in quattr'ore?" Il tuono ruggì ma  Jeanne  oramai non se ne curava più. "Domattina andremo al
Noemi! Come non mi vuoi bene!" Silenzio. La voce di  Jeanne  riprende: "Dimmi quello che pensi. Credi proprio che mi
"Noemi." Nessuna risposta. "Noemi, ascolta." Niente.  Jeanne  si mette a piangere e Noemi cede. "Ma, Santo cielo, cosa
"E dunque?" "Stupida! Mi fai venire una rabbia!" Silenzio.  Jeanne  sa bene quale specie di rabbia è la sua. L'amica pensa
fai l'offesa, adesso, apposta, per non parlare." Silenzio.  Jeanne  riprende, mansueta: "Senti. Non credi che avrà della
"Senti. Non credi che avrà della tentazioni?" Silenzio.  Jeanne  non si cura, stavolta, che Noemi non risponda. Esclama:
enormi che dice senza riflettere. Perché Noemi conosce  Jeanne  e sa che Jeanne in questo momento non è la vera Jeanne,
dice senza riflettere. Perché Noemi conosce Jeanne e sa che  Jeanne  in questo momento non è la vera Jeanne, conscia e signora
non è la vera Jeanne, conscia e signora di sé; o forse è la  Jeanne  più vera ma non certo quella che starà a fronte di Piero
di Piero Maironi se mai s'incontrano. Il tuono tace e  Jeanne  vorrebbe vedere il tempo che fa, ma le pesa di scendere dal
titillano titillano la mano distesa, che si ritrae.  Jeanne  domanda: "Dunque?" "Piove." Ella sospira: "che noia!" come
di sommesse parole la camera, si affiochiscono ancora.  Jeanne  non ha inteso le sommesse parole, non ha inteso che l'uomo
sorella. Noemi era quasi vestita e le accennò di tacere.  Jeanne  dormiva, finalmente. Le due sorelle uscirono insieme, si
non si nascondeva che se il signor Maironi adesso sposasse  Jeanne  non lo potrebbe stimare molto. Insomma era meglio tacere la
Dessalle. Noemi rispose che non c'era da spiegar niente.  Jeanne  soffriva di anemia ed era soggetta ad accessi di
Scolastica venti minuti. Perché lo domandava? Udito che  Jeanne  intendeva andarvi con Noemi quella mattina stessa, Maria
a visitare i Conventi. Altro non vi dico e vado a vedere se  Jeanne  si è svegliata." Ella uscì di volo. I Selva si guardarono.
di accostarsi e di parlar sotto voce. Che c'era? C'era che  Jeanne  voleva partire subito per Santa Scolastica. Noemi avvertì
Ma bisognava mandare a Subiaco per una carrozza, poiché  Jeanne  non era in grado di fare a piedi che lo stretto necessario,
tratto di via. Un tocco di campanello richiamò Noemi.  Jeanne  l'aspettava, impaziente. "Che cameriera pettegola!"
raccontare a tua sorella?" Noemi la minacciò di andarsene.  Jeanne  giunse le mani, supplichevole. E le domandò fissandola
contadina" diss'ella. "Sciocchissima creatura!" Noemi rise.  Jeanne  gemette il solito ritornello: "Non mi vuoi bene! Non mi
partiamo subito. Adesso domando a che ora c'è un treno."  Jeanne  l'afferrò di colpo, la trattenne. No, no, era una pazzia,
bussò all'uscio per avvertire che la carrozza era pronta,  Jeanne  pregò Noemi, con umiltà comica, di lasciarle mettere il
un'acuta curiosità di conoscere l'uomo che aveva ispirato a  Jeanne  un sentimento così forte ed era scomparso dal mondo in un
Nel metter piede a terra dove comincia la mulattiera,  Jeanne  propose timidamente, come chi prevede un rifiuto e lo
Non era possibile! Che mai le veniva in mente? Allora  Jeanne  supplicò di essere almeno lasciata sola con lui, se lo
cercassi di capire cos'è, cosa fa e cosa pensa il tuo..."  Jeanne  la interruppe, esterrefatta. "Il Padre? Parlare al Padre?"
S'incamminarono lentamente per la sassosa mulattiera.  Jeanne  si fermava spesso, presa da tremiti, vibrando come un filo
due pomeridiane del giorno seguente  Jeanne  aspettava in casa Selva, con Maria e Noemi, le notizie di
contenerlo. Forse Giovanni nel fare la sua relazione a  Jeanne  l'aveva un po' colorata di ottimismo. Benedetto stava nella
Ella dubitava della intelligenza di quella gente. Che fare?  Jeanne  era per chiedere che si mandasse qualcuno ad informarsi,
Giovanni col soprabito indosso e col cappello in mano.  Jeanne  lo guardò in faccia, intese ch'era venuto il momento. Si
questo, mette il cappello in furia e va nella camera di  Jeanne  che sta mettendo il suo. Jeanne si volta, la vede venire a
furia e va nella camera di Jeanne che sta mettendo il suo.  Jeanne  si volta, la vede venire a un bacio, la ferma col gesto, si
un dito alle labbra. Noemi intende. È l'ora della fortezza,  Jeanne  non vuole baci né parole né lagrime. E non domanda
col landau di casa Mayda. Si sale nel landau , chiuso.  Jeanne  si accorge allora che le sue compagne sono vestite di scuro
vicini. - Questo è detto con gli occhi, non con le labbra.  Jeanne  non era mai passata di là ma sente anche lei che si è per
Giovanni Selva mormora involontariamente: "Ecco." Allora  Jeanne  ha un sussulto, si copre impetuosa il viso colle mani.
braccio, si piega tutta a lei, le sussurra: "Coraggio!" Ma  Jeanne  si stringe in sé, si schermisce quanto può, e Noemi accenna
 Jeanne  e Noemi arrivarono al monastero alle dieci. A pochi passi
al monastero alle dieci. A pochi passi dal cancello  Jeanne  fu presa da una palpitazione violenta. Avrebbe desiderato
po' il reagire della volontà ristorarono sufficientemente  Jeanne  in pochi minuti. Fra Antonio andò in cerca del Padre
nel suo verginale candore d'animo, di conoscere i casi di  Jeanne  all'insaputa di lei, come avrebbe arrossito di un inganno.
pare che tu, poiché non ti senti bene, potresti restare."  Jeanne  acconsentì tanto prontamente che Noemi dubitò di qualche
Forse l'altra signora, fra poco, si sentirebbe meglio.  Jeanne  protestò. No, non dovevano attendere, ella era
e, con molto dispetto di lei, si allontanò. Rimasta sola,  Jeanne  fu ripresa dalla palpitazione violenta. Dio, come riviveva
che stesse amministrando il solfato di rame alle viti. A  Jeanne  batte il cuore tanto forte che la vista le si oscura. Ella
Il chiostro pensile, il refettorio! - Alle inattese parole  Jeanne  si esalta. Esse le dicono: va, va, va subito! Ella scatta
attraversando il monastero oppure girandolo di fuori.  Jeanne  esce, chiusa nel suo pensiero ardente, passa il cancello,
più volte, chiama: "Benedè! Benedè!" Un passo, finalmente.  Jeanne  si appoggia allo stipite, per non cadere. Dio, se è Piero,
cosa gli dirà? L'uscio si apre, non è Piero, è un vecchio.  Jeanne  respira, contenta, per un momento. Il vecchio la guarda,
signora " disse il vecchio "che cerca di Benedetto? "  Jeanne  non rispose. Rispose per lei il vaccaro; e poi raccontò che
Benedetto? Sta al Sacro Speco, sta al Sacro Speco."  Jeanne  gli si voltò avida. "Al Sacro Speco?" diss'ella. E
pazzo! - Scemo che sei!" fecero l'ortolano e il vaccaro.  Jeanne  diede allo sciancato una moneta d'argento. "Pensate bene"
e se ne andò con la sequela di pii borbottamenti.  Jeanne  interrogò ancora il vaccaro e l'ortolano. Possibile che
era un povero scemo. Se n'andò anche il vaccaro e  Jeanne  entrò nell'orto, sedette sotto un ulivo, pensando che Noemi
si sa ch'è un Signore" diss'egli. "Un Signore grande."  Jeanne  non rispose alla domanda. Volle invece sapere perché si
avesse fatto ciò che l'ortolano chiamava un brutto gioco.  Jeanne  tacque e all'ortolano balenò che quella lì fosse la moglie
ch'è santissimo! Però come questo Benedetto, no." A  Jeanne  tornarono subitamente in cuore le parole dell'accattone:
esce direttamente nell'orto. "Eccolo!" esclamò il vecchio.  Jeanne  balzò in piedi. L'uscio che mette dalla biblioteca
vide l'amica fra gli ulivi e si arrestò di botto, sorpresa.  Jeanne  nell'orto? Possibile che ...? No, il vecchio che le stava
lasciata, perché a casa Selva si pranzava al tocco; se  Jeanne  voleva vedere il Sacro Speco non c'era tempo da perdere,
Speco o, se non stai bene, scendiamo subito a Subiaco!"  Jeanne  obbiettò che scendere subito era inutile perché non si
sarebbero state pronte a salire in carrozza appena venisse.  Jeanne  rifiutò ancora, più vivacemente, non avendo altre ragioni a
occhi un disegno nascosto. In quell'attimo di silenzio  Jeanne  fu rimorsa nel cuore dalle parole dell'accattone. Prese
Jenne; la voce grande dell' Aniene empiendo le solitudini.  Jeanne  saliva senza dir parola, senza rispondere alle domande di
fatto la professione solenne né vestito l'abito di novizio.  Jeanne  s'illuminò di gioia. Adesso lo capiva, era stata una
di svellersi dalla terra per avventar le braccia nel cielo.  Jeanne  rifiutò, impaziente. Aveva ripreso colore nel volto e luce
signori e Signore. Il monaco che li aveva guidati, vedendo  Jeanne  e Noemi, tenne aperto l'uscio in atto di aspettazione.
e Noemi, tenne aperto l'uscio in atto di aspettazione.  Jeanne  si affrettò a entrare e Noemi, mal suo grado, la seguì.
e passando. Noemi si fermò, curiosa delle pitture antiche.  Jeanne  tenne dietro al benedettino, senza guardare né a destra né
Il punto pericoloso era l'orto di Santa Scolastica dove  Jeanne  intendeva rientrare, secondo aveva detto al vecchio
questo famoso Maironi. Non desiderava che di ritornare con  Jeanne  a casa Selva senz'aver fatto incontri e avrebbe voluto
aureola. Non sapevano quale cammino vi facessero e  Jeanne  appena ne sentiva la realtà. Nello scendere la Scala Santa,
Scala Santa, precedendo il monaco seguito immediatamente da  Jeanne  e Noemi venendo ultima a cinque o sei gradini di distanza,
ritta nell'angolo oscuro, appoggiando la fronte al marmo.  Jeanne  l'aveva oltrepassata di quattro o cinque gradini senza
vedranno dopo. Se vogliono passare ..." Noemi disse piano a  Jeanne  "cos'hai?" e avendo l'altra risposto con voce più
del monaco. Allora la figura nera si staccò dalla parete.  Jeanne  la vide salire lenta nell'ombra sotto le arcate ogivali.
enorme di un'arcata, piegò il capo a guardare in basso.  Jeanne  la riconobbe. Sull'attimo, quasi obbedendo a una fulminea
alta, una dignità, una gravità, una dolcezza triste, che  Jeanne  non gli aveva conosciute mai. E gli occhi erano del tutto
era stata scritta, mai voce umana si era udita là dentro.  Jeanne  non guardò, non vide. A lei bastò quell'indice alle labbra
di argento brilla su parvenze fosche di pitture antiche,  Jeanne  s'inginocchiò, com'egli accennolle, sull'inginocchiatoio
ciascuno di essi fosse una parte dell'anima da Lei amata?"  Jeanne  non rispose. Era troppo veggente e troppo leale per
la voce nell'ombra. "Però non cerchi mai rivedermi prima."  Jeanne  si strinse le mani sugli occhi, rispose un "no" soffocato.
Mormorò: "Sa che don Giuseppe Flores è morto?" Silenzio.  Jeanne  volse il capo. Nessuno era più nella Chiesa.
di Stato per l'Interno e salì. Era un sabato. Da più giorni  Jeanne  non dormiva né, quasi, mangiava. Il martedì sera aveva
Vite;Noemi e lui s'incontravano spesso nella "catacomba".  Jeanne  gli scrisse immediatamente dicendo di farlo a nome
la cameriera si sgomentò. Costei non svegliò Carlino perché  Jeanne  trovò la forza di vietarglielo imperiosamente ma fece
mattina. Il primo segno di miglioramento fu questo che  Jeanne  domandò l'ora. La cameriera, pratica, mormorò al medico
forte: "Le sei, signora." La parola parve miracolosa.  Jeanne  ch'era stata adagiata sul letto senza spogliarla, si alzò a
quelle cattive lettere, che Le hanno fatto tanto male!"  Jeanne  le diede un bacio. Quella giovine l'adorava e lei pure le
fatto; due ore dopo, un biglietto del senatore avvertiva  Jeanne  che Benedetto era già a casa sua. A mattina inoltrata venne
era già a casa sua. A mattina inoltrata venne Noemi.  Jeanne  riposava, finalmente. Noemi attese che si svegliasse, le
colle lagrime agli occhi, in una grossa coperta. Forse  Jeanne  s'ingannava ma le pareva che Noemi, pure mostrandole molto
lunghe visite di una bella ed elegante signora. Dal Senato  Jeanne  correva al Grand Hôtel per somministrare una medicina a
ideale; ma erano pochi. Una volta Noemi, nel riferire a  Jeanne  certe defezioni, certe freddezze, ruppe improvvisamente in
certe freddezze, ruppe improvvisamente in pianto.  Jeanne  fremette, si rabbuiò; vide allora negli occhi dell'amica
per allontanarsi da Roma. Verso il mezzogiorno di sabato  Jeanne  ricevette un biglietto dell' Albacina. La signora del
Albacina. La signora del sottosegretario di Stato aspettava  Jeanne  in casa sua, alle due. Fu per questo invito ch'ella uscì in
curando le proteste di Carlino. Appena la carrozza partì,  Jeanne  rialzò il velo, tolse il biglietto dal manicotto e
Albacina le venne incontro sulle scale, pronta per uscire.  Jeanne  doveva ripartire con lei, subito. Subito? E dove andare?
Dunque, dunque? Dove si va? Ecco, si va dal cardinale ...  Jeanne  trasalì. Dal cardinale ...? Il cardinale aveva fama
con la propria coscienza. Ella si era incapricciata di  Jeanne  a Vena di Fonte Alta, nulla sapendo del suo passato. E
ripetutamente negato di saperlo. Questa scarsa fiducia di  Jeanne  la offendeva un poco perché in fondo, lei, donna Rosetta,
questo sì. Qui donna Rosetta fece una pausa, sperando che  Jeanne  dicesse qualche cosa. Niente. Ammise, riprendendo il
Donna Rosetta discese sola. Dal cardinale la presenza di  Jeanne  non occorreva, sarebbe anzi stata inopportuna. Occorreva in
sarebbe anzi stata inopportuna. Occorreva in altro luogo.  Jeanne  attese in carrozza, crucciata di non sapere ancora, dopo
il perché di quella visita. Passarono cinque, dieci minuti.  Jeanne  si rizzò sulla persona, dall'angolo dove si era raccolta
lenti per la via silenziosa, guardavano nella carrozza. A  Jeanne  pareva offensivo che vi fosse della gente tanto tranquilla.
marito legge questa roba!" Ma che ne importava a Jeanne?  Jeanne  era impaziente di conoscere le novità del ministero dell'
proposito e l'oggetto di questa visita per non lasciare a  Jeanne  il tempo di schermirsi né di prepararsi troppo. L'on.
ma senz'assistere al colloquio. Il movimento primo di  Jeanne  fu un'esclamazione di rifiuto. Donna Rosetta la persuase
essere pericolo, da parte di Jeanne, d'impegnarsi a niente.  Jeanne  si arrese, benché il silenzio serbato dall' Albacina fino
minuti l'on. deputato uscì insieme ad Albacina che pregò  Jeanne  di passare dal ministro con lui. Le due Signore non si
ch'egli ebbe queste parole, anzi mentre le diceva,  Jeanne  sentì con certezza che quell'uomo sapeva il passato. Ella
non avere con lui relazioni personali. Disse di sapere che  Jeanne  era amica della famiglia Selva. Egli si rivolgeva a lei per
a possibili comunicazioni dirette fra l'uno e l'altra.  Jeanne  lo ascoltava, divisa fra l'attenzione alle sue parole,
la signora Dessalle di parlare all'illustre amico?  Jeanne  trepidava. Era da fidarsi? Era da dir cose che forse coloro
al Suo desiderio: desiderio giusto e che si capisce."  Jeanne  arrossì ed egli se ne accorse, si compiacque di averla
moglie." Vendicatosi così, l'omino se ne andò, lasciando  Jeanne  agitatissima. Dio, intendevano proprio che avesse a parlare
Gli rincresce. Gran brav'uomo! Siamo vecchi amici."  Jeanne  tremava di avere intravveduta la Verità. A palazzo Braschi
Maria osservò ch'erano le quattro e un quarto e che  Jeanne  non avrebbe potuto tardar molto perché alle quattro e
a interrompere il silenzio fu la signora Maria. "Questa  Jeanne  che non viene!" diss'ella, piano. Fece un segno
sapere a di Leynì chi fosse veramente la signora Dessalle.  Jeanne  non era rientrata. Giovanni prese a parte il giovine, gli
quindi parlare alla sua volta, domandare qualche cosa.  Jeanne  Dessalle entrò frettolosa, sorridente. Il portiere le aveva
era sfebbrato. Speriamo che l'accesso non si rinnovi."  Jeanne  notò subito che non vi si parlava di portare l'ammalato
lo stesso senso amaro di quella mondanità indifferente.  Jeanne  era nel suo salotto, attiguo alla camera di Carlino che vi
"noi ascolteremo la musica." E si scostò con sua moglie da  Jeanne  ch'era diventata pallida e nascondeva male malgrado estremi
spesso lui come per significar pena e attingere consiglio.  Jeanne  lo ascoltava con gli occhi fissi a terra. Quando egli ebbe
Il marito rispose che sarebbe stato meglio, che lo sperava.  Jeanne  pose gli occhi all'uscio onde veniva il fragore della
per eseguirlo, che l'uscita di Benedetto da quella casa?  Jeanne  smentì, pacatamente, la possibilità dell'arresto. I Selva
la guardavano pieni di ammirazione per quella calma voluta.  Jeanne  aveva supposto da un pezzo ch'essi sapessero il nome vero
si erano intesi. Giovanni e sua moglie comprendevano che  Jeanne  si faceva eroicamente violenza non per loro ma per di
quasi commesso un tradimento. Essi si tennero certi che se  Jeanne  diceva di non credere alla possibilità dell'arresto doveva
che Benedetto avrebbe potuto accettare l'ospitalità loro.  Jeanne  ricordò pronta che Benedetto stesso aveva espresso un
della sua voce, del suo viso fu tale da significare a  Jeanne  che gli pesavano sul cuore parole tristi non ancora dette.
avevano nuovamente smesso di suonare, discorrevano.  Jeanne  bussò discretamente all'uscio, vi soffiò dentro due
seccate!" E modulò un fischio infernale, da forare l'uscio.  Jeanne  batté le mani. Piano e violoncello attaccarono un grave
La chiamerebbe a sé? L'ora è venuta, egli la chiama."  Jeanne  diede un balzo, le parve di non aver capito. "Oh, come?
Aveva in tasca la lettera, fece l'atto di cavarla.  Jeanne  se n'avvide, fu presa da un tremito convulso. "No no"
colloquio ma egli si scusò. Mi rivolgo dunque a Lei."  Jeanne  si era coperto il viso colle mani e taceva. Selva credette
sua bizzarra maniera e Selva scivolò fuori dell'uscio.  Jeanne  gli corse dietro nel corridoio scuro, gli afferrò una mano,
un bacio frenetico. Qualche ora dopo, verso le dieci,  Jeanne  stava leggendo il Figaro a Carlino sprofondato in una
ginocchia, strettavi a due mani, una gran tazza di latte.  Jeanne  leggeva talmente male, talmente noncurante di punti e di
cameriera venne ad avvertirla che c'era la signorina Noemi.  Jeanne  gettò il giornale, balzò in un lampo fuori della camera.
Pareva che il viaggio fosse andato bene. Udito il racconto,  Jeanne  abbracciò silenziosamente l'amica, stretta stretta. E
che dopo egli ci vedesse lavorare insieme per la sua fede."  Jeanne  non rispose ed ella partì. Jeanne ritornò da Carlino per la
insieme per la sua fede." Jeanne non rispose ed ella partì.  Jeanne  ritornò da Carlino per la lettura e Carlino l'accolse
doveva prepararsi a partire con lui l'indomani per Napoli.  Jeanne  rispose che era una follia e che non sarebbe partita.
"Libero pensatore? Certo. E la libertà mia?" disse  Jeanne  senza sdegno, a ricordo di un diritto e non per il
lui non piaceva e perdette addirittura il lume degli occhi.  Jeanne  tramortì nell'udire quell'uomo nervoso ma creduto da lei
 Jeanne  si posò aperto sulle ginocchia il volumetto sottile che
Bruges il malinconico incantesimo che ne eterna il sopore.  Jeanne  si sentì su gli occhi due mani fresche, un'aura profumata
"È italiano, questo? Non è arabo? Spiegati subito."  Jeanne  si alzò. "Non capiresti lo stesso" diss'ella con un sorriso
bene perché è tuo fratello, ma è tutto! Oh, questa signora  Jeanne  Dessalle dice qualche volta cose... cose...! Non so, non
una mania che hai, di credere che tutta la gente ti adora."  Jeanne  fece la solita boccuccia di bambina infastidita. "Che
che non mi adori, tu?" "Mais point du tout!" esclamò Noemi.  Jeanne  brillò negli occhi di malizia e di dolcezza: "In italiano
Dessalle avevano passato l'estate precedente a Maloja,  Jeanne  studiandosi di essere una compagna gradevole, nascondendo
del primo, venire ad assistere Noemi in quei frangenti.  Jeanne  Dessalle, che si era legata particolarmente a Noemi, aveva
sto dedicando a un'altra persona." "A chi?" "A un frate."  Jeanne  trasalì, e Noemi, confidente dell'amica, del suo insanabile
"Dobbiamo parlare di Memling!" Lo disse in francese e  Jeanne  le sussurrò: "Sai che devi parlare italiano." Gli occhi
un bacio, ebbe l'una e l'altro. Non riuscì a rasserenare  Jeanne  che tuttavia, blandendo a due mani l'amica lungo l'arco dei
interne parevano più dense. Colpa della Intruse, forse.  Jeanne  fece "proprio!" con un viso e un accento che significavano
Flores." Flores? Chi era? Noemi non lo ricordava più e  Jeanne  la rimproverò con acerbità, come se una tale smemoratezza
buono sapeva dove ... Credi che fosse in relazione ...?"  Jeanne  accennò di no. Nel settembre successivo al luglio doloroso
dal tempo. Ma come finirebbe poi tutto ciò? Né Noemi né  Jeanne  sapevano immaginarlo. Eh già, Carlino lo aveva ben detto
e Carlino si appellò a Jeanne. Quale stella preferiva?  Jeanne  non sapeva, non aveva fatto attenzione. Carlino ne fu
rispose Jeanne, uscendo. Noemi voleva seguirla ma la stessa  Jeanne  la pregò di rimanere. Rimase per dire a Carlino ch'egli era
corse via liscio, specchiando cielo e idilliache sponde.  Jeanne  si portò in camera l' Intruse , ma non la lesse più. Anche
dimora, ricomparisca per farci sapere che è morto."  Jeanne  ignorava che Piero Maironi, prima della notte in cui era
prima che nell'intelletto. Ma si era veramente fatto frate?  Jeanne  pensò che la torre colossale di Notre Dame colla sua
non la smetteva con i suoi comandi e rimbrotti. Allora  Jeanne  le sussurrò: "Parlami del tuo frate." "Ah, il frate, sì!"
della torre possente; ma non toccava l'acqua nera. Tuttavia  Jeanne  e Noemi, chine sulla sbarra del parapetto, guardarono a
e ripassando accanto alle Signore, le guardò fisso.  Jeanne  pretese di aver paura di quell'uomo, si fermò, chiamò
sinistro ritornato sui suoi passi sfiorò quasi il fianco di  Jeanne  che stavolta rabbrividì davvero. In quel mentre le
della luna imminente ai dentati culmini bruni delle case.  Jeanne  mormorò alla sua compagna: "Affrettiamo, ritorniamo a casa
de Flandre dove aveva alloggiato anni prima, quando  Jeanne  le domandò di scatto: "È Maria che ti scrive una storia
piuttosto trepidante: "Sì, Maria." "Non capisco," replicò  Jeanne  "perché si sia presa tutta questa briga." Noemi non
"Perché si sarà presa tutta questa briga?" Noemi non parlò.  Jeanne  le scosse il braccio che teneva ancora. "Non rispondi? Cosa
mai di quelle voci né di quel modo. "Non rispondi?" ripeté  Jeanne  fra risentita e attonita. Noemi le strinse il braccio alla
diss'ella. Carlino gridò: "Fermatevi sotto gli alberi!" Ma  Jeanne  si fermò subito, nell'affacciarsi a un improvviso largo, a
Noemi rispose all'amica un sì così debole, così timido, che  Jeanne  capì tutto. Maria Selva credeva che il suo frate, questo
che ci voleva per farla parlar chiaro, questa creatura?  Jeanne  si sciolse da lei che subito, spaventata, le si riappiccò
si inoltrassero lentamente fra gli alberi. Sotto gli alberi  Jeanne  si dolse, quasi sdegnosamente, che l'amica avesse aspettato
dall' Ospitale di S. Giovanni, dalla visita ai Memling, ma  Jeanne  era già tanto triste! Però ne avrebbe parlato se non fosse
almeno Maria scriveva così. A questa risposta di Noemi  Jeanne  scattò. Come poteva esser certo, suo cognato? Che ne
che "oh oh! - oh oh! - oh oh!" e la D' Arxel si portò via  Jeanne  avviandosi lungo la cancellata del piccolo cimitero di
sappia niente! Per carità!" Noemi promise di non parlare.  Jeanne  si venne a poco a poco chetando e fu la prima a muoversi.
oltre le nuvole della Terra, là, in quel mondo lontano!"  Jeanne  non aveva mai detto parola né mostrato di fare attenzione
ci posso andare, prima di esserne cacciata?" Così dicendo,  Jeanne  prese il braccio di Noemi. Carlino pregò che facessero il
per fede." "E così quella povera fanciulla" disse  Jeanne  amaramente "sulla fede di un vecchio prete mezzo cieco
opportuno per la sua finestra. "Che giorno è oggi?" chiese  Jeanne  all'amica, sotto voce. "Sabato." "Domani parlo a Carlino,
disse a sua moglie: "Andate." L'intelligenza era che con  Jeanne  andassero da Benedetto Maria e Noemi. Questa stese le mani
mia. Non ti offendere se la do a lui prima che a te."  Jeanne  intuì la notizia che Noemi avrebbe portato al morente: la
a lei era impossibile di venire. Noemi sola intese.  Jeanne  non voleva venire perché aveva indovinato e non poteva fare
abbracciata: "perché non cedi, in questo momento?"  Jeanne  rispose solamente, singhiozzando: "Oh tu mi capisci!" E
a chiamare Selva. Maria e Noemi uscirono. Rimasta sola,  Jeanne  ebbe un momento l'idea di raggiungerle, di arrendersi, di
delle sei, quella sera di febbraio, pareva già quasi notte.  Jeanne  entrò come stava, a capo scoperto, nella pioggia fitta e
mormora sugli ombrelli. Devono esser loro, Maria e Noemi.  Jeanne  si alza da capo, si avvia. Passa l'uscio della casina, vede
ma poi va, scende subito. Ci stanno il prete e la suora.  Jeanne  domanda un po' di carta, una matita, un lume. Comincia a
L'ha domandata. Credevo che fossero andate a prenderla."  Jeanne  tace, si fa da banda. Egli dice "permesso" e passa senza
pane e un po' d'acqua, digiuno com'è dalla sera precedente.  Jeanne  trema come una foglia. Egli l'ha domandata! Queste parole,
china su Piero che ha ripreso a gemere, ad agitar la mano.  Jeanne  lo interroga affannosa, egli non risponde, geme, guarda
non risponde, geme, guarda qualche cosa accanto al letto e  Jeanne  offre un bicchiere d'acqua, gli vede scotere il capo, si
Crocifisso, il Crocifisso! La suora alza il lume da terra,  Jeanne  porge il Crocifisso a Piero che gli affligge le labbra e la
le sue labbra si agitano, si agitano, non ne esce suono.  Jeanne  si raccoglie nelle proprie le mani di Piero, bacia il
Noemi s'imbarazzò. Tutto quello che ne aveva udito da  Jeanne  la persuadeva che Maironi si fosse condotto male con essa,
della cultura non poteva dir nulla; però, se una donna come  Jeanne  Dessalle lo aveva tanto amato, doveva essere intelligente e
Brescia, aveva coperto due sedi vescovili nel Mezzogiorno.  Jeanne  irritata con se stessa, vergognosa di essersi quasi
rimasta indietro. Il professore risalì rapidamente e trovò  Jeanne  ferma sul penultimo pianerottolo, aggrappata alla
sé del buio, accusandone l'avarizia del padrone di casa.  Jeanne  salì nella carrozza dell' Albacina che la portò al Grand
con rammarico della notizia che le aveva dato il Guarnacci.  Jeanne  non aperse bocca. Il suo mutismo dispiacque all'amica. "Lei
si fermò davanti all'entrata del Grand Hôtel Nell'atrio  Jeanne  s'incontrò con Noemi e suo cognato, che uscivano.
"Va, corri, tuo fratello è arrabbiatissimo con questa  Jeanne  che non arriva mai. Noi siamo discesi ora perché è venuto
l'inverno, volle il medico due volte al giorno, tiranneggiò  Jeanne  con un egoismo spietato, le numerò i minuti di libertà.
del male e se ne andò. Carlino, burbero, volle sapere dove  Jeanne  si fosse tanto indugiata ed ella non glielo nascose.
alle pratiche, gli faceva perdere il lume degli occhi.  Jeanne  non rispose, si offerse mansuetamente per la solita lettura
finestre, pareti, pavimento, e poi la mandò a dormire. Ma  Jeanne  entrata nella sua camera, non pensò a dormire né a
dal cuore ardente alla volontà. Adesso non balenava più.  Jeanne  la contemplava in sé, ferma. Nella figura seduta sul letto,
fra le tenebre, due anime si stavano tacite a fronte. Una  Jeanne  umile, appassionata, persuasa di poter tutto sacrificare
di poter tutto sacrificare all'amore, si misurava con una  Jeanne  inconsciamente orgogliosa, persuasa di possedere una dura e
passi e i fruscii più radi nei corridoi. A un tratto le due  Jeanne  parvero riconfondersi in una che pensò: "Quando mi
a lungo, la parola solenne. Più la guardava, più le due  Jeanne  si venivano lente ridividendo. La Jeanne inconsciamente
più le due Jeanne si venivano lente ridividendo. La  Jeanne  inconsciamente orgogliosa soverchiò, oppresse l'altra quasi
del proprio credere, piuttosto verso lo scetticismo di  Jeanne  che verso il cattolicismo liberale e progressista dei
le pareva una cosa ibrida e forse aveva appreso da  Jeanne  a giudicarlo così, perché Jeanne, in qualche momento di
ella si risolse a una infedeltà verso Jeanne. Di quanto  Jeanne  le aveva scritto sotto il suggello del segreto, si era
Noemi si scusò di non averlo detto subito, allora. Guai se  Jeanne  fosse venuta a saperlo, dopo le sue proibizioni di parlare!
pure fargli sapere, in qualche modo, che questa signora  Jeanne  Dessalle sta per venire a Subiaco e che visiterà,
ma quando uscirono sul piazzaletto delle robinie,  Jeanne  Dessalle vi metteva il piede dall'altro capo con Maria e
due ombre che uscivano di casa sua. Ella, che a fianco di  Jeanne  precedeva sua sorella, prontamente piegò e fece piegare a
alla Vita le due compagne, le spinse verso il casino.  Jeanne  Dessalle ebbe un moto istintivo di ribellione, si voltò di
fino a quel fascio di legna. "Andiamo, andiamo" ripeté  Jeanne  e si sforzò di alzarsi, si trascinò, sorretta dalle altre
c'era avvezza. Noemi e Maria si parlarono piano fra loro.  Jeanne  intese le parole "a letto" e assentì del capo con uno
studio di Giovanni, dall'altra parte del corridoio. Mentre  Jeanne  vi si avviava stentatamente a braccio di Noemi, ritornò
con la voce di chi blandisce un bambino che soffre.  Jeanne  non rispondeva, singhiozzava sempre. "È quasi meglio, cara"
"Sì, cara, sì, cara, perché non essendoci più rimedio ..."  Jeanne  alzò il viso tutto lagrimoso. "Non capisci che non è lui?"
"Come, non è lui? Tutto questo perché non è lui?" Ancora  Jeanne  le si lanciò al collo. "Non è quel frate che mi è passato
con lui!" Noemi neppure se n'era accorta, di quest'uomo.  Jeanne  le strinse il collo da soffocarla, con un riso convulso.
né ben capitola. Addio, scrivi, scrivi e scrivi. Noemi a  Jeanne  (dal francese ). Subiaco, 8 luglio ... Ho fatto meglio. Mio
gli studenti, si slanciò avanti, vide finalmente l'uomo.  Jeanne  le ne aveva mostrate più fotografie, dicendo però che di
lui, che forse a quel tempo sarà stata latente ma che una  Jeanne  doveva pur sentire? Cos'aveva ella amato? L'uomo inferiore?
bastato perché gli balenasse in mente questo pensiero: "se  Jeanne  fosse stata così non mi sarei sciolto." Avevano ragione i
insidianti ai figli di San Benedetto. Il monaco pensò a  Jeanne  Dessalle. Là in fondo alla gola, alte sopra il monte
non lo ha condotto Iddio dalle logge di Praglia, dove  Jeanne  lo ha tentato e vinto, a questa faticosa salita nelle
quel tocco morbido, dell'odor selvaggio, del riposo; e vide  Jeanne  pallida sotto l'ala obliqua di un cappello nero, piumato,
più cara; come il solo povero conforto che gli rimane. Così  Jeanne  offriva il suo amore. E il dormente fu invaso da questa
cameriere dei Dessalle. Gli balenò nel cervello torbido che  Jeanne  fosse ad aspettarlo in carrozza, diede un passo indietro.
pioggia, il rombo dell' Aniene profondo avrebbero detto a  Jeanne  uno sconsolato compianto di tutto che vive sulla terra e