toglie la luce prima dall’occhio destro e poi dal sinistro. “Quell’universo – scrive a Elia Donati nel 1638 – ch’io con mie meravigliose osservazioni e
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un invito estremo, che lei respinge con gentile imbarazzo, appellandosi alle maldicenze che li avevano allontanati: “Io delle volte tra me medesima
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giocondo o sia discaro, poco m’importa, essendo io assuefatto a soffrire e sostenere come leggerissimi pesi cariche molto più gravi”.
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braccia (25 metri) di tela da camicie non perché ne avesse bisogno, ma per compiacerla, in quanto aveva saputo che era lei a metterla in vendita (“ io
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confermata una anomalia già nota: periodicamente si registrava una differenza di parecchi minuti nel verificarsi delle eclissi del satellite Io. Jean
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Picard capì subito che Roemer era un giovane sveglio e lo sollecitò a misurare i tempi delle eclissi del satellite Io, il più vicino a Giove. Il
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. Nel 1676 predisse il ritardo che si sarebbe osservato in una eclisse di Io, e i fatti gli diedero ragione.
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tratta del pianeta cercato. Encke ed io lo abbiamo confrontato con una stella di magnitudine 9 al telescopio di Fraunhofer (obiettivo di 23
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Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe conoscendo il suo carattere, Nadar fa il modesto: “Poiché il caso volle che fossi io il primo fotografo a
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rimasto vedovo. Anch’io sono vedova e condivido la sua religione. Quanto più luminosa sarebbe la mia esistenza se riuscissi a convincerla che saremmo
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perché io, e non lui, avevo fatto la scoperta”.
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apriva davanti e io sentivo la scarica di adrenalina che viene dal privilegio di fare una scoperta che è un salto nell’ignoto.”
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ruolo che avevano svolto nella scoperta delle pulsar e dei quasar. Jocelyn si consolò con un gioco di parole: “Io sono la signora No-Bell”. Ma fu
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stelle intorno alla Terra è evidente agli occhi di chiunque, come pure lo stato di quiete della Terra stessa. Io ribatto che agli occhi dei lunari
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miglia, così grande e vicino come se fussi lontano miglia 5. Hora avendo io conosciuto quanto vi sarebbe di utilità per le cose sì di mare come di terra
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Parigi; il che fu infine il motivo che mi spinse ad applicarmi tutto a ricercarne le ragioni, e ad escogitare i mezzi, per i quali io potessi giungere
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’immagine di Giove risultò confusa, i satelliti Io e Callisto si vedevano bene, mentre solo Hale riuscì a scorgere Europa e Ganimede, separati da 20
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che vo io pensando che questi sapori, odori, colori etc., per la parte del suggetto nel quale ci par che riseggano, non sieno altro che puri nomi, ma
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linguistico comune e sostituiti da nomi individuali di origine mitologica – Io, Europa, Callisto e Ganimede – assegnati dal tedesco Simon Mayr
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terzina “ Lo stile dell’invenzione è molto vario, / ma per trovare il bene, io ho provato / che bisogna proceder pel contrario ”. Il senso letterale è
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È sorprendente la precisione che Galileo ottenne nel rappresentare il sistema dei satelliti con il suo giovilabio. La distanza dal pianeta di Io, il
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