non lo avesse tolto d'imbarazzo. - Io vado per le spiccie, signor Sindaco. Sono anche io per l'ordine e per la pace: ma veggo qua parecchi degli
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- Oh, io sono come le bambine, alla mia età! ... - disse la baronessa Lanari, ridendo. - Raccontatemi una fiaba, datemi a leggere una storia
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, al lume di luna? Io rimanevo su la terrazza del Cottage per vederli salire verso il paesetto, a piccole brigate di tre, di quattro persone; per
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- E che direste - esclamò il dottor Maggioli - se io vi raccontassi per quale sciocca circostanza sono stato, trent'anni fa, sul punto d'impazzire
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Elsa. Ella si avviò lesta e sorridente verso la Banca notarile, seguita dal giovane che la guardava ammirandola in silenzio. - Cara signorina, io la
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, chiamava la sua mamma per farle osservare una persona che passava e che l'aveva colpita con qualche stranezza del vestito e del cappellino; ma se io
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fanno progredire la scienza. Io, tutt'al più, merito di essere chiamato studioso. E soltanto con questa qualità ho ardito di domandare: Che ne
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- Gli effetti sono sempre in giusta proporzione con la causa? Niente di più falso! - disse Bodura - Io, per esempio, devo a un discorso politico
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- È stato imprudente! - raccontava il brigadiere. - Con buone parole e con minacce, io avevo già indotto i contadini a tornare in paese, ed essi
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! ... Dobbiamo giocare, sì o no? ... Io parlo da sacerdote cattolico. E anche da persona che bada agli interessi di tutti ... Ecco, con questi discorsi
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sua diffidenza. - Datemi tempo, cavaliere! - Tra una settimana avremo la festa della inaugurazione. Siete stato invitato? - Come tutti gli altri. Io
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Sin dal mattino del giorno dopo, fu una processione di interessati alla Banca del notaio La Bella. - È dunque vero, notaio? - Verissimo. - Io ho
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verità precoce può esser utile assai meno di una menzogna opportuna. - Ed è vero. Ma se io dovessi riferire tutti i sapienti aforismi del mio vecchio
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complimento che ci ha fatto, siamo preparate a tutto noi signore. Inoltre, non vogliamo privarci del piacere di sentirlo parlare. - Io sono positivo
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sommaco; io non li vorrei neppure regalati. - Io, invece, non li chiedo in regalo; li pago in contanti sùbito, quel che valgono e anche più. - Parlavo per
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Si parlava di microbi. - Il soggetto è troppo grave da poter essere accennato in conversazione - disse il dottor Maggioli. - E poi, io sono oramai un
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giornaliera ... Io non ho mai pensato in questi giorni, neppure casualmente e alla sfuggita, alla signora Arici ... Non l'ho mai desiderata, quantunque
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, mi trattava male ... Che colpa ne avevo io? Era stato lui ... Io avrei voluto morire qui, da serva, per gratitudine ... E sua zia pretendeva che
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, altri usi.» «Volete che me n'occupi io?» «No; lo manderemo in campagna. Il boaro di Poggiogrande mi diceva appunto la settimana scorsa, che aveva bisogno
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consigliato», disse don Aquilante. «Sono vecchio, eccellenza. Ho consumato la mia vita su quelle zolle. Che vuole? Ho piantato io quegli alberi; e mi paiono
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tutt'altro pel capo, in quei giorni, che il terreno di compare Santi! «Il vecchio venne da me: "Signor avvocato, finiamola!". Io alla prima non avevo
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notato allora la terribile espressione di quegli occhi che forse volevano dirgli: «Io so! Ma taccio! E voscenza lascia credere che ho fatto ammazzare io
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vivevano mio padre e mia madre; mi sembrava che io non avessi il diritto di manifestare un desiderio, di prendere una risoluzione. Mi avevano educato
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?» «Quell'anima lunga di don Aquilante ... » Ella lo interruppe: «Lo avete sentito dire, per caso, che ho fatto ammazzare io mio marito?». «Voi? Oh
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d'onde cavare un discreto corridoio per liberare le altre stanze!» «Come? E questo spazio qui?» «Ah! Su la carta, sta bene. Io però non guardo la carta
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suo tempo, se i nostri peccati non vi mettono ostacolo.» «Voi fate penitenza per tutti, voi», soggiunse la baronessa. «Io sono più peccatore degli altri
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persona affezionata e fedele. Nessuno meglio di voi potrebbe servire ad evocarlo.» «Ma io non mi metto a fare certe sciocchezze!» «I vostri famosi
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la vetrata, soggiunse: «Chiudo io». Si udì subito lo sbattere di pochi goccioloni su i vetri che tremavano scossi dall'aria agitata dalla ondulazione
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, quel che voi mi consigliate. Io non so ... » «Zòsima desidererebbe che le si risparmiasse di andare al Municipio. Le due cerimonie, insieme. C'è la
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sciupare queste povere trentamila lire. Impiegatene due terzi soltanto nelle costruzioni della Società Agricola fondata da me. Io sono qui per
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spesso si confida tutto, si chiedono conforti o consigli. Ma io qui sono una estranea che deve ignorare, che deve macerarsi il cuore nel buio. Oh, non
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importa; verrà. Lo solleciterò io, di lassù, con le mie preghiere». «Ma che cosa dite, zia! ... » «Oh! Non credere che io non capisca che questa volta
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: «Il marchese vuol dirvi una parola». «Vi darò io la scheda.» «Come voscenza comanda.» «Segnata, badate!» «A mio compare, eccellenza, non posso fare un
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voscenza : Impiccatevi?», rispose il massaio. «Quasi io gli avessi rubato quei quattro sassi maledetti! È venuto da me coi suoi piedi. Si è preso
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. Il marchese è un po' sofferente, dice.» «Infatti ... » «Si strapazza troppo ... » «Io non oso neppur domandargli come sta; s'irrita, non risponde
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scaletta, egli avea domandato da dietro la porta: «Chi siete? Che volete?». «Aprite, don Silvio! Sono io.» «Oh, signor marchese!», egli esclamò stupito
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Cristo, eccellenza!». Gli si era aggrappata ai ginocchi, disperatamente, né voleva lasciarlo. «Ma io non sono il Re, figliuola mia! Le grazie può farle
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Il cavalier Pergola trovò il marchese che sbraitava ancora: «Sono padrone io in casa mia! O che? Dovevo chiedere il permesso al canonico Cipolla
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associarci, di riunire le nostre forze. Io vorrei mettermi avanti, ma mi sento cascare le braccia! Diffidiamo l'uno dell'altro! Non vogliamo scomodarci per
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marchese. «Peggio che uno sbaglio, forse! ... Ma non sono così vecchio da non poter rimediare.» «Tante cose sono cangiate; io, soprattutto. Mi avreste
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!» che non era un diniego, né una protesta, e non poteva avere nessuna efficacia per impedirle di continuare: «Lasciami dire; parlo per tuo bene ... Io
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? Che disgrazia!». «Ne so meno di voi. Io abito, per dir così, all'altro polo. Voglio prima vedere coi miei occhi.» «Ha tentato di ammazzare la
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qua sono io, e il padre guardiano pure; stavo per dire: e la madre badessa anche!» Il canonico Cipolla sorrideva, pensando che allora la madre
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.» «Ci sono soltanto io a Ràbbato? Ho dato assai. Troppo! Troppo! ... Sono già dissanguato.» «Si calmi! ... Non ha obbligo ... » «Eh? ... Siete stato voi
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siano i forestieri giunti stasera? - Quelli che io ho salutato or ora? - Precisamente. - Il duca e la duchessa d'Eboli, principi di Sora e di Ceriana
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importa: io sono ricca per due, e anche tu hai molte terre e campagne. Il babbo lo dice. - Sì, ma i Rook non valgono i Gould. - Io ti voglio bene, ci
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, io sono cattiva? Sei tu che non mi ami più, sei tu, che mi trascuri, che passi tutto il giorno alla fonte.... - aveva finito per dire la duchessa
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battuti alla porta la fecero sussultare. - Sono io, Sarah - disse fuori piano la voce del duca. - Entrate - rispose essa breve. E tutta una tempesta le
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meglio fornita.... ci vorrebbe la vostra, signor Rook. Il signor Rook rise assai forte. - Vorrei di meglio, io! - disse. - Caspita! meglio di Georgette
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sull'ampio e basso divano. Il signor Rook protestò: - Sono io che vi debbo tante scuse per avervi disturbata in un'ora indebita.... - Niente affatto
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