Io amo gli uccellini. Nel mio studio ce n' è sempre parecchi che cantano a gara mentre leggo o scrivo. L'abitudine non me li fa sentire; bisogna che
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farlo? — L'altro giorno la signora Gilardi spiegò il modo alla mamma, ed io stetti ad ascoltarla bene. È cosa facile; vedrai. — E le mandorle? — Le
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GINO (Entrando con diversi oggetti tra le braccia, a Elena). Io il krause e la tuba vecchia del babbo ; tu la veste della zia, che è piccina quasi
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io? E voi, Maestà, siete uno sciocco; non sapete quel che vi dite. IL Re. (severo:) Sono il re ! LA REGINA. (con lo stesso tono:) Ed io la regina! IL
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che domandiamo l'elemosina? — No. — Glielo dirò io. E aspettò, alla finestra, che la vecchia ritornasse. Brutta e sudicia, ella arrivava con un
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portamonete è ridicolo, e il primo a riderne sono io; ieri l'altro però questa storditaggine mi ha fatto rabbia. Andavo piano piano per via Quattro
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tanto ! Senza dir niente, con le lagrime agli occhi, il babbo depose l'involtino dove la bambina l'aveva messo. La mamma singhiozzava. Io mi ero
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afflitto a riconoscersi nei personaggi troppo diversi da loro, e nelle azioni e nel linguaggio di quei personaggi. Io credo che la viva ed efficace
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potresti benedirle tu? E non potrei benedirle io ? — Tu si, perchè sei piccina. — Fammele benedire dunque; farò venir bene ogni cosa. Allora il babbo la
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allevavo era cascato dal nido sul tetto della casa sottoposta, e io l'avevo fatto prendere e l'avevo tirato su con molta cura. Bello, vispo, malizioso e
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avevo avuto il coraggio di tornare addietro. Perché? Non lo so neppur io; forse perchè in quel caso fare un po' di bene costava troppo poco. Vedendomi
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, ti piacciono i dolci? — Piacciono anche a te; te li fai tu stessa. — Ma io non ne mangio. — Perchè? Sei in gastigo? Quando sono cattiva, la mamma mi
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mamma. — Quando sentirai suonare tutte le campane, significherà che è già risuscitato. — La nonna piange dall' allegrezza sentendo suonare le campane. Io
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vuol dire pane d'ogni giorno? — Si, te l'ho spiegato tempo fa. — Ma io ce l'ho il pane ogni giorno; perchè chiederlo al Signore? Il babbo ha detto
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che il bambino aveva preso un dirizzone di testardaggine, ricorse ai grandi mezzi. — Ah ! Tu fai il cattivo ? Ebbene, io me ne vado via, e non torno più
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strani. — Guarda lì; quel tronco non pare un animale? Avviciniamoci. Dov'è più l'animale, il mostro? E tu hai avuto paura, quantunque io sia con te. I
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quest'altr'uscio? — In camera di Cristina, la serva. -- E dalla camera di Cristina ? — In camera nostra, dove dormiamo io e Carlo; non lo sai? — Sfondiamo
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severamente. — Vado io, mamma, — rispose Bice pel fratello. Da Bice non c'era da temere nessuna sciocca monelleria, come da Neo che aveva la malattia delle
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che colei fosse tutrice. - È la sola parente, — aveva soggiunto l'usciere. — Ma io le ho raccolte per carità. Costei le mandava a chiedere l'elemosina
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schiena. Alla risata che lo accolse, Lulù si fermò: — Quando sarò grande, quando il babbo sarò io, — minacciò levando la mano, — vi farò vedere se me
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licenziato, ma Dino non si muoveva. — Puoi andare, torna in iscuola; ti farò accompagnare dal bidello... anzi verrò io stesso. — Ma... ho fatto le
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Siete allegre, siete tristi? Io non capisco la vostra favella; ma vedendovi tornare e ritornare verso i nidi vuoti, mi sembra che vi dolga di
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, inseguendosi, tornando a posarmisi addosso. Io accendevo una sigaretta dietro l'altra, riempivo la stanza di fumo; poi facevo rientrare in gabbia le
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! dunque la legge vuole che quelle due povere creature vadano in perdizione? Io le raccolgo per carità, le strappo di mano alla stregaccia della zia
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le mise fra le gambe, e con le mani su le spalle delle bambine, incominciò a insegnargli quelle preghiere — Dite come dico io. ***
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e due : ne faccio due pastoni, uno grande e uno piccolo. Su! Io intanto preparo la gramola. E le bambine affondavano allegramente le pugna nei pastoni
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accompagno io dalla strega! E se le cacciò davanti; le bambine a piedi, lui a cavallo dell'asino, con le sopracciglia aggrottate, masticando parolacce
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annaffiava, Io ripuliva delle foglie secche, e lo aveva potato di sua mano pochi giorni prima della disgrazia. Quel gelsomino don Paolo lo aveva curato
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ridere. — Eppure io vi ho svegliate. E andò a fare una lavata di capo a mastro Gaetano: — Vi pagherò meglio degli altri! Capite? Ora ci ho le bambine. ***
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grazia nostra !... — No, Signore benedetto ! lasciatemi star qui... Non vedete che queste orfanelle hanno soltanto me, e che se muoio io, le spogliano
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fate qui? Il padrone sono io. La roba è mia. E si metteva a discorrere, divagando : — Avevo due figliuole.... Quella strega le mandava a chiedere
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, rispondendo : — La mia casa non è il tuo ospedale ! E qui costoro sono figli miei, e ne faccio quel che voglio io! Nè per ora te li rendo; neppure se
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