Io sono uno scultore e non un ceramista. Non ho mai girato al tornio un piatto né dipinto un vaso. Ho in uggia merletti e sfumature.
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. È una specie d’estasi delle cose fragili e del mezzo tono. Io cerco altro. Durante la mia lunga permanenza nei laboratori di Sèvres2 ho ricercato e
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critici dicevano ceramica. Io dicevo scultura. Lo spartito plastico si arricchì di motivi botanici e marini ma la forma seguì il corso e le oscillazioni di
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per mettere insieme il solito opuscoletto «ad memoriam». Gli amici, bontà loro, credevano possibile che io potessi avere un’automobile a Buenos Aires
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Ed ora eccomi un’altra volta in Italia, dove pochi sanno che io sono argentino: mi credono addirittura milanese. Sono arrivato con la convinzione di
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spina dorsale del corpo insegnante. Anche io ho insegnato all’Accademia Manuel Belgrano6 e pur lasciando la massima libertà ai miei allievi notavo in
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Quindi - pur non essendo io un esperto di cose finanziarie, ma facendo un conto spicciolo e un raffronto domestico fra le paghe che ho trovato qui e
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mondo significa per lui dipingere scrivere amare gli oggetti più umili e i concetti più alti. Devo confessare che a ritroso io mi sentii di fronte a
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’argilla isolatamente e prive anche del forno è possibile e logico un incredibile marasma di risultato. Ma io prevedo tranquillamente e, più presto che non
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so tagliarla anch’io ma so anche che il paziente, poi, ne muore. Se la taglia lui, invece, la faccenda è diversa. Fondamentalmente diversa.
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fa Jef ha le stesse incertezze e inquietudini per la sua arte, ma io ho visto il suo sicuro sviluppo, e sono convinto che continuerà colle stesse
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