Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: io

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Egli soffre! Egli soffre!  Io  lo sento; io non prego, non voglio esser mai felice, non
Egli soffre! Egli soffre! Io lo sento;  io  non prego, non voglio esser mai felice, non dolermi, non
 io  mi chiamo ...
 io  da scalco ... (Eseguisce.)
 Io  non ho detto niente!
Ma  io  ... non ho figlia!
 Io  mangio per uno! ... Sappiatelo!
non dimenticate che  io  sono il Re!
sé): Le avessi  io  cento vite! Quanto potrei mangiare! ...
Che intendete dire? Che  io  mangio per cinquanta persone?
sì, Maestà! Vi aiuterò  io  a fare del bene.
un giardino; salva una vita e ne sopprime cento ... Io, no!  Io  faccio il bene per il bene! ... (Lanciando un'occhiata alle
Basta! Basta! Infine, che cosa volevo? ... Mangiare tutto  io  ... ed essere eterno!
 io  la più disgraziata delle figlie! (Entra il Re, seguito dal
Regina! ... (Riprende a cantare.) Di speranza, di dolore  Io  più vivere non so!
sé): Già! Già!  Io  tremo dalla paura! Poco fa qui c'era qualcuno ...
ai servitori): Voi butterete dalla finestra quello che  io  vi darò. Griderete ogni volta: Viva il Re!
un altro fazzoletto mio! - E l'ampolliera d'argento? Ma  io  mi domando come avrà fatto a portar via l'ampolliera! Dove
seria... Bisogna avvertire suo marito stasera stessa. -  Io  ridevo dentro di me, ma ho fatto finta di nulla, e anzi, ho
... Dove sei? Perché non vieni? Di speranza e di dolore  Io  più vivere non so!
onta di tante circostanze a noi sfavorevoli. A Mentana,  io  ho veduto i mercenari fuggire colle baionette alle reni dai
Empia, va, esci dal luogo santo,  io  t'abbandono all'impuro fuoco. Forse perdona, forse perdona
Altezza. - La vera pietra? - Yes. - E come l'hai trovata? -  Io  parlare solo a rajah: mylord non essere uomo da poco. -
rajah: mylord non essere uomo da poco. - Dov'è la pietra? -  Io  averla e bastare: Sua Altezza non ricevere me ed io andare
- Io averla e bastare: Sua Altezza non ricevere me ed  io  andare a vendere pietra. - No! no! mylord! - Allora rajah
- No! no! mylord! - Allora rajah ricevere me e subito.  Io  soffrire spleen. - Vieni avanti, ti aspetta. - Aho! Essere
soffrire spleen. - Vieni avanti, ti aspetta. - Aho! Essere  io  molto contento. - Fece un segno ai malesi e seguì il
hai detto al mio ministro, sii il benvenuto, quantunque  io  non ami gli stranieri. - Sì, io essere mylord John
il benvenuto, quantunque io non ami gli stranieri. - Sì,  io  essere mylord John Moreland, Altezza, ed io riportare a te
- Sì, io essere mylord John Moreland, Altezza, ed  io  riportare a te conchiglia con capello di Visnù - rispose
la promessa, mylord - rispose il principe. - Ebbene  io  a te dare conchiglia. - Si volse facendo cenno al malese
essere vera pietra rubata. - Vi è un segno sulla pietra che  io  ed i gurum della pagoda di Karia conosciamo benissimo -
sorprendere i ladri e perché ti trovi sul mio territorio. -  Io  essere qui venuto a cacciare le bâg - rispose Yanez -
qui venuto a cacciare le bâg - rispose Yanez - perché  io  essere molto grande cacciatore e non avere paura di tigri.
essere molto grande cacciatore e non avere paura di tigri.  Io  averne uccise molte, tante nelle Sunderbunds del Bengala. -
molte, tante nelle Sunderbunds del Bengala. - Ed i ladri? -  Io  essermi imboscato ieri notte per cacciare una bâg nera e
quasi imperiosamente. - Continua. - Tigre non venire ed  io  aspettare sempre - proseguì Yanez. - Sole stava per farsi
- proseguì Yanez. - Sole stava per farsi vedere, quando  io  scorgere cinque indiani scappare attraverso bosco. Dovevano
scappare attraverso bosco. Dovevano essere thugs, perché  io  avere veduto ai loro fianchi, lacci e fazzoletti seta nera
fianchi, lacci e fazzoletti seta nera con palle piombo.  Io  odiare quei bricconi e quindi sparare subito carabina poi
- Ed il cofano? - Averlo trovato a terra. - E poi? - Poi  io  avere udito tuoi araldi, ed io portare qui conchiglia col
a terra. - E poi? - Poi io avere udito tuoi araldi, ed  io  portare qui conchiglia col capello di Visnù perché non
io. - E che cosa domandi ora, mylord? - chiese Sindhia. -  Io  non volere denaro, io essere molto ricco. - Ma tu hai
ora, mylord? - chiese Sindhia. - Io non volere denaro,  io  essere molto ricco. - Ma tu hai diritto ad una ricompensa.
poi disse: - Tu nominare me tuo grande cacciatore, ed  io  uccidere le tigri che mangiano tuoi sudditi. Ecco quello
le tigri che mangiano tuoi sudditi. Ecco quello che  io  volere. - Il rajah aveva fatto un gesto di stupore, tosto
- disse il rajah, dopo un silenzio abbastanza lungo. -  Io  ho offerto onori e ricchezze a chi avrebbe ricuperata la
a chi avrebbe ricuperata la pietra di Salagraman. -  Io  saperlo,- rispose Yanez. - E non domandi nulla. - Io essere
- Io saperlo,- rispose Yanez. - E non domandi nulla. -  Io  essere contento cacciare bâg ed essere tuo grande
ed essere tuo grande cacciatore. - Se ciò può farti felice,  io  ti offro alla mia corte un appartamento, i miei elefanti ed
 Io  le capisco. Si fanno beffa di me! ... Dicono: - Una, due e
la verità nel buon senso. Dice Napoli, quietamente: ecco,  io  ho bisogno di risorgere. Io non solo debbo vivere, ma debbo
Dice Napoli, quietamente: ecco, io ho bisogno di risorgere.  Io  non solo debbo vivere, ma debbo svolgere tutte le mie forze
forte, nella vita operosa ed efficace moderna. Non solo  io  voglio risorgere; ma, tutti gl'italiani che hanno cuore,
del nord mi stendono la mano affettuosa e salda, perchè  io  risorga: ma gli uomini del parlamento, ma gli uomini dello
più larghe, più potenti, più limpide e più pure. Perchè  io  risorga debbono fra me giungere i capitali stranieri e i
mura, chi metta loro la taglia, se vogliono entrare. Perchè  io  risorga debbono formarsi, quì, delle vaste imprese
ed esser parte integrante della mia risurrezione. Perchè  io  risorga, completamente, debbono le banche che già sono,
un criterio morale di assistenza alla popolazione mia.  Io  invoco il lavoro, invoco le società, invoco le industrie,
socialisti, o degli anarchici: tutto ciò mi è indifferente.  Io  voglio degli uomini onesti: io voglio delle coscienze
tutto ciò mi è indifferente. Io voglio degli uomini onesti:  io  voglio delle coscienze secure: io voglio delle anime
degli uomini onesti: io voglio delle coscienze secure:  io  voglio delle anime austere. Le loro opinioni politiche non
Vi sono, fra i liberali degli onestissimi uomini?  Io  lo vedrò: io avrò fede in loro, quando avrò veduto e
sono, fra i liberali degli onestissimi uomini? Io lo vedrò:  io  avrò fede in loro, quando avrò veduto e saputo: e io
vedrò: io avrò fede in loro, quando avrò veduto e saputo: e  io  manderò al Comune questi liberali onestissimi. I clericali
s'irritano di dover riverire il Re: ma sono onesti?  Io  voterò per essi, poichè la loro probità mi affida: e, più
della onestà, lo vogliono con tutte le loro forze, come  io  lo voglio? Io voterò per essi, come un sol uomo. Io voterò
lo vogliono con tutte le loro forze, come io lo voglio?  Io  voterò per essi, come un sol uomo. Io voterò per chiunque
come io lo voglio? Io voterò per essi, come un sol uomo.  Io  voterò per chiunque mi risulti, in faccia al sole che egli
di fronte all'Italia, che mi guardò dolorosamente sorpresa,  io  debbo, ancora una volta e, adesso, più che mai, dimostrare
covo non era che una piccola tana di sporchi rosicanti, che  io  ho migliaja e migliaja di cittadini onesti e buoni e che,
di cittadini onesti e buoni e che, fra queste migliaja,  io  posso, io voglio scegliere ancora una volta, gli onesti che
onesti e buoni e che, fra queste migliaja, io posso,  io  voglio scegliere ancora una volta, gli onesti che mi
sia la veste di cui si copra l'uomo dalla coscienza infida,  io  lo riconoscerò: qualunque sia la maschera che copra il suo
qualunque sia la maschera che copra il suo viso,  io  ne discioglierò i nodi: in qualunque modo mi si tenti di
troppo ho lagrimato di vergogna e di indignazione.  Io  debbo cominciare per salvarmi, se voglio esser salvata da
all'Europa, all'Italia che di tutti i doni della sorte,  io  sono degna, che di tutti gli aiuti fraterni, io sono degna,
sorte, io sono degna, che di tutti gli aiuti fraterni,  io  sono degna, io, Napoli, paese di gente onesta, mandando al
sé): Povere Cameriere! Fortuna che  io  non ho commesso niente di male contro la Fata! ...
dalle contraddizioni di questa nostra inesplorabile natura…  Io  v’ho ben detto che l’amore di quella donna fu per me, in un
in attesa di entrare nell’Oasi eterna ed infinita. Quando  io  paragonavo l’uomo nuovo che quella passione aveva fatto di
dallo spirito ottenebrato, dalle energie distrutte,  io  sentivo, sì, dilatarmi il petto come nel respirare l’aria
più, avrei forse potuto arrestare la nuova rovina?… Questo  io  le dicevo sovente. Nelle ore radiose – come fuggite! ma
risorgenti – che sole misuravano il tempo per noi, quando  io  non potevo dubitare d’una realtà prodigiosa più d’ogni
più, ma che aveva bisogno di traboccare in pianto,  io  le dicevo, guardandola negli occhi, tenendola per mano: "Se
dai singhiozzi, ella protestava amaramente, mi diceva che  io  non avevo il diritto di sospettar di lei, di farla soffrire
parlando tra sé, ella soggiungeva che sarei stato piuttosto  io  stesso a cessare d’amarla, a lasciarla…Ah, i sorrisi che mi
superbe ch’io lanciavo al tempo, alla vita, alla morte!  Io  lasciarla? Ma il naufrago perduto in mezzo al mare
soltanto che cosa fosse per me l’amor suo, il prezzo che  io  davo alla sua vista soltanto; il moto di superbia che mi
le più tenebrose latebre, comprenderete ciò che  io  vi dirò. Quello spirito di emulazione e di sacrificio che
più generoso e in certo modo più degno…E veramente quando  io  mi guardavo intorno, quando vedevo gli altri uomini da cui
od un’altra, nessuno di quegli uomini era molto pericoloso;  io  mi sentivo, ed ella stessa mi diceva, con quell’accento di
di guardarmi. Malgrado le persuasioni dell’amor proprio,  io  riconobbi con una stretta al cuore che quell’uomo valeva
che quell’uomo valeva più di me. Sotto qualche aspetto,  io  mi sentivo ancora per lo meno eguale a lui, ma egli aveva
di quella donna – era stato più fortunato di me nell’amore.  Io  l’avevo sedotta pei miei dolori, ma le fortune di lui
la sua imaginazione. E col cuore sempre più chiuso,  io  riconoscevo che l’effetto temuto si produceva… Ora bisogna
che l’effetto temuto si produceva… Ora bisogna che  io  insista un poco su questo punto, perché voi non
già intepidito, ella me ne dava prove sempre più eloquenti,  io  non avevo assolutamente nulla da rimproverarle; ma da certe
si parlava di lui, da certi altri segni ancora più tenui,  io  comprendevo che quella figura s’imponeva all’attenzione di
età, o più semplicemente in altre condizioni dell’animo,  io  non avrei forse neppur notato quei segni; ma uscendo da
che finiscono per distaccare un’anima da un’altra,  io  non potevo negar valore a quei sintomi. Se quell’uomo
cui fui posto? Se qualcosa di fatale si fosse compiuto, se  io  avessi scoperto che quella donna era già sua col cuore, non
a lei dell’attenzione che quell’uomo sapeva accaparrarsi;  io  ero in presenza di un fatto umano e naturale, innocente e
attaccato, ella avrebbe potuto resistere e trionfare. Ma  io  non volevo neppure che ella fosse posta alla prova.
l’ansietà che mi divorava, ricorrendo a sottili artifizii,  io  cercavo di sapere se quell’uomo si mostrava assiduo presso
la sua assenza, la mia tranquillità non fu mai completa:  io  prevedevo nuovi tormenti pel suo ritorno. Tornò, e le fece
si diradarono intorno a quella misteriosa operazione.  Io  consideravo, da una parte, il mio sentimento per quella
un conoscitore come lui non apprezzasse la creatura in cui  io  avevo riposto tutto il mio vanto, tutto il mio orgoglio, il
ella quasi perdeva ai miei occhi una parte del suo valore,  io  cominciavo a dubitare d’averla posta più in alto che non
fatto ridere di me con tanta esagerazione… In quel momento,  io  non cessai certo d’amarla, ma fu questo il primo sintomo
quel punto le svelte forme dell’uomo che  io  aveva scolpito in cuore si delinearono nel chiaroscuro
mi prese la mano, la baciò ed allontanossi frettolosamente.  Io  era rimasta così attonita da tanti e sì subitanei
più per compiacermi che per desiderio proprio, sapendo che  io  amava il mare e soprattutto amava di allontanarmi dalla
di mio padre da noi abitata nelle nostre escursioni estive.  Io  amava la vista del mare, quivi vivea più volentieri che a
mia che mi turbava, che mi rendeva inquieta e malinconica.  Io  sentivo di amare perdutamente lo sconosciuto mio
passeggeri l’idolo del mio cuore. Una sera era già tardi ed  io  seduta al balcone della mia stanza in balìa ai mesti miei
la illuminava, mi fece palesi le fattezze di colui che  io  aveva cercato invano per tanto tempo. Un grido di sorpresa
potuto condurmi seco fino agli estremi confini della terra:  io  mi sarei lasciata guidare dove a lui meglio piaceva. Stemmo
disse: Irene! voi perdonate il mio ardimento, non è vero?  Io  non risposi, ma senza resistenza lasciai che traesse a sé
viva, che ne udiva la maschia ma affettuosa e soave voce  io  mi trovassi veramente beata. Sentivo di esser sua ed egli
continuava - è d’uopo ascoltiate ancora, che sappiate che  io  non solamente sono un povero orfano, ma sono proscritto,
abbassando eì proseguiva: Voi dovete dimenticarmi, Irene,  io  sono già pago del poco che ho potuto fare per voi. Me ne
la mia mano che aveva tenuta nella sua, si allontanava...  Io  era rimasta tutto quel tempo assorta in tanta estasi da
al sedile. "Tu sei mio! tu devi essere mio, gridai, ed  io  tua!... per tutta la vita! Sì! io voglio essere tua in
essere mio, gridai, ed io tua!... per tutta la vita! Sì!  io  voglio essere tua in eterno!" e mi abbandonai così dicendo
nelle braccia di lui. Dopo pochi giorni di preparativi  io  seguiva Orazio in questa foresta e qui dimoro da più anni.
ottimo amico Professore Angelo Vecchio. Tu lo volesti, ed  io  ho compiuto l'brakadabra. Lo dedico a te, che mai non
Lo dedico a te, che mai non cessasti di insistere perché  io  conducessi a termine questo bizzarro lavoro, tante volte
tema sociale e politico degno di meditazione e di studi.  Io  ho pagato il mio debito a te ed ai pochi dei quali ho
momento! ...  Io  voglio avere una sola vita, da conservare tutta alla
Naiade, gli eleganti tuoi fianchi sull’onda Mediterranea.  Io  ti rivedo commossa con tutto l’affetto dell’anima mia! E
Te, a cui devo tante emozioni, tanti piaceri sublimi!  Io  ti amo! Quando l’Oceano fatto specchio riflette ogni
che sieno venute queste nostre future parenti, e anche  io  ne godo moltissimo, tanto più che Caterina ha preparato due
perché ciascuno scelga secondo il proprio gusto, come farò  io  che, non avendo preferenze, li sceglierò tutt'e due.
con le parole e con gli atti, fino ad offrirsi quando  io  appena facessi un'allusione all'amore rinato, quasichè ella
più stupida che mal. Clara si offriva ad ogni istante, ed  io  la respingeva con un bel gesto quasi ieratico! Ero offeso
ella mi si sarebbe data semplicemente per farmi piacere. Ma  io  voleva ch'ella pure sentisse una passione, la quale era
modestamente, ch'ella fosse tuttora innamorata di me, come  io  era innamorato di lei; e poiché ella non sapeva fingere,
fingere, non mi prometteva un entusiasmo straordinario,  io  rifiutava anche il gaudio non comune di stringerla fra le
vagare il desiderio degli uomini, come un alito infuocato,  io  mi diceva: - In ogni modo, è mia: ella lo ha promesso, e
della donna, già stava nel suo pugno. Non mai come allora  io  mi son persuaso che i veri innamorati sono sciocchi e
si contentano di meno e godono assai di più. Quando  io  ripenso ai miei atteggiamenti di quei tempi, comprendo che
a possederla così com'era, come poteva darsi; e mille volte  io  ripetei il gesto ieratico: - Senz'amore, giammai! Fuori,
scandaloso e pazzesco; Clara aveva avuta qualche noia;  io  udiva giungere al mio orecchio il brusìo delle allusioni
casa mia, ad ore e giorni fissi, ella per farmi da sorella,  io  per ripetere il gesto. Lentamente, la cosa divenne
Ma ero innamorato, e per isfuggire al pericolo,  io  usciva di casa quando giungeva lei..... Il barone Lorenzo
c'era dunque bisogno di eseguir la commedia appuntino, ed  io  la modificava, andandomene. Prendevo una carrozza e faceva
minestra che mangio in due giorni... e tutte di capellini.  Io  domando se anche ai tempi dell'inquisizione s'è mai pensato
supplizio a un povero innocente. Ma tutto ha un limite, e  io  comincio a ribellarmi a questa indegna persecuzione. Un'ora
oggi c'è a pranzo anche l'avvocato Maralli! Meglio così:  io  in camera mia mangerò la mia nona minestra di capellini, ma
e così prima dell'undici saremo di ritorno... -  Io  alle sei precise sarò qui, - ha detto il Maralli. E voleva
tutti hanno incominciato a urlare: - Caterina! Caterina! -  Io  non ne potevo più dal ridere, e sono scappato in camera
sei di mattina, in carrozza... Credono di farla a me, ma  io  starò all'erta!
con gli assi, e un altro reca un grosso pasticcio, che  io  scalco si affretta ad affettare.)
 Io  preferisco a tutti gli altri mesi dell'anno quello di
fecero due tragedie di fila? BETTINA: Sarà vero, ma  io  le tragedie non le conosco: a me mi paiono tutte commedie.
stato Filippo Quinto . GINO: Sarà stato Filippo Quinto :  io  però mi ricordo che sul cartellone c'era scritto Filippo, e
V in numeri romani vuol dir quinto . GINO: Cosa vuoi tu che  io  sappia dei numeri romani? Non ci sono mica stato a Roma,
tiranno di Padova . GINO: Insomma, o lui o un altro,  io  so che a quella tragedia mi sono divertito dimolto. Ti
apposta per far paura. GINO: Ah!... ora capisco. Del resto  io  so che se domani avessi cento milioni di patrimonio... IDA:
poi i burattini mi piacciono, sì, ma fino a un certo segno:  io  più di tutto mi diverto al teatro, e specialmente a stare
perché? Perché ci guardano tutti. IDA: Lasciali guardare.  Io  so che mi diverto moltissimo a vedermi guardare co'
più. Scusa, Bettina: ma la cena non è ancora preparata?  Io  ho un appetito che paion due. BETTINA: La cena è preparata:
non cena anche le altre sere? GINO: Sì: ma l'altre sere  io  e l'Ida ci fanno cenare alle otto, per poi mandarci a
sua madre? IDA: Ripetiamola davvero. GINO: No, no:  io  voglio prima ripetere alla Bettina il discorso che ha fatto
Voglio farti vedere il brillante tale e quale. BETTINA:  Io  non voglio vedere tanti brillanti. Io voglio che si rimetta
e quale. BETTINA: Io non voglio vedere tanti brillanti.  Io  voglio che si rimetta subito la giacchettina. Ma non lo sa
d'ingresso: mi sono spiegato? GINO: Ora ho capito tutto. E  io  m'ero figurato invece che quella mamma di Carlo facesse un
scena? ALFREDO: Lasciatemi distribuire le parti a me.  Io  farò da Carlo , ossia da figlio , e tu, Ida, farai la parte
da ultimo e che tira la revolverata. GINO: Fossi matto!  Io  non le faccio quelle brutte cosacce! ALFREDO: S'intende
sarà il momento. GINO: Ho capito. ALFREDO: Dunque attenti.  Io  starò da questa parte: tu, Ida, mettiti là, vicina a quella
uscirai fuori tutt'a un tratto e farai: bum! IDA: Se  io  faccio la parte di madre, tocca a me a incominciare.
madre, tocca a me a incominciare. ALFREDO: Comincia pure:  io  son pronto. IDA ( movendosi e gestendo drammaticamente ):
presto, ancora no! GINO: Spicciatevi, ragazzi, perché  io  voglio andare a cena. ALFREDO: Avanti, Ida, avanti! IDA (
partire di qui..." ALFREDO ( declamando ): "Sì, o donna,  io  partirò... io lascerò questi luoghi fatali... io fuggirò
qui..." ALFREDO ( declamando ): "Sì, o donna, io partirò...  io  lascerò questi luoghi fatali... io fuggirò lontano,
o donna, io partirò... io lascerò questi luoghi fatali...  io  fuggirò lontano, lontano, lontano..." GINO ( uscendo fuori
e interrompendo ): Sai, Bettina: penserai tu a fare bum;  io  ho troppa fame e scappo a cena ( via di corsa ). ALFREDO:
U! Ho  io  scritto questa lettera terribile, questa vocale spaventosa?
questa lettera terribile, questa vocale spaventosa? L'ho  io  delineata esattamente? L'ho io tracciata in tutta la sua
vocale spaventosa? L'ho io delineata esattamente? L'ho  io  tracciata in tutta la sua esattezza tremenda, co' suoi
sue due punte detestate, colla sua curva abborrita? Ho  io  ben vergata questa lettera, il cui suono mi fa
mi fa rabbrividire, la cui vista mi riempie di terrore? Sì,  io  l'ho scritta. Ed eccovela ancora: Eccola un'altra volta
scritta, non l'ha pronunciata le mille volte? - Lo so; ma  io  vi domanderò bensì: chi di voi l'ha esaminata? chi l'ha
dallo studiarne più accuratamente i caratteri .... ma  io  .... Se voi sapeste ciò che io ho veduto!… se voi sapeste
i caratteri .... ma io .... Se voi sapeste ciò che  io  ho veduto!… se voi sapeste ciò che io vedo in questa
voi sapeste ciò che io ho veduto!… se voi sapeste ciò che  io  vedo in questa vocale! E consideratela ora meco. Guardatela
vinti, se non siete annichiliti da quella vista?!?! Ecco.  Io  vi scrivo qui tutte le vocali: a e i o u Le vedete? Sono
ad una colpa, e ad una pena ignominiosa e immeritata.  Io  nacqui predestinato. Una terribile condanna pesava sopra di
la voce, un panico indescrivibile s'impossessava di me -  io  non poteva pronunciare quella vocale! Scriverla? era
e confusa. Il maestro mi dava del quadrello sulle dita -  io  m'inacerbiva e piangeva. Aveva dodici anni, allorchè un
giorno vidi scritto sulla lavagna un U colossale, così: U  Io  stava seduto di fronte alla lavagna. Quella vocale era lì,
il tempo della rivelazione era giunto! Quella lettera ed  io  eravamo nemici; accettai la sfida, mi posi il capo tra le
Passai alcune ore in quella contemplazione. Fu allora che  io  compresi tutto, che io vidi tutto ciò che vi ho ora detto,
quella contemplazione. Fu allora che io compresi tutto, che  io  vidi tutto ciò che vi ho ora detto, o tentato almeno di
di dirvi, giacchè il dirvelo esattamente è impossibile.  Io  indovinai le ragioni della mia ripugnanza, del mio odio; e
Il mio maestro si chiamava Aurelio Tubuni TubuniTre U!!  Io  lo abborriva per questo, Un giorno scrissi sulla lavagna:
vocale, incominciarono contro di me una guerra terribile.  Io  vedeva, io trovava degli U da tutte le parti: essi ne
contro di me una guerra terribile. Io vedeva,  io  trovava degli U da tutte le parti: essi ne scrivevano
- i miei quaderni, le mie carte ne erano ripieni; nè  io  poteva difendermi da questa persecuzione sanguinosa ed
Uria, Umberta, Giuditta e Lucia LuciaImmaginate se  io  mi sentissi rabbrividire nel leggere quei nomi! - lacerai
da quella casa. Il cielo mi aveva ancora salvato. Ma ohimè!  io  non poteva più amare, la mia affettività era esaurita,
- ci sposammo. Da quell'istante incominciò la mia lotta.  Io  non poteva tollerare che essa portasse un U nel suo nome,
aveva già fatto un acquisto così tremendo nel mio, perchè  io  pure ne aveva uno nel mio casato! Era impossibile! Un
.... mi stringeva .... mi opprimeva, mi opprimeva ....  Io  balzai furioso dal letto: afferrai la grossa canna di
meco, lo trascinai al letto di mia moglie. Essa dormiva;  io  la svegliai aspramente e le dissi: -- Ulrica rinuncia al
Mia moglie mi guardava fissamente, e taceva. -Rinuncia,  io  le replicai con voce terribile, rinuncia a quell'U.,..
più atroce, alla detenzione in questo Ospizio di pazzi.  Io  pazzo! Sciagurati! Pazzo! perchè ho scoperto il segreto dei
perchè ho tentato di migliorarli? .... Ingrati! Sì,  io  sento che questa ingratitudine mi ucciderà: lasciato qui
faccia a faccia col mio nemico, con questo U detestato che  io  vedo ogni ora, ogni istante, nel sonno, nella veglia, in
quella vocale; se essa non avesse esistito mai, o se  io  non ne avessi conosciuto i misteri. Era stabilito
forse il mio esempio li spronerà ad imitarmi .... Che  io  lo speri! Che la mia morte preceda di pochi giorni l'epoca
si levò d'improvviso. - Taci, - disse. - Egli ritorna  Io  mi arrestai ascoltando: si udiva una carrozza avvicinarsi
Bagna le labbra. Ella accostò la tazza alla bocca;  io  bevvi ciò che rimase. In anticamera risonarono delle voci,
Ella fece un gesto, perduta; in quell'attimo era mia,  io  le aveva trasfuso tutti i miei pensieri, io la faceva
era mia, io le aveva trasfuso tutti i miei pensieri,  io  la faceva vibrare con le mie parole, io la conduceva per
i miei pensieri, io la faceva vibrare con le mie parole,  io  la conduceva per mano attraverso il laberinto d'anime
Sapete che non vi riconosco? - Se non mi riconosco neppure  io  stessa!… Se tutto mi manca d’intorno! se non vedo più uno
duchessa: – Avrà la pazienza – chiese – d’aspettare che  io  decifri questa lettera?… Io gli ho scritto così: "Mio buon
– chiese – d’aspettare che io decifri questa lettera?…  Io  gli ho scritto così: "Mio buon amico… Dopo tutto, e come
a me riconoscere che la ragione è con voi. Vedete bene che  io  sono giusta, e che le vostre adulazioni di un tempo non
procura sempre allo spirito un senso di forte serenità…  Io  non so precisamente che cosa sono stata per voi – potrei, è
le ore che passaste al mio fianco; da parte mia,  io  ne serberò sempre un dolce ricordo. È vero altresì: quella
essa ce ne ha concesso qualcuno di gioia. Grazie a voi,  io  ne ho visti sorgere molti, più di quanti potevo
questo è ciò che suggerisce la logica, il buon senso; ma se  io  l’amo ancora, quest’uomo? Se il cuore mi sanguina,
quel che siamo stati l’uno per l’altra? Ma non è vero che  io  prevedessi di non poterlo più amare, non è vero che io
che io prevedessi di non poterlo più amare, non è vero che  io  fossi già stanca: se pensai questo, fui una sciocca, fui
ci si accorge, e certe illusioni che ci mantengono in vita…  Io  sento di non poter vivere senza quest’essere che è stato
che è stato tanta parte, la miglior parte di me.  Io  sono impegnata da un giuramento, e lui pure… È una cosa
egli mi ascolterà; perché anch’egli deve soffrire.  Io  non sono stata eloquente abbastanza; se egli ha rifiutato
della forza di quest’amore. Forse in questo momento, mentre  io  mi struggo per lui, anche egli anela di rivedermi, anche
Certe volte, i sogni hanno l’intensità della vita vissuta:  io  ho sognato. Tu sei sempre l’amor mio forte e soave; se
se ho ragione! Tu mi hai detto, colle tue labbra, che  io  sola t’ho compreso, io sola t’ho compianto, io sola ho
mi hai detto, colle tue labbra, che io sola t’ho compreso,  io  sola t’ho compianto, io sola ho cancellato i tuoi lunghi
labbra, che io sola t’ho compreso, io sola t’ho compianto,  io  sola ho cancellato i tuoi lunghi dolori, io sola ho
t’ho compianto, io sola ho cancellato i tuoi lunghi dolori,  io  sola ho compensato le tue infinite amarezze, io sola ti ho
dolori, io sola ho compensato le tue infinite amarezze,  io  sola ti ho fatto pianger di gioia. Tu non me l’hai detto
ho fatto pianger di gioia. Tu non me l’hai detto soltanto:  io  ho visto le tue lacrime, io ho pianto con te. Tu hai voluto
Tu non me l’hai detto soltanto: io ho visto le tue lacrime,  io  ho pianto con te. Tu hai voluto riscattare col tuo sangue
per la vita e per la morte, come tu mi giurasti, come  io  ti giurai. Ed ascolta: vienimi accanto, metti la tua mano
un valore: la prova vera, la prova grande, la prova unica  io  posso dartela ora, amandoti ancora, amandoti più, dopo quel
e andarne superbo. Quante volte mi hai fatto giurare che  io  non avrei mai avuto secreti per te! che t’avrei mostrato
più reconditi! Vedi bene che tu devi sapere quel che  io  provo ora per te: lascia che te lo dica; farai, dopo, quel
che le tue labbra mentiscono, che l’anima tua è corrotta…  Io  sola ho creduto ad ogni tua parola; non è vero che io sola
Io sola ho creduto ad ogni tua parola; non è vero che  io  sola ho letto in fondo al tuo limpido sguardo? Che cosa
triste, troppo malvagio. Provami ancora una volta che  io  ho avuto ragione, abbi fede in te stesso!… No; non mi dar
mi dar retta! Ho avuto torto di scriverti questo. Ma è che  io  non so più quel che dico… Se potessi vederti un istante!…
ti direi nulla: credo che morirei ai tuoi piedi… Una volta,  io  ti dissi: "Come sai bene pregare!…". Ti ricordi quando te
che hai di più caro al mondo, pei tuoi stessi dolori che  io  ho divisi, per la memoria dei tuoi poveri morti che io ho
che io ho divisi, per la memoria dei tuoi poveri morti che  io  ho amati, per la morte che può cogliere d’istante in
di non abbandonarmi, di ascoltarmi… di lasciare, almeno che  io  pianga un’ultima volta al tuo fianco…" –. La voce della
nulla di più umano che la contraddizione e l’assurdo. –  Io  sento dentro di me dieci, cento donne diverse, una
sarebbe impotente. – È vero! La nostra mente è un abisso!…  Io  debbo dunque implorare costui, per dargli la soddisfazione
ridicola! Qual donna al mondo ha mai pregato un uomo così?  Io  potrei implorarlo se fosse un altro, se non fosse una
poi… – Ma sì, ma sì… anche al tempo del nostro idillio,  io  ridevo talvolta tra me delle mie declamazioni! Allora,
La verità è che ella m’ha dato ciò che poteva darmi, e che  io  l’ho pagato abbastanza. Adesso, ciascuno proseguirà per la
tutto quel che v’era di più puro in fondo al mio cuore.  Io  potrò accusare quest’uomo, io potrò disistimare la creatura
puro in fondo al mio cuore. Io potrò accusare quest’uomo,  io  potrò disistimare la creatura che si è rivelata
per me l’oggetto di un culto; qualcosa delle virtù che  io  gli ho attribuite è rimasta in lui, come qualcosa della
e lo sottrae alla derisione degli stessi miscredenti… Poi,  io  penso che quest’uomo, come tutti gli altri, non è
che forse ne sarà punito, un giorno, più crudelmente che  io  oggi non possa imaginare… E tutto quel che v’è di buono in
fianco, che stringa la vostra mano, che v’infonda coraggio.  Io  desidero ardentemente che questo giorno non sorga; ma se
sorga; ma se dovesse arrivare, ricordatevi di me. Dovunque  io  sia, venite: nulla potrà impedirmi di accogliervi come
non ne avrei scritte tante!… A lei stessa, mia buona amica,  io  ardisco chieder consiglio… – La vecchia signora fece con la
un argomento intorno al quale se ne possano dare. – Perché?  Io  sono ridotta, non vede? in tale smarrimento d’animo, che
che sia per questo; ma siccome, qualunque di queste lettere  io  manderò, è quasi certo che sarò lasciata senza risposta,
"Quello è un salto che lo farebbe anche una pulce." "E  io  scommetto di saltare dalla finestra del fienile", disse
voialtri quel salto non avete il coraggio di farlo? Eppure  io  lo farò, e quando l'avrò fatto, vedremo se continuerete a
canarino gli è un uccellino con le penne gialle." "Ma  io  le penne gialle non ce l'ho!", gridò Leoncino,
che parla col naso come un òboe, si è messa in testa che  io  possa farla guarire... Però è buona cliente, e va trattata
mi ha visto mi ha detto: - Ah, bel ragazzino... che fai? -  Io  lì per lì non ho saputo resistere alla tentazione di
di rifarle il verso, e ho risposto discorrendo col naso: -  Io  sto bene, e lei? - Nel sentirmi discorrer col naso si è
marchesa - fai anche tu la cura del professor Collalto? - E  io  daccapo: - Sissignora!... - Allora mi ha abbracciato e
gocce del contenuto in una catinella d'acqua bollente... -  Io  sono uscito dalla sala e son corso da mia sorella, dove
di entrare nella sala d'aspetto e di parlare con i clienti,  io  ti strozzo, hai capito? Ti strozzo, in parola d'onore...
tutti da me per le spiegazioni. - Non è niente, - dissi  io  - è una cosa proprio da nulla. conto neanche di parlarne...
perché non dicesti niente? - E qui le aspettavo. -  Io  anzi lo volevo dire! - risposi. - Mi ricordo benissimo che
caso di cleptomania, allora saltaste su tutte a gridare che  io  in queste cose non dovevo metter bocca, che i ragazzi non
non posson capire l'importanza delle cose... e via dicendo.  Io  stetti zitto per obbedienza. - E la nostra ampolliera
E i miei fazzoletti ricamati? - Anche questa roba la portai  io  in casa della signora Olga per divertirmi. - A questo punto
così? Ora ti farò vedere come mi diverto io!... - Ma  io  ho incominciato a girare intorno alla tavola, mentre dicevo
ora l'hai da pagar tutte! - Ma pensa, babbo, - seguitavo  io  a dire piagnucolando - pensa che son cose passate... I
ad acciuffarmi, e disse con accento feroce: - Ora, invece,  io  te ne farò ricordare per un pezzo! - E infatti... mi ha
e inguaribilmente - -lo era per convinzione, nè  io  potei mai indurlo alle mie credenze, per quanto mi vi
tollerante di quelle convinzioni che non erano le sue; ed  io  e quanti il conobbero abbiamo serbato la più cara
lo richiesi di alcune ossa umane che egli mi diede e che  io  collocai sul caminetto della mia stanza. Colla morte di lui
collocai sul caminetto della mia stanza. Colla morte di lui  io  aveva cessato di frequentare il corso anatomico, e più
e liscio che per la sua forma e per la sua piccolezza  io  aveva destinato, fino dal primo istante che l'ebbi, a
sorprendenti a cui assistetti: basterà il dire che  io  fui sì meravigliato delle risposte che ascoltammo da alcuni
desiderio di chiamarne uno di mia conoscenza, e rivolgergli  io  stesso alcune domande che aveva già meditate e discusse
mi accorsi per sensazioni nuove e inesplicabili che  io  non era più solo nella stanza, sentii per così dire la sua
vi ho obbedito per compiacervi, e perchè aveva bisogno  io  stesso di voi; ed era gran tempo che cercava il mezzo di
dell'Università, che si chiamava Pietro Mariani, e di cui  io  aveva sezionato arbitrariamente il cadavere. Sono ora
restituitegliela, scioglietemi da questo debito tormentoso.  Io  farò venire a voi in questo momento lo spirito del Mariani.
del Mariani. Rispondete.» Atterrito da quella rivelazione,  io  risposi che conservava di fatto quella sciagurata rotella,
era più conciso e più energico di quello del dottore.  Io  replicai allo spirito: Io sono dispostissimo a restituire a
energico di quello del dottore. Io replicai allo spirito:  Io  sono dispostissimo a restituire a Pietro Mariani la rotella
a riprendere egli stesso la sua rotella.» -Quando? chiesi  io  atterrito. -E la mano vergò istantaneamente una sola parola
da quella notizia, coperto di un sudore cadaverico,  io  mi affrettai ad esclamare, mutando tuono di voce ad un
carità ... vi scongiuro .... non vi disturbate .... manderò  io  stesso .... vi saranno altri mezzi meno incomodi ...» Ma
più mezzo ad impedire la sua venuta. È impossibile che  io  possa rendere qui colle parole l'angoscia delle sensazioni
l'angoscia delle sensazioni che provai in quel momento.  Io  era in preda ad un panico spaventoso. Uscii da quella casa
dalla mia abitazione. Ove attingere il coraggio di andarvi?  Io  avrei dovuto ricevervi in quella notte la visita di uno
e illuminati da una fiamma interna «Vini nazionali» e  io  dissi senz' altro a me stesso: Entriamovi, è meglio così, e
e violenti. Durai non so quanto tempo in quello stato:  io  non poteva distogliere la mia attenzione da quella rotella.
era concentrato in quella vista, tutto mi attraeva a lei;  io  voleva sollevarmi, discendere dal letto, uscire, ma non mi
la tenda dell'uscio e comparire il fantasma aspettato.  Io  non batteva palpebra. Avanzatosi fino alla metà della
che la è un'ora incomoda ... ma ...» -Oh! è nulla, è nulla,  io  interruppi rassicurato da tanta cortesia, io vi debbo anzi
è nulla, io interruppi rassicurato da tanta cortesia,  io  vi debbo anzi ringraziare della vostra visita ... io mi
io vi debbo anzi ringraziare della vostra visita ...  io  mi terrò sempre onorato di ricevervi nella mia casa ... -Ve
gl'impediva di camminare liberamente. -Tolga il cielo,  io  dissi allora con accento d'uomo mortificato, che il degno
alla gamba. -Che notizie ne recate dall'altro mondo?  io  chiesi allora, vedendo che la conversazione languiva,
deteriorata, non ne avete fatto un buon uso.» -Non credo,  io  dissi, ma forse che le altra vostra ossa sono più solide?
Grazie, principe:  io  essere molto soddisfatto. - Il rajah si tolse da un dito un
a te, giacché sei un grande cacciatore, un favore. -  Io  essere sempre pronto a farlo a S. Altezza, - rispose il
dire il loro principe. - Ascoltami, - disse il rajah. -  Io  ascoltarti, Altezza, - disse Yanez avvicinandosi. - Tu mi
in guardia, non sapendo dove voleva finire il principe. -  Io  averne solamente udito parlare. - Quella bâg un giorno ha
di non ricevere risposta. - Sì, altezza - rispose Yanez. -  Io  andare uccidere bâg nera che ha mangiato tuoi figli. -
che ha mangiato tuoi figli. - Avresti tanto coraggio? -  Io  mai avere paura delle tigri. Pum! E morte tutte! - Se tu,
tutte! - Se tu, mylord riuscirai a vendicare i miei figli,  io  darò a te tutto quello che vorrai. Pensaci. - Io avere
figli, io darò a te tutto quello che vorrai. Pensaci. -  Io  avere pensato. - Che cosa vorrai? - Tu avere commedianti a
vorrai? - Tu avere commedianti a corte, Altezza. - Sì. -  Io  voler vedere commedie indiane e suggerire io soggetto ad
- Sì. - Io voler vedere commedie indiane e suggerire  io  soggetto ad artisti. - Ma tu non domandi nulla! - esclamò
labbra di Yanez. - Noi inglesi essere tutti eccentrici.  Io  voler vedere teatro indiano. - Subito? - No, dopo aver
indiano. - Subito? - No, dopo aver uccisa tigre feroce.  Io  dare a mangiare a quella brutta bestia molto piombo. Tu
preparare domani elefanti e scikari, prima spuntare sole.  Io  preparare tutti miei uomini. Lasciami andare ora: curare
la destra. - Non dimenticherò mai quanto ti devo. - Aho!  Io  non avere fatto nulla. - I seikki ed i ministri si erano