avvertimento per mettervi la coscienza in pace: "io ti avevo avvisata!". La tradizione vorrebbe che il giorno del fidanzamento, il giovine pretendente invii alla
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significa "anche io, grazie".
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va saldato senza inscenare tarantelle del portafoglio e sceneggiate del "pago io". Meglio mettersi d'accordo in precedenza. Se ci sono dubbi sul conto
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si trasmette perfettamente nell'atteggiamento - il classico "lei non sa chi sono io". Grossolano quanto inutile: nel nuovo medioevo televisivo in cui
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sua utilità e che, ogni volta, io ho avuto cura di correggere, rifare, completare il mio testo, visto che gli usi e i costumi mondani si venivano
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nulla: una donna, che fa l'uncinetto, è molto più la padrona di suo marito, che non una donna disoccupata... Io non approfondisco il soggetto, perché
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cordiale della conversazione con un amico. E, forse, un maligno - vi è sempre un maligno, un pò dappertutto - potrebbe osservare che io, amico lettore
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Nel codinismo che ogni dì più cresce, nel mio spirito, io non posso non rimpiangere la folla di giovanette e di donne che si spostano, sempre più
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, ragazze, perché io ho ragione!
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presentato, e che ha portato le carte, debbono restituirle, anche negli otto giorni. Ho io detto, che non si dà mai la mano, né prima, né dopo, nelle
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Credete voi che io ve lo darò qui? Perché dovrei darvelo? Sarebbe un non senso. Se voi, lettrice, lettore, siete abituati a dare dei pranzi di grande
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dare questa festa, piccola o grande, sia abbastanza possente, da compensare tutto questo. Io so di un principe, mio grande amico, uomo d'intelligenza
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Ora io credo, che le giovani signore maritate da uno, da tre, da cinque, o magari da dieci anni (poiché si può essere benissimo giovane signora
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. Perchè una quando vuol star sull'onorevole, e nel contegno par che dica; state in guardia, io son chi sono! e mette tanto di grugno se non vien salutata
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classi, vi si fa andar a male un piacevole disegno, s'impedisce un passaggio per una porta o che so io, e la classe contrariata cerca la sua vendetta nel
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c'è fratellanza, non c'è amicizia che tenga. Non son io, è la tale, ecco la risposta stereotipata al rimprovero di un fallo. Va a scuola senza aver
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farsi compassionare nelle sventure, e invidiare nelle prosperità; e quindi siam sempre 1ì col nostro: io qui, io là; ma io ho fatto, io ho detto, che
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Classi operaie. Mi si dirà che non tutte le giovanette possono seguir le vestigia di Marina; ed io sono il primo a convenirne; perchè so troppo bene
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le esperienze. “Non ce l’ho con voi ci dice ma io non ho nulla da darvi, e voi non mi darete nulla. Così è la vita”.
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. Albrecht Dürer, Melancolia 1. Roma, Istituto Nazionale per la Grafica. (fig. 65), è la perfetta traduzione in immagine di un verso, “Io è un altro
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, Trittico degli stati d'animo. Quelli che vanno. Milano, Civico Museo d'Arte Contemporanea. interiore, una dispersione dell’io che peraltro ritroviamo
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ragazzi che si trovano nell’età del «dire no», mette a disagio una generazione che ha imparato ad accettare compromessi. Ma l’espressione dell’io e la
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, nonostante al presidente Truman interpretando i gusti della maggior parte degli americani sia stata attribuita la frase «Se questa è arte, io sono un
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Se il mondo è il luogo con cui commisurarsi e mettere alla prova se stessi, l’io è un altro spazio dell’inconoscibile, un abisso in cui avventurarsi
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vorresti che io facessi?» e ha cercato di trasformare in una vasta performance il compimento di quei desideri.
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’io come opera. Ne menzioniamo solo alcuni: i baffi a spillo e il modo di vestire bohémien di Salvador Dalì; gli abiti e gli accessori antiborghesi che
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’idea moderna di soggetto: in filosofia possiamo risalire a Montaigne, Descartes, Pascal, ma il vero dilatarsi dell'io avviene con la filosofia
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con ciò che ci circonda. Un altro scrupoloso «misuratore» del proprio io è stato Roman Opalka, che per tutta la vita ha rilevato, fotografandoli, i
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ha definito con il pronome personale «io» nella versione inglese: iPod, iPhone, iPad. L’individuo si estende nei suoi strumenti.
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defendam calamo» (Tu mi difenderai con la spada, io ti difenderò con la penna).
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duna nuova sensibilità dolce e leggera. Raffaello diventa nel suo racconto l’emblema della sincerità: «Durante il lavoro io ho pensato assai più al
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«Abbiamo vegliato tutta la notte, i miei amici e io, sotto lampade da moschea con cupole di rame, traforate come la nostra anima, che avevano invece
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progetto di Daniele Kihlgren - e io oggi lo indico, nella radicale impresa di conservazione, come un progetto avanzato, progressista, d’avanguardia - ma
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di vederne i confini. Io, ad esempio, so abbastanza poco di arte islamica, di arte sumera, benché sappia che esistano. Conosco più approfonditamente
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vuol dire esserlo come lo sono le opere che resistono al tempo, oppure essere nati nel nostro tempo. Noi due siamo contemporanei. Io ho cinquantanove
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venticinque anni di operato, bisogna avere almeno quarant’anni. Quindi io sono il giusto titolare di poco meno di due generazioni. Ho cominciato, per la verità
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, venticinque. Ora mi pare che queste siano delle grandi mancanze, delle grandi assenze dei nostri giorni. Per esempio io, non per vantarmi, insieme a
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[G. D.] Mah, se penso a quando io la frequentavo direi una bellissima ragazza. Era bella oltre a essere molto intelligente. Naturalmente poi è
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[G. D.] Felicita Frai, che io ho conosciuto quand’era una ragazzina, veniva da Praga, e aveva sposato un mio amico, commerciante, amico dell’arte, e
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[V. S.] Io l'ho vista quando aveva novantanove anni. Ero con mia madre che ne ha, ora, ottantacinque. Temperamenti molto simili, infatti non han
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bellissime. Ma come dire che non era “contemporaneo”? Eravamo insieme, della stessa generazione, lui del 1911, io del 1910. Io sono ancora qua. Sennonché
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, rendendo difficile la visita di molti padiglioni, insieme alla possibilità di trovare qualcosa che fosse memorabile. Se io chiedessi ai miei colleghi
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scandalizzi il fatto che van Gogh costi più di Raffaello. Io non mi scandalizzo, e non perché reputi Raffaello meno grande di van Gogh, ma perché so che è così
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consuetudine, per immateriale usucapione. Come a dire: Io capisco cos’è l’“arte contemporanea” perché me ne sono sempre occupato, quindi posso includere
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io non dormo mai sopra il drappo della gatta.
“C'è un portone. Vado anch 'io.”
Da sempre mi mancano le parole e io ne ho nostalgia. Per questo cucio, cucio, cucio.
In casa pochissima roba, un velo di sudore sulle labbra e sul corpo, tu che mangi di malavoglia: ma non ricordo cosa. Io devo partire il giorno dopo
strappi nella pelle del silenzio) mi sono penetrate fino in fondo: e adesso sono io, solo io, il pozzo d 'Acqua Nera, l 'istinto omicida, un senso di
salto, io stasera lì dentro.